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Omelia IMMACOLATA CONCEZIONE B.V.M. del 8 Dicembre 2008

Leggeremo ancora questa Vangelo l’ultima domenica di Avvento¸ quindi possiamo rimandare la meditazione sul Vangelo e terminare il discorso di ieri¸ ovviamente parlando anche delle Letture di oggi. Quello che ieri tentavo di dire era che la Sacra Scrittura¸ la Bibbia ci comunica la conoscenza di Dio attraverso il modo di parlare e di pensare della cultura¸ dell’ambiente e dei tempi in cui i testi vennero scritti. Quando la cultura cambia¸ quando la conoscenza del mondo diventa differente¸ può capitare che il modo di parlare e di scrivere della Sacra Scrittura diventi o incomprensibile o equivoco se non si tiene conto di questo cambiamento di cultura. E ieri ho cercato di far vedere come da un lato la Seconda Lettera di Pietro ha una capacità ammirevole di aggiornamento perché si rende conto che parlare di una imminente venuta¸ dal momento che questa non si è verificata¸ non avrebbe più senso e riesce con molta agilità di pensiero a trasformare il concetto di prossimità cronologica in un’altra forma che con parola tecnica potremmo chiamare la prossimità ontologica¸ vale a dire quando si dice che Dio viene presto in realtà s’intende dire che Dio è sempre vicino a noi. E questa è l’operazione di aggiornamento che la Lettera faceva per la parusía. Invece contemporaneamente a questo brano sfruttato la cultura del tempo¸ quella di coloro che si attendevano una conflagrazione universale¸ cioè la fine del mondo mediante esplosioni di fuoco¸ che probabilmente faceva parte della cultura temporale di allora¸ per parlare della fine del mondo. Questo elemento era comprensibile ed aveva una sua validità comunicativa e simbolica a quel tempo. Ho l’impressione che oggi non ce l’abbia più¸ allora noi impariamo dal metodo che ha usato la Lettera agli Ebrei nel metabolizzare il concetto di parusía metabolizzando questo e rendendoci conto che al di là del modo di esprimersi e al di là dei simboli che allora potevano avere un impatto immediato e chiaro¸ occorre arrivare alla sostanza delle cose. Ieri non ho fatto in tempo a dire quale è la sostanza delle cose¸ ma quando la Lettera di Pietro dice che certamente verrà un momento in cui¸ a differenza di quello che accadde nel diluvio¸ dove l’acqua mise in pericolo il mondo ma lo salvò¸ verrà alla fine il fuoco che distruggerà tutto. Il testo però continua dicendo che ci sarà qualcosa che non verrà distrutto e neppure toccato ed è l’uomo. Allora io mi rendo conto che il messaggio vero che sta al di sotto delle immagini è questo: Dio è cosí interessato all’uomo che anche se l’universo andasse tutto distrutto nel fuoco e i cieli si fondessero¸ l’uomo rimane. Non so come possa rimanere¸ il testo non me lo dice¸ ma attraverso il contrasto fra il fuoco che distrugge tutto e la pazienza di Dio verso l’uomo mi fa capire che io devo apprendere da quel testo che Dio mi dice: “A voi uomini io penso con maggiore interesse di quanto non pensi l’intero universo” e chiedo scusa se usando l’io mi sono identificato con Dio. Secondo me è cosí che bisogna abituarsi a leggere la Scrittura e per questo ieri ho fatto quel complicato discorso che esigeva un completamento che penso di avervi dato stamattina. Se adesso quello che ho detto lo applicate alla prima lettura¸ quella della Genesi¸ ho l’impressione che vi rendete conto facilmente di come questa trasposizione è continuamente necessaria perché se il racconto della Genesi (albero¸ mangiare¸ nudo¸ serpente) lo prendete come la cronaca di un fatto realmente accaduto¸ diventa un testo ridicolo e infatti molti ci scherzano sopra. Anche noi preti ci scherziamo sopra perché anche noi facciamo le barzellette sull’albero¸ la mela… Se voi lo prendete come un racconto simbolico¸ sia pure ingenuo¸ dove tutto però ha una minima somiglianza con la realtà che serve soltanto come trampolino per arrivare ad