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Omelia III PASQUA B del 26 Aprile 2009

Ci sono alcune cose nelle letture che abbiamo fatto che potrebbero disturbare l’ascoltatore attento. La prima¸ molto superficiale e che dico più per scherzo che seriamente¸ è che la prima lettura non è certo politicamente corretta perché salva Pilato e dà la colpa della crocifissione agli ebrei¸ il che oggi è proibito affermare. Per fortuna alla fine della lettura Pietro si dimostra buono e generoso: “So che voi avete agito per ignoranza¸ come pure i vostri capi”. Questo significa che anche nel Libro degli Atti¸ e questo è ancora di più politically incorrect¸ la colpa è anche della gente e non solo dei capi: “Avete agito per ignoranza”¸ questa è l’attenuante. Volevo dire che nella prima lettura il consueto atteggiamento di denuncia dell’errore¸ se hanno agito per ignoranza non è una colpa ma un errore¸ la consueta denuncia che è caratteristica del N.T. dell’errore compiuto dagli ebrei nei confronti di Gesù Cristo è ancora presente come lo è in tante letture che abbiamo incontrato. Quella di questa mattina è particolarmente insidiosa perché assolve Pilato: “Pilato cercava di liberarlo voi invece avete insistito perché venisse condannato”¸ quindi tende ad assolvere i romani da qualunque colpa mentre giustifica il comportamento degli ebrei¸ che ritiene responsabili¸ come un atteggiamento di ignoranza. E’ interessante riflettere su questo modo di ragionare e di valutare le cose del N.T. Purtroppo¸ io scherzavo dicendo che questi sono ragionamenti oggi tabù però in parte è vero¸ quello che poi è successo nella storia¸ e soprattutto in anni recenti¸ ci impedisce di poter essere equilibrati e oggettivi quando si parla dell’ebraismo nei suoi rapporti con il cristianesimo. E’ colpa nostra¸ o meglio¸ è colpa della Germania nazista se questo è accaduto e di quei paesi che non hanno impedito e ostacolato che si compisse la shoah e ritornare ad avere un modo oggettivo di ricostruire il processo di Gesù e le rispettive responsabilità è diventato praticamente impossibile. Ma questa è una prima difficoltà che possiamo lasciar perdere. La seconda difficoltภche ci tocca più da vicino¸ si trova nel vangelo ed è l’immagine di Gesù Cristo risorto che mangia. E’ irritante per molti di noi questa descrizione della fisicità del corpo di Gesù risorto perché ci pare inutilmente esagerata. Forse Luca scriveva queste cose con la buona intenzione di assicurare i suoi lettori che Gesù era veramente risorto¸ nella completezza della sua persona¸ ma questa insistenza sulla fisicità e sulla corporeità che comprende anche l’atto di mangiare a noi sembra come minimo di cattivo gusto¸ per non dire addirittura impropria. Io nella lettura ho anche cambiato una parola perché i revisori della traduzione non hanno avuto il coraggio di usare il termine spirito ed hanno usato la parola fantasma. In realtà il testo greco dice pneuma che è la parola che normalmente si traduce sempre con spirito e infatti se voi andate a consultare una Bibbia ci sarà una nota la quale vi dice che questo è l’unico caso in tutto il N.T. in cui la parola spirito ha il significato di fantasma e questo è anche vero. Non so se è stato bene mantenere il termine fantasma che c’era già nella vecchia traduzione: “Sconvolti e pieni di paura credevano di vedere un fantasma” cioè uno spirito e lui risponde: “Lo spirito non ha mani e piedi come ho io” e quindi è chiaro che lo scopo di questo testo è in primo luogo quello di sottolineare l’apparenza di corporeità che il Risorto possiede e che ha manifestato ai suoi discepoli. Perché questa insistenza sulla corporeità? E’ difficile rispondere a questa domanda. C’è anche