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Omelia XVIII DOM. T.O. B del 2 Agosto 2009

La preghiera che abbiamo recitato all’inizio¸ mette insieme i due elementi di cui abbiamo già parlato domenica scorsa cioè il fatto concreto della moltiplicazione di pane d’orzo da mangiare ed il valore simbolico di questo pane che rappresenta la verità di Dio. Infatti¸ nella prima parte della preghiera si chiedeva che “Dio ci aiuti a fare in modo che non manchi mai il pane sulla tavola di nessuno dei suoi figli”¸ nella seconda parte !che noi possiamo avere una fame di verità”. I testi della scrittura insistono di più su questa seconda parte¸ come vi avevo già detto domenica scorsa¸ e sviluppano l’idea¸ che c’era già domenica scorsa¸ e cioè che quello che Gesù ha compiuto moltiplicando i pani materiali è prima di tutto un segno. Certo che quel pane ha saziato quella volta¸ quel giorno la fame temporanea di quelle persone¸ ma non ha risolto il problema della fame che è capitato la settimana dopo¸ un mese dopo¸ un anno dopo¸ ha lasciato però una traccia nella memoria di queste persone. Non ha lasciato carboidrati nutrienti¸ non sono questi che Gesù ha promesso¸ ha lasciato dei carboidrati mentali¸ cioè delle cose a cui pensare¸ a cui riflettere. L’esperienza di aver mangiato¸ masticato e digerito deve servire per un altro tipo di assimilazione e masticazione e cioè il pensiero. E’ curioso che in tutte le lingue¸ compresa la nostra¸ le parole che si adoperano per la manducazione hanno spesso un senso metaforico e riguardano l’apprendimento mentale. Assimilare è la stessa parola e la si dice per l’assimilazione gastrointestinale e per l’assimilazione mentale. Non è un caso perché le lingue hanno una sapienza nel loro modo di strutturarsi e i testi di questa domenica¸ questa prima parte del discorso di Gesù¸ insistono proprio su questo tema. Quando Dio compie qualcosa¸ questo qualcosa è un fatto¸ è un evento il quale¸ però¸ è destinato ad essere ricordato perché è un segno¸ e tutto quello che è avvenuto¸ in quella che noi chiamiamo la storia della salvezza¸ deve servire come segno. La realtà del fatto allo scopo di dare consistenza alla perpetua capacità del segno. E il segno è una realtà che memorizzata¸ pensata¸ masticata dall’intelletto conduce a una crescita mentale¸ a ipotesi¸ a possibilità di spiegazioni della realtà. E’ un alimento per la comprensione delle cose. La prima lettura¸ tra l’altro¸ nella sua apparente primitività narrativa¸ ci dà un esempio di questo rapporto mente – corpo che è tipico di quello che accade nella nostra testa. Quando gli ebrei erano in Egitto erano oppressi dal lavoro¸ non avevano neanche tempo di mangiare¸ non avevano niente da mangiare. Quando si trovano nel deserto¸ altrettanto affamati¸ rimpiangono l’Egitto e si illudono¸ o credono ingenuamente¸ che allora mangiavano pane a sazietà seduti presso la pentola della carne. E’ la fame di adesso che ha dato l’impressione che una volta erano sazi. Quando erano in Egitto morivano di fame. Allora Dio¸ quasi per dispetto¸ con una punta di dispetto¸ quasi a dire: “Vedete come non siete oggettivi¸ sragionate¸ adesso vi faccio fare l’indigestione!”. Manda la manna e manda le quaglie¸ con la manna va tutto liscio¸ con le quaglie¸ dice il testo che ne mangiarono a sazietà e poi alcuni morirono di indigestione. Anche questo è un segno ma è un segno¸ vedete non è un castigo nel senso banale del termine¸ è un segno perché le persone riflettano su quello che poi viene sintetizzato nel famoso versetto del Deuteronomio che è stato letto come introduzione al Vangelo: “Non di solo pane vivrà l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. E tutto quello che accade può essere interpretato come parola che esce dalla bocca di Dio¸ cioè la grande lezione di vita un po’ di tutte le religioni¸ ma in particolare¸ dal momento che è l’unica che conosco bene¸ della religione cristiana¸ è proprio questa: la capacità di leggere tutto quello che accade come segno di qualcos’altro. Bisogna indagare di che cosa sono segno le cose che succedono e questo è il grande compito del cristiano. Cosa dobbiamo fare¸ che opera dobbiamo compiere? “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che Egli ha mandato”. E mutando leggermente questa frase la allargherei e direi: “Questa è l’opera di Dio¸ che riflettiate su tutto quello che Dio ci fa conoscere in tutto ciò che esiste ed in tutto ciò che accade.”