altre considerazioni e pensieri. Se allora non si tratta di un albero e di un frutto¸ l’albero e il frutto è il disegno infantile per dire qualcos’altro¸ c’è una minima somiglianza fra il mangiare¸ l’albero¸ il frutto¸ l’essere nudi ma non è di questo che si parla¸ il testo è libero. Se voi lo fate diventare storia crolla tutta la sua capacità di dare un messaggio¸ se voi lo lasciate cosí com’è¸ simbolo culturale¸ allora può acquistare una profondità di significati. Io volevo dire come principio generale che la Bibbia è sempre un linguaggio simbolico. Molte volte vi è una coincidenza fra simbolo e realtà. Cristo è veramente morto in croce¸ Cristo ha veramente scavalcato la morte e vive in Dio¸ questo è vero¸ ma quel morire ha anche un significato simbolico. Morire in croce non è la stessa cosa che morire di malattia in un letto a novant’anni. La morte di Cristo ha un simbolo diverso rispetto a quella del Battista e del buon ladrone. C’è il fatto ma la verità si scopre al di là del fatto¸ cercando di individuare ciò che il fatto raccontato cosí come viene raccontato mi induce a pensare al di sopra della materialità del fatto. Ogni testo della Bibbia va letto in questo modo e quando talvolta sembra che la Bibbia abbia una fortuita coincidenza con la mera verità storica fattuale o addirittura con qualche realtà che la scienza può confermare si tratta di una pura combinazione fortuita¸ casuale direi non vantaggiosa per la Bibbia perché rischia di costringere la Bibbia a sottoporsi al giudizio della storia o della scienza quando essa decide di abbandonare la coincidenza con il fatto e con l’esperimento per ritornare alla forza evocativa del simbolo. Ecco perché tutti coloro che vanno a cercare conferme del messaggio biblico quando esso coincide quasi del tutto con la verifica storica o scientifica non fanno un buon servizio alla Bibbia¸ perché danno l’impressione che tutte le volte in cui la coincidenza viene meno¸ che sono la maggioranza dei casi¸ la Bibbia mente¸ la Bibbia perde di valore¸ come se fossero conferma storica e scientifica quelle che danno valore alla Bibbia. La Bibbia ha un linguaggio libero che qualche volta coincide e non è utile quando coincide¸ molto più utile quando diventa parabola¸ cioè racconto che partendo dalla realtà va oltre la realtà e induce a pensare e induce ad avere altri pensieri. Se voi¸ ripeto¸ il testo della Genesi… il testo della Genesi che cosa vuol dire? Bisogna stare attenti perché quando si cerca di sintetizzare il simbolo lo si impoverisce però certamente il racconto della Genesi non vuol dire che Dio è cosí insensato da punire miliardi di uomini che discenderebbero da Adamo¸ a parte che la scienza dice che non discendiamo tutti da un unico progenitore¸ quindi vedete che bisogna lasciarla perdere¸ è un discorso diverso. La Bibbia non ha nessuna intenzione di concordare con niente¸ inventa storie la cui verità è al di sotto del testo¸ vuol dire che tutti gli uomini peccano stupidamente da sempre¸ peccano senza pensare alla gravità e alla serietà di quel che fanno perché il peccare sembra loro mangiare una mela. A questo mi fa pensare la Bibbia. Qualche volta non ci accorgiamo del male che provochiamo¸ ci sembra una cosa da niente¸ ma la cosa da niente è come il sassolino che provoca la valanga e da sempre siamo cosí. Il testo biblico va sempre adoperato e strutturato a partire da questa sua valenza simbolica. Dalla valenza simbolica bisogna risalire al contenuto¸ all’intenzione profonda del testo e per concludere¸ arrivando anche a qualche contenuto¸ io vorrei dire che il messaggio di ieri e il messaggio di oggi coincidono¸ nonostante la diversità dei testi e il diverso modo di parlare delle letture che abbiamo fatto¸ coincidono su questo principio¸ che ho enunciato prima: l’uomo agli occhi di Dio è più importante di tutto il resto. Quello che la fede in questi testi mi dice¸ quello che… la proposta di fede è: sei disposto a