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Omelia XXVII DOM. T.O. A del 5 Ottobre 2008

Questa parabola è interessante per tanto motivi ma¸ naturalmente¸ ne posso scegliere soltanto uno ed illustrarlo. Aggiungo soltanto una piccola cosa prima di incominciare la trattazione che voglio fare oggi e cioè che¸ in fondo¸ in questa parabola appare di nuovo¸ come anche in parte nella prima lettura¸ una concezione di Dio non diversa da quella che ho cercato di illustrare domenica scorsa¸ cioè Dio che accetta di essere debole¸ Dio che accetta di essere simile agli uomini perché nella prima lettura… voglio dire che è interessante rendersi conto che l’immagine di Dio¸ che talvolta i testi biblici¸ danno come ho detto domenica scorsa¸ è molto diversa dall’immagine che la teologia antica ha costruito¸ su base in gran parte filosofica – greca¸ come l’onnipotenza¸ la perfezione¸ l’assoluta onniscienza¸ la esenzione da ogni condivisione dell’incertezza¸ perché già nella prima lettura Dio è colto di sorpresa dalla vigna che non produce frutti. Ora questo modo di descrivere Dio deve essere valorizzato se si vuole che la Bibbia diventi la fonte del nostro modo di pensare Dio. Cosí come nel vangelo il fatto che venga colto di sorpresa dall’uccisione del figlio¸ come appare dalla parabola¸ è pure un tratto interessante¸ cioè la Bibbia ha un modo di parlare di Dio che¸ in molti casi¸ è diverso¸ per non dire opposto¸ a quello che avrebbe avuto un filosofo dell’antichità ed a quello che molti cristiani hanno finito per assimilare da una teologia e da una serie di catechesi che forse hanno dato più rilievo ai concetti della filosofia antica che non al sorprendente modo che ha la Sacra Scrittura di parlare di Dio. Questo non c’entra¸ questo è semplicemente un ricordo della predica di domenica scorsa. Quello che volevo dire a partire dalla parabola di oggi è anche questa una cosa che ho già detto tante altre volte ma vorrei prendere l’occasione per un piccolo ripasso di alcune nozioni catechistiche che tutti dovrebbero conoscere¸ quindi le ripassiamo insieme. E’ indubbio che il significato più ovvio di questa parabola è la condanna da parte di Gesù dell’ebraismo a lui contemporaneo denunciandolo come indegno di essere chiamato “popolo di Dio” perché sta per ucciderlo. Il figlio della parabola che viene ucciso chiaramente preannuncia la morte di Cristo. Tra l’altro è anche curioso il piccolo particolare che molti commentatori hanno notato: “Lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero” e Gesù viene crocifisso al di fuori della città santa di Gerusalemme¸ in luogo detto “Cranio”¸ quindi lo portano fuori e lo uccidono. E Gesù preannuncia: “Mi avete cacciato fuori e mi avete ucciso¸ adesso Dio caccia fuori voi. A voi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato ad un popolo che ne produca i frutti”. Vorrei sapere come si fa a non dire che questa frase rappresenta¸ secondo l’evangelista Matteo¸ la cacciata degli ebrei che non sono più popolo di Dio. Io so bene che oggi la situazione¸ anche dal punto di vista teologico¸ basandosi su altri testi del N.T.¸ basandosi su interessanti sviluppi del pensiero teologico si è completamente capovolta. Oggi anche il magistero della Chiesa¸ sia pure con qualche titubanza¸ afferma che il popolo ebraico rimane il popolo di Dio. E che¸ nonostante tutto¸ Dio non ha ritirato nulla dei favori e della benevolenza con cui aveva scelto ed operato con il popolo ebraico. E’ esattamente l’opposto di quello che dice questa parabola. Qui si dovrebbe aprire un’altra parentesi: come si deve utilizzare la Bibbia per ricavarne dottrine ed insegnamenti¸ ma lascio perdere questo e continuo nell’esposizione di quello che è accaduto. Quando questa parabola veniva interpretata in epoca medievale¸ d’altra parte io ho appena detto che la concezione di Dio