Il brano del vangelo che abbiamo letto precede immediatamente il racconto della moltiplicazione dei pani che sarà il vangelo di domenica prossima e quello che si può trovare di suggestivo in questa brano di vangelo è la differente attitudine di Gesù nei confronti dei discepoli rispetto alle folle e¸ insieme con questa¸ intrecciata con questa¸ la revisione¸ l’arricchimento o il cambiamento di valenza simbolica dell’immagine del pastore¸ del quale abbiamo già incontrato testi nel tempo pasquale¸ quando leggevamo il vangelo di Giovanni. Tant’è vero che il versetto “Le mie pecore ascoltano la mia voce¸ le conosco ed esse mi seguono” è proprio preso dal testo di Giovanni che abbiamo letto durante la Quaresima. La prima cosa che viene in mente leggendo questo brano¸ dicevo che è la diversa attitudine di Gesù nei confronti dei discepoli e nei confronti delle folle. Probabilmente i discepoli di cui si parla in questo brano sono soltanto i Dodici¸ perché vengono chiamati apostoli¸ qualche volta la parola discepoli designa un gruppo un pochino più ampio¸ che oltre ai dodici può comprendere anche altre persone¸ e secondo Luca anche alcune donne che frequentano Gesù con maggiore regolarità e di queste persone¸ come avete sentito¸ Gesù si preoccupa come farebbe con degli amici¸ con dei parenti. Loro gli raccontano quello che hanno fatto¸ quindi c’è una sorta di comunione¸ corresponsabilità reciproca. Gesù li ha mandati a predicare¸ loro tornano¸ riferiscono¸ raccontano dopo di che vengono trattati come dei familiari: “Venite in disparte voi soli¸ lasciate perdere gli altri¸ in un luogo deserto e riposatevi un po’”. E questa è quella sollecitudine di tipo familiare che¸ probabilmente¸ nell’antichità era abbastanza frequente tra il guru che faceva da maestro ed i suoi discepoli¸ direi¸ con un’atmosfera di maggiore uguaglianza nel rapporto. Gesù con i discepoli non fa il maestro con i bambini¸ li considera suoi amici¸ collaboratori¸ si preoccupa di loro¸ si ritirano insieme cercando di sfuggire all’assalto delle folle. Sotto sotto¸ in questa situazione che è molto verosimile¸ che però è nello stesso tempo¸ forse più caratteristica … Giovanni Battista¸ per esempio¸ non ha avuto di discepoli di questo genere¸ non risulta dai testi¸ ma il Battista era solitario¸ era una specie di battitore libero che agisca da solo. Quando poi ci sarà san Paolo avrà dei collaboratori¸ però sono pochi tre¸ quattro¸ cinque persone che variano. Dalle Lettere di san Paolo non risulta che si sia preoccupato di dire: “Riposatevi¸ dove mangiamo stasera¸ avrete da dormire”. Si può sottintendere tutto. Curioso che il vangelo questa preoccupazione la segnali per Gesù. Mi pare che sia ovvio che questa sia una cosa realmente accaduta e ricordata. Loro si ricordano che Gesù li trattava con sollecitudine da amico¸ non faceva miracoli per loro¸ semplicemente diceva: “Venite a riposare”¸ poi purtroppo tutto va a finir male perché arriva la folla ma è questa l’intenzione che conta. Ora mi pare che in questo piccolo episodio si possa vedere il nucleo di quella che poi sarà la gerarchia. Gerarchia è parola poco simpatica però vuol dire che nella Chiesa continua ad esistere questo gruppo di persone che si sente personalmente responsabile di continuare l’opera di Gesù e continuano questa condizione di vita che c’era stata durante la vita di Gesù. I discepoli del Battista¸ ammesso che ci siano stati¸ non hanno avuto¸ secondo quello che i testi ci raccontano¸ questo tipo di confidenziale