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Omelia EPIFANIA DEL SIGNORE del 6 Gennaio 2010

Prendo spunto da un aspetto apparentemente marginale che ricavo dalla seconda lettura che è la lettera che non è di san Paolo¸ secondo gli studiosi¸ ma per tradizione si continua a dire nel titolo “Dalla Lettera di san Paolo”. Non siamo neanche sicuri che sia stata indirizzata ai cristiani di Efeso perché nei codici ci sono varie incertezze sul destinatario di questa lettera. In ogni caso è una lettera di grande interesse insieme con la parallela lettera ai Colossesi. Quello che¸ secondo me¸ merita di essere oggetto di riflessione è il fatto che l’autore di questa lettera¸ tra le tante cose di cui deve parlare ai destinatari a cui manda lo scritto¸ deve anche cercare di giustificare il fatto che ebrei e non ebrei vengono a formare una unica comunità nell’ascolto del vangelo sotto la signoria di Cristo¸ cioè un’unica Chiesa praticamente. Evidentemente a Efeso c’erano ancora degli ebrei¸ diventati probabilmente cristiani¸ i quali si meravigliavano di questo accesso¸ di questa venuta dei non ebrei senza bisogno di preparazioni di alcun genere. Voi sapete che molti ebrei erano disposti ad accettare che dei non ebrei entrassero a far parte della loro vita religiosa¸ accettassero le loro scritture però pretendevano che venissero gradualmente formati¸ non che diventassero ebrei come loro ma che in ogni modo venissero almeno accuratamente informati della storia tradizionale del popolo di una specie di primato che¸ giustamente¸ gli ebrei pensavano di avere nel progetto di Dio sulla salvezza di tutti gli uomini. In particolare¸ come sapete¸ alcuni di loro desideravano che anche i pagani accettassero il rito della circoncisione. Forse altri si accontentavano di qualcosa di meno¸ però l’impressione è che non solo gli ebrei rimasti ebrei¸ ma anche gli ebrei che avevano aderito al vangelo di Cristo da un lato fossero contenti che anche dei non ebrei venissero¸ dall’altro erano un pochino preoccupati di perdere quello che chiamerei il loro primato nella storia della salvezza. E¸ in un certo senso¸ volevano che ci fosse un’integrazione¸ come diremmo noi oggi¸ cioè che ci fosse in qualche misura una ebraicizzazione di questa persone. Come sapete¸ invece¸ Paolo aveva difeso il diritto dei pagani di accettare il vangelo di Cristo senza bisogno di nessuna adozione di nessun costume ebraico. Non solo niente circoncisione ma niente anche tutte le norme alimentari¸ per esempio¸ quelle caratteristiche del levitico¸ tutto il rituale¸ i costumi degli ebrei ma Paolo non imponeva¸ ma neanche consigliava¸ nulla anzi¸ vedeva un pericolo nell’eventuale tentativo di imitare qualcosa della vita ebraica perché il suo principio era che in Cristo era apparsa una decisione divina che tutti gli uomini uguali ed in maniera uguale potessero aderire alla fede in Cristo. Cioè¸ era scomparsa¸ tramite Cristo¸ quella specie di via necessaria che sembrava essere quella dell’apprezzamento dell’ebraismo. Che questo lo sostenesse un ebreo come Paolo meravigliava e lui stesso¸ però¸ nelle sue lettere autentiche continua ad affermare di essere ebreo dalla nascita e¸ quindi¸ di essere personalmente¸ direi¸ di sangue ebraico¸ di cultura e di mentalità ebraica ma di avere capito che Dio¸ in Gesù Cristo¸ ha smantellato questa sorta di primato dell’ebraismo per fare in modo che tutti potessero entrare ad accogliere una novità già pronta per tutti alla quale¸ in un certo senso¸ tutti erano pronti per il solo fatto di essere uomini di buona volontà: il vangelo di Cristo. Nella Lettera agli Efesini si cerca di trovare una giustificazione di questa apertura¸ che a molti pare essere contraddittoria con il precedente storico agire di Dio¸ che gli ebrei potevano dire: “Noi siamo sempre stati educati a credere che Dio ha scelto Abramo e non Ismaele suo fratello¸ che ha scelto Giacobbe e non Esaù¸ che ha scelto Davide e non Saul” quindi loro avevano alle spalle una storia millenaria nella quale sembrava che il progetto di Dio fosse quello di selezionare un gruppo eletto al quale tutti avrebbero dovuto fare riferimento. La prima lettura è una testimonianza evidente di questa mentalità perché la città di Gerusalemme viene descritta come la fonte di luce per tutto il mondo. “La gloria del Signore brilla sopra di te¸ altrove c’è tenebra ma su di te risplende il Signore”. Andare a Dio si identificava con l’andare a Gerusalemme¸ andare a Dio si identificava con l’andare dagli ebrei ed apprendere da loro. “Cammineranno le genti alla tua luce”. Questa era la tradizionale visione dell’ebraismo¸ continuamente presente¸ in maniera anche poeticamente bella¸ come la prima