. La prima opera di Dio è saper interpretare che cosa significa quello che succede. Abbiamo fame¸ ce l’abbiamo fatta a mangiare¸ adesso siamo sazi¸ altri hanno fame. Sto bene¸ mi sento male¸ è morto¸ è nato il bambino¸ è successo un terremoto¸ sono morte centoventi persone¸ c’è stato l’incidente stradale. Sono fatti ma sono segni. Anche il filosofo¸ infatti i primi cristiani dicevano che la loro religione non era una religione perché non si occupava di cerimonie¸ riti¸ animali da ammazzare. La chiamavano filosofia. Nei primi tre secoli il cristianesimo si presenta come filosofia¸ ricerca della sapienza. Il cristiano è sempre un filosofo¸ per questo il cristianesimo è sempre andato a braccetto con la filosofia¸ anche se questo gli ha poi provocato dei danni perché molte volte la filosofia¸ quando pretende di giudicare tutto con le sole capacità razionali dell’uomo¸ finisce per bloccare la possibilità del segno di andare oltre. Della filosofia fa parte anche quella tendenza materialista positivista la quale si accontenta della prima spiegazione evidente e crede che questo spieghi tutto e spenga la capacità provocatoria del segno. Il terremoto di spiega con la tettonica punto basta. Quando il terremoto colpisce gli uomini la tettonica non basta¸ allora occorre che la filosofia vada oltre la visione immediata e semplicistica e¸ come il papa continua a ripetere¸ sarebbe un bene che la religione abituasse le persone ad accettare¸ anche solo come ipotesi¸ l’idea del trascendente cioè di un Dio che non fa parte di questo mondo¸ anche se interferisce con esso¸ di un qualcosa che va oltre la verificabilità scientifica e la dimostrazione razionale logica. Questa è la lezione che viene dal vangelo di oggi: non fermatevi al fatto che avete mangiato¸ Gesù non è un fornaio¸ Dio non è soltanto un fornaio¸ Dio è molto di più¸ vi dà dei segni¸ non smettete di fantasticare partendo da questi segni. L’immaginazione è un elemento portante del pensiero religioso e della teologia. Immaginare¸ non speculare senza criterio ma immaginare con sobrietà e con attenzione. Direi¸ dopo magari arriveremo a dire di più¸ ma direi che per questa domenica la parola di Gesù¸ questa è l’opera di Dio¸ che crediate in colui che Egli ha mandato. Accontentiamoci di dare alla parola credere il significato che ha sempre avuto nell’ebraico¸ che era la lingua di Gesù¸ “Fidatevi¸ affidatevi¸ ascoltate¸ abbiate fiducia”. Credere non vuol dire… Se ci pensate bene questa è di nuovo quella riduzione materialistica di cui parlavo¸ credere non vuol dire: “E’ vero¸ stop”. No¸ non è umano questo¸ credere vuol dire prendere sul serio¸ interrogarsi¸ aver fiducia. Raramente il N.T. dice che bisogna credere le cose dette¸ bisogna credere nella persona. E’ come un padre che ha fiducia nella capacità di suo figlio ed un figlio che ha fiducia nella capacità di suo padre. Non può neanche prevedere quello che farà o che deciderภma confida in lui¸ conta su di lui. Noi abbiamo rovinato un po’ tutto dando l’impressione¸ e questo i protestanti ce l’hanno sempre rimproverato¸ ma ce lo rimproverano anche gli ortodossi orientali¸ credere significa ritenere per vero? No¸ credere significa affidarsi. Quando il cieco dice: “Mi aiuti che non so la strada?” non c’è niente di vero da credere¸ c’è semplicemente la fiducia nelle complesse capacità di una persona di portarlo attraverso un percorso difficile¸ cosí come chi va in montagna crede nella guida¸ anche se poi magari purtroppo cascano tutte e due. Il credere che Gesù chiede alla gente di Cafarnao è prima di tutto questo. L’opera di Dio non è fare una cosetta e dire: “Ho finito”¸ credere è “Avere fiducia in colui che Egli ha mandato”. Molta gente ha abbandonato la fede cristiana perché crede che la fede cristiana sia un blocco che impedisce all’intelligenza di ricercare e all’immaginazione di immaginare. Ma questo è colpa nostra¸ non del vangelo. Qualche volta gli ecclesiastici hanno dato questa impressione ma¸ in realtภquello che blocca l’immaginazione e impedisce di pensare molte volte è la filosofia materialistica¸ l’impressione che l’ipotesi scientifica sia non una ipotesi¸ neanche una teoria¸ sempre superabile da altre teorie¸ ma sia la verità. Non esiste la veritภesiste un cammino verso la verità ed il cristianesimo dice che più che un cammino nostro verso la verità c’è un cammino accompagnato. Credere vuol dire non rifiutare la compagnia di Gesù Cristo. Se sapessimo accontentarci di questo non vorrebbe dire accontentarci di poco¸ vendere la fede¸ svendendola a poco prezzo vorrebbe dire ritornare alla sensibilità di Gesù che insegnava¸ parlava alle folle però poi non le interrogava dicendo: “Adesso facciamo il verbale¸ lei firma”. No¸ andava¸ tornava¸ li rimandava a casa perché pensassero. Questo è il segno. Tutti i contenuti della vita cristiana sono un segno ricco di potenzialità. Trascurarli vorrebbe dire perdere una possibilità seria di accrescimento del nostro modo di capire le cose. Credere vuol dire avere fiducia in questa nobile¸ antica¸ sensata tradizione garantita¸ più che dagli errori che hanno commesso gli ecclesiastici¸ dalla santità irraggiungibile di Gesù che ha dato per noi la sua vita.