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Omelia XX DOM. T.O.B -Cristo e la sua carne- del 16 Agosto 2009

Domenica prossima si leggerà l’ultima parte di questo discorso di Giovanni e lasciamo a domenica prossima uno dei motivi che continuamente abbiamo ritrovato¸ quello cioè della vita eterna che viene comunicata dalla carne e dal sangue di Gesù¸ e oggi esaminiamo invece un altro aspetto¸ che è quello del resto centrale del nostro brano e cioè il problema della reale identificazione della carne di Gesù con qualcosa da mangiare e del sangue di Gesù con qualcosa che noi possiamo bere¸ vale a dire l’aspetto eucaristico di questo discorso. La maggioranza degli studiosi oggi è convinta che il brano che abbiamo letto oggi¸ tolto il primo e l’ultimo versetto¸ sia una aggiunta che venne fatta a un discorso che prima non lo conteneva perché¸ come vedremo anche domenica¸ è in parte in contraddizione con quello che si diceva prima e quello che si dirà dopo¸ anche se la maggioranza ammette che¸ dato lo stile della maggioranza delle frasi¸ il brano è nato nel medesimo ambiente in cui era nato il discorso precedente che non lo conteneva cioè l’ambiente nel quale è stato formato questo vangelo che va sotto il nome di Giovanni. Quindi vuol dire che all’interno della comunità che ha dato origine a questo vangelo¸ ad un certo punto¸ si sentí la necessità di aggiungere la parte che abbiamo letto oggi¸ anche se questa aggiunta non è del tutto coordinata con il resto del discorso e l’elemento che non si coordina bene è¸ appunto¸ il realismo della presenza¸ l’identificazione della persona di Gesù con la cosa mangiata perché¸ come avete visto¸ quelli che c’erano le altre domeniche se lo ricordano¸ il simbolo che stava dietro l’immagine del pane disceso dal cielo era la persona di Gesù¸ il suo insegnamento ed il suo esempio. Finora questo era il senso. Quando Gesù dice: “Io sono il pane della vita” intende dire: “Io sono quello che dà senso alla vostra vita. Io sono ciò che vi aiuta a capire e a gestire la vostra vita”. Quindi si tratta di dottrina¸ insegnamento¸ ammaestramento. E la metafora del mangiare e del bere¸ era¸ come abbiamo detto¸ la metafora dell’assimilare cioè del diventare discepoli. Ad un certo punto¸ anche all’interno di questo discorso¸ viene inserito invece questo brano che introduce¸ in maniera molto più chiara di prima¸ il tema dell’Eucaristia anche se¸ a dire il vero ed è strano¸ non si nominano pane e vino insieme a carne e sangue. “Se non mangiate la carne e non bevete il sangue… Chi mangia la carne e beve il sangue”. I sinottici collegano¸ invece¸ quando raccontano l’Ultima Cena¸ come sapete nel quarto vangelo questo cose non ci sono nell’Ultima Cena¸ presentano il pane e dicono che Gesù ha detto: “Questo è il mio corpo” e dicono corpo non carne. Poi presentano il calice e dicono: “Questo è il calice del mio sangue”¸ quindi collegano pane e corpo¸ vino e sangue. Qui pane e vino non sono nominati¸ la parola pane rimane quella di prima¸ cioè il simbolo della persona di Gesù che è il sostegno della vita¸ pane nel senso di nutrimento ma in senso¸ direi¸ totalmente metaforico. Il realismo di Giovanni¸ quindi¸ in un certo senso¸ è più forte di quello dei sinottici perché non dice neanche: “Quando mangerete il pane è come se mangiaste la mia carne” ma dice addirittura: “Mangiate la carne”. Questa è la stranezza di questo testo¸ introdotto¸ tra l’altro¸ proprio dall’obiezione dei Giudei: “Come può costui darci la sua carne da mangiare”¸ come il se mangiar la carne fosse una fisica manducazione della carne¸ cioè cannibalismo spirituale¸ e sulla bocca di Gesù non viene messa una risposta sul come. Gesù ribadisce il concetto e dice: “Se non mangiate la carne…”. Per di più¸ c’è un altro piccolo particolare che non appare dalla traduzione¸ si poteva farlo apparire ma si è deciso¸ si vede¸ di non farlo¸ cioè che la prima volta il verbo mangiare è il normale verbo greco che si adopera per dire mangiare¸ quando però la parola viene messa in bocca a Gesù: “Se non mangiate la mia carne… Chi mangia la mia carne…”¸ il verbo è un altro ed è un verbo che¸ di per sé¸ significa masticare¸ triturare con i denti e che si adopera anche per descrivere il mangiare degli animali¸ il divorare. E’ perché san Giovanni non è pratico di lingua greca? Ed allora perché cambia verbo e non ripete quello di prima? Questo