lettura¸ nella tradizione ebraica. “Uno stuolo di cammelli ti invaderภdromedari di Màdian e di Efa” e per questo è stata scelta come se questi dromedari fossero quelli usati dai magi¸ ma¸ al di là di questa superficiale ed esteriore vicinanza dei due racconti¸ il concetto fondamentale è quello che ho cercato di esprimere. Il gruppo paolino dei primi apostoli¸ cioè quelli che sono attorno a Paolo¸ e Paolo in testa¸ si preoccupa di sbloccare questa situazione che si è creata. Gli ebrei continuano ad insistere: “Perché non si passa attraverso di noi per arrivare a Dio? Perché non si passa simbolicamente attraverso la strada di Gesù e dell’ebraismo e Paolo¸ o l’autore della Lettera agli Efesini cerca di rispondere utilizzando questo concetto di mistero che è¸ direi¸ non vorrei offendere l’autore della lettera ma direi che è un espediente. Perché c’è un mistero segreto che Dio¸ chissà perché¸ ha tenuto nascosto. Non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come invece è stato rivelato ora¸ il mistero è proprio questo: che le genti sono chiamate in Cristo Gesù e condividere la stessa ereditภa formare lo stesso corpo¸ ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del vangelo¸ cioè si dice agli ebrei che protestano: “Avete ragione di protestare¸ ma è colpa di Dio il quale da sempre aveva pensato di annullare il vostro primato e di aprire la strada a tutti¸ è solo che non l’ha detto”. In un altro passo della lettera dice: “C’è qualcosa¸ aveva annunciato in qualche testo profetico”¸ ma poi¸ alla fine¸ quando è venuto Gesù Cristo¸ ha svelato che la sua tattica¸ la sua strategia era questa: tutti allo stesso modo. Ecco perché Paolo¸ per esempio in Gàlati e Romani dice: “Ma non c’è più né ebreo né pagano¸ né schiavo né libero¸ né uomo né donna” tutti uguali. Il vangelo è questa idea di uguaglianza che sembra una novità ma¸ in realtภè il segreto pensiero di Dio solo che¸ chissà per quale ragione¸ ha deciso di non manifestarlo in tempi passati¸ ha incominciato a manifestarlo adesso. La Lettera agli Efesini insiste nel dire che anche adesso che lo manifesta¸ lo manifesta gradualmente¸ non a tutti. Lo manifesta agli apostoli e ai profeti e quelli¸ poi pian piano lo dicono agli altri¸ ma è questo il punto: tutti gli uomini di fronte a Dio sono uguali ¸ nessuno ha delle vie privilegiate. Si incomincia tutti da zero e si prende Gesù. Ecco¸ questo pensiero che è alle spalle di Efesini¸ mi pare che possa essere interessante per noi perché ci fa capire una cosa con la quale ogni tanto ci scontriamo anche adesso e cioè la difficoltà dei gruppi umani di ogni genere¸ ma soprattutto dei gruppi religiosi¸ ad accettare l’uguaglianza con gli altri. Come fu difficile per gli ebrei accettare che i pagani venissero come se nulla fosse e¸ addirittura¸ li precedessero nel rapporto con Dio¸ come questo irritava gli ebrei di allora¸ questo oggi irrita i musulmani ma irrita anche i cristiani. Anche a noi dà fastidio che le altre religioni pretendano di avere un accesso a Dio che non passa attraverso la mediazione cristiana. Adesso¸ direi¸ è molto diminuita questa scontentezza perché stiamo perdendo la fede. Ma voi sapete bene che tutto il Medio Evo¸ da Costantino alla Rivoluzione Francese¸ è stato tutto un tentativo da parte della Chiesa cristiana di presentarsi al mondo come l’unica via di salvezza. “Extra ecclesiam nulla salus” era lo slogan : al di fuori della Chiesa non c’è salvezza. E per giustificare il fatto che Dio¸ nella sua misericordia¸ poteva salvare anche chi non apparteneva alla Chiesa¸ si escogitavano dei sotterfugi teologici¸ che non ho tempo di spiegare adesso¸ con i quali però si diceva che¸ in realtภavviene comunque tramite la Chiesa che Dio recupera qualcuno da qualche parte e la Chiesa si è presentata come quella che aveva il dovere di andare dappertutto¸ ecco le missioni. Una volta l’Epifania era la festa dei missionari. Mentre la prima lettura dice che tutti sarebbero venuti spontaneamente a Gerusalemme¸ il cristianesimo ha cercato di anticipare questo desiderio dei popoli e sono partiti i missionari cristiani ed è stato utilissimo perché hanno permesso di avere contatti culturali e commerciali con i mongoli¸ con i cinesi. I primi che sono arrivati da quelle parti¸ insieme con Marco Polo¸ poco prima o poco dopo¸ erano frati che andavano a portare Cristo ai mongoli. La missione come atto di conquista¸ coma atto di affermazione del principio. “Dovete passare da casa nostra per arrivare a Dio”. Noi abbiamo ereditato dal vecchio ebraismo e abbiamo scaricato sulla Chiesa quel concetto contro il quale l’autore di Efesini ha cercato di combattere. Cioè che il vangelo è per tutti e che noi dobbiamo essere