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Omelia IMMACOLATA C.B.V.M. del 8 Dicembre 2009

8 Dicembre 2009 - IMMACOLATA C. B.V.¸M. - Gen 3¸9-15.20; Ef 1¸3-6.11-12; Lc 1¸26-38 La prima lettura termina dicendo che l’uomo chiamò sua moglie Eva perché ella fu la madre di tutti i viventi. Subito dopo il testo della Genesi continua dicendo che Adamo conobbe sua moglie Eva¸ e che Eva partorí un figlio e lo chiamò Caino¸ perché disse - Ho acquistato un figlio con il Signore-. Questa frase ha sempre disturbato gli esegeti. Il nome Caino lo si spiega perché deriva dal verbo greco che significa acquistare¸ comperare. Anche da noi in dialetto si diceva una volta - La ga cumprat en putel-. L’uso del verbo comprare per indicare partorire c’era anche nei nostri dialetti; può darsi che sia di ascendenza biblica. Cain vorrebbe dire l’acquistato. Le donne¸ nella bibbia¸ quando partoriscono¸ spesso dicono un proverbio per manifestare la sorpresa e la gioia dell’avvenuta nascita; e lei dice - Ho acquistato un figlio con il Signore-. Le traduzioni quel -con- lo svolgono e traducono -con l’aiuto del Signore-¸ oppure -dal Signore-. Qualcuno sospetta che sia un vecchio residuo di politeismo ebraico¸ o di concezione divina arcaica dove di pensava già allora a una nascita nella quale Dio era intervenuto per far nascere il primo figlio che è Caino. La cosa interessante però è quello che segue. Dopo Caino nasce anche Abele¸ e la storia tutti la conoscono. Abele è il primo innocente che perde la vita¸ per colpa del fratello. Dio interviene perché il fratello non subisca vendette violente¸ e viene raffigurato come uno che va ramingo per la terra. Quasi a dire¸ ma non so se questa è l’intenzione del testo¸ che forse Caino è pentito di quello che ha fatto¸ non sa come riparare¸ gira per il mondo. E questa figura di Caino¸ che si trova un po’ dappertutto¸ potrebbe diventare simbolicamente la figura dell’uomo che¸ non per premeditazione lucida¸ qualche volta forse¸ ma spesso per l’incapacità di controllarsi¸ commette del male¸ del quale poi si pente¸ ma che non ha il potere di riparare; e continua a vivere¸ senza neanche sapere il senso vero della sua esistenza¸ perché ha dentro di sé questo ricordo: ho sbagliato¸ non so neanche io perché¸ non sono più in grado di riparare il male. E’ una bella figura di peccato originale¸ cioè di peccato che sta sempre all’inizio¸ che non scompare mai; il peccato universalmente diffuso¸ che ogni tanto compare qua e la¸ come Caino che si vede ora qui ora la. Poi Eva partorisce un terzo figlio che si chiama Set¸ nome che ha quasi il significato dell’inglese set¸ cioè -a posto¸ stabile-. E’ da lui che deriva tutto il resto dell’umanitภsecondo il mito biblico. Ma rimangono alle spalle queste due figure con cui tutto è cominciato¸ Caino e Abele¸ una morte inutile¸ un rimorso inefficace; e una segreta protezione di Dio¸ che ha sentito il grido del sangue di Abele versato ingiustamente¸ ma non si è vendicato uccidendo Caino¸ e lo ha lasciato come monito perenne. E’ la pazienza di Dio¸ quella di cui parla San Paolo nel cap. 3 della lettera ai Romani: il tempo della divina pazienza; quando Dio aspetta¸ osserva gli uomini che cercano di districarsi da queste catene di male e non ci riescono mai. E a un certo punto decide di far nascere un’altra persona¸ da una specie di nuova Eva. La lettura che usiamo noi preti nella festa di oggi¸ il commento patristico¸ ha una bella frase: Dio ha deciso di mandare sulla terra il suo Figlio¸ la perfetta immagine della sua intelligenza e bontภe poi - lo regala a Maria¸ lo dona a Maria¸ perché ne faccia un uomo-. E’ una frase poetica¸ perché non si serve di concetti¸ ma di questa bella¸ delicata immagine. Dio vuol mandare nel mondo la sua immagine¸ quella che vuole superare quella tragedia che è stata inserita nella storia fin da principio¸ e che ancora si rintraccia spesso girando per il mondo¸ nel tempo e nello spazio: odio irragionevole¸ vittime innocenti¸ rimorsi inefficaci¸ pentimenti che non durano. Questi sono i Caino e Abele perennemente presenti che i figli di Set¸ che siamo tutti noi¸ hanno ereditato. A un certo punto arriva questa novità: Dio regala a una donna il suo Figlio eterno perché ne faccia un uomo¸ Gesù di Nazaret. E diventa la nuova Eva¸ la progenitrice ideale di una umanità che adesso ha qualche possibilità in più di redimersi¸ riscattarsi¸ rinnovarsi. Perché Gesù lascia delle parole che illuminano¸ degli esempi¸ non facilmente imitabili¸ ma che però stimolano a cercare vie di bene¸ più di quanto non accadesse prima¸ e soprattutto assicura una sua presenza attraverso le realtà della comunità dei suoi discepoli¸ che si chiamano il sacramento¸ la preghiera¸ la chiesa nel suo insieme. E’ il dono di Dio passato attraverso Maria. Per cui¸ in un certo senso¸ si