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Omelia XII DOM. T.O. B del 21 Giugno 2009

Sarebbe curioso fare la storia di come è stato interpretato questo brano di Marco¸ ma non c’è tempo di fare questo. Però si possono¸ già dalle letture che sono state scelte quando il lezionario venne compilato negli anni immediatamente dopo il Concilio¸ si può capire come allora era stata impostata¸ attraverso la prima lettura e il salmo l’interpretazione di questo testo. L’idea dominante era che¸ attraverso questo episodio della tempesta sedata con la parola¸ l’evangelista intendeva presentare Gesù come colui che¸ alla pari di Dio¸ essendo il creatore del mondo¸ ha il potere su tutte le forze della creazione. Dio ha creato con la parola e a Gesù basta una sola parola per intervenire contro il mare in burrasca ed il vento che soffia. Quindi era una interpretazione più che giusta¸ è stato giustamente interpretato come un brano che¸ nella sua apparente semplicitภvuole in realtà rivelare l’identità di Gesù con il Dio creatore. Lui partecipa del medesimo potere di colui che ha creato il mondo e non solo¸ ma¸ come Dio creatore del mondo¸ qualche volta nella storia del suo popolo e qualche volta anche per l’aiuto a delle singole persone all’interno del suo popolo¸ è intervenuto a sospendere la regolarità dei fenomeni naturali¸ come il miracolo sulla natura¸ cosí anche Gesù¸ per fare un favore ai suoi discepoli spaventati¸ ha fatto cessare immediatamente una tempesta che¸ per natura sua¸ sarebbe cessata nel giro di due¸ tre ore ma lui ottenne con immediatezza questo effetto perché è colui che ha il potere sulle forze della natura. Una concezione questa¸ come capite bene anche voi che nel mondo antico era abbastanza facilmente credibile perché il mondo antico¸ anche nelle persone meno religiose¸ però nel mondo antico era comune la convinzione che ci sono delle potenze sovrumane che regolano il moto degli astri¸ il variare delle stagioni e delle temperature e quindi le potenze della natura fossero nelle mani di esseri superiori¸ gli angeli per gli ebrei ma Zeus e gli dei per i greci¸ cioè che ci fosse una serie di intelligenze che gestiva la rottura¸ questo era convinzione comune nel mondo antico. Allora non era difficile pensare che Gesù era ancora più grande di tutte queste immaginarie¸ immaginarie per noi¸ molti allora credevano che realmente esistessero queste forze divine¸ queste divinità che gestivano il sole¸ la pioggia¸ il mondo. Ora¸ dicevo¸ tutto questo nella cultura antica era facilmente credibile e risultava un concetto chiaro questo di collocare Gesù al di sopra di tutta questa serie di potenze che la cultura¸ generalmente allora diffusa¸ riteneva fossero esistenti e fossero responsabili di quasi tutto quello che accade soprattutto nell’atmosfera. Oggi l’uomo moderno¸ cioè tutti noi¸ fa un po’ più fatica a credere a queste cose perché sa che ci sono dei fenomeni di tipo meccanico – fisico che regolano le temperature¸ il movimento delle nubi¸ i venti¸ il comportamento delle masse d’acqua¸ tutte cose di cui si sapeva qualcosa anche allora ma quello che si sapeva allora dal punto di vista scientifico sperimentale era assolutamente minimo. Oggi direi che quello che sappiamo riesce a coprire gran parte della conoscenza di come avvengono questi fenomeni. Allora è molto più difficile per noi mettere delle figure divine come i responsabili di queste cose. Per questo dire che Gesù ha il potere di calmare la tempesta e di fermare il vento¸ lo possiamo ancora ripetere ma ho l’impressione che non abbia una risonanza né facile né positiva nel nostro modo di riflettere¸ ci domandiamo che senso abbia tutto questo. E qui bisognerebbe aprire il discorso che diventa sempre più difficile: ad ogni scoperta scientifica e ad ogni