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Omelia II DOM. DOPO NATALE del 3 Gennaio 2010

Prendo spunto da un particolare secondario delle letture e cioè la mancata accoglienza del Verbo che si è fatto carne da parte di molti. Abbiamo letto nel vangelo che “Venne tra i suoi ma i suoi non l’hanno accolto”. Avevamo letto nella prima lettura che la sapienza eterna di Dio metteva la sua sede in Israele ma quando la sapienza è venuta nella persona di Cristo la maggioranza degli israeliti non l’ha accolto e¸ prendendo spunto da questo piccolo particolare¸ vorrei fare una breve catechesi¸ e spero di riuscirci¸ per rispondere ad una obiezione che¸ ancora oggi¸ induce alcuni ad accogliere con fatica o a non accogliere la fede in Cristo e cioè il problema del Dio fatto uomo. Cristo è un uomo ma è veramente Dio. Non sono molti quelli che si preoccupano di questa apparente contraddizione¸ ma qualcuno¸ ogni tanto¸ lo incontro il quale dice: “E’ assurdo: un uomo non può essere Dio e Dio non può essere identificato come un uomo”¸ che è la grande obiezione che fanno anche gli ebrei basandosi soprattutto sul fatto che Dio è uno. Loro sono forse più infastiditi dal concetto di Trinità che da quello di incarnazione¸ e poi tutto il mondo musulmano il quale dice che è un’assurdità pensare a Dio che si fa uomo ed all’uomo che si fa Dio. Siccome le letture che abbiamo fatto parlano anche di una crescita nella conoscenza e nell’intelligenza delle cose¸ bisognerebbe che tutti i cristiani¸ almeno i praticanti¸ fossero in grado di rispondere a questa obiezione¸ rispondere¸ di reagire dicendo qualcosa: “Voi credete che un uomo è Dio e dite una scemenza perché Dio non può essere un uomo e¸ soprattutto¸ un uomo non può essere Dio”. Allora cercherei¸ se ce la faccio¸ almeno di impostare il problema. Il N.T. ha incominciato con l’espressione: “Dopo la sua morte siede alla destra di Dio”. L’abbiamo sentito dire nel discorso di Stefano il giorno di santo Stefano: “Vedo Gesù alla destra di Dio”. Questa è stata la prima tendenza all’innalzamento di Gesù al livello stesso di Dio¸ al di sopra degli angeli. E’ la conseguenza della meraviglia e della riconoscenza per il valore salvifico della croce. I primi cristiani si sono sentiti perdonati gratuitamente dai loro peccati per un atto di amore¸ per un sacrificio della vita che Gesù aveva compiuto e ritenevano che questa era un’opera che Dio aveva comandato a Gesù. Ho sempre insistito dalla quarta d’Avvento in avanti¸ nel dire che la definizione di Gesù è colui che è venuto per fare l’opera che Dio gli aveva assegnato¸ la volontà di Dio. Per questo i primi cristiani¸ quando hanno visto compiersi questa opera divina nella generosa morte di croce di Cristo¸ hanno concluso: “Ora Dio lo ha preso con sé” e con l’espressione presa dall’uso delle corti del tempio hanno detto: “Lo ha fatto sedere alla sua destra. E’ il suo alter ego. Più di tutti gli angeli e più di ogni essere immaginario¸ al di sopra di ogni potenza e potestà”. E questa è stata la prima forma con cui Gesù è stato spinto in alto al livello stesso di Dio. Alcuni teologi parlano di uno schema prospettico¸ cioè il missile¸ il lancio di Cristo in alto. Cristo è salito a Dio¸ è lo schema dell’Ascensione. Col passare del tempo¸ possiamo pensare tra gli anni 50¸ 70¸ 80 del primo secolo¸ si aggiunge¸ io devo saltare molte cose naturalmente¸ si aggiunge una ulteriore riflessione: è salito là dove meritava da sempre di salire¸ ha compiuto l’opera di Dio perché Dio l’aveva mandato. La formula diventa: è tornato dove già era prima perché in realtà era già in Dio¸ prima di apparire nel mondo. Da Dio è disceso¸ a Dio ritorna e sale. Ed è lo schema che domina tutta la narrazione del quarto vangelo¸ quello detto di Giovanni: è venuto e ritorna al Padre¸ è disceso¸ risale. Il prologo di Giovanni usa in maniera evidentissima questo schema: In principio era il verbo¸ il creatore di tutto¸ quindi è già Dio fin dall’inizio¸ è disceso¸ ci ha salvati¸ è ritornato. E cosí nasce¸ al termine direi della composizione dei libri del N.T.