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Omelia PASQUA - RISURREZIONE DEL SIGNORE del 12 Aprile 2009

I racconti della visita al sepolcro e della constatazione dell’avvenuta risurrezione¸ da un lato sono racconti storici¸ e direi che su questo la maggioranza dei commentatori oggi¸ parlo dei commentatori onesti naturalmente¸ non ha dubbi¸ tuttavia il modo con cui vengono scritti nei vangeli contiene delle tracce di interpretazione simbolica che si accompagnano al resoconto dei fatti. Sono delle piccole tracce nascoste¸ umili che potevano essere capite dai primi lettori dei nostri testi¸ soprattutto da coloro che si erano convertiti dall’ebraismo e che avevano già quindi una conoscenza di quello che aveva significato per secoli la loro Pasqua e potevano¸ quindi¸ comprendere la trasformazione che era avvenuta nella nuova Pasqua¸ quella in cui non si parlava più di Egitto¸ di faraone precipitato nelle acque¸ di agnello pasquale ucciso e mangiato in fretta ma una nuova Pasqua nella quale tutto il significato derivava dalla morte di Gesù e da ciò che di questa morte Dio aveva fatto. E bisogna fare attenzione perché la maggioranza di quelli che vengono in Chiesa non conoscono neanche la vita di Gesù¸ tanto meno conoscono le tradizioni dell’A.T.¸ alle quali i nostri testi¸ sia pure in maniera implicita¸ fanno sempre riferimento perché sono nati in quella cultura. C’è già un simbolo importante¸ difficile da cogliere¸ lo capisco¸ nell’inizio¸ come poi è reso in italiano¸ il simbolo scompare. “Il primo giorno della settimana”: nella traduzione dal greco “Il primo” è al femminile perché la parola giorno non c’è ma anche in greco come in latino la parola giorno può essere al femminile. Letteralmente dal greco si traduce “Nell’una della settimana” o¸ meglio ancora “dei sabati”¸ il plurale di sabato significa anche settimana. La cosa curiosa¸ che può sembrare un’inutile erudizione¸ è che viene usato il numero cardinale e non l’ordinale come solitamente si fa: si dice il primo¸ il secondo… giorno della settimana. E’ usato il cardinale: “Nell’uno dei sabati” e la stessa cosa succede all’inizio della Genesi¸ quando ci sono i giorni della creazione secondo¸ terzo¸ quarto¸ quinto¸ sesto¸ sono i numeri ordinali. Al primo si dice “Fu sera e fu mattina¸ giorno uno”¸ tant’è vero che la nuova traduzione della Bibbia dice: “Secondo giorno¸ terzo giorno¸ quarto giorno” ma per il primo inverte. E’ il minimo che si è potuto fare¸ e devo riconoscere che il merito di questo cambiamento è mio perché ho insistito perché si facesse questo quando partecipavo a questi lavori quindi me ne vanto¸ c’è scritto “Giorno primo”¸ non sarebbe stato possibile dire “Giorno uno” ma è strana questa differenza; perché il primo giorno è diverso dagli altri? Perché è il giorno dell’inizio e nel giorno dell’inizio la prima cosa che Dio fa è la luce che viene separata dalle tenebre: “Fu sera e fu mattina¸ Dio vide che era cosa buona¸ giorno uno”. E’ l’inizio dei giorni¸ l’inizio del tempo¸ quello che dà senso a tutto il resto¸ e il quarto vangelo si ricorda di queste cose. Non per nulla il vangelo di Giovanni incomincia dicendo “In principio” come la Genesi. E quando c’è la risurrezione il vangelo dice: “L’uno della settimana Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattina¸ quando era ancora buio”¸ in altri Vangeli c’è l’alba¸ qui c’è il buio. E’ il giorno della nuova creazione¸ il mondo cambia e ricomincia da capo. E’ il giorno uno¸ ecco perché noi sbagliamo contando i giorni dalla nascita di Cristo¸ i giorni andrebbero contati dalla Pasqua di Cristo¸ è il momento in cui Dio cambia il mondo¸ è il giorno della nuova creazione¸ il giorno di una nuova luce. Cosí va interpretata questa scena mattutina delle donne che vanno. Poi ci sono tante altre cose ma mi può bastare questo piccolo cenno che non è possibile rendere presente nella traduzione. Forse anche qui bisogna fare al contrario di quello che si è fatto nella Genesi¸ invertire l’ordine perché linguisticamente l’ascoltatore o il lettore si accorgesse della piccola incongruenza fonetica. “Nel giorno primo della settimana” perché la Scrittura¸ quando parla di questo giorno¸ deve usare un numero ma cerca di usare il numero in maniera d’ attirare l’attenzione sul fatto che la numerazione è diversa da quella degli altri giorni¸ tutto dipende dal primo. Se non c’è il giorno uno non c’è nient’altro¸ dopo si può fare la serie indefinita: terzo¸ quarto¸ quinto. La risurrezione¸ la scoperta della tomba vuota prende senso anche da questo piccolo uso del numero. E poi c’è un altro elemento che è nascosto nel vangelo¸ non è immediatamente visibile da chi non riflette¸ è più presente forse in altri racconti evangelici che dicono: “Nel giorno dopo il sabato”¸ era grande quel sabato perché era una Pasqua che cadeva di sabato perché¸ dipendendo dalla luna¸ nel calendario ufficiale il giorno di Pasqua poteva cadere in qualunque giorno della settimana¸ parlo della Pasqua ebraica¸ ed è interessante che tutti i protagonisti di queste vicende¸ Gesù muore il pomeriggio del venerdí¸ quando si uccidono gli agnelli per mangiare alla sera la Pasqua¸ e¸ dopo¸ tutti i nostri protagonisti di questi avvenimenti: