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Omelia MARIA SS. MADRE DI DIO del 1 gennaio 2009

Le preghiere di questa messa sono rivolte alla madre di Gesù e della madre di Gesù parla il vangelo. Forse c’è perfino un cenno della Lettera ai Galati “Nato da donna” ma quello che più ci può interessare essendo anche il capodanno è una riflessione su quello che scrive Paolo nella Lettera ai Galati. E’ un testo celebre¸ molto sintetico e che ha bisogno¸ secondo me¸ di essere tradotto in un linguaggio più vicino a quello consueto nostro perché il modo con cui Paolo scrive qui è un modo molto antico legato alla simbologia tipica del popolo ebraico. Dice Paolo che Dio “Quando venne la pienezza del tempo mandò il suo figlio¸ nato da donna¸ nato sotto la legge¸ per riscattare quelli che sono sotto la legge” e¸ secondo scopo¸ “Perché ricevessimo l’adozione a figli”. A prima vista questo concetto della venuta di Cristo per riscattare quelli che erano sotto la legge¸ cioè gli ebrei praticamente¸ sembra una cosa antica che non ci riguarda più¸ un dato storico che ha messo fine o quasi all’ebraismo il quale ancora sussiste¸ ma secondo un testo come questo¸ Cristo sarebbe venuto perché la loro legge non sia più necessaria¸ anzi¸ addirittura sarebbe venuto per riscattare quelli che erano sotto la legge¸ quindi per liberarli dall’obbligo dell’osservanza della legge facendoli diventare non più persone obbligate ad ubbidire (sullo sfondo sta la parola servo) e farli invece diventare figli. Invece del servo c’è l’adozione a figli. E’¸ come capite¸ un modo di parlare legato a situazioni di quei tempi. Cosa può significare questo per noi¸ dire che Gesù è venuto ed è nato sotto la legge¸ non sí è estraniato dalla legge ma si è sottoposto alla legge per liberare tutti quelli che erano sotto la legge. Si tratta solo della legge ebraica o¸ come hanno pensato molti commentatori¸ si tratta di ogni tipo di legge cioè del sistema legislativo¸ del tentativo di rendere la vita umana e le società giuste e vivibili mediante il regolamento¸ la norma¸ l’obbligazione e la conseguente pena? Si può estendere quello che scrive san Paolo alla relativizzazione di ogni sistema legislativo o almeno alla considerazione che nessun sistema legislativo può essere efficace per ottenere giustizia? E’ un tema che abbiamo già sfiorato anche il giorno di Natale questo¸ è un tema che è presente nella riflessione cristiana da sempre¸ la legge è necessaria ma è insufficiente. Se uno pensa che si possa con la legge risolvere il problema del bene e del male si illude¸ anzi la legge¸ proprio per il fatto che è necessaria ma sempre insufficiente¸ sotto sotto inganna perché illude di poter migliorare le cose mentre al massimo riesce a porre dei freni contro i quali continuamente le persone si ribellano e scalpitano. Quindi la legge sotto sotto è ingannevole¸ ti promette quello che non può darti. Non sono sicuro che questo sia vero e direi che dal punto di vista filosofico bisognerebbe essere persone esperte e capaci di discutere questo tema. Sta di fatto che l’esperienza insegna che la legge non è mai efficace quanto si vorrebbe e¸ direi¸ che noi in Italia ne facciamo esperienza continua di questo moltiplicarsi di leggi che diventano sempre più minuziose ma che non risolvono mai il problema. E i vecchi proverbi come “Trovata la legge¸ trovato l’inganno” e sciocchezzuole di questo genere finiscono per dimostrare di essere purtroppo veri. E’ vero che Cristo è venuto per cambiare radicalmente le cose e sostituire alla legge qualcos’altro? La risposta mi sembrerebbe sí. Innanzitutto c’è un pensiero interessante in san Paolo: Cristo è venuto per abolire l’illusione della legge ma non per combatterla¸ anzi è nato sotto la legge e l’ha rispettata. L’ha rispettata formalmente¸ forse anche con sinceritภdirei come un libero sacrificio¸ come una libera scelta di sottomissione¸ come un atto di disciplina però ha cambiato le cose ed ha introdotto un concetto che era già presente in maniera analoga in molto pensiero filosofico antico. Era presente soprattutto nella letteratura profetica