¸ l’affermazione “E’ salito a Dio perché in realtà viene da Dio” ed è quello che i teologi talvolta chiamano lo schema retrospettivo. Era già lภè sceso¸ è tornato. Faceva già parte dell’essere divino¸ faceva già parte della natura di Dio e “Divenne carne”. Scese¸ si fece uomo. E qui¸ direi¸ bisogna onestamente riconoscere che c’è un’imperfezione di linguaggio. Quel divenne ha creato tanti equivoci. Divenne uomo¸ allora vuol dire che Dio si è trasformato¸ si è mutato? Che è diminuito¸ che si è cambiato in un uomo? E questa è la visione sbagliata delle cose che è in parte¸ in parte soltanto¸ non voglio dare la colpa alla frase di Giovanni¸ è in parte dovuta all’imperizia linguistica nell’esprimersi. Divenne carne come se si trattasse di una trasformazione. Da qui incominciano le obiezioni dei teorici che girano anche oggi: ma Dio non è immutabile? Ma Dio non è la perfezione? Perché non diventa anche scimmia? Può diventare un animale? Allora il teologo si spaventa¸ perché no? La distanza è fra Dio e creature¸ cosa vuol dire che Dio diventa? Il guaio fu l’uso di quel verbo diventare che è un verbo che¸ come sapete¸ in greco ed in latino è molto meno nitido che in italiano¸ significa farsi¸ essere fatto¸ in conseguenza divenire. Induce d’idea di un mutamento nell’essere. D’altra parte¸ come facevano ad esprimere diversamente la cosa? I dibattiti incominciarono subito e durante l’impero romano c’è una mole enorme di liti e di discussioni per l’interpretazione di questo avvenimento. Quando¸ dopo Costantino¸ si fece il primo concilio per cercare di mettere d’accordo un po’ tutti e di organizzare il pensiero¸ il famoso Concilio di Nicea¸ ci si limitò a ribadire questa idea fondamentale: quando si parla di Gesù Cristo bisogna usare la parola Dio¸ non un millimetro di meno¸ come invece dicevano gli ariani: “Ma che Dio? Un essere divino¸ la più alta delle creature”. No¸ bisogna dire Dio. E fu la prima decisione doverosa¸ direi¸ per evitare quel viscido “un po’ meno¸ appena appena”¸ una scappatoia¸ coraggiosa¸ ma anche questa direi troppo drastica che ha aggravato l’obiezione: se è’ Dio come fa ad essere uomo? Soprattutto¸ un uomo come fa ad essere Dio? Ma la prima affermazione venne fatta in maniera perentoria in questo modo e di questa affermazione perentoria diciamo ancora il Credo nella messa¸ che è un po’ più tardo rispetto a Nicea ma è Nicea per cui diciamo che Gesù¸ attenti bene¸ Gesù¸ quello che è nato da Maria¸ è Dio da Dio¸ Dio vero da Dio vero. E¸ ovviamente¸ il razionalista dice: “Ma è assurdo¸ ma perché dite queste cose?”