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Omelia ASCENSIONE B del 24 Maggio 2009

L’Ascensione¸ come abbiamo detto tutti gli anni¸ in sostanza è identica alla Pasqua perché l’unico evento reale è la glorificazione da parte di Dio dell’umanità di Cristo che¸ unita da sempre al suo pensiero¸ al suo Logos¸ è venuto fra gli uomini ed ha preso su di sé la miseria della condizione umana fino alla morte e¸ a conclusione di questo atto di caritภa questo atto di amore¸ di rinuncia a sé stesso¸ anche l’umanità di Cristo viene assorbita¸ in un certo senso¸ nella divinità del Verbo e diventa una realtà divina. Questa è la Pasqua. I primi testimoni¸ i primi credenti¸ i primi discepoli¸ chissà come sono arrivati a capire la natura di questo avvenimento¸ del quale erano stati testimoni? Difficile ricostruire i passaggi che sono avvenuti nelle loro menti¸ le diverse prospettive¸ interpretazioni¸ immagini che devono aver coltivato. Tutti erano convinti che era successa una cosa decisiva per la storia di tutta l’umanitภil problema era cercare di capire¸ di esprimere anche¸ come si poteva¸ raffigurare¸ come si poteva raccontare questo avvenimento. E devono essere nate diverse ipotesi. Cioè¸ alla domanda: ma insomma¸ che cosa ne è stato di Gesù? Probabilmente si sono date risposte diverse nei primi anni della fede. Pian piano¸ poi¸ queste diverse risposte si sono cristallizzate¸ solidificate in alcuni testi scritti che sono quelli che noi adesso leggiamo nel N.T. e che continuano ad essere tra di loro diversissimi. La finale del vangelo di Marco¸ che abbiamo letto in parte come vangelo¸ che non è di Marco¸ non faceva parte del vangelo¸ è un’aggiunta al vangelo che secondo gli studiosi venne fata all’inizio del secondo secolo¸ dopo il 100¸ però¸ esaminata nelle parole e nelle frasi¸ dimostra di essere antica¸ per non dire arcaica¸ quindi è un testo appiccicato al vangelo di Marco che mancava di una conclusione appiccicata al vangelo di Marco in epoca molto tarda ma è un testo vecchio. Direi che fa un po’ tenerezza questo testo della finale di Marco¸ soprattutto quando elenca i segni che accompagneranno quelli che credono¸ che sono cinque: scacceranno i demoni¸ parleranno lingue nuove¸ prenderanno in mano i serpenti¸ se berranno qualche veleno non recherà danno e poi l’ultimo¸ quello più serio¸ imporranno le mani ai malati e questi guariranno. E’ chiaro che alle spalle di questo testo sta un’esperienza tra il fachiro¸ il circo equestre e il guaritore. Prendere in mano i serpenti… forse è successo¸ chi lo sa. Non si inventa nulla nei testi storici¸ si trasforma¸ si modifica¸ ma sotto¸ sotto c’è qualcosa di reale. Le lingue nuove sono testimoniate anche da altri testi¸ compreso Paolo¸ che è molto serio e¸ direi¸ critico nel suo modo di presentare le cose. Scacciare i demoni… si¸ certamente il cristianesimo antico è stato prima di tutto un movimento esorcistico¸ come lo era stato Gesù nella sua vita poi¸ pian piano¸ queste cose sono scomparse ma già gli studiosi che vorrebbero sapere da dove viene questa idea dei serpenti trovano una notizia negli Atti degli Apostoli dove san Paolo ha curato e¸ direi¸ ha neutralizzato le punture di una vipera¸ poi non ci sono altre testimonianze. Da dove viene questa idea che uno dei segni dei credenti¸ notate di tutti non soltanto degli apostoli¸ sarà questa? Sono testi curiosi che¸ tra l’altro¸ direi sono anche prova dell’ingenuità e quindi sotto sotto della sincerità di chi scrive questi testi. Non sono decisivi¸ non è rimasto quasi niente di tutto questo¸ il cristianesimo nel mondo non è stato utile perché scaccia i demoni¸ parla in lingue¸ gioca coi serpenti¸ beve i veleni e non ne ha danno. Nel caso di Lucrezia Borgia poteva essere utile questo ma non c’è stato neanche lí. E’ un cristianesimo¸ direi¸ popolare¸ esteriore però è curioso perché in India ci