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Omelia IV QUARESIMA B del 22 Marzo 2009

Nella tradizionale liturgia di Quaresima questa di chiamava la “Domenica Laetare” perché il canto introduttivo che non si fa più¸ ma che è ancora previsto¸ contiene le parole “Rallegrati Gerusalemme” ed era considerata una domenica che¸ quando la penitenza quaresimale si faceva con serietภrappresentava anche una piccola interruzione¸ non solo dal punto di vista liturgico¸ quella che poi¸ nella mentalità popolare era costituita dal giovedí di metà Quaresima. Quando capitano le letture dell’anno B¸ che è quello che celebriamo quest’anno¸ in questa domenica¸ che dovrebbe essere la domenica del sollievo e della gioia¸ ci sono le letture direi forse più tragiche e pesanti di tutto il periodo quaresimale perché se c’è un tema che accomuna le tre letture che abbiamo fatto è quello dell’incapacità dell’uomo di compiere opere che siano all’altezza della giustizia che Dio esige. La prima lettura che avete sentito¸ qualcuno l’ha dovuta sentire per due volte¸ è¸ sotto questo profilo¸ estremamente chiara. “Tutti i capi di Giuda¸ i sacerdoti¸ il popolo moltiplicarono le loro infedeltà”¸ perfino i sacerdoti. Tra l’altro gli autori dei Libri delle Cronache fanno parte del gruppo sacerdotale. In tutto il libro esaltano la funzione indispensabile del sacerdozio ma onestamente riconoscono che anche i sacerdoti non hanno fatto altro che compiere infedeltà. C’è una unica categoria di persone che viene salvata¸ almeno per quello che dice¸ non necessariamente per quello che fa¸ e sono quelli che vengono chiamati i profeti perché il Dio dei loro padri mandò premurosamente ed incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli¸ perché aveva compassione. Ma “Capi¸ sacerdoti e popolo – qui ci sono tre verbi – si beffarono dei messaggeri di Dio¸ disprezzarono le sue parole¸ schernirono i suoi profeti”. Quindi si crea un divario evidente tra il portatore della parola e tutti gli altri il cui comportamento è infedele e nei quali affiora anche l’opposizione a chi pronuncia in nome di Dio parole di ammonimento. Ecco perché nella tradizione ebraica e cristiana il primato rimane alla parola. Prima di tutto alla parola scritta la quale¸ essendo inalterabile¸ risuona ogni domenica o addirittura ogni giorno per annunciare il giudizio di Dio e denunciare le colpe degli uomini. E bisogna stare attenti che anche oggi non succeda che le persone¸ compresi i cristiani e tra loro i preti¸ ripetano gli stessi verbi: si beffarono dei messaggeri¸ disprezzarono le parole¸ schernirono i profeti. Io sarei del parere che ormai i profeti non ci sono più ed infatti io non approvo¸ probabilmente è un mio errore e l’ho scritto anche su un piccolo libretto che nessuno ha comprato per cui è stato mandato al macero¸ che si usi il termine profeta per definire predicatori dei nostri tempi o¸ in ogni caso¸ dell’epoca cristiana. Nessuno merita più il titolo di profeta perché¸ secondo me¸ nel linguaggio religioso dell’ebraismo e del cristianesimo i profeti sono quelli la cui testimonianza è conservata nella Sacra Scrittura e l’unica voce che ha ancora il diritto di parlare in nome di Dio¸ senza riserve e senza possibilità di essere criticata¸ è la Sacra Scrittura. Tutti gli altri sono predicatori¸ commentatori¸ annunciatori¸ servitori di questa parola ma nessuno dovrebbero ricevere il titolo di profeta. L’ultimo¸ che ha chiuso la serie dei profeti¸ è Gesù. Allora la prima deduzione da trarre dalle letture di oggi è che noi dobbiamo continuamente sentirci sottoposti al giudizio della Sacra Scrittura. Per questo essa viene continuamente letta e la lettura e l’ascolto della Sacra Scrittura contano sempre di più¸ anche della parola del predicatore. Per questo¸ scusate se torno sul chiodo di oggi¸ a me dispiace molto che ci sia gente che viene per ascoltare la predica ma non è venuta per ascoltare le letture. Io spero che questo non accada più perché la prossima volta che ci sarà ancora gente che in numero notevole arriva in ritardo io non faccio la predica e rileggo le letture e basta perché il non venire ad ascoltare le letture e non venire ad ascoltare la messa dall’inizio è il modo di schernire la parola di Dio. E un prete onesto questo non può tollerarlo. Questo è il primo pensiero¸ se volete severo¸ che nasce da questo testo. Il secondo pensiero¸ che è ancora presente in tutte le letture ed altrettanto severo¸ è che nessuno è in grado di compiere opere adeguate al volere di Dio perché anche il vangelo¸ in maniera chiarissima¸ dice che Gesù è venuto come luce del mondo¸ è venuto con l’intenzione di salvare il mondo perché nessuno vada perduto ma