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Omelia VI DOM. T.O. B del 15 Febbraio 2009

Questa mattina noi preti e tutti gli altri che dicono la cosiddetta “Liturgia delle ore” abbiamo letto un testo di sant’ Efrem il Siro che è molto interessante perché dice in questo testo che la Sacra Scrittura è come una sorgente di acqua che zampilla dalla montagna¸ tu ne bevi un po’ e non esaurirai mai l’acqua della fontana. Viene un altro¸ beve anche lui e l’acqua continua a scorrere e ce ne sarà sempre per tutti. E lui dice che la Sacra Scrittura va vista come questa sorgente di significati¸ un brano può avere molti sensi¸ significare un’infinità di cose¸ tu ne cogli uno solo poi¸ se torni un’altra volta alla fontana¸ bevi ancora e magari cogli un altro significato. Questa idea della Scrittura¸ che non ha un unico senso come talvolta è stato detto¸ ma è uni stimolo a riflettere¸ pensare¸ confrontare perché possono scaturire molti significati della Scrittura. Direi che è un consiglio utile¸ che anche altre volte ho dato senza citare il brano di sant’ Efrem perché il brano di oggi¸ che abbiamo letto la guarigione del lebbroso può essere interpretato a molti diversi livelli. Il primo direi che è un livello di tipo storiografico per coloro che sono interessati alla storia. Il modo con cui viene descritto l’agire di Gesù in questo brano è un modo molto umano che non ha nessun intento né glorificatorio né edificante. Tra l’altro la frase tradotta “Ne ebbe compassione” in alcuni codici è sostituita da un altro participio che andrebbe tradotto adiratosi¸ inquietatosi. “Ammonendolo severamente lo cacciò via subito” che è proprio l’irritazione istintiva. Quindi uno dice: Ma che tipo è questo Gesù? Risana ma tratta male. “Va invece a mostrarti al sacerdote”. Poi c’è anche quel “A testimonianza per loro” che non è gentile nei confronti dei sacerdoti¸ e poi il fallimento “Non dire niente a nessuno” e quello lo dice a tutti. E allora Gesù si ritira in luoghi deserti ma vanno da lui da ogni parte. Figura contraddittoria che non ottiene quello che vuole¸ che si comporta in maniera impulsiva. Come mai Gesù viene descritto in questo modo¸ senza nessun abbellimento che lo renda un tantino più gentile? Matteo e Luca modificano in parte l’episodio proprio per renderlo un pochino più grazioso. Da dove viene questa durezza descrittiva di Marco? Qualcuno si è posto la domanda: non sarà forse perché storicamente Gesù è apparso in questa strana forma di guaritore arrabbiato¸ di guaritore che non sembra essere contento della sua capacità di guarire¸ vorrebbe che venisse tenuta nascosta invece gliela propagano¸ una persona direi in conflitto con sé stessa. E’ strano tutto questo però alcuni possono approfittare per dire: “Vedete che l’evangelista Marco racconta le cose cosí come era l’impressione originaria di chi aveva visto Gesù; non abbelliscono¸ non tolgono le ruvidezze del racconto¸ sono narratori sinceri”. Qualcuno ha anche osservato che se veramente esiste una persona che ha poteri taumaturgici¸ il che può anche succedere naturalmente¸ è una persona la quale si interroga: “Ma come mai mi capita questo?” Anche i pranoterapeuti o altro¸ probabilmente¸ si domandano: “Io ho un potere che altri non hanno. Lo sfrutto economicamente? Credi di essere un mago? Come mi comporto?”. Non deve esser facile¸ io non li conosco personalmente ma immagino che siano persone che devono riflettere su sé stessi. “Perché ho questi strani poteri che altri non hanno? Una inquietudine interna per queste capacità paranormali o leggermente superiori o molto rare è un’inquietudine che si può manifestare anche in modi di fare come quelli di Gesù: “Qui ne arriva un altro¸ adesso lo va a dire a tutti e tutti vengono. Cosa pretendono? Cosa vogliono che diventi?”. Anche questo è storico. È sconcertante per chi ha di Gesù un’idea precostituita di persona che vive nella imperturbabile conoscenza di tutte le cose ed in una specie di santità intoccabile. Ma è interessante vedere queste tracce di possibile storicità. Io non dimostro niente¸ dico soltanto che è possibile questa chiave interpretativa. Ma la liturgia ne suggerisce un’altra. La preghiera che abbiamo letto all’inizio¸ un pochino retorica se volete¸ ma molto aggiornata: Risanaci o Padre dal peccato che ci divide e dalle discriminazioni che ci avviliscono” interpreta giustamente il testo coma la traduzione nuova mette in luce. Quella vecchia diceva guarire¸ guarito “Sí lo voglio guarisci”. La parola greca è purificare perché la questione del lebbroso è quella descritta dalla legge del Levitico è l’impurità. Non è il contagio che spaventa¸ contagio in senso medico¸ che spaventa l’ebreo ma è il timore che il lebbroso – che poi non era lebbra ma era un’altra malattia della pelle¸ la lebbra pare non esistesse nel bacino del Mediterraneo ai tempi di Gesù – ma in ogni caso questa malattia della pelle¸ ripugnante¸ che sfigura il volto dava l’impressione che ci fosse qualcosa di sporco¸ di demoniaco¸ qualche infezione segreta¸ ma non nel senso di infezione da microbio o da virus¸ infezione nel senso di malocchio. Ed allora gli si diceva: “Sta’ lontano e quando passi grida <Impuro>”. Era la paura dei misteri della natura tipica dell’antichità alla quale si rispondeva