sono ancora queste esperienze¸ il giocare coi serpenti e dominarli è ancora un segno di una capacità umana di gestire ciò che nella natura sembra sfuggire al nostro potere che desta ancora ammirazione. Direi che è l’equivalente primitivo del dominio che la tecnica esercita sul creato¸ l’incantatore di serpenti¸ colui che fa ciò che sembra impossibile. Il cristianesimo è ricco di tutta questa varietà di elementi. A noi il vangelo dice poco ma è stato un modo di presentare la potenza che Cristo¸ che è stato con noi e ci conosce adesso vive in Dio ma sa cos’è l’uomo¸ conosce quello che l’uomo desidererebbe fare e ce lo dona ¸ e questi doni¸ sostanzialmente inutili¸ segni inconsistenti¸ forse sono stati sperimentati ma non è questa la sostanza della comprensione di cos’è diventato Gesù Cristo adesso che Dio lo accoglie anche come uomo nella sua potenza? Luca negli Atti degli Apostoli segue un’altra pista¸ che poi è ripresa anche da altri testi compreso quello di Giovanni: Cristo è diventato uomo che rappresenta tutti noi in quanto uomini di fronte all’onnipotenza divina. E’ l’avvocato che intercede per noi¸ come diceva un prefazio di Pasqua e come dice la Lettera agli Ebrei¸ cioè è Dio che è venuto a provare cosa significa vivere da uomini¸ ha assaporato la sofferenza e la morte¸ adesso è in Dio. Si ricorderà di noi? Cosa ci darà? Non ci fa vedere i serpenti¸ ci darà altre cose che corrispondono a quel bisogno nostro che lui ha sperimentato quando ha vissuto tra noi. E’ colui che ci garantisce che l’onnipotenza di chi ha inventato e regge l’universo capisce quello di cui abbiamo bisogno. Allora si va oltre questi segni e si arriva¸ per esempio¸ al bellissimo testo della Lettera agli Efesini “Ci riempie dei suoi doni”. Anche qui c’è un elemento¸ nella seconda lettura¸ che è arcaico¸ loro han bisogno di trovare profezie nell’A.T. che confermino quello che intuiscono sulla potenza di Gesù¸ le cercano¸ probabilmente non hanno neanche a disposizione¸ o non sanno leggerli¸ i rotoli completi¸ allora vanno ad orecchio e trovano nel salmo 67 o 68¸ a seconda della diversa numerazione¸ che è un salmo che dà resoconto di una vittoria in battaglia¸ trovano la frase “Asceso in alto ha portato con sé prigionieri¸ ha distribuito doni agli uomini”¸ che forse nel salmo non si riferiva neanche a Dio¸ e pensano: “Ecco¸ questa è la frase che anticipa quello che ha fatto Gesù¸ è sceso¸ cioè prima si era abbassato al nostro livello poi è tornato su ma non si è dimenticato di noi¸ anzi è salito con le mani forate per ricordarsi di cosa hanno bisogno gli uomini e¸ allora¸ ci ha dati i doni”. I prigionieri non c’entrano¸ fanno parte per citare il versetto perché era un canto di vittoria militare. “Ci riempie di doni” ma quali sono i doni? Allora capite che Ascensione significa: adesso abbiamo presso Dio la nostra rappresentanza sindacale¸ uno che difende¸ che presenta a Dio le nostre richieste¸ che fa capire a colui che si deve occupare di mondi immensi che a noi occorre qualcosa che ci serva nella vita. E il vangelo pensa a bere i veleni che è un modo per dire: non essere più minacciati da quelli che non conosciamo nella natura che ci circonda e che qualche volta ci coglie di sorpresa¸ ci fa ammalare e ci fa morire. Adesso a questo cercano di pensare i medici che inventano le influenze messicane. La seconda lettura va più a fondo e¸ a pensarci bene¸ dice: Gesù¸ che ci conosce¸ ci ha dato una struttura di societภci ha fornito un modo di stare insieme¸ di organizzarci come comunità: ha dato ad alcuni di essere apostoli¸ ad altri di essere profeti¸ ad altri di essere evangelisti¸ ad altri di essere pastori e maestri per preparare i fratelli a compiere il ministero¸ servizio reciproco¸ allo scopo di edificare il corpo di Cristo perché Cristo vuole che tutti diventiamo¸ grazie a lui¸ come lui gente salvata¸ gente