che si è diffusa in epoca patristica e medievale non ha rispettato la Sacri Scrittura¸ adesso dico che la concezione medievale¸ tridentina¸ post tridentina ha interpretato questa parabola in senso esclusivamente anti giudaico¸ non è stata capace di andare a cercare altri testi presenti nel N.T. che potevano¸ unitamente a questa parabola¸ rendere almeno più complesso e più equilibrato il giudizio. Questa parabola dice: siccome gli ebrei del tempo di Gesù hanno ucciso il Figlio di Dio¸ Gesù ha detto¸ in anticipo¸ a loro: “A voi sarà tolto il Regno di Dio¸ sarà dato ad un popolo che porterà frutto”. Il popolo è quello dei non ebrei che costituiscono la Chiesa. Questa è la tradizione interpretazione di questa parabola in questo ambito. Il mio catechismo voleva aggiungere che questa concezione¸ che di fatto ha prodotto in secoli passati la convinzione che gli ebrei non andavano in alcun modo protetti nella loro religione¸ cioè che l’ebraismo doveva essere combattuto¸ che si doveva far sapere a tutti che andava superato¸ scavalcato¸ è questa conclusione che ha ispirato il modo che noi oggi riteniamo incivile di trattare gli ebrei da parte delle gerarchie ecclesiastiche. Ecco¸ questa conclusione è stata aggravata da un’altra affermazione che è stata fatta sulla base di testi del vangelo di Matteo che noi abbiamo già letto in domenica precedenti. Vale a dire¸ si è detto: quello che è capitato all’antico ebraismo¸ cioè di fallire agli occhi di Dio ed essere rigettato non capiterà mai alla Chiesa¸ non può accadere alla Chiesa quello che è accaduto al popolo ebraico. La Chiesa è indefettibile che significa che la Chiesa non verrà mai meno in una sua fondamentale fedeltà a Dio¸ non potrà mai essere rigettata. Questo¸ secondo me¸ è interessante¸ questo è il catechismo che volevo fare. Questo punto ha reso più grave la situazione perché ha presentato il popolo cristiano¸ i credenti in Cristo¸ la Chiesa¸ le Chiese come dotate di una capacità di fedeltà e rettitudine sostanziale¸ destinata a non scomparire mai¸ a non venir mai meno per cui la differenza fra quello che è capitato agli ebrei e quello che¸ invece¸ non può capitare a noi ha aggravato la situazione. Ed è interessante anche vedere come questa convinzione che la Chiesa è indefettibile¸ l’infallibilità è una deduzione ulteriore di cui non intendo parlare¸ cioè la Chiesa non viene meno alla sua fondamentale fedeltภè condivisa da tutte le Chiese cristiane¸ sia pure con sfumature molto differenti. I cattolici¸ per esempio¸ sono convinti che alla domanda “Che cos’è che rende indefettibile la Chiesa?” Tutto rispondono “L’aiuto di Dio¸ lo Spirito Santo”. Se voi fate la domanda “In che modo lo Spirito Santo rende indefettibile la Chiesa?” i teologi rispondono: “Attraverso la guida dei vescovi uniti con il vescovo di Roma e¸ in caso in estremo¸ qualora ciò si renda necessario¸ basta il vescovo di Roma a rendere indefettibile la Chiesa perché lui riassume in sé la possibilità di mantenere nella fedeltà la Chiesa¸ anche lui solo. L’ideale è che tutto avvenga sempre in unione con tutti i vescovi ma può bastare la sola persona del papa. Ed è interessante¸ questa è la concezione cattolica¸ la norma è che tutti insieme¸ quindi la norma è di tipo conciliare¸ il raduno dei vescovi¸ la convergenza delle opinioni di tutti i vescovi¸ ma¸ in caso ci sia urgenza¸ necessitภutilità particolare¸ il papa può bastare da solo¸ cioè lo Spirito Santo concede al papa di essere lui che garantisce. Le Chiese greche¸ orientali¸ ortodosse¸ russe¸ slave non accettano nulla di tutto questo e ritengono che ciò che può garantire è l’aiuto dello Spirito Santo all’assemblea di vescovi¸ compreso il vescovo di Roma il quale¸ però¸ è uguale agli altri e non ha nessuna posizione di rilievo rispetto agli altri e con termine tecnico si dice che la concezione della Chiesa