le donne¸ Maria¸ gli apostoli non fanno niente¸ non solo¸ non si dice nulla di come hanno vissuto il loro sabato¸ che era Pasqua. E’ ignorato completamente¸ può essere antipatico dirlo oggi ma il passato di Israele¸ le sue memorie¸ le sue storie sono praticamente cancellate¸ se volete assorbite¸ nel silenzio di Gesù morto. I discepoli di Gesù aspettano qualcosa ma non pensano più alla loro Pasqua¸ al faraone precipitato nel mare¸ all’Egitto¸ ai primogeniti morti perché è cambiato il mondo¸ è cambiata la religione. Dio non è quello che per salvare gli ebrei ammazza gli egiziani¸ Dio non è più quello che si preoccupa di dare ai discendenti di Abramo un piccolo territorio da coltivare a frumento¸ vite ed olio. Adesso succede una cosa nuova¸ nasce un interesse nuovo di Dio per il mondo da un sabato. E come Dio si era riposato nel sabato ultimo prima della creazione del mondo¸ cos’í com’è materialmente¸ adesso¸ da un giorno di riposo nel quale il Figlio di Dio dorme nel sabato¸ il sabato del silenzio¸ il sabato del nulla¸ il sabato che non c’è¸ che segna la fine di un’epoca¸ di una storia¸ di un passato¸ perché poi viene il nuovo giorno uno in cui una nuova luce squarcia le tenebre e nasce una religione nuova¸ una nuova visione di Dio¸ un nuovo senso della vita¸ una nuova maniera di essere uomini come discepoli di Gesù Cristo che non pensano più a rallegrarsi perché il faraone con i suoi carri ed i suoi soldati è annegato nel mare e perché per salvare gli ebrei i primogeniti sono morti¸ ma pensa al perdono¸ alla salvezza di tutti gli uomini¸ a colui il quale è passato facendo del bene¸ l’hanno messo a morte ma ha scavalcato la morte per diffondere la vita. E’ un’immagine nuova di mondo che nasce¸ è un giorno uno dopo un sabato nuovo. Questo è il senso della Pasqua¸ allora il cristianesimo nasce e dovrebbe rinascere ogni anno anche per noi¸ quando si ricorda proprio questo transito¸ questo passaggio dalla Pasqua di prima che aveva degli elementi molto positivi ma aveva anche dei grossi pesi di violenza¸ di materialitภdi vendetta e c’è un passaggio¸ un salto alla novità. Adesso le cose cambiano¸ c’è una frattura nella storia: il sabato in cui il Figlio di Dio rimane silenzioso nel sepolcro¸ e come dice il racconto della crocifissione c’è buio su tutta la terra¸ si ricomincia da capo; ma certo che è simbolo¸ è fantasia se volete¸ ma è una chiave interpretativa di quello che la vita può diventare¸ di quello che il cristianesimo spera di poter portare nel mondo: una luce nuova¸ un modo nuovo di concepire tutte le cose¸ il giorno della nuova creazione. E qui direi che c’è una riflessione che il mondo moderno può fare e che il mondo antico faceva in maniera rovesciata e di questa maniera diversa¸ rovesciata del mondo antico rimangono ancora tracce in certe preghiere che per tradizione continuiamo ad usare nella liturgia e che sono state usate nella liturgia di ieri notte. Questo giorno uno che fa ricominciare il mondo da capo viene spesso interpretato nell’antichità come il ritorno alle origini¸ il ritorno alla purezza originaria. Rinnovare significa ricominciare da capo¸ ma dal punto di partenza. Il N.T. si rende conto che non è cosí¸ si ricomincia da capo cancellando il passato e volgendo lo sguardo verso l’avvenire. Paolo ha intuito questo: non si torna indietro¸ non si torna al vecchio Adamo del giardino¸ c’è un nuovo Adamo¸ Gesù Cristo¸ che ricomincia tutto da capo. La concezione evoluzionistica che noi oggi scientificamente abbiamo si sposa molto bene con questa visone cristiana delle cose. La luce della risurrezione non ci porta all’indietro per ricominciare dall’età della pietra ma ci dà una spinta per andare avanti. E noi che vediamo i progressi della scienza e della tecnica¸ che in maniera rapidissima¸ ci danno possibilità nuove che sostanzialmente migliorano la nostra vita¸ ogni tanto ci danno anche delle possibilità tremende che ce la rovinano ma per fortuna negli anni che stiamo vivendo sono più numerose quelle che cambiano in meglio la nostra vita. Allora il cristiano ringrazia Dio che ha dato all’uomo l’intelligenza per capire e scoprire queste cose¸ ringrazia Dio perché esiste la scienza¸ ringrazia Dio perché esistono tecnici capaci di costruire quello che le possibilità della ricerca scientifica rendono possibili e vede in questo un dono di Dio che nasce da quel sabato¸ da quel silenzio¸ da quella frattura con il passato¸ da quella novità. Il primo giorno¸ noi siamo già avanti¸ forse siamo già fra il secondo ed il terzo e andremo oltre. Allora il cercare le cose di lassù¸ di cui parla la seconda lettura¸ può anche voler dire cercare che il nostro progresso scientifico e tecnico¸ ma anche il nostro progresso nella comprensione direi culturale – umanistica della realtภperché noi adesso capiamo meglio anche l’arte¸ la letteratura¸ la musica¸ la poesia¸ facciamo anche tante sciocchezze¸ anche in questi campi¸ ma abbiamo maturato una capacità critica che ci aiuta a discernere¸ a capire¸ a scegliere. Allora è il giorno della responsabilitภdella speranza nel futuro¸ dell’impegno¸ della serietภe tutto questo noi cristiani lo riconosciamo come un dono che Cristo ci fa: è morto al passato per aprirci al futuro.