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Omelia DED. BASILICA LATERANENSE del 9 Novembre 2008

Le tre letture che sono state scelte per questa messa¸ che sono nuove¸ non erano previste fino all’uscita del nuovo legionario¸ parlano delle chiese in genere¸ della Chiesa con la lettera maiuscola e delle Chiese¸ non in particolare della chiesa di Roma¸ l’edificio concreto di cui si celebra oggi la festa. In questo senso direi che sono un adattamento che non è del tutto fedele alla motivazione che portò alla celebrazione di una festa particolare per la consacrazione della basilica del Santissimo Salvatore¸ della quale parlo fra due minuti. Le letture¸ che sono prese dal N.T. e la prima dall’A.¸ sviluppano un concetto che è assolutamente biblico ed inattaccabile¸ vale a dire: il vero luogo dove Dio abita non è un edificio ma sono le persone dei credenti. “Il vero tempio non è fatto di pietre¸ il vero tempio è la persona di Gesù” dice il vangelo¸ parlava del tempio del suo corpo e noi siamo il corpo di Cristo. Cioè il simbolo del corpo indica che la dimora di Dio sono le persone non gli edifici. Era una idea che era già intuibile nell’A.T. perché la figura del tempio¸ come la descrive Ezechiele¸ il tempio del futuro¸ è un simbolo immaginario perché¸ come vedete¸ è un tempio dal quale esce un’acqua miracolosa che rende dolce il Mar Morto e che rende feconda la terra al punto che gli alberi fruttificano ogni mese. E lo stesso salmo¸ che avete recitato¸ parla di Gerusalemme come città che è attraversata da un fiume e da canali che la rallegrano¸ il che è topograficamente falso. Allora vuol dire che scegliendo come prima lettura una lettura utopico-immaginaria aiutano l’ascoltatore a dire: “L’edificio è simbolo di qualcosa d’altro e devo intenderlo semplicemente come simbolo¸ è simbolo della dimora di Dio nella coscienza delle persone e nella comunità dei discepoli.” Questo è il significato generale di ogni edificio ecclesiastico¸ ogni edificio è prima di tutto il luogo dove si radunano i credenti e sono loro la vera Chiesa¸ sono loro la vera costruzione che Dio fabbrica nel senso che Dio fa crescere l’uomo come figlio del Padre¸ sostiene e fa crescere una comunità di uomini. Non gli interessa l’edificio di pietra. Invece la festa di oggi è nata proprio per commemorare la costruzione di un particolare edificio di pietra e¸ in un certo senso¸ si differenzia da tutti quelli che vennero dopo e che ci furono prima che è la basilica costantiniana del Laterano. La parola che identifica la questione è l’aggettivo costantiniana che può dare fastidio a tutti quelli che ritengono che Costantino è stato la rovina della fede¸ il che forse non è vero. Questo è il punto ed in questo modo la basilica del Laterano diventa un simbolo¸ anch’essa¸ che dice qualcosa di diverso e di di più rispetto a tutte le altre costruzioni religiose. Io vorrei illustrare esattamente questo “diverso e di più”¸ che è racchiuso nella simbologia della basilica del Laterano¸ per la data e le modalità della sua costruzione¸ e state già indovinando di cosa si tratta. Come sapete i primi cristiani dell’impero romano si radunavano nelle case¸ non avevano edifici propri all’inizio. C’erano dei ricchi diventati cristiani che prestavano loro o il cortile o la sala principale della loro casa ed erano le cosiddette “chiese domestiche” infatti molte chiese della città di Roma portano ancora come titolo¸ cioè come nome ufficiale latino¸ quello dell’antico patrizio romano che le possedeva. Dal 230 in avanti poterono costruirono loro¸ i cristiani¸ edifici propri e ne costruirono¸ sempre in forma di casa¸ non tanto a Roma¸ soprattutto nella parte orientale dell’impero. Quindi incominciarono a nascere i primi edifici costruiti apposta per la riunione dei cristiani. Erano