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Omelia CRISTO RE B del 22 Novembre 2009

Probabilmente è stato abbastanza avanti nel tempo che gli ebrei hanno usato il titolo re per designare Dio. Non pare che sia un titolo antico¸ probabilmente si è incominciato ad usarlo in epoca monarchica¸ ma forse verso la fine dell’epoca monarchica. Quando la delusione per il cattivo comportamento dei re della casa di Davide e dei re del settentrione hanno indotto ad immaginare un re ideale proiettando su Dio le attese che il mondo del vicino oriente antico concentrava sull’immagine del re. Quindi è un titolo che ha una sua storia e che¸ per essere compreso¸ deve essere inserito nel tipo di speranza¸ immaginazione che circolava nell’antico vicino oriente nei secoli dal VII – VI a.C. in avanti¸ dove la figura del re era quella nella quale si concentravano tutte le speranze in una persona capace di avere intelligenza e potere al punto di eliminare tutti i mali che c’erano nella vita. Dal re ci si aspettava tutto. In quei salmi nei quali si attribuisce la regalità a Dio oppure nei quali si parla del re terreno facendogli gli auguri quando sale sul trono fanno proprio dipendere dalla persona del re tutto quello di cui l’uomo ha bisogno: dalla fecondità della terra a quella degli animali¸ alla difesa del povero¸ alla giustizia¸ alla guarigione delle malattie¸ alla salvezza. Diventa quindi una categoria di pensiero nella quale si concentrano tutte le speranze e tutte le attese. E cosí nasce la clausola biblica¸ la categoria¸ si direbbe¸ Regno di Dio dove la parola Regno viene ancora più esaltata perché serve per indicare che tutto dipende da Dio¸ che nessun altro ha il potere di agire sulle cose e sulla realtà e di trasformarla in senso buono e positivo quale Dio. Solo lui ha questo potere e¸ quindi¸ speranza in Dio e speranza nel suo regnare¸ nel suo prendere possesso della realtà delle cose¸ la speranza in un suo intervento risolutivo si esprime con la formula Regno di Dio. Anche Gesù parla del Regno di Dio e ne parla in questo senso. Regno di Dio è quello nel quale sono beati i poveri¸ vengono saziati quelli che hanno fame e sete di giustizia perché di loro è il Regno di Dio. Direi che l’elemento forza – potenza – vittoria¸ cioè la componente trionfalistico – militare¸ è presente ma non è la dominante nel modo di parlare biblico del Regno di Dio ma neanche nell’idealizzazione del re che si trova in altre popolazioni antiche. Che i re combattessero¸ questo è evidente ma si affianca sempre l’idea che il re è soprattutto il sapiente¸ il giudice¸ quello che vede il necessario da compiere e riceve dagli dei il potere di farlo. Quindi c’è tutto un complesso di cose che fa di questa categoria la categoria su cui si fondano tutte le speranze. Quando è attribuita a Dio¸ direi¸ che nelle culture dell’antico oriente certamente funziona bene questa immagine del re proprio perché nella loro semplificazione¸ nella loro visione delle cose il re è colui dal quale tutto dipende. Quando lo si dice di re umani¸ finisce per essere semplicemente adulazione o utopia e illusione¸ quando lo si afferma di Dio o degli dei acquista uno spessore di realtà maggiore perché chi crede in Dio è convinto che Dio può fare tutto¸ al massimo ci si chiede perché non interviene subito¸ perché non interviene dappertutto e ci si domanda perché non regna veramente e la tendenza universalmente presente nella Bibbia è dire: “E’ perché noi non ce lo meritiamo¸ è colpa dei nostri peccati”. Ecco perché anche nella predicazione di Gesù l’annuncio del regno è delegato a quello della conversione: “Pentitevi¸ perché il Regno di Dio è vicino e Dio aspetta un vostro pentimento per incominciare ad intervenire e ad agire”. Occorre che coincidano questi due movimenti. Lui è pronto a dare inizio alla sua azione ma deve trovare delle persone che sono pronte ad accoglierlo. Più complicato è quando la categoria di Regno viene applicata alla persona di Gesù. Io lo so che Gesù è Dio però Gesù è Dio in quanto si riveste della forma di uomo¸ quando si riveste della concretezza dell’esistenza umana. Quindi è una specie di Dio che traduce la