credere a questo¸ che potrebbe scomparire tutto anche in una maniera violenta e incredibile¸ ma l’uomo è caro a Dio¸ sempre e lui¸ in qualunque modo¸ lo protegge¸ lo rimprovera¸ lo castiga¸ ma non lo abbandona. Ecco allora la pazienza di cui parlava la lettura di ieri. Il fatto che nel racconto della Genesi il serpente viene maledetto¸ l’uomo no¸ e quando nel Vangelo sento leggere che viene una voce divina¸ disegnata come angelo¸ che dice: “Benedetta sei tu fra le donne” io allora capisco¸ Dio non ha mai maledetto l’uomo¸ si prepara pian piano a benedirlo perché gli è caro. Allora collegando i testi in questo modo io arrivo a capire che c’è profonda coincidenza. Per Dio l’uomo è importante e Dio chiede all’uomo una cosa sola: che anche lui¸ Dio¸ sia importante per l’uomo. E la sostanza in fondo è qui. Ma certo¸ poi si può arricchire di qualcosa di più¸ ci mancherebbe altro¸ ma il racconto della Bibbia mi dice questo¸ sia quando come ieri parlava del fuoco¸ distrugge i cieli che si fondono¸ sia quando adesso mi descrive un Dio che cammina alla brezza della sera¸ nel giardino¸ l’uomo che si nasconde e Dio che lo va a cercare. Siamo a livello della favola¸ c’è il serpente¸ è un mondo dove parlano gli animali¸ ma in questa favola si nasconde la diagnosi del rapporto fra Dio e l’uomo e saltano fuori lezioni di vita che sono di grande rilievo. La Seconda Lettura che abbiamo letto oggi dice le stesse cose in altra forma¸ anche questa è simbolica ma diversamente da quelli di prima¸ non è narrativa¸ usa le parole e si serve della potenza di certi vocaboli per dire cose di grande importanza. Nella seconda lettura di oggi c’è una parola che spesso è equivocata ma che è la parola più bella che si possa leggere nella Sacra Scrittura. Intanto si ripete la parola “Benedetti” e¸ nella seconda lettura si dice di più riguardo a noi di quello che è stato detto alla Madonna: “Benedetto Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo”. Questa è la nostra risposta: “che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale” che vuol dire potente perché la parola spirituale significa che non si corrompe la materia si corrompe¸ i cieli si fondono¸ spirituale resiste “nei cieli” ecco il simbolo “in Cristo. Benedetti con ogni benedizione” più di Maria “perché in lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere” come Maria “santi ed immacolati al suo cospetto”. Ma non siamo noi che diventiamo santi ed immacolati¸ è lui che ci rende santi ed immacolati. E poi la grande parola: “predestinandoci” il che significa che non possiamo sfuggire alla sua bontภche non ci perderemo mai perché siamo predestinati ad essere per lui figli adottivi. Quelli che adoperano la parola “predestinati” per dire chi va all’inferno sono dei delinquenti. La parola predestinare nella Bibbia non significa mai predestinazione alla condanna¸ non esiste predestinazione alla condanna nella Bibbia¸ esiste la potenza di Dio perché nessuno vada perduto. La pecora smarrita Dio va a ricercarla. “Predestinati” dice alla fine il testo “secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà”. La vecchia traduzione diceva meglio di questa perché alle volte questa migliora¸ alle volte questa peggiora¸ aveva un avverbio che era più moderno di quello che c’è scritto qui e corrisponde al greco “di colui che opera tutto efficacemente”. Un uomo può promettere¸ può augurare non predestina. Dio predestina e predestina efficacemente. Dalla mano di Dio non si scappa e la mano di Dio è sempre mano che protegge¸ aiuta e salva¸ mai che condanna. Questa è la verità della Bibbia che viene fuori dalle parole e viene fuori dalle parole se siamo capaci di andare al di là di quello che esse simboleggiano. Esse coincidono con una verità umana che conosciamo in minima parte ma da quella verità umana che conosciamo dobbiamo fare dei salti in avanti ed in alto per arrivare a concepire quello che Dio vuol dirci di sé in questi testi.