edifici di iniziativa privata¸ pagati dai privati. Quando Costantino diventa imperatore¸ e con l’editto di Milano considera il cristianesimo “Religio licita” cioè religione permessa¸ compra un terreno di proprietà della famiglia dei Laterani¸ finanzia la costruzione di una prima chiesa la quale viene costruita per volontà dell’imperatore con denaro pubblico ed è una chiesa che l’imperatore regala ai cristiani. Il vescovo di Roma allora era Silvestro¸ quello che dà nome alla notte di san Silvestro¸ che poi diventa santo. Questa è la grande novità. Allora questa basilica romana è simbolo di qualcosa che adesso viene escluso di principio. E’ simbolo dell’alleanza fra Stato e Chiesa. E’ questo che probabilmente ha messo a disagio i revisori del lezionario i quali allora hanno cercato di virare e di spostare la celebrazione sul tempo immaginario di Ezechiele e sul concetto biblico che vale per tute le Chiese e sull’altro simbolo: la vera Chiesa è la comunità e le persone. E’ verissimo questo¸ ma la basilica del Laterano è la ragione per cui venne istituita questa festa già nel V – VI secolo era invece quest’altra: il cristianesimo viene riconosciuto come utile per lo Stato¸ Stato e cristianesimo vivono insieme¸ progettano insieme la vita della società. Che questa idea oggi sia respinta è un dato di fatto. Noi dobbiamo riflettere se è proprio giusto scartarla totalmente questa idea. Non è più riattabile¸ per caritภnon c’è speranza che possa rinascere¸ però io vorrei che voi vi immedesimaste nei cristiani che abitavano Roma attorno al 314 – 320 d.C. Ci vuole poco ad immaginarlo: vedevano edificare questo edificio e dicevano: “Chi ci dà i soldi?”. “L’imperatore¸ perché dice di aver vinto a Ponte Milvio perché ha visto la croce¸ ci vuol bene¸ ci appoggia”. Voi capite che per quei cittadini romani era un cambiamento¸ era cambiato il mondo. Prima dovevano bisticciare¸ litigare con l’idolatria¸ con le vecchie tradizioni¸ adesso avevano lo Stato dalla loro parte¸ facevano festa¸ erano contenti. E’ questa letizia perché nasce un modo nuovo di governare la cosa pubblica¸ un modo nuovo¸ era veramente il modo antico perché le religioni pagane erano tutte religioni di Stato. Adesso il cristianesimo¸ la religione vera diventava la religione dello Stato. Lo so che dire queste cose oggi fa orrore ma è questa la festa che si celebra. E tutto il Medioevo ha vissuto¸ purtroppo malamente¸ in maniera sempre conflittuale questo ideale: Chiesa e Stato devono vivere insieme. Io volevo soltanto far notare¸ e la cosa può darsi che vi meravigli e vorrei riuscire a spiegarvi bene per non creare equivoci¸ volevo far notare che anche nel nostro mondo contemporaneo¸ altamente tecnologizzato e profondamente liberalizzato esistono ancora delle popolazioni che possono rallegrarsi della coincidenza fra la loro fede e la loro religione e i loro Stati nei quali vivono come ci si rallegrava a Roma nel 320 d.C. e sono i Paesi musulmani nei quali la Shari’a è legge dello Stato. Sarebbe ora che l’Occidente la smettesse di considerarli dei sottosviluppati¸ dei barbari e dei nemici. Lo siamo stati anche noi per tanto tempo. Per loro è una gioia¸ per molti musulmani credenti è una felicitภè una beatitudine¸ è una grande meta raggiunta avere uno Stato che nelle proprie leggi si ispira alla religione in cui credono¸ che cerca di tradurre in operazioni pratiche di governo il progetto di Dio che Maometto ha fatto conoscere. Assomigliano molto a noi. Io sinceramente devo dire che li invidio e li ammiro. Non mi piacerebbe affatto vivere secondo la loro legislazione perché non potrei più bere il vino che è una delle cose più piacevoli della mia vita¸ se non l’unica¸ e ritengo troppo gravose certe prescrizioni che essi si sforzano di osservare. Non me la sento di