emarginando: “Non toccatelo. Non parlategli. Lasciategli il cibo vicino¸ verrà a prenderlo”¸ come l’animale pericoloso. E Gesù lo tocca. Questa è la cosa a cui tutti gli esegeti hanno fatto attenzione: “Tese la mano e lo toccò”. Era proibito. Quando andavano dal sacerdote per vedere se erano guariti¸ lo guardava da lontano¸ guardava il colore della macchia¸ lo spessore¸ se era incavata o esteriore e soltanto quando aveva stabilito che era veramente guarito avrebbe potuto toccarlo¸ ma¸ ripeto¸ non tanto per il contagio ma per una specie di malocchio che si diffonde. Erano culture antiche. Gesù lo tocca e toccandolo diventa impuro. Questo stabilisce il Levitico: chi tocca il lebbroso è a sua volta lebbrosato. Allora ecco l’altro livello di lettura. Gesù è venuto con il coraggio di sorpassare a suo rischio le discriminazioni. Dopo si arriva al bacio del lebbroso: San Francesco e tutti i romanzi successivi¸ ma questa è la prima volta. Direi che non solo nel mondo ebraico ma nel bacino del Mediterraneo succede questo coraggio di affermare: “E’ solo un malato¸ è ancora un uomo. E’ malato non impuro. Va’ subito dai sacerdoti e fai constatare la guarigione”. Capite che questo è un secondo livello di lettura quello che è espresso nella preghiera “Liberaci da questo pericolo che può ancora sussistere¸ anche oggi¸ di discriminare per paura o per disgusto alcune persone”¸ dobbiamo rimanere tutti uomini e finché uno è uomo va trattato sostanzialmente come ogni altro e dobbiamo prendere atto che la nostra società occidentale¸ a questo che Gesù ha posto in essere¸ a questo rispetto dell’umanità in quanto umanitภci siamo arrivati tutti. Direi che la cultura dell’occidente ormai non mette più in dubbio questo¸ ci può essere ancora qualche istante in cui uno si dimentica di questo valore e si ritrae ma si pente subito e¸ direi¸ il costume sociale accetta e¸ ormai¸ difende questo superamento di ogni discriminazione¸ qualunque sia il difetto¸ la malattia¸ la colpa. Affiora¸ talvolta¸ appena appena ma viene tenuta a bada. Il pedofilo¸ per esempio¸ adesso è il capo espiatorio ma anche nel suo caso bisognerà trovare un equilibrio nell’impedire che faccia del male senza però offenderlo¸ non si può offendere neppure il pedofilo. Ma ripeto¸ sono casi estremi¸ nella maggioranza delle cose questa uguaglianza è stata recepita. E poi c’è un terzo livello di lettura che è forse il più discutibile¸ che è però suggerito dalla preghiera quindi non le invento io queste cose cerco soltanto di rispettare quello che la liturgia ci presenta. “Aiutaci a scorgere anche nel volto del lebbroso l’immagine del Cristo sanguinante sulla croce”. Molti commentatori hanno osservato che questa ritrosia del Signore nei confronti del lebbroso guarito potrebbe suggerire¸ se volete è un po’ una fantasia¸ ma potrebbe suggerire che Gesù vedendo quell’uomo dice: “Lui è lebbroso e guarisce¸ io diventerò come un lebbroso sulla croce” e rimane turbato da questo pensiero¸ come quando dirà “Se possibile passi da me questo calice”. Questa idea gliela potrebbe suggerire il famoso capitolo 53¸ 54 di Isaia¸ il cosiddetto IV Canto del Servo dove si dice “E’ innocente ma tu¸ o Signore¸ lo hai maltrattato¸ è come uno di fronte al quale ci si vela la faccia per non guardarlo¸ è come un lebbroso”. Il servo che viene condotto al macello¸ come una pecora senza protestare¸ il servo che ha preso su di sé le nostre colpe in quel testo di Isaia che il N.T. continuamente cita è paragonato al lebbroso che fa ribrezzo quando lo si guarda. E alcuni tratti del racconto della Passione¸ specialmente in Marco¸ danno l’impressione che il Gesù crocifisso venga guardato da tutti come un maledetto che Dio ha abbandonato. “Se è Figlio di Dio scenda dalla croce e allora gli crederemo”. E’ sfigurato¸ è come il lebbroso. Allora in questo episodio quasi quasi sembra vedere adombrato questo concetto¸ che poi è quello che leggevamo nel momento del Natale: l’Agnello di Dio che prende il peccato del mondo¸ il Figlio di Dio che si appropria della nostra debolezza¸ delle nostre piaghe¸ della nostra indegnitภche prende su di sé la vergogna che noi peccatori meriteremmo. Allora¸ vedendosi rispecchiato nella figura del lebbroso gli dice severamente¸ lo caccia via: “Va’ via¸ non farmi soffrire in anticipo¸ non farmi vedere quello che io voglio diventare¸ prendere su di me l’obbrobrio dell’uomo violento¸ peccatore¸ che tradisce¸ che massacra¸ dell’uomo sfigurato dalla vera impurità che è quella della malvagità. E allora diventa una specie di anticipazione del modo drammatico¸ se volete tragico¸ paradossale con cui l’umanità viene salvata dalle sue colpe mediante l’atto del Figlio di Dio che le prende su di sé¸ ne assume tutta la vergogna per liberarcene. Capovolge e svuota l’impurità che noi abbiamo accumulato nella storia assumendola su di sé. Il mistero della Pasqua. Non c’è niente di dogmatico in tutto questo¸ ognuno può dire che ho esagerato¸ che mi son messo a fare il poeta. Ho presentato tre livelli: quello storico¸ del freddo¸ la constatazione; quello etico¸ la soppressione delle discriminazioni infondate e senza senso; quello altamente teologico¸ la figura del Cristo che si rispecchia nel lebbroso perché è colui che si appropria di tutta la nostra vergogna.