un altro testo nel N.T. che insiste su questo ed è¸ paradossalmente¸ nel vangelo che passa per essere il più spirituale di tutti¸ è quello di domenica scorsa: qui si mangia e là si chiede a Tommaso di mettere il dito nelle piaghe. Tommaso non lo fa ma si può immaginare che se avesse messo il dito nelle piaghe avrebbe sentito la consistenza della carne. Ed è strano che i due vangeli che potrebbero aspirare ad una patente di spiritualismo¸ soprattutto il quarto vangelo¸ quello di domenica scorsa¸ insistono molto su questo tema della corporeitภperché? Non è facile dare una risposta a questo. Con ogni probabilitภperò¸ se si vuole essere benevoli come è nostro dovere di credenti esserlo¸ deve essere giudicato questo un tentativo di far capire una cosa nuova che non ha in fondo precedenti cioè la cultura normale conosce il corpo come il nostro e¸ in alternativa¸ a livello di fantasia¸ conosce il fantasma. Fantasma che non è neanche spirito¸ devo dire¸ è meno ancora¸ è una pura immaginazione¸ è un essere di tipo mitico-magico¸ privo di qualunque realtà e consistenza e¸ soprattutto¸ anche nel mondo antico¸ il fantasma è un morto che rimane morto che si presenta ai vivi con l’attitudine e le caratteristiche di un morto. Il fantasma non è uno che ritorna in vita¸ il fantasma è il morto che si presenta come morto e¸ in genere¸ per spaventare o per prendersi gioco di coloro ai quali si dice che si manifesti. E’ una figura grottesca il fantasma¸ e lo era anche nel mondo antico¸ è figura che può prestarsi a livello popolare a dei timori infondati. Ecco perché si dice che loro si spaventano credendo che sia un fantasma. Fantasma acquista poi qualcosa non dico di demoniaco ma certamente di non protettivo¸ di non salvifico. Ci può anche essere la figura in un romanzo di un fantasma benefico ma il fantasma è esattamente la non realtภè la fantasia. D’altra parte i primi cristiani non volevano neppure che si pensasse che Gesù era risorto come Lazzaro¸ per morire un’altra volta¸ perché a quel tempo circolavano appunto soltanto questi due poli¸ queste due idee tra di loro contrapposte: il morto che risorge e ritorna come era prima¸ ed allora è in carne ed ossa e morirà di nuovo¸ è un prolungamento della vita non decisivo¸ è la risurrezione di Lazzaro e¸ all’opposto¸ c’è il fantasma cioè il vuoto¸ il nulla. E’ vero che qui la parola spirito significa l’aria¸ il niente¸ un qualcosa che se tu arrivi con il bastone o con la mano e lo tocchi non ti respinge¸ non resiste¸ non ha consistenza¸ è il niente. I primi cristiani¸ questo è interessante perché sotto sotto fa capire che c’è una esperienza storica diversa sia da quella dell’uomo fisicamente risuscitato come Lazzaro¸ sia dal fantasma. Loro devono trovare un modo per dire che Gesù è vivo ma non è vivo come un morto tirato fuori dalla tomba¸ come uno zombie e non è neanche puramente vivo come – ecco il punto – come un angelo¸ cioè come un puro spirito¸ come qualcosa che non ha più possibilità di contatti veri con questo mondo che può essere anch’esso accusato di essere una creazione della nostra fantasia. C’è qualcosa di nuovo¸ c’è uno che vive¸ che mantiene unito a sé il ricordo della sua esperienza terrena ma che nello stesso tempo è completamente al di fuori della precarietà e della mortalità che domina l’esperienza terrena. Il fatto di descrivere uno spirito che mangia è un tentativo¸ se volete ingenuo¸ primitivo¸ criticabile¸ una bozza di tentativo però per esprimere questo concetto¸ che loro si rendono conto che non ha precedenti¸ che è nuovo… Esistevano leggende¸ come quelle di Lazzaro¸ di morti resuscitati dalla tomba ma non era questo che loro volevano dire di Gesù. Esistevano anche nel mondo greco