soltanto i servitori di questa predicazione¸ dare un annuncio e poi sarà la corrispondenza che ognuno intuisce tra le sue aspirazioni umane e le parole del vangelo a farlo credere. Cioè¸ abbiamo confuso il servizio al vangelo¸ e questo è il pericolo sempre presente¸ si confonde il servizio al vangelo con la propaganda religiosa¸ si confonde il servizio al vangelo¸ cioè la presentazione dell’offerta gratuita che Dio fa¸ con la nostra mediazione ecclesiale. Cioè¸ indirettamente¸ si dice: “Dovete lasciarci spazio perché soltanto attraverso di noi si arriva a Dio”. Quel noi non è soltanto il vangelo¸ non è soltanto il servizio ma è anche il riconoscimento del primato della struttura ecclesiale. A me piace tanto¸ è l’unico mio divertimento¸ finché posso¸ andare in giro a vedere le cattedrali¸ però devo riconoscere che le cattedrali sono esattamente il segno di questo imperialismo religioso della Chiesa. E’ bello vedere le nostre terre punteggiate di campanili¸ è stupefacente vedere da lontano l’immensa cattedrale che si erge sopra la nebbia¸ è bellissimo¸ a me piace molto. Poi¸ quando si entra nell’edificio¸ che è enorme¸ più grande del castello¸ perché si cercava di fare in modo che la cattedrale fosse più grande del castello del feudatario. E’ una cosa stupefacente che ha caratterizzato le nostre cittภma specie le città dell’Europa Centrale. L’imponenza di una cattedrale francese in Italia non esiste. Ma che cos’è questo? Il segno è: per andare da Dio dovete venire qui dove si impone questo edificio. E’ la prima lettura¸ la prima lettura tradotta in architettura cristiana. Il pellegrinaggio¸ la processione¸ l’imponenza. Tutto questo culturalmente oggi è terminato¸ la cattedrale rimane come ricordo storico. Allora la domanda conclusiva che io devo pormi è questa: rendiamoci conto di quanto sia difficile per noi cristiani renderci conto che di fronte a Dio tutti gli uomini sono uguali¸ renderci conto che il nostro servizio dovrebbe essere quello di aiutare tutti ad arrivare per le loro strade al vangelo. I protestanti hanno intuito questo ma non sono stati capaci di metterlo in pratica¸ se non in maniera molto meccanica. Loro per evitare il pericolo che ho descritto si limitano a distribuire bibbie¸ si limitano a predicare¸ tendenzialmente. La Chiesa cattolica¸ giustamente¸ si è resa conto che bisogna fare qualcosa di più¸ ma in questo qualcosa di più c’è sempre il pericolo di questo peccato originale di tutte le religioni¸ che¸ purtroppo¸ si è manifestato nell’ebraismo o nel giudeo – cristianesimo dei tempi di Paolo ma che ogni tanto¸ continuamente¸ riaffiora anche in noi. A Dio si arriva attraverso questa via principale. Posso ammettere che si debba teoricamente supporre che la via cristiana è quella che funziona meglio¸ è quella più adeguata ma non è mai l’unica via e¸ in ogni caso¸ deve essere l’altro che scopre che è la via migliore¸ se ne accorge e ci entra. Non dobbiamo essere noi a chiudere le altre vie per tenere aperta soltanto la nostra. E questo è estremamente difficile perché questa idea¸ che è eredità dell’antico giudaismo ed eredita dell’A.T.: Dio ha scelto noi¸ ha scelto noi perché ci facciamo da parte¸ ha scelto noi perché apriamo lo sportello per rispondere a domande¸ ha scelto noi per suscitare domande e non per dar risposte. E’ un concetto che la Chiesa ha perfettamente capito e lo esprime continuamente nella parola servire. Il difficile è metterlo in pratica. Rovino tutto con la frase che dico adesso. Voi capite che le polemiche sul crocifisso spesso sono inquinate dalla mancanza di riflessione su questo principio. Sarei anch’io del parere che dovremmo¸ di nostra iniziativa¸ togliere i crocifissi da tutti i luoghi frequentati anche da non cristiani. Il diritto di metterlo ci danneggia. Non sono sicuro di dire giusto¸ magari tra qualche mese faccio una predica dove mi smentisco e dico il contrario¸ ma ho il diritto di sbagliare e di cambiare idea¸ però pensateci a queste cose. Sembrano inezie ma ci fanno capire come noi concepiamo il rapporto fra Dio e l’umanità. Noi tra Dio e l’umanità rappresentiamo una via obbligata? No. La via migliore? Forse sí. Come si manifesta che questa è la via migliore? Chiudendo i microfoni e le strade degli altri o in quale altra maniera? Imparare ad essere al servizio di Dio senza nessun privilegio è la cosa più difficile per tutte le religioni¸. Per caritภi musulmani sono peggio di noi¸ spero che non mi arrivi una bomba perché ho detto questo¸ sono più indietro di noi culturalmente¸ intendiamoci¸ i musulmani fondamentalisti. Ma noi non dobbiamo nasconderci dietro al fatto che loro sono più indietro per non andare avanti dove Dio ci chiama ad andare.