può dire simbolicamente che Maria è la madre dei viventi rinnovati¸ è la madre della restaurazione del genere umano. Questo è il mistero di Maria¸ la nuova Eva. Al di là di certe frasi retoriche che alle volte si leggono¸ è questo piccolo gioco di simboli attraverso i quali la rivelazione di Dio ci aiuta a vivere meglio. Non mediante una legge fatta di prescrizioni e decreti¸ come dice Paolo¸ come la vecchia Torah; neanche con le affermazioni perentorie della filosofia classica¸ ma con il gioco dei simboli¸ con la ricchezza delle immagini. Con queste prospettive che è più facile possano essere espresse da bravi artisti¸ da bravi registi¸ perché loro si servono della figura¸ si servono di ciò che provoca la riflessione e la fantasia. Ecco allora la figura di Maria¸ che si colloca¸ in questo senso¸ al centro della storia. Libera dal peccato¸ direi -potenzialmente- libera dal peccato¸ e che inizia questa storia di liberazione. La seconda lettura¸ il brano di Efesini¸ dice¸ a pensarci bene¸ senza nominare Maria¸ perché nessuno la esalta nel Nuovo Testamento¸ che non c’è niente in Maria di diverso da quello che c’è in tutti noi. Tutto quello che è scritto in questo brano¸ che è detto di noi ¸ è la stessa cosa che noi diciamo di Maria; è questa uguaglianza con Maria che dobbiamo sottolineare. -Dio ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo-; altro che -piena di grazia-! - In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo-; Maria non può avere una scelta ulteriormente superiore a questa! - Per essere santi e immacolati di fronte a lui¸ nella carità-; cosa c’è di più in Maria? Niente! - Predestinandoci ad essere per lui figli adottivi¸ mediante Gesù Cristo-; Gesù Cristo in noi come in lei! Ecco perché si dice che Maria è figura della chiesa. Poi dopo c’è anche l’abitudine di incensarla¸ ingrandirla¸ esaltarla¸ ma tutto questo non ha molta ragion d’essere. Maria è soltanto colei che ha cominciato¸ come noi. Può darsi che sia stata liberata dal peccato originale nove mesi prima di noi¸ ma cosa conta questo? E’ un simbolo¸ certo¸ è un simbolo di una pienezza di liberazione dal male che noi stiamo rincorrendo¸ e che Dio¸ per grazia¸ in lei ha posto in maniera anticipata¸ più stabile¸ evidente; ma è la stessa cosa. Essere liberi dal peccato mentre si vive nel seno materno¸ o nei primi due o tre anni di vita¸ non serve a nulla; bisogna essere liberi dal peccato quando si comincia ad avere l’uso di ragione e si comincia a diventare cattivelli¸ fra i due anni e mezzo e tre¸ dispettosini¸ capricciosi¸ e poi si continua a diventare sempre più¸ in maniera più adulta¸ ugualmente cattivi; allora occorre essere liberati dal peccato. E il testo di Efesini dice che Dio ci aiuta a liberarci dal peccato. Maria ci ha soltanto anticipato¸ quando ancora non era necessario essere aiutati a non peccare¸ nel seno di sua madre! Scherzo¸ ma perché voglio sottolineare questo fatto¸ che¸ quando Maria la si sposta in una specie di empireo irraggiungibile dove nessuno può arrivare¸ si tradisce l’intenzione di Dio. Maria è colei che non partorisce più Caino e Abele¸ e Set con alle spalle la tragedia dei due¸ Maria è quella che dà un corpo umano all’immagine stessa di Dio¸ nella quale tutti noi siamo- Predestinati¸ secondo il disegno d’amore della sua volontภa lode dello splendore della sua Grazia¸ di cui ci ha gratificati (tutti) nel Figlio amato; e in lui siamo stati fatti anche eredi¸ predestinati-¸ che è la parola più consolante che ci sia nel Nuovo Testamento¸ che vuol dire rassicurati di potere arrivare alla meta¸ - secondo il progetto di Colui che tutto opera secondo la sua volontà-; per fortuna! Come diciamo nel Padre Nostro: sia fatta la tua volontà come in cielo cosí anche in terra. E’ successo in Maria¸ succede anche in noi! - Per essere a lode della sua gloria¸ noi¸ che già prima (qui si riferisce all’anticipo dei primi giudeo-cristiani¸ rispetto ai pagani a cui è indirizzata la lettera) abbiamo sperato nel Cristo-. Celebrare la particolare vicenda di Maria significa credere in tutto quello che dice questo testo della lettera come realtà che Dio concede a noi¸ perché Dio sa che il miglioramento della nostra vita¸ del nostro temperamento¸ del nostro carattere¸ e indirettamente il miglioramento del mondo non viene con la paura del castigo¸ ma viene con l’incoraggiamento¸ la speranza¸ la sicurezza di essere capaci di accogliere una benedizione¸ capaci di avviarci verso un’immacolatezza irreprensibile di fronte a Dio¸ contenti perché siamo non servi ma figli e anche eredi¸ per la lode e la gloria del Padre. Sono questi aspetti positivi che ci rendono capaci di fare qualche sacrificio per il bene e rinunciare al male. E questo è il significato e la nostra assimilazione del mistero della Vergine nella nostra vita di cristiani.