sua superioritภonnipotenza¸ infinità nei limiti che sono consentiti dalle capacità espressive ed operative dell’uomo. Gesù non presenta sé stesso come re se non eccezionalmente¸ in alcuni casi nella storia della Passione¸ non prima. Gesù si presenta¸ eventualmente¸ come Figlio ubbidiente ed esecutore di un progetto di Dio¸ come annunciatore della regalità suprema di Dio. Quindi¸ in qualche modo¸ se volete¸ partecipe della regalitภfunzionale alla regalità di Dio. Sono pochi i testi del N.T. in cui si attribuisce il titolo re a Gesù Cristo e sono sempre titoli nei quali si dice che il Regno di Gesù è una specie di delega temporanea che Dio gli dà per preparare il mondo ad accettare la diretta azione di Dio. Il Regno di Cristo è subordinato¸ è a servizio della grande sovranità del Padre e¸ per questo¸ il regnare di Cristo è appunto la preparazione degli uomini ad accogliere la grande opera che Dio può compiere per rinnovare il mondo e condurlo al progetto ottimale¸ che nel pensiero di Dio sovrasta alla creazione. Ecco perché il Regno di Cristo è un servizio¸ è prima di tutto un servizio a Dio¸ è un compito di preparazione perché gli uomini siano capaci di accogliere l’agire di Dio. Ecco perché Gesù può dire di sé stesso¸ il che contrasta con il tradizionale modo di esaltare la figura regale in maniera retorica¸ che non è venuto per essere servito ma per servire. La retorica un po’ ipocrita che colui che comanda serve comandando c’era già anche nell’antichitภma tutti scoprivano che era soltanto un gioco di parole. Quindi quando la regalità viene presentata da Gesù¸ quando parla del Padre¸ quando in qualche modo viene attribuita anche a lui¸ assume una sfumatura¸ un colore diverso rispetto a quello della speranza universalmente diffusa nell’antico oriente e nel mondo ebraico¸ cioè si concentra soprattutto su questa dimensione. Dio intende regnare cioè intende aiutare il mondo a raggiungere la sua migliore possibilità di esistenza¸ per dirlo con parole laiche nostre¸ ma ha bisogno che gli uomini siano pronti a ricevere questa sua direzione delle cose¸ questa sua serie di doni che poi¸ nel N.T.¸ finisce per ridursi a una sola cosa¸ cioè il dono del suo Spirito. Perché il mondo sarà salvato¸ diventerà un mondo giusto quando le coscienze di tutte le creature intelligenti e libere¸ cioè degli uomini¸ saranno capaci di ricevere lo Spirito di Dio¸ cioè la sua divina capacità di valutazione¸ giudizio¸ programmazione. Gesù viene al servizio di questo progetto per preparare gli uomini a disporsi ad accogliere questo dono di Dio. Per questo dice a Pilato che lui è re ed è venuto per rendere testimonianza alla verità. La veritภper Giovanni¸ è sempre il vero progetto di Dio sul mondo¸ che tutti sono capaci di abbozzare in che cosa consiste¸ che è certamente un progetto di bene e che Gesù cerca di spiegare con maggiore accuratezza in che cosa potrà consistere. Nell’uguaglianza fra ricchi e poveri¸ nel superamento dell’odio e dell’inimicizia¸ nel valore creativo del perdono¸ nell’importanza di un’ulteriore fiducia¸ speranza e affidamento totale all’azione di Dio. Perché c’è tutta una attività educativa di Gesù perché gli uomini si rendano conto di come potranno diventare ricettori di questo Spirito di Dio. Questo è il rendere testimonianza alla verità cioè rendere testimonianza alla via giusta con la quale Dio può essere in grado di aiutare il mondo a progredire. Perché Dio non intende essere il dominatore che tratta gli uomini come cose o come schiavi¸ vuole un contributo ed una cooperazione della loro libertà. Questa è la verità. In altre parole¸ la verità è che senza di noi Dio non può fare nulla dal momento che ha deciso di affidare questo pianeta¸ non so cosa ne sia del resto dell’universo e non mi riguarda¸ questo pianeta alla nostra libertà. Quindi è vero che se c’è un momento storico nel quale il concetto di preparazione all’accoglienza del piano divino acquista un rilievo¸ direi¸ non solo per l’uomo religioso¸ ma soprattutto per il laico¸ soprattutto per lo scienziato¸ soprattutto per il tecnocrate cioè colui che costruisce tutte le macchine che trasformano il mondo. Sono queste le