rapporto¸ che è come quello di un’equipe al lavoro¸ ecco¸ questo voglio dire¸ oggi si direbbe che è un’equipe dove il boss qualche volta si impone¸ cosa che Gesù non fa. Li ha istruiti¸ li ha mandati¸ riferisce¸ non dà nessun giudizio e dice: “Bene¸ adesso andiamo”. Si crea quest’idea di comunione. La cosa curiosa è che questo tipo di gerarchia nata in questo modo¸ tende poi¸ dopo la Pasqua¸ ad estendere la medesima situazione a tutti i credenti. E la Chiesa originaria nasce come un gruppo di discepoli che sono tra di loro amici e fratelli. Più tardi la gerarchia diventa gerarchia¸ cioè diventa una specie di autorevolezza superiore a cui si dice: eccellenza¸ maestro… E può darsi che questo Gesù l’abbia intuito che poteva nascere perché in Matteo¸ non in Marco¸ c’è quel famoso brano che tutti conoscete: “Non fatevi chiamare Padre¸ non fatevi chiamare maestro¸ voi siete tutti fratelli”. E questo ci segnala una cosa interessante¸ della quale facciamo esperienza anche noi cioè questa specie di tensione che continuamente esiste fra i preti ed i laici nella Chiesa per cui i preti dovrebbero essere quelli che sono confidenzialmente più vicini a Gesù e¸ quindi¸ hanno un ruolo di guida¸ di pastore. Devono stare attenti a non diventare dirigenti¸ peggio ancora diventare lo staff dirigente e la Chiesa¸ le Chiese un po’ tutte¸ continuano a vivere con fatica questa condizione che è nata al tempo di Gesù. Le folle sono trattate con un certo distacco da Gesù. Le accontenta¸ quando arrivano si ferma con loro però¸ appena è il momento¸ le congeda e le folle se ne vanno. Non diventano il laicato che coopera¸ come si cerca di far succedere adesso nella Chiesa¸ non si sa neanche se credono¸ non credono. Sono delle persone beneficate ma che rimangono estranee. I discepoli stanno dalla parte del pastore¸ le folle rimangono pecore¸ pecore nel senso che l’immagine aveva nell’antichità cioè animali incapaci di difendersi¸ che non saprebbero trovare un pascolo da soli¸ bisogna dare loro tutto. La pecora non è il capriolo¸ il camoscio¸ tanto meno il lupo. La pecora è succube¸ la pecore deve essere protetta in tutto. Questo è il concetto antico¸ un concetto che oggi¸ usato nei confronti della società contemporanea¸ sarebbe del tutto offensivo perché oggi quella che si vuole è la compartecipazione¸ la corresponsabilità e sviluppare al massimo l’autonomia. Essere chiamati gregge oggi è un’offesa¸ nessuno vuol essere gregge. Ci sono ancora gruppi di popolazioni¸ non in Europa¸ che non sanno districarsi da soli perché intanto mancano loro i soldi poi¸ probabilmente¸ le competenze¸ i mezzi¸ la tecnica. Allora devono essere aiutati ma quello che conta¸ e qui c’è il punto nuovo che nella cultura biblica incomincia con Gesù. Quando Gesù vede le folle le pensa come pecore¸ come si usa al suo tempo¸ cioè povera gente che non ha neanche iniziativa però¸ quando le incontra¸ lui fa una cosa che la prima lettura ignora. La prima lettura parla di un Davide che viene¸ governa¸ comanda¸ fa¸ fa ritornare¸ fa partire¸ fa tutto lui. Gesù insegna e questa è la grande novità. In Grecia c’era già questa novitภè il mondo ebraico che forse ancora non la conosceva. Insegna¸ quando ha insegnato le licenzia perché l’insegnamento è quello che rende autonome le persone. E questa è una cosa interessante perché incomincia a nascere questo strano ed interessante modo di stare insieme che si chiama Chiesa¸ dove ci sono alcuni che sono in diretto contatto perché ci credono¸ lo amano¸ vogliono