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Omelia II DOM. T.O. B del 18 Gennaio 2009

Domenica prossima avremo più o meno lo stesso tema nel vangelo¸ perché oggi c’è la chiamata dei primi discepoli come la racconta il vangelo secondo Giovanni e domenica prossima ci sarà il solito raccontino di Marco su Gesù che chiama i discepoli Pietro¸ Andrea¸ Giacomo e Giovanni e dice loro che li farà diventare pescatori di uomini. Quindi è una ripetizione con due testi differenti del medesimo avvenimento. Per questo¸ siccome si potrà parlare ancora anche domenica di questa questione della chiamata dei futuri apostoli¸ direi che la liturgia di oggi diventa più interessante tenendo conto¸ oltre che del vangelo¸ della prima lettura¸ del salmo e della seconda lettura¸ perché il tema potrebbe essere il carattere personale¸ intimo¸ o almeno interiore¸ dell’esperienza religiosa che è sempre stato caratteristico della spiritualità cristiana. Qualcuno ritiene che mentre andava lentamente diminuendo questa attenzione all’aspetto personale ed interiore dell’esperienza cristiana è capitato il Vaticano II il quale¸ attraverso le riforme della liturgia¸ ha finito per favorire la esteriorizzazione della cosiddetta esperienza cristiana. Non so se questo è vero¸ in ogni caso non era nelle intenzioni del Concilio e non è colpa del Concilio¸ però è un dato di fatto che si accusava venti – trenta anni fa la tradizione ottocentesca di essere una tradizione devozionale¸ pietistica dove si immaginava che il fedele cristiano era sempre assorto personalmente nella preghiera con il suo libretto¸ con le sue devozioni personali e che c’era questa specie di religiosità pietistica la quale¸ fra l’altro¸ contemporaneamente c’era anche in molti ambienti del mondo protestante. Il metodismo¸ per esempio¸ era tutto basato su questa interiorizzazione della fede¸ su questa trasformazione del proprio carattere per diventare ubbidienti e devoti figli di Dio. “L’anima devota” era uno dei modi di parlare del modo vero di essere cristiani e discepoli di Gesù e si valorizzava questa figura che trovava alle volte la sua massima espressione in certe figure di religiosi e¸ per esempio¸ di religiose al femminile¸ pensate a Santa Teresa di Gesù Bambino¸ cioè persone che senza mai essere uscite dalla loro cella però con la loro capacità di preghiera¸ di riflessione¸ di meditazione abbracciavano con amore tutto il mondo e vivevano un’esperienza di intensitภdi interiorizzazione che si considerava uno dei doni più belli che il cristianesimo aveva fatto all’umanità. La possibilitภcioè¸ di avere una vita interiore¸ una vita spirituale¸ una vita fatta di pensiero¸ di aspirazioni¸ di immaginazione¸ di preghiera¸ di fiducia nel silenzio¸ nel chiuso anche della propria casa che dava una dignità grande alla persona umana e che la riempiva di una potenzialità interiore¸ di pensiero¸ di amore¸ di interesse per gli altri¸ che riempiva la vita e la rendeva una vita bella anche se esteriormente rimaneva una vita monotona¸ povera¸ senza divertimenti¸ senza successi esteriori. Tutto questo veniva descritto alle volte¸ anche da parte di autori religiosi¸ con un certo sarcasmo¸ era qualcosa di borghese¸ di pietistico¸ di intimistico¸ di devoto e¸ quasi per combinazione¸ quando il Concilio Vaticano II ha valorizzato la partecipazione alla liturgia: la processione¸ il canto qualcuno ha detto: “Adesso tutti crederanno che il culmine della esperienza religiosa sia cantare insieme¸ rispondere ad alta voce¸ fare dei gesti e si dimenticheranno che la religione è invece fatta per il cuore¸ per la mente¸ per l’interioritภper il silenzio¸ per il segreto della casa e che la religione serve soprattutto per custodire e per creare una propria personalità che sia inattaccabile dagli avvenimenti esterni: una sicurezza interiore¸ una padronanza di sé¸ una disponibilità al perdono¸ all’amore¸ alla preghiera che è soprattutto un frutto dello Spirito Santo all’interno dell’anima. Ho già fatto la predica perché invece di partire dalle letture sono partito dalla conclusione che deriva dalle letture e adesso vorrei farvi vedere come effettivamente questo è presente nei testi che abbiamo letto. La storia del ragazzino Samuele non è la storia…¸ per esempio confrontiamola con la storia di Davide. Anche Davide¸ da ragazzino¸ secondo la Scrittura ha dei momenti di interioritภsono praticamente quasi contemporanei e i testi che parlano dell’uno e dell’altro appartengono più o meno alla stessa tradizione culturale¸ letteraria dell’antico ebraismo. Anche Davide è pastore e¸ come è ben noto¸ i pastori sono da soli e non possono passare il tempo altro che pensando¸ ma lo sviluppo futuro di Davide cambia¸ diventa il giovane guerriero e quindi è la figura di colui che ha avuto in alcuni anni della sua vita¸ nell’adolescenza¸ il momento dell’interiorità e della edificazione di sé. Poi è diventato condottiero¸ campione della battaglia¸ colui che è riuscito con un sassolino ad uccidere Golia ed ha manifestato la ricchezza della sua personalità soprattutto nella forza esteriore¸ anche nella forza muscolare e poi è diventato il condottiero¸ il capo¸ il re. Samuele¸ quello della nostra lettura¸ rimane invece per sempre il