applicazione tecnica che si aggiunge alla serie già prodigiosa di tutte queste cose diventa sempre più difficile cercare di collocare in maniera esatta Dio nella sua relazione con la natura. Noi diciamo che Dio ha creato la natura ma ci sfugge¸ molto più di quanto non fosse nella cultura antica¸ la possibilità di immaginare se e come eventualmente la governi. Ecco perché l’immagine che viene data delle letture bibliche¸ che sono ovviamente letture della cultura antica¸ sono belle¸ ci piacciono¸ le gustiamo come cose furbe ma a livello meramente di ammirazione estetico – letteraria di una visione delle cose tipica del passato. Quando Gesù dice al vento ed al mare: “Taci¸ calmati” lo tratta come un bambino capriccioso. Gli esegeti hanno osservato che sono le stesse espressioni con cui tratta il demonio quando lo scaccia dagli indemoniati. Anche questa è una cosa che oggi facciamo fatica a collocare in uno schema razionale di interpretazione. A loro faceva impressione: “Come è bravo Gesù¸ gli bastano due parole¸ come farebbe un papà con il bambino che fa i capricci. Com’è superiore al demonio¸ come è superiore a Nettuno il dio del mare”. Oggi Nettuno non c’è più. Allora ammiriamo la finezza di quel “Taci¸ calmati¸ lasciaci dormire!”. Giobbe è ancora più curioso perché presenta il mare come un bambino piccolo e Dio gli cambia il pannolino¸ lo fascia con una nuvola oscura e lo veste di nubi. Se non è un bambino piccolo è un uomo. E’ bella l’immagine¸ è geniale anche se si adatta poco alla massa delle acque¸ ma è un modo per dire: “Per Dio il mare è come un bimbo capriccioso¸ quant’è grande Dio¸ quant’è potente!”. Poi gli mette il chiavistello e due porte dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre”. Chiavistello e porte per la massa d’acqua ci pare meno elegante dal punto di vista della fantasia dell’autore del Libro di Giobbe ma ribadisce il concetto. Questo rapporto di Dio con le cose viene visto in questo modo estremamente antropomorfico. Tutto questo è bello¸ tutto questo ci piace leggerlo ma il problema è come possiamo dargli una consistenza di verità nella nostra formazione mentale di tipo sperimentale – scientifico. Come trasporre queste immagini di dominio adulto – bambino¸ per cui Dio di fronte alle potenze della natura è come un adulto di fronte ad un bambino capriccioso. Come si fa queste cose a dirle con un linguaggio che conviva pacificamente nella nostra mente con la conoscenza scientifica¸ scientifica ma a livello da scuola media¸ che noi possiamo avere del mondo. Tutto questo lo dico semplicemente per segnalare una difficoltà e come potrebbe sembrarci un po’ estranea alla nostra immediata comprensione delle cose questa sequenza di letture bibliche. Se ne accorgono anche i teologi¸ gli interpreti¸ gli studiosi e fanno fatica anche loro a cavarsela in questo tentativo di mettere d’accordo un testo al quale vogliamo credere¸ intendiamoci bene¸ ma ci troviamo un momentino estranei¸ come una cosa che non ci risulta più immediatamente chiara. Allora¸ per esempio¸ c’è qualcuno il quale suggerisce¸ per il momento¸ di sospendere questa immagine <Dio e la natura> e quasi scherzando¸ ma la cosa non è cosí sciocca¸ dice: “Ma guardate che il prodigio più grande di cui si parla in questo vangelo non è aver calmato la tempesta ma è il fatto che Gesù durante la tempesta dormisse.” Questo è veramente anche per noi un prodigio miracoloso. Il barcone di Pietro al massimo era un barcone che poteva contare una ventina di persone¸ c’erano sopra probabilmente dodici discepoli affannati con qualche secchio a buttar fuori l’acqua che continuava ad entrare nella barca¸ gente che aveva paura di annegare. La barca era agitata e lui dorme a poppa su un cuscino. Anche ammettendo che Marco esageri un po’ a mettere a confronto