deve constatare che molti non credono e che chi non crede è già stato condannato perché non ha creduto e¸ a loro volta¸ coloro che non credono sono quelli che odiano la luce perché fanno il male e non vengono alla luce perché le loro opere non vengano ritrovate. E di nuovo ritorna il tema delle opere. Ora la constatazione che l’uomo al massimo è capace di pensare il bene¸ è capace di credere¸ è capace di sperare¸ è capace di invocare Dio¸ tuttavia l’uomo¸ con le sue forze¸ non può andare oltre questo¸ le opere non riesce a compierle. Non è riuscito a compiere le opere l’antico popolo ebraico¸ per questo tempio e regno sono stati distrutti. Il tempio è stato ricostruito e poi è stato ancora distrutto e neanche i cristiani non riescono a tradurre in opere la loro fede. L’impotenza dell’uomo nel fare il bene è una verità che deve essere riconosciuta. Del resto mi pare che la storia lo dimostri ampiamente. Forse si salvano soltanto le opere d’arte perché non pretendono di migliorare il mondo ma sono semplicemente espressione di un sogno¸ di una speranza¸ di una fiducia nell’ideale. Le opere d’arte sono parole¸ non sono opere sono messaggi sono segni. Quando si tratta di opere¸ lavoro¸ costruzione si fanno molte cose buone¸ fori¸ potenti¸ capaci di produrre effetti ma tutte vengono rovinate dalla malvagità umana. Noi¸ forse¸ per il solo fatto¸ che molto volte ho citato¸ di aver avuto sessant’anni senza guerre ci illudiamo che adesso il mondo sia capace di opere buone ma non è vero. Tutto quello che noi facciamo viene deteriorato dalla nostra incapacità di gestire la storia. Tant’è vero che continuamente ci rendiamo conto che tutto quello che abbiamo fatto produce una quantità di bene e produce anche una quota di male che spesso non riusciamo più a riparare. Capita perfino¸ questo oggi tutti lo constatano¸ a livello di procedimenti finanziari¸ a livello di rispetto dell’ambiente. Non siamo capaci di fare cose sicuramente buone¸ è sempre tutto inquinato dal male. La Sacra Scrittura riconosce una sola¸ non dico soluzione ma un solo correttivo a questa incapacità degli uomini di attuare cose buone: implorare continuamente l’aiuto di Dio¸ pentirsi¸ vigilare¸ essere prudente¸ sottoporsi continuamente a giudizio¸ smascherare il male che si nasconde nelle opere. “Chiunque fa il male odia la luce¸ non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate” questo¸ se ci pensate¸ è la diagnosi di tutto il nostro modo di agire. Forse è per questo che la vecchia Chiesa medioevale e tridentina diceva: “Fai l’esame di coscienza e poi le tue opere malvagie abbi il coraggio di raccontarle ad un prete. Chiamale per nome perché chi odia la luce non mette in luce le sue opere perché non vengano ritrovate. Il sacramento della penitenza le assolve a condizione che tu le dica”. Il protestantesimo si accontenta di dire: “Che tu abbia almeno il coraggio di dirle a te stesso” e spesso non sappiamo fare neanche questo. Allora bisogna rileggere la seconda lettura. Qualcuno ha perso anche questa. “Dio ricco di misericordia¸ per il grande amore con il quale ci ha amati¸ da morti che eravamo per le colpe - bisogna prenderle sul serio queste parole - morti per le colpe”. Anche se costruiamo automobili¸ satelliti¸ telefonini siamo morti per le colpe perché tutto questo finiremo¸ presto o tardi¸ per usarlo anche per fare il male. “Ci ha fatti rivivere con Cristo¸ per grazia siete salvati”. La Lettera agli Efesini va oltre il modo di parlare di Paolo: dice che con Lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli in Cristo Gesù per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù”. Sedere nei cieli significa che soltanto in dipendenza da Lui c’è qualcosa di buono in noi. Più che essere gloria è protezione il sedere nei cieli. “Per grazia¸ infatti¸ siete stati salvati mediante la fede” perché le vostre opere non contano nulla. Le vostre… le mie¸ s’intende. “E ciò non viene da noi ma è dono di Dio¸ non viene dalle opere perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua¸ creati in Cristo Gesù¸ per le opere buone – che vengono da lui non da noi – che Dio ha preparato perché in esse camminassimo”. Interessante¸ non dice neanche “perché le compissimo” le opere buone: Lui ce le predispone e noi possiamo soltanto transitare attraverso di esse cercando di non rovinare tutto. La diagnosi di questa domenica è severa ma non dimentichiamo che soltanto se accettiamo questo severo giudizio¸ come lo accettarono i Giudei quando Gerusalemme venne distrutta¸ c’è una qualche speranza che diventiamo capaci di affidarci a Dio¸ invece che a noi stessi¸ e a rispettare la sua parola come unica parola che illumina la nostra vita.