dell’A.T. Occorre qualcosa che agisca all’interno della persona. L’onestà nasce dalla trasformazione della coscienza. Gli ebrei invece di coscienza dicevano cuore¸ equivalente migliore della parola cuore degli ebrei è la nostra parola coscienza e lo spirito è esattamente Dio che si unisce alla coscienza dell’uomo e la aiuta a trovare da sola la via della giustizia e aiuta le persone a compiere la scelta del bene¸ a partire dalla loro interiorità. E questo mi pare che sia un pensiero da tener presente soprattutto all’inizio di un anno. Cosa siamo chiamati a fare noi cristiani nel corso degli anni che ancora verranno nella nostra vita? Ubbidiremo alle leggi¸ come ha fatto anche Gesù¸ ma la nostra fiducia non sarà limitata alla legge. Si può anche avere fiducia nelle leggi¸ ma saremo quelli che sono consapevoli¸ e lo fanno capire anche agli altri¸ che occorre qualcosa di più e qualcosa di più è quello che nasce dalla nostra personale riflessione¸ valutazione delle cose¸ dalla nostra capacità di vedere pericoli¸ inganni¸ errori e siamo anche coloro i quali sono convinti¸ cosa di cui è forse più difficile convincere gli altri¸ che Dio ci accompagna in questo lavoro di ricerca della nostra coscienza¸ la quale da sola non potrebbe arrivare a risultati positivi o¸ forse¸ in teoria arriverebbe a risultati giusti ma non avrebbe la forza di metterle in pratica. Abbiamo bisogno dello Spirito e noi cristiani siamo convinti che lo Spirito di Dio¸ sia pure invisibile¸ è presente in noi e che questo Spirito noi lo riceviamo¸ per esempio¸ nei Sacramenti. La Comunione è Gesù Cristo che viene in noi e ci dona il suo Spirito¸ lo Spirito di Dio¸ lo Spirito che vede le cose con maggiore proprietภcon maggiore correttezza delle nostre idee¸ delle nostre visioni umane¸ si unisce al nostro Spirito e ci rende più acuti¸ più limpidi¸ più forti nel fare le nostre scelte. Se anche gli altri non ci credono¸ noi cristiani dobbiamo personalmente essere convinti di questo. Lo Spirito è quello che può garantire una efficacia maggiore di quella che viene data dalla semplice legge. Come Gesù noi rispettiamo tutte le leggi¸ viviamo sotto la legge ma siamo convinti che le cose non miglioreranno se non ci sarà anche la presenza dello Spirito e lo coltiviamo soprattutto in noi questo Spirito. Poi c’è un secondo pensiero nel testo di Paolo che è legato a questo dello Spirito ed è legato anche al concetto della figliolanza. Noi siamo figli¸ figli ed eredi. Partirei dal concetto di eredi. “Non sei più schiavo ma figlio¸ se figlio sei anche erede per grazia di Dio”. E’ presente più volte questa idea di erede nelle Lettere di Paolo e raramente viene spiegato che cosa significa. L’eredità è un concetto caratteristico della fede ebraica¸ eredità è la terra che Dio ha assegnato al suo popolo¸ eredità è una parola che rappresenta tutti i doni che Dio avrebbe fatto ad Israele. Anche la legge fa parte dell’eredità. La chiamano eredità perché si trasmette di generazione in generazione¸ di padre in figlio. Allora gli ebrei si considerano in possesso di questo bene che durerà in eterno che è la presenza di Dio¸ la Torah¸ i profeti¸ la tradizione¸ la storia¸ l’esempio¸ il culto¸ il tempio¸ l’eredità che è il sostegno della vita del popolo. Quando Paolo però insiste su questo collegamento spirito - figliolanza - eredità forse vorrebbe che noi dicessimo qualcosa di ancora più profondo di quello che forse pensava l’ebraismo antico. Essere eredi vuol dire che tutto quello che Dio possiede è anche nostro e nello stesso tempo significa che noi apparteniamo a Dio come vi appartiene Gesù Cristo che è il figlio. Lo Spirito ci rende figli per cui tutto ciò che è divino è nostro e noi siamo di Dio come lo è Gesù Cristo. L’adozione parifica¸ la differenza di fatto rimane¸ secondo noi Gesù Cristo è il naturale figlio di Dio¸ noi lo siamo per grazia¸ esattamente come fa l’adozione che concede per donazione quello che per natura non esiste¸ non c’è il legame di sangue ma l’adottato appartiene all’adottante totalmente¸ come un figlio naturale¸ come se lo fosse. Addirittura si potrebbe dire che Paolo