diventare musulmano ma tuttavia prendo atto che molti di loro devono sentirsi contenti¸ protetti¸ realizzati¸ sicuri¸ rassicurati dal fatto che coincidono fra loro l’organizzazione della vita concreta¸ materiale¸ il traffico¸ l’edilizia¸ il commercio¸ con le norme che essi ritengono Dio ha loro rivelato. Bisognerebbe che qualcuno¸ ragionando con obiettività filosofica¸ si domandasse se questa convergenza fra la fede e il governo sia davvero un male¸ come oggi tutti ritengono¸ non è più applicabile nella complessità delle nostre società che sono diventate una convivenza di persone che hanno idee religiose totalmente diverse gli uni dagli altri. Allora per necessità lo Stato dev’essere laico. Ma l’idea che ci possano essere delle enclaves¸ dei cantoni¸ dove tutti o la stragrandissima maggioranza condivide una sola religione e si mette d’accordo con il piccolo governo locale per dire: “Lavoriamo insieme¸ crediamo tutti nelle stesse cose¸ anche religiose” è un delitto¸ è un orrore¸ è una cosa da respingere in teoria? Perché? Bisogna interpretare in maniera un pochino più intelligente l’esistenza di Paesi musulmani che aspirano a questo e di altri Paesi che già hanno inserito un ordinamento di questo genere. Loro ne sono contenti e non sono dei cretini. Sono gente civile¸ operosa¸ intelligente anche adesso come lo era nella mitica Spagna o in Sicilia che tutti dicono che quando c’erano gli arabi erano un giardino fiorito¸ come il Salmo 45 che avete letto. “Rallegrata da Dio”. Hanno saputo essere tolleranti questi arabi. Adesso forse non sono più abituati ad esserlo¸ ma bisognerebbe domandarsi se questo non dipende dal fatto che li abbiamo maltrattati noi per primi. Desidererei che su queste cose riflettessimo da cristiani. Non possiamo celebrare la basilica Lateranense perché Costantino ce l’ha costruita ed è diventato il nostro protettore¸ nello stesso tempo disprezzando l’esperienza di molte entità socio-politiche ispirate alla religione islamica. Bisogna guardarle con rispetto ed io¸ qualche volta¸ le guardo perfino con una puntina di invidia. Lo so che questa volta la maggioranza di voi non condividerà quello che ho detto¸ non importa¸ ognuno è libero di pensare come vuole. Probabilmente sarebbe libero di pensare anche in Iran¸ forse non di agire¸ ma di pensare. Volevo però concludere con un pensiero più pacato che può servire soprattutto a noi. Noi¸ le Chiese¸ grandi edifici¸ le abbiamo. Sono nate con l’intento di rendere visibile la forza della fede nella società civile. Non si costruiscono chiese cosí grosse¸ che tra l’altro¸ quando vennero costruite avevano la stessa proporzione di un Empire State Building a New York quarant’anni fa¸ vale a dire volevano imporsi. Un Torrazzo non lo si costruisce cosí alto se non per dire che Dio regna¸ quindi anche noi abbiamo ancora questi residui di un desiderio di convergenza tra vita civile¸ scelte politiche¸ operatività economica¸ progettualità e fede. Non è più possibile tradurre questo in sistemi legislativi¸ tanto meno coercitivi¸ però un cristiano¸ almeno¸ si dichiara ancora contento di avere questi splendidi edifici e si sforza di abitarli il più possibile. Io non sono entusiasta dei concerti fatti in chiesa¸ però mi rendo conto che se in chiesa si viene soltanto un’ora alla settimana per la Messa dopo di che rimane aperta e vuota¸ allora questo significa che non serve a niente. Bisognerebbe inventare delle cose da fare in Chiesa anche i concerti¸ le conferenze¸ le recite dei bambini perfino un piccolo bar¸ se volete. Bisogna ridare vita a queste Chiese che sono la nostra casa e il segno che la fede deve rendersi visibile all’interno della società e deve rendersi visibile anche in questo tipo di strutture che più chiaramente della dépendence¸ parla della regalità di Dio.