l’ansia dei discepoli con la calma di Gesù¸ è questa la cosa completamente diversa dallo schema interpretativo precedente¸ come fa Gesù a dormire? Il prodigio che lui ci presenta perché ci pensiamo sopra potrebbe essere quello della tempesta sedata¸ ma prima di quello ce n’è un altro nel testo che forse potrebbe interessarci di più dal momento che tocca la nostra personale esperienza. A me basta un piccolo guaio del pomeriggio e non dormo la notte. Come fa Gesù a dormire nella barca? E perché¸ quando poi tutto è finito rimprovera i discepoli dicendo: “Perché avete paura¸ non avete ancora fede?”. Cosa c’entra la fede con la paura? La lezione che il vangelo vuole darmi riguarda il cosmo¸ Dio e la natura o riguarda piuttosto in maniera più modesta¸ più misurata l’autocontrollo di noi uomini? Il Gesù che dorme si contrappone ai discepoli che credono di morire e lo svegliano¸ perché? Il bravo commentatore suggerisce perché Gesù e convinto della presenza di Dio è uno pieno di fede. Lui vive nella certezza che il Padre non abbandona le creature umane che considera come figli ed è per questo che Gesù è tranquillo e sereno. Allora il miracolo e la lezione diventa un altro¸ anche questo forse non è facilissimo da condividere ma è più pulito del precedente. Se tu nella vita avessi veramente fede¸ fede in che cosa? Ma fede che c’è una ragione ed una bontà che ti proteggono qualunque cosa accada perché per te Dio devi pensarlo come un padre nei confronti del suo figlio piccolo. Allora non è più il mare il bambino¸ diventiamo noi. Se tu di questo rimani convinto ti accorgerai di quante volte nella vita¸ nonostante qualunque cosa possa succedere¸ rimani calmo¸ riesci perfino a dormire¸ anche nel problema più angustiante e difficile perché sai che Dio non calma le tempeste¸ non guarisce le malattie¸ non elimina i terremoti e le disgrazie ma¸ in ogni caso¸ ti vuol bene ed è capace¸ chissà come e chissà in che modo¸ di fare in modo che possa servire al tuo bene qualunque cosa. Paolo lo dice molto bene al capitolo 8 della Lettera ai Romani da cui è tratto il brano della seconda lettura: “Se Dio è con noi niente potrà essere contro di noi¸ neanche la morte”. Il prodigio mi dice che lui ha calmato la tempesta¸ la fede mi dice che io non so che cosa Dio possa fare ma so che può fare qualcosa e lo farภnon so come e non so quando ma so che¸ altra frase di san Paolo¸ “Tutto concorre al bene di coloro che Dio ama”¸ anche la disgrazia. Allora uno comincia a stare meglio¸ gli rimangono tutti i guai fisici esterni¸ rimangono tutti¸ ma lui acquista il dono della calma. Sempre questi commentatori osservano un altro gioco di parole che c’è nel testo “Perché avete paura? E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: “Chi è costui?”. Le due parole sono diverse anche in greco¸ che differenza c’è tra dire paura e dire timore? La paura ti blocca¸ il timore ti ferma¸ ti fa pensare¸ ti fa riflettere. Il timore ti incute volontà di ricerca e di rispetto¸ la paura ti dà invece una reazione che ti fa perdere il controllo di te. Perdi la testa con la paura. Il timore¸ invece¸ ti rende più vigile¸ più attento¸ più creativo. Certo¸ non voglio giocare solo sulle parole però è curioso questo fatto. Il timore ti fa pensare¸ la paura ti blocca il pensiero. La prima grazia che il Signore ci fa¸ quando ci capita nella vita qualcosa che ci coglie di sorpresa e di fronte al quale rimaniamo smarriti¸ è liberarci dalla paura e farci passare al timore. Poi forse pian piano dal timore si passa dalla speranza¸ alla fiducia. Ecco¸ la fede è questa manovra del nostro spirito: “Non sono solo¸ c’è qualcuno che ce la fa a dormire in questa situazione. Dio dorme perché ha una soluzione nel cassetto¸ la tirerà fuori a suo tempo. Voglio dormire insieme con lui”.