seguire la sua via¸ che sono quelli che poi si chiameranno gerarchie. E poi c’è tutta una folla la quale¸ dopo la risurrezione¸ non viene più congedata ma viene continuamente ammaestrata. Il vangelo di Matteo termina dicendo: “Andate¸ fate discepoli¸ ammaestrate tutte le nazioni” cioè quello che Gesù non ha fatto lo fanno i suoi ma con il suo stile che è quello dell’insegnare non del dominare¸ progettare tutto loro. Nell’antichitภve l’ho già detto tante volte¸ mancano le parole¸ si tratta di compartecipazione¸ corresponsabilitภautonomia¸ tendenza a rendere tutti autosufficienti¸ propositivi¸ gente che impara e poi¸ una volta imparato¸ interviene nelle decisioni. Io penso che l’idea fosse questa. Tra l’altro è interessante un fatto¸ sempre nel confronto fra Marco e gli altri evangelisti. Quello che in Marco viene fatto solo per gli apostoli: “Venite in un luogo in disparte e riposatevi”¸ in Matteo e Luca diventa una parola messa sulla bocca di Gesù che dice alle folle¸ questo è il punto nuovo che non c’è in Marco: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi e io vi darò riposo”. Io non so se Gesù le ha dette veramente queste parole¸ forse le ha dette e Marco non le ha registrate. Matteo e Luca si rendono conto che il modo con cui Gesù trattava gli apostoli adesso deve diventare il modo con cui¸ da risorto¸ con la potenza divina che non è più limitata dalla materialità del luoghi e degli spazi¸ può raggiungere tutti. Allora il Gesù che adesso ha detto agli apostoli: “Venite e riposatevi” diventa¸ in Matteo e Luca¸ il Gesù ideale¸ il Gesù divino che dice: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi e io vi darò riposo”. E la seconda lettura¸ che viene dall’ambiente paolino anche se non è di Paolo¸ porta avanti questi pensiero perché i “tutti” che vengono¸ “Venite a me voi tutti”¸ è diventato¸ secondo il testo di Efesini¸ l’ingresso dei pagani¸ che non vengono più considerati dagli ebrei come gli ultimi arrivati¸ immeritevoli ma sono un’unione fraterna¸ come era Gesù con i discepoli. E’ la nostra pace¸ colui che ha fatto di noi una cosa sola¸ abbattendo il muro di separazione che ci divideva cioè l’inimicizia. L’ha fatto con la sua croce e tutte queste sono cose che vengono alla luce dopo la Pasqua. Nella vita del Gesù terreno se ne trovano piccoli indizi che vengono sviluppati dopo. Creare in sé stesso¸ dei due¸ un solo uomo nuovo¸ che è un collettivo¸ andava tradotto”Una sola umanità nuova” facendo la pace per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo per mezzo della croce. Ecco la Chiesa che diventa la grande unità e la finale del brano che avete letto indica proprio questa consapevolezza che adesso non siamo più pecore¸ siamo tutti protagonisti: “Per mezzo di lui¸ infatti¸ possiamo presentarci gli uni e gli altri al Padre in un solo Spirito”. Non c’è più neanche bisogno del sacerdote che prega lui. Tutti: pagani¸ ebrei possiamo presentarci gli uni e gli altri¸ il Padre in un solo Spirito. E’ l’elevazione al massimo della dignità pensabile in una concezione religiosa della vita. Tutti insieme uguali¸ senza differenze¸ capaci di presentarci a Dio. Quella era una cultura in cui si aveva paura di presentarsi al pater familias. Lo schiavo bussava con timore “Ci presentiamo a Dio”. Ecco è diventato veramente universale l’ “Andiamo insieme a riposarci un po’”. La Chiesa è questa parola rivolta a tutti. Tutti ugualmente degni e ugualmente accolti da Dio come degli amici¸ per stare insieme con lui nella pace. |