. E bisogna onestamente ammettere che il Credo che diciamo nella messa non è il miglior modo di dire le cose. Continuiamo ad usarlo perché è una memoria venerabile di quei primi sforzi di arrivare ad una formulazione corretta che noi consideriamo un patrimonio di famiglia da rileggere ogni domenica¸ ma siamo ancora in attesa che qualcuno formuli un modo di esprimere le cose più completo del Credo che diciamo nella messa. Che è un’acclamazione sostanzialmente giusta. Non meno che Dio¸ la parola Dio è quella giusta quando vuoi acclamarlo e glorificarlo ma il Credo non riesce ad esprimere esatti concetti. I concetti vengono dopo¸ negli anni che vanno dal 380 circa¸ che è la data di introduzione di questo Credo che diciamo nella messa¸ fino al 490 – 500. E qui si è inserita un’idea diversa dalla precedente: non più divenne¸ e quello che sto per dire adesso¸ forse¸ non è che spiega niente per carità lo so anch’io ma se non altro rende un momentino meno ripugnante la cosa¸ non è che divenne¸ si uní ad un uomo. Al divenire si sostituisce la nozione di unirsi¸ congiungersi¸ identificarsi che. Il divenire direi che è perentorio: Dio e non un millimetro di meno. L’idea dell’unire¸ congiungersi¸ identificarsi¸ immedesimarsi¸ assumere corre il pericolo di creare una frattura tra la componente divina e quella umana però ha il vantaggio di rispettare la differenza. Dio rimane Dio e l’uomo rimane uomo. E’ quello che dirà Calcedonia: due nature distinte¸ non confuse¸ non mescolate ma¸ tuttavia¸ non separate¸ non disgiunte¸ non in contrasto. Mi devo fermare qui perché è già passato il tempo ma questo¸ secondo me¸ è quello che i cristiani devono sapere. Tutti i cristiani¸ non solo i seminaristi¸ i preti che poi siccome non lo insegnano mai lo dimenticano anche loro¸ ma che tutti devono sapere. E’ questo passaggio dal divenire all’unirsi quello che rende meno assurdo¸ meno ostico. “Perché voi chiamate Dio Gesù?” “Perché Dio è diventato…”. No¸ perché Dio ha preso un uomo e si è cosí identificato con lui¸ lo ha cosí abbracciato¸ si è cosí adesso unito¸ lo ha cosí assorbito senza distruggerlo nel suo limite umano¸ ma potenziandolo in maniera tale che se tu fai l’ultima domanda e dici: “Alla fine¸ che parola è più giusta quando io voglio definire Gesù Cristo?” io ti dico: “Guarda¸ alla fine è più giusta la parola Dio il quale però¸ quale Dio¸ non ha soppresso niente di quello che è veramente umano perché Dio è capace di fare questo cioè di legare a sé l’uomo senza sopprimerlo¸ di riempirlo del suo Spirito¸ del suo modo di pensare¸ del suo senso della vita e delle cose potenziando l’umanità senza distruggerla”. Questo è ciò che è accaduto in Cristo¸ l’uomo di cui Dio si è impossessato al punto che¸ ripeto¸ se in caso estremo tu mi dici: “Voglio che tu lo dica con una parola sola”¸ è come quando si deve buttar giù dalla torre qualcuno. “Non posso dire una parola sola¸ devo dirne due: devo dire Dio e uomo uniti”. “No¸ devi dirne una sola”. “Se devo dirne una sola dico Dio perché quello che più conta è il sostegno che Dio ha personalmente dato a Gesù Cristo”. Se vi ho fatto perdere tempo¸ se vi ho confuso le idee¸ siate cosí generosi da perdonarmi ma ritenevo che fosse mio dovere¸ qualche volta¸ comunicare¸ anche se in un quarto d’ora si fa fatica a farlo¸ comunicare quello che rende la mia fede personale assolutamente possibile. Io convivo¸ nonostante la capacità che anch’io ho di vedere le contraddizioni¸ convivo pacificamente con il concetto di Dio che in Cristo si è fatto uomo perché lo interpreto in questa luce: prima l’hanno spinto su poi han detto “E’ tornato dov’era già perché è sceso e poi è salito”. “Allora è Dio che si è fatto…”. “No¸ un momento¸ non è Dio che è diventato¸ è Dio che si è unito¸ è Dio che ha assunto¸ è Dio che si è appropriato ma con la gentilezza¸ con l’intelligenza¸ con la tipicità del potere divino assumendo¸ abbracciando¸ non ha distrutto niente dell’umano¸ lo ha rispettato però¸ nello stesso tempo¸ si è con esso totalmente immedesimato e identificato. Questo significa dire che Cristo è Dio.