profeta cioè l’uomo del pensiero¸ l’uomo della preghiera¸ l’uomo della parola ed è bella questa immagine del ragazzino che la madre ha consacrato al santuario¸ perché l’ha avuto per grazia¸ che fa il chierichetto e che riceve questa lezione di vita¸ raccontata cosí bene dal testo. Si sente chiamato nel corso della notte¸ crede che lo chiami il vecchio Eli¸ ma Eli gli fa capire: “E’ Dio che vuole parlarti”. E’ come affidare questo bambino a quel segreto colloquio con Dio dentro nel suo cuore. Una volta sola il vecchio Eli gli chiederà di dirgli qualcosa di quello che Dio gli comunica¸ glielo chiederà per favore¸ ma per il resto non interferisce. Samuele diventa il prototipo di colui che è “Io – tu con Dio stesso”. Se volete usare la parola mistico usatela pure¸ un’unione mistica con Dio¸ purché mistico non acquisisca quelle connotazioni peggiorative che¸ per esempio¸ accennavo prima quando parlavo della parola “devoto – devozione”. Se ridiamo alle parole la loro dignità positiva allora¸ certo¸ è l’esperienza mistica: ascolta le parole e non lascia cadere nessuna delle parole che Dio gli comunica. Si continua a parlare di Spirito Santo al giorno d’oggi¸ che soffierebbe dove vuole¸ ma ho l’impressione che nessuno si fermi a chiedersi se sta soffiando in casa sua lo Spirito Santo¸ se sta suggerendo qualcosa all’orecchio di ciascuno di voi e di per primo. Quand’è che ci mettiamo in sintonia con l’eventuale Spirito di Dio¸ invece che con il telefonino¸ per vedere se per caso questa intelligenza delle cose che pervade il mondo non desidera contattarci per dire qualcosa per la nostra vita¸ per la nostra persona. Ecco¸ allora¸ vedrei in questa domenica un’occasione per scoprire l’importanza di questo parlare con Dio senza parole¸ magari nel silenzio della propria intimità personale perché se non c’è questo la religione finisce per diventare una semplice serie di rituali¸ di cerimonie¸ di abitudini esteriori. Il salmo è molto forte: “Sacrificio ed offerta non gradisci” è il tema tipico di molta letteratura profetica ad incominciare da Isaia. Dio non sa cosa farsene dei sacrifici e delle offerte¸ neanche delle ripetizioni di parole fatte meccanicamente. “Gli orecchi mi hai aperto¸ non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: Ecco io vengo¸ vengo per fare la tua volontà”. Ma anche qui stiamo attenti¸ il fare la tua volontà certo che è un eseguire ma è un eseguire quello che si è capito essere la volontà di Dio. E quante volte noi ci fermiamo a pensare se Dio vuole qualcosa da noi¸ che cosa in particolare vorrebbe? Che diventassimo come? Siamo spesso molto attenti ad apparire agli altri dei quali desideriamo essere amici o da cui vorremmo essere stimati¸ cosí come essi ci vorrebbero. Stiamo molto attenti a parlare¸ a rispondere¸ a comportarci¸ a dar la mano¸ a salutare come gli altri desidererebbero che noi lo facessimo per fare bella figura o semplicemente¸ più seriamente¸ per sentirci in consonanza con loro. Siamo disposti a fare la volontà delle persone che stimiamo e che amiamo. I figli¸ per esempio¸ sono ancora capaci di fare questo nei confronti dei genitori e i genitori¸ talvolta¸ esagerano nel rendersi simpatici ai figli. Sono loro che vorrebbero diventare come i figli vorrebbero che fossero. C’è della complicazione in tutto questo ma la domanda è questa - nei confronti di Dio¸ del suo Spirito¸ di Gesù Cristo noi usiamo questa attenzione: vorrei essere come a Dio piace che io sia perché questo significa fare la sua volontà. Non è semplicemente questione di praticare i comandamenti¸ ecco questa visione personalistica¸ questa visione che deve diventare interiore¸ se intimo vi pare troppo¸ è’ la stessa con cui l’evangelista cerca di raccontare il primo incontro dei discepoli con Gesù: “Cosa cercate? Venite e vedrete”. E’ Gesù che si affida alla libertภalla comprensione da parte dei discepoli. Loro vanno¸ vedono e poi parlano. E’ l’interiorità che precede la parola¸ oggi si parla tanto di testimonianza¸ testimoniare la fede¸ testimoniare… ma cosa testimoniamo se dentro non c’è niente? Anche il salmo lo dice già. E’ strana questa coincidenza di temi nelle letture di oggi. Prima ha detto “Ho sperato nel Signore¸ Egli su di me si è chinato”¸ questo è l’incontro personale¸ “Nel rotolo del libro di me è scritto di fare la tua volontภquesto io desidero¸ la tua legge è nel mio intimo”. Quando si è arrivati a questo allora c’è l’ultimo versetto “Ho annunciato la tua giustizia nella grande dell’assemblea¸ vedi non tengo chiuse le mie labbra”. Prima di parlare bisogna aver vissuto. Questo vale soprattutto per noi che predichiamo però vale in qualunque campo¸ per chiunque voglia dire qualcosa agli altri. Prima bisogna averci pensato bene¸ bisogna essere andati¸ aver visto¸ aver guardato¸ aver capito¸ aver assimilato¸ aver interiorizzato e poi si parla. Direi che anche al di là dell’aspetto propriamente religioso le letture di oggi ci dicono proprio: Ricordati bene che se prima non hai pensato non puoi parlare e che se prima non hai assimilato¸ interiorizzato¸ fatto tuo¸ se non hai veramente fatto una esperienza interiore profonda tutto quello che farai esteriormente sarà fragile e talvolta sarà perfino falso e ingannevole.