racconti di apparizioni di divinità trasfigurate ma non era questo che volevano dire. Non volevano che Gesù apparisse come una delle tante possibili fantasie su esseri celesti che compaiono e scompaiono¸ doveva essere lo stesso Gesù di prima¸ vivo¸ ma vivo veramente¸ in maniera inedita. Ecco allora perché Luca e Giovanni cercano di inventare¸ di strutturare linguisticamente¸ di creare questa immagine in sé contraddittoria ma che va apprezzata per questo tentativo di dire l’ignoto. Gesù è un caso unico¸ Gesù non si può assimilare né alla leggenda dal morto che risorge né all’idea del fantasma che appare. E’ a metà strada tra le due¸ è una cosa nuova. Compare all’improvviso. Notate che mentre nel vangelo di domenica scorsa si nominano le porte chiuse e si dà l’impressione che Gesù entri attraverso le porte chiuse¸ il testo di Luca è diverso¸ e qui la riforma della traduzione ha rispettato il greco e lo ha migliorato¸ non dice che apparve come diceva il vecchio testo “Gesù in persona comparve in mezzo a loro” perché il verbo greco è semplicemente stette in piedi. Gesù stette in mezzo a loro¸ quasi a dire c’era già perché Gesù adesso è dappertutto¸ è spirito ma nel senso teologico del termine e si visibilizza¸ era giusto anche comparve ma è come dire: “C’era già e ad un certo punto di è coagulato in qualcosa di visibile¸ non è fantasma¸ non è carne risuscitata e mangia”. Qualche commentatore ha osservato che questa idea del mangiare potrebbe essere stata mutuata dal Libro di Tobia¸ un libro bello del quale ho già parlato bene in altre occasioni¸ poco conosciuto. Quando l’arcangelo Raffaele¸ che è il protagonista del Libro di Tobia¸ l’arcangelo Raffaele che è apparso in forma umana come se fosse un giovanotto che doveva fare un viaggio ed ha accompagnato il figlio del vecchio Tobia a casa di Sara¸ che poi è stata da lui sposata¸ ed ha trovato un pesce il cui fegato è servito per guarire la cecità del padre¸ quando il bravo arcangelo Raffaele ha compiuto tutte queste cose lo salutano¸ gli chiedono cosa devono dargli in compenso. “Non datemi nulla” e poi spiega “Voi mi vedevate mangiare ma quando mangiavo in realtà io non mangiavo nulla¸ era solo un’apparenza”. Ed allora può darsi che l’evangelista Luca¸ che conosce il Libro di Tobia¸ abbia mutuato da là questa immagine. Cristo è uno che vive come vivono gli angeli però è stato veramente uomo ed allora prende in prestito questa immagine del mangiare. Il lettore che conoscesse Tobia dice: “Gli hanno dato il pesce arrostito e lui ha fatto in modo che vedessero le cose come se lo mangiasse ma era un’apparenza”. Il mangiare è apparente¸ la realtà della persona è reale. Tentativi maldestri¸ lo capisco¸ ma quello che c’è sotto questo maldestro tentativo è la grande novità: Gesù è un caso unico¸ e come può essere venuto in mente a persone in fondo fiduciose ma non genialissime che Gesù poteva essere questa novità inedita di uno che è vivo non come uno spirito¸ neanche come uno zombie ma è veramente vivo e mantiene in maniera eternizzata e resa incorruttibile la sua esperienza umana precedente. Perché è questo che il testo tenta di dire. Come avrebbero potuto immaginare questo se non ci fossero state delle esperienze sconvolgenti¸ a cominciare dalla scoperta del sepolcro vuoto¸ che li hanno indotti a supporre¸ mi limito a dire questa parola¸ che è un po’ poco per un credente¸ a supporre che sia accaduto in Gesù Cristo qualcosa che non era mai accaduto per nessun altro e che adesso però potrebbe costituire la promessa di un destino che può attendere anche noi¸ cioè che anche noi possiamo rimanere ciò che adesso siamo senza più¸ però¸ nulla della corruttibilità e della mortalità che adesso sperimentiamo.