realismo del mangiare¸ inteso come masticare¸ si cerca di spiegarlo e ci sono diversi tipi di spiegazione del perché Giovanni possa aver scelto questo verbo crudo per indicare l’atto del mangiare la carne¸ che già di per sé è un concetto difficile da recepire¸ mentre per il bere ha lasciato il normale verbo bere e non ha cambiato. E con tutto questo¸ lunga introduzione forse non necessaria¸ per dire come da questo brano il pensiero cristiano nei secoli ha dedotto¸ ha ricavato¸ in maniera talvolta fortissima¸ il realismo eucaristico. Il concetto che in quella che si chiamava la consacrazione¸ quando cioè nella messa si ripetono le parole dell’Ultima Cena¸ avviene una trasmutazione totale del pane nel corpo di Cristo¸ del vino nel sangue di Cristo. E’ la dottrina classica cattolica che molti oggi ignorano¸ dimenticano però questo è ancora il catechismo della Chiesa cattolica. Questo realismo della trasmutazione¸ che non si chiama trasformazione proprio per evitare che il cambiamento venga visto soltanto a livello di significato-apparenza¸ si trasforma¸ no¸ si usa la parola coniata da san Tommaso si transustanzia perché la forma rimane quella del pane ma la sostanza profonda¸ l’essenza¸ la natura non è più quella del pane ma diventa quella del corpo di Cristo e tutta la teologia¸ dal tempo di Carlo Magno in poi¸ si è scervellata per cercare di spiegare come si poteva¸ con terminologia filosoficamente corretta¸ descrivere questa mutazione della sostanza. Il pane continua ad apparire come pane ma non lo è più perché la sua interna natura è diventata quella del corpo di Cristo¸ per cui quando si prende in mano l’ostia consacrata si prende in mano la forma del pane dentro la quale¸ al di sotto della quale¸ c’è il corpo risuscitato di Cristo e nel vino c’è il sangue del Cristo ovviamente risorto. Tutte cose che sono difficili da concepire¸ da spiegare¸ da pensare però è un dato di fatto che voi dovete conoscere perché non si può essere cristiani senza sapere niente della storia del cristianesimo. La storia del cristianesimo non è la storia dei papi che fanno le guerre¸ queste scemenze¸ la storia del cristianesimo è la storia del pensiero cristiano. Si sono arrovellati per secoli su questo punto¸ intendiamoci bene¸ per non cedere neanche di un millimetro a questo convincimento che si basa soprattutto sul testo di oggi. Quello che noi mangiamo non è più il pane¸ è la carne¸ quello che noi beviamo non è più il vino¸ è il sangue ed è più responsabile di questa fermezza di decisione questo testo di Giovanni che non quello dell’Ultima Cena che c’è nei sinottici. Proprio perché manca non c’è neanche più la parola pane. “Chi mangia la mia carne…”. Allora tu quando fai la comunione devi dire non che hai mangiato l’ostia o il pane¸ tu hai mangiato la carne¸ nel senso più realistico possibile. Nei primi secoli si pensava addirittura che questa carne di Cristo fosse veramente una specie di energia della sua corporeità che¸ come una specie di trasfusione¸ come sarebbe oggi una trasfusione di sangue¸ come una specie¸ oggi diremmo¸ di cellula staminale del corpo di Cristo che si sviluppa nel mio corpo mortale e lo trasforma in immortale. Il pharmacon immortalitatis¸ cioè la medicina che rende immortali. Ma i primi tre¸ quattro secoli molti la videro… Quando la conoscenza del reale era ancora totalmente prescientifica venne vista in questa luce. Poi¸ piano piano¸ le cose si modificano ma questo è il testo nel quale più che altrove si insiste su questo realismo che la dottrina cattolica continua a mantenere inalterato sia pure¸ direi¸ con delicatezza. Probabilmente nessun prete vi ha mai posto la domanda nel corso della vostra vita: “Ma tu ci credi?”. Quindi con un tantino di reticenza¸ però questa è rimasta la dottrina e io ve l’ho detto perché dovete saperlo¸ non la metto in discussione anche perché a me personalmente la concezione di san Tommaso sul concetto di transustanziazione ha sempre convinto come una delle più geniali intuizioni di san Tommaso. Spiegarla qui mi ci vorrebbe mezz’ora quindi non è possibile. Quindi io¸ personalmente¸ non ho problemi nel pensare che veramente quella che san Tommaso dice essere la sostanza del pane¸ la sostanza del vino diventano Cristo non ho difficoltภper me è possibilissimo che questo succeda¸ mi domando però se i fedeli sono in grado di capire questo. Ma adesso¸ voglio