d’oriente è sinodale¸ che è la stessa cosa di conciliare. Ciò che permette alla Chiesa di essere indefettibile è la concordia di tutti i vescovi. Il protestantesimo¸ in tutte le sue varie forme¸ fa a meno dei vescovi¸ anche le Chiese che ancora li hanno come anglicani e luterani non fanno consistere nel compito dei vescovi la grazia dell’indefettibilità della Chiesa ma¸ in maniera che si differenzia tra denominazione e denominazione¸ la fanno consistere in un aiuto dello Spirito Santo a tutti i membri della Chiesa. Quindi¸ direi¸ una diffusa assistenza che permette alla Chiesa di essere indefettibile. Anzi¸ in genere i protestanti ritengono che almeno dal punto di vista storico i vescovi sono stati più un danno che un aiuto. In Germania circola un quadro che è presente in vari rifacimenti. Gli originali sono di Lucas Cranach il giovane. Tutta la famiglia Cranach ha sponsorizzato la riforma ed ha ottenuto più effetti di quanti non ne ottenessero i predicatori con il loro modo di illustrare le cose. Gira un quadro che rappresenta la vigna del Signore. C’è una collina¸ c’è la vigna¸ a sinistra ci sono i cattolici e sono tutti eleganti. Parlano tra di loro¸ sono frati¸ suore. C’è un pozzo in mezzo che rappresenta l’acqua che dà la vita e loro lo riempiono di pietre e lo chiudono. Sono stupidi. Da una porta esce una processione fatta di canonici¸ vescovi con davanti il papa¸ tutto bardato e dall’altra parte¸ a destra¸ di chi guarda viene Gesù con i suoi discepoli e Gesù porta una borsa. Il papa stende una mano e Gesù gli dà una moneta. I vescovi ed i papi fanno soldi. Dalla parte destra della collina c’è Lutero e tutti i suoi sostenitori¸ identificabili dal profilo¸ e lavorano¸ sgobbano¸ piantano¸ tagliano e la vigna fiorisce. I frutti vengono dati da Lutero¸ dalla riforma¸ dall’eliminazione di vescovi¸ papa¸ frati¸ cardinali¸ suore è nata cosí la riforma però anche qui la Chiesa è indefettibile. Indefettibile grazie alla fedeltà di tutti¸ direi sotto-sotto più alla fedeltà dei laici che non dei pastori. E’ interessante tutto questo perché è una mentalità completamente diversa dalla nostra e da quella ortodossa ma tutti¸ fino a pochi anni fa¸ erano d’accordo nel dire: Questo è il popolo di Dio che rimarrภl’ebraismo è stata scartato¸ ha scartato Gesù e Gesù ha scartato l’ebraismo perché la pietra che i costruttori hanno scartato¸ che è Gesù¸ è diventata testata d’angolo e questo è fatto dal Signore¸ ed a voi¸ invece¸ sarà tolto il regno di Dio. E’ interessante il capovolgimento odierno che dice: Abbiamo letto con occhiali unilaterali il testo della Sacra Scrittura¸ questa è una parabola severa ma in realtà quello che vuol dire questa parabola¸ probabilmente¸ è soltanto un’altra cosa e cioè che ognuno deve stare attento a sé stesso perché con ogni probabilità è giusto pensare che è vero che le Chiese rimangono sostanzialmente fedeli per sempre. L’indefettibilità è dell’insieme ma lo è anche per gli ebrei¸ dappertutto ebrei¸ protestanti¸ ortodossi¸ cattolici¸ quello che può perdere tutto è il singolo non l’insieme. Ed allora la parabola va letta come una minaccia che è rivolta a tutti¸ ad un “voi” ma in realtà non intende colpire l’istituzione in quanto tale ma le singole persone che formano il “voi” dicendo: Ognuno stia attento a sé stesso perché singolarmente tutti possono miseramente perire¸ non l’insieme. E capite che questo tipo di interpretazione¸ che tra l’altro anche questo è tradizionale¸ anche se non è riuscito ad escludere l’altro¸ è una interpretazione che permette di trasformare la parabola in un ammonimento contro il pericolo personale dell’infedeltà permettendo¸ però¸ a tutte le Chiese¸ ma anche all’ebraismo¸ di poter sperare che¸ nel loro insieme¸ nella loro struttura comunitaria¸ continuino ad essere amate¸ protette da Dio. Hanno un compito che non verrà mai meno.