persone che dovrebbero essere interessate al Regno di Dio¸ non le suore di clausura o gli ecclesiastici o altre persone che dedicano la vita soltanto alla preghiera. Il Regno di Dio ha a che fare con il mondo che lui ha creato nel quale¸ ad un certo punto¸ emerge un’intelligenza umana che ha capacità prodigiose e che deve accogliere qualcosa di illuminante che venga da Dio per non compiere assurdità e per non rovinare questo mondo che viene regalato agli uomini. Ecco perché è chiaro che l’area dell’interesse ecologico ha a che fare con il Regno di Dio ma è l’area di tutto il progresso tecnologico che ha a che fare con il Regno di Dio. Noi non ci rendiamo conto¸ forse¸ di come la tecnologia cambi il modo di vivere dell’uomo. E’ vero che alcuni sentimenti di base rimangono quelli¸ che alcuni archetipi non mutano¸ è vero fino ad un certo punto. C’è un cambiamento in corso che sta per toccare e toccherà certamente anche quei famosi sentimenti basilari che non cambierebbero mai nell’uomo¸ e invece cambiano¸ eccome se cambiano! Basta vedere come cambia il concetto di procreazione nella famiglia¸ basta vedere come è cambiato e come cambia il concetto di tribù¸ clan¸ aggregazione. E tutto questo cambia grazie alla tecnica. Il Regno di Dio riguarda questo. Quando Gesù dice a Pilato che lui è venuto per rendere testimonianza alla verità significa che lui è venuto per aiutare gli uomini a crescere non solo nell’intelligenza operativa della costruzione di macchine¸ anche in questo¸ ma soprattutto nella finalizzazione del loro uso a dei valori che abbiano un senso duraturo¸ una vita eterna¸ non uno spreco e una rovina della ricchezza che la creazione ci ha donato. Questo è il rendere testimonianza alla verità. Questo è il servire ma non essere serviti. E’ un regno che è fatto di sapienza¸ che comprende anche l’amore ed il rispetto¸ ma non l’amore quello solito¸ ma quello che indica la parola greca agape cioè la protezione di tutto ciò che è debole. Agape è molto più vicina all’idea di Buddah che a quella di molti cristiani¸ vale a dire: anche il più piccolo essere¸ se non è necessario¸ non calpestarlo e non calpestare neanche batteri e virus ma cerca di convivere con essi e di rispettarli quando fai le tue terapie se no ti trovi accerchiato perché loro sono capaci di adattarsi e tu non sei capace. Bisognerebbe rendersi conto di quante cose anche la biologia contemporanea ci fa capire su questo accerchiamento che l’uomo subisce e che soltanto una sovranità di un’intelligenza superiore¸ che è quella dello scienziato¸ quella del ricercatore¸ quella del costruttore di macchine¸ ma è anche¸ soprattutto¸ quella che viene dallo Spirito di Dio che Gesù¸ con molta modestia¸ ha seminato nel cuore dell’uomo e quello che Gesù ha seminato nel cuore dell’uomo è esattamente questa partecipazione alla regalità di Dio. Quello che¸ in fondo¸ dice alla sua maniera l’Apocalisse¸ che non poteva dirlo in termini più moderni: ha fatto di noi un regno¸ sacerdoti per il suo Dio e Padre. Ha fatto di noi un regno nel senso che comandiamo noi nel mondo. E questo è Dio che lo vuole però vuole che comandiamo come dei sacerdoti che ricevono da lui spirito¸ guida¸ indicazioni¸ che si pentono¸ che dialogano con lui e che prendono esempio da alcuni elementi fondamentali a cui Gesù Cristo ha reso testimonianza nella sua vita. Che sono esattamente antitetici alla terminologia che invece stranamente viene usata¸ poniamo¸ nelle acclamazioni dell’Apocalisse. “A lui potere¸ onore¸ gloria¸ impero¸ trionfo¸ re dei re”. Gesù è proprio l’opposto di tutto questo per cui¸ in fondo¸ io continuo a sostenere che l’Apocalisse è in gran parte una parodia perché Gesù ha detto: “Beati i poveri¸ beati i miti¸ beati i sofferenti” ed ha dichiarato di essere re quando stava per andare sulla croce. In fondo aveva molte ragioni il bravo Teilhard De Chardin quando diceva: “Essere partecipi del Regno di Dio ed essere suoi sacerdoti significa farsi carico della sofferenza¸ della fatica e del martirio che il cammino dell’evoluzione verso il miglioramento del mondo può richiedere da tutti noi”. Sulla strada del progresso c’è sempre un crocifisso.