dicendo che è uno Spirito di Dio che opera questo è come se dicesse che la nostra adozione da parte di Dio sfiora l’equiparazione con la natura perché è animata non semplicemente da una decisione giuridica ma dallo Spirito di Dio. Ma non voglio perdermi in queste sottigliezze. Volevo far notare l’importanza di questa traduzione in termini nostri del concetto di eredità. “Noi apparteniamo a Dio come vi appartiene Gesù Cristo ma anche al contrario tutto quello che è di Dio è anche nostro”¸ a condizione che noi lo riteniamo anche nostro riconoscendo che nello stesso tempo è totalmente di Dio. E questo lo vorrei applicare al nostro rapporto con l’intera creazione¸ con il mondo. Se noi siamo figli e apparteniamo a Dio e tutto quello che è di Dio è nostro¸ noi credenti siamo convinti che tutto il mondo appartiene a Dio e tramite Dio tutto il mondo è nostro. E’ questo che giustifica il nostro diritto di adoperare le cose del mondo¸ di trasformarle¸ di utilizzarle¸ di sfruttarle¸ non dimenticando però che sono i beni di famiglia¸ come accennavo il giorno di Natale. Non si sprecano i beni di famiglia perché sono nostri¸ ma in realtà sono di Dio nostro Padre con il quale noi siamo¸ come gli eredi¸ comproprietari. Non siamo il bambino piccolo¸ siamo l’erede adulto al quale può già essere affidata la gestione di questi beni. E qui la cosa che vorrei dire è questa: noi da un po’ di decenni¸ se volete da due o tre secoli¸ rispetto al mondo siamo in una situazione infinitamente più avanzata di allora. La scienza conosce sempre più come è fatto il mondo¸ la scienza sta sempre più scoprendo come funzionano le cose nel mondo¸ nel macro e nel micro cosmo¸ nell’astrofisica e nella biologia molecolare e sub-molecolare. Il cristiano deve vedere in questo questa idea dell’eredità. Stiamo venendo sempre più in possesso¸ grazie alla scienza ci viene sempre più affidata la gestione di ciò che appartiene a Dio. Molti scienziati che non sono credenti non nominano Dio quando fanno le loro ricerche scientifiche¸ la differenza fra loro e noi è che noi crediamo che Dio vada nominato tutte le volte che si fa un discorso scientifico. Va nominato¸ va pensato perché stiamo lavorando su roba sua che è anche nostra perché ci ha reso figli e siamo liberi¸ possiamo gestire con la nostra responsabilità guidati dallo Spirito. Ecco questo è il concetto di eredità che secondo me dovremmo cercare di diffondere proprio in nome di questa rivelazione che ci è data dal N.T. E dovremmo cercare innanzitutto di amare e rispettare di più la scienza¸ ascoltarla con molto rispetto perché ogni parola¸ ogni conquista¸ ogni illuminazione che ci viene dalla scienza per noi credenti è conoscenza del patrimonio comune che abbiamo con Dio e umilmente¸ senza pretendere di dare subito precetti¸ su questo punto io non sono entusiasta su certi pronunciamenti gerarchici che appena arriva una proposta¸ un’ipotesi sanzionano¸ come se loro sapessero più dello scienziato. E’ vero¸ lo Spirito di Dio sa più dello scienziato¸ anche il nostro Spirito¸ se è guidato dallo Spirito di Dio¸ non dallo Spirito della polemica. Bisogna rendersi conto che al giorno d’oggi essere liberi dalla legge¸ essere creatori di un mondo nuovo non si può fare se non si rispetta il discorso scientifico¸ se umilmente non ci si lascia istruire e poi si prega. E’ questo che noi non facciamo mai¸ quasi mai. Diamo sentenze¸ diciamo che è immorale e non preghiamo. Prima di parlare impariamo a pregare¸ come dice il testo: “Lo Spirito grida dai nostri cuori: AbbภPadre¸ facci capire come stanno veramente le cose¸ facci capire che cos’è veramente giusto¸ che cos’è opportuno consigliare¸ suggerire¸ rimproverare¸ stimolare¸ correggere. Facci capire che cosa significa quello che la scienza sempre più scopre di quel tuo mondo di Dio che è nostro perché ci hai adottato come figli e del quale dobbiamo rispondere a te che sei nostro Padre”. Tutto questo non lo si può fare se non c’è un profondo¸ continuo atteggiamento di implorazione e di preghiera. AbbภPadre! Basta forse questo¸ non c’è niente da aggiungere se non un sottointeso Illuminaci!