protetta¸ gente assistita¸ perché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio¸ fino all’uomo perfetto. Bella quest’idea dell’uomo che diventa veramente quello che capisce di poter essere e di dover diventare: forte ma non prepotente¸ intelligente ma non superbo¸ che è quello che stiamo cercando anche noi. Allora nasce questa idea. Ecco perché è disceso e adesso che è risalito¸ cioè non è più tra noi¸ non è semplicemente un episodio da ricordare felice¸ illuminante¸ abbiamo veramente una direzione che ci viene dall’alto e si concretizza in questo nuovo modo di stare insieme¸ di organizzarci che è la Chiesa di allora dove c’è chi insegna¸ chi ricorda¸ chi parla¸ chi fa la carità allo scopo di diventare tutti quello che dobbiamo essere¸ e poi c’è il tema che probabilmente hanno preso a prestito dalla cultura greca¸ perché non è ebraico¸ tutti però¸ tutti uniti. L’idea di una unità di tutti non è dell’A.T. è invece diffusa nella cultura greca¸ non per nulla¸ secondo alcuni¸ anche se la cosa appare superficiale¸ anticipa in parte¸ attraverso le strutture dell’impero romano¸ la globalizzazione che adesso cerca di raggiungere tutto il mondo: essere uno sempre sopprimere le diversità però eliminando le lotte e con ogni umiltภdolcezza¸ magnanimitภl’importante è magnanimitภquella larghezza d’animo¸ “Sopportandovi a vicenda nell’amore¸ avendo a cuore di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace”. Un’unità profonda quello dello Spirito con il legame che è la pace¸ un solo corpo¸ un solo Spirito. C’è una insistenza sull’uno perché il mondo antico¸ e soprattutto il mondo greco era preoccupato¸ si sentiva a disagio quando c’era una diversità non organizzabile in un sistema¸ si spaventava¸ quando qualcosa non riusciva ad entrare dentro in una rassicurante trama di relazioni. Del resto è cosí anche adesso¸ l’eccezione¸ la novità ci spaventano. E¸ allora¸ ecco tutto questo è frutto di questa riflessione su che cosa è stata la conclusione finale della presenza di Dio in Cristo: è stata la possibilità di realizzare tra gli uomini questa unità che incomincia ad esistere nella comunità dei credenti. Quello che più può creare contrasto oggi è questo: che il “tutti” della Lettera agli Efesini “Tutti perché una sola è la speranza di tutti”¸ quando la Lettera venne scritta¸ probabilmente¸ indicava tutti gli uomini allora conosciuti e loro speravano che predicando li avrebbero aggregati tutti. E’ stata poi la storia successiva dei duemila anni che sono venuti dopo che ha fatto capire che non tutti ci stanno. E adesso noi cristiani viviamo questa strana contraddizione¸ diciamo tutti ma ci domandiamo se questo tutti vale solo per i battezzati¸ che sono quattro gatti e diventeranno sempre meno¸ molti vorrebbero essere sbattezzati¸ ed allora ci domandiamo che senso ha ancora parlare di queste prospettive universali e totalizzanti come l’Ascensione per una Chiesa che si dà ancora le arie di essere Chiesa mondiale ma che in realtà sta diventando una setta tra le tante¸ con ancora molti ornamenti¸ prosopopee¸ ma in realtà un gruppettino. Quando in chiesa siete qui in centodieci dicono: “Quanta gente c’è alla messa di don Cavedo!”¸ cento persone¸ quando va bene¸ facciamo ridere. Il nostro dramma è questo: il tutti sono i miliardi di abitanti della terra¸ l’Ascensione ci ricorda che a Dio interessano tutti¸ non i cattolici¸ non i gruppettini. Come facciamo a diventare i portatori dell’unità di tutti? Bisogna cambiare quasi del tutto il modo di funzionare della Chiesa¸ non tornare a vecchi rituali ma avere il coraggio di tentare e dire no. E l’unica speranza è¸ non certamente nelle gerarchie ecclesiastiche¸ che tra l’altro hanno il compito di custodire la memoria del passato¸ ma nella vitalità e nella creatività di cristiani¸ unità giovanile¸ pieni di fantasia e di capacità di provare cose nuove.