passare ad un altro argomento che ho preparato anche con il discorso di ieri¸ anche per far vedere come la Chiesa¸ sia pure in maniera invisibile¸ si evolve. Quando hanno preparato il lezionario¸ hanno messo come prima lettura quella che voi avete sentito: “La sapienza si è costruita la casa¸ ha intagliato le colonne¸ ha ucciso il bestiame¸ ha preparato il suo vino e ha imbandito la tavola. Venite¸ mangiate il mio pane¸ bevete il vino”¸ e¸ nella prima lettura il pane ed il vino¸ sono ancora soltanto simbolo della sapienza. “Abbandonate l’inesperienza¸ andate dritti per la via dell’intelligenza”. E’ curioso questo fatto¸ cioè leggiamo il brano¸ direi¸ più fisicista del vangelo però ci viene accostata la prima lettura¸ come se si dicesse: “Guarda¸ però¸ che è ancora possibile una lettura metaforica¸ nel vangelo sentirai dire <mangiare la carne> ma lo diceva già il Libro dei Proverbi: <Ha ucciso gli animali> quindi venite a mangiare la carne ma quella carne è il simbolo della sapienza”. Allora riprende vigore e ritorna¸ senza negare l’interpretazione realistica¸ quell’altra interpretazione¸ che in fondo è più necessaria: mangiare la carne vuol dire assimilare la dottrina¸ bere il sangue - tra l’altro non sono del tutto paralleli carne e sangue perché carne indica la corporeità destinata alla morte ma sangue indica la vita – quindi non dice la stessa cosa il bere il sangue e il mangiare la carne. Mangiare la carne¸ come ho detto domenica scorsa o due domeniche fa¸ indica la scelta del Figlio di Dio di farsi debole¸ mortale¸ umile¸ povero. E’ l’abbassamento. Allora mangiare la carne vuol dire umiliarsi¸ accettare di non essere più di quel che si vale¸ di non valere più di quel che si è e lo vedremo domenica prossima. Perché ha la vita eterna colui che mangia la carne? Perché chi si umilia sarà esaltato¸ chi si innalza sarà abbassato. Perché la grande regola della vita è: abbàssati¸ chi è il più grande del regno dei cieli? Colui che si fa piccolo. E’ questa filosofia della vita¸ questo è mangiare la carne. Che poi ci sia fisicamente¸ conta poco perché se uno crede che nella Comunione c’è la carne di Cristo e allora la mette in cornice¸ la mette nell’ostensorio¸ la porta in giro per le strade ma rimane una persona orgogliosa¸ superba¸ vanitosa¸ invidiosa¸ quello non ha mangiato niente¸ non ha nessuna vita eterna. Ha semplicemente la stupida vita di tutti gli orgogliosi. Se anche uno ha qualche dubbio sul realismo della presenza ma capisce che mangiar la carne significa valutare la vita come la valutava Gesù che era tutto e si è comportato come se non valesse niente¸ che è venuto a fare gli umili servizi perché quello che conta nella vita è ciò che è piccolo come il seme che cade per terra e diventa pianta¸ non ciò che è forte ma ciò che è debole¸ e che bere il sangue di Cristo significa bere il suo modo di vivere non quindi il vivere egoista¸ prepotente¸ accumula. Non il vivere sprecato ma il vivere sensato come la prima lettura ma anche come l’inizio della seconda: “Fate attenzione al vostro modo di vivere comportandovi non da stolti ma da saggi”. Mangiare la carne di Cristo significa comportarsi da discepoli di Cristo¸ bere il suo sangue significa bere la sua vitalitภnon quella che io credo sia la vitalità senza riserve. La vitalità non è solo quella che si sviluppa nell’attività sportiva¸ nella potenza sessuale esercitata¸ nella cura ossessiva dell’immagine e della bellezza¸ anche questo se volete¸ ma è chiaro che è più vivo lo studioso che non si abbronza perché è stato in biblioteca a sfogliare libri¸ è chiaro che è più vivo l’esploratore¸ il ricercatore. E’ più vivo quello che ha fatto la notte per aiutare un ammalato che non uno che ha vinto una gara di nuoto. Questo bisogna saperlo perché Gesù non ha vinto gare di nuoto o di qualunque altro sport¸ cosa bellissima¸ per caritภma è mondo¸ è roba che poi finisce¸ anche prima della morte¸ bastano i quarant’anni per finire quasi tutto questo. Ecco¸ mangiare la carne e bere il sangue¸ è giusto avere il realismo medievale¸ non è inutile¸ ma se c’è solo quello non serve a niente. Mangiare la carne vuol dire accettare di capire che la vita più giusta che mai ci sia stata è stata la povera vita di Cristo e di quelli che gli assomigliano. Se uno non è disposto ad adattarsi a questo¸ sia pure con calma¸ a poco a poco¸ è meglio che non faccia la comunione.