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Omelia XXI DOM T.O.A del 24 Agosto 2008

Quest’anno avete già sentito la spiegazione di questo vangelo il 29 giugno ma non da me. Per la seconda volta lo si legge nella sequenza del vangelo di Matteo. Le parole di Gesù a Pietro in risposta alla professione di fede¸ come sapete¸ si trovano soltanto nel vangelo di Matteo. Nel medesimo contesto non esiste nulla di simile in nessun altro dei quattro vangeli. Sono le parole classiche su cui si fonda la concezione tipicamente cattolica del primato di Pietro¸ concezione alla quale poi si aggiunge la deduzione di tipo storico che Pietro¸ essendo morto martire a Roma come capo della Chiesa di Roma¸ trasmette ai suoi successori¸ vescovi di Roma¸ le medesime prerogative di grazia¸ i medesimi doni che Gesù gli ha personalmente promesso. Due sono quindi i punti su cui bisognerebbe riflettere in una seria catechesi: quale è il vero significato e la vera portata di questo testo che¸ ripeto¸ è sempre e soltanto in Matteo riguardo alla posizione della persona di Pietro voluta da Gesù per la sua comunità? Tra l’altro¸ è interessante il fatto che la parola Chiesa all’interno dei vangeli si trova soltanto due volte. La parola Chiesa è frequentissima in san Paolo ma il termine Chiesa nei vangeli si trova soltanto due volte nel vangelo di Matteo¸ qui e al capitolo 18 dove si parla della responsabilità di tutti i Dodici per la comunità di Gesù. Sono tutte cose che meriterebbero lunghe riflessioni perché alle spalle di questa scelta di vocaboli ci sono tante cose da ricostruire perché il grande problema è: risalgono veramente a Gesù queste parole dette a Pietro o sono una interpretazione formulata dalla Chiesa antica che può riflettere le intenzioni ed il pensiero di Gesù? Ma la formulazione a chi risale ?E’ di colore aramaico¸ su questo non c’è dubbio¸ e Gesù parlava aramaico¸ ma anche i suoi primi discepoli parlavano aramaico quindi non è detto che tutto ciò che ha contenuto aramaicizzante risalga a Gesù. Perché Marco¸ Luca e Giovanni non conoscono nulla di questa immagine della roccia? Pur sapendo che Simone ha ricevuto da Gesù il nuovo nome di Pietro¸ che in aramaico è una parola maschile che significa roccia¸ perché gli altri evangelisti non hanno riportato il gioco di parole? “Tu sei roccia e su questa roccia edificherò la mia Chiesa”. C’è tutta una serie di problemi e dicevo che interessante è il fatto che l’interpretazione antica¸ forse ho sbagliato prima a dire interpretazione cattolica¸ che è rimasta nella Chiesa cattolica ed è scomparsa nelle altre confessioni cristiane ritiene che queste parole sono il fondamento dell’autorità del vescovo di Roma sulla base del principio che Pietro deve necessariamente avere dei successori. Una prima domanda da porsi è questa: che tipo di autorevolezza configurano le immagini qui adoperate per la persona di Pietro? “Tu sei roccia e su questa roccia…” o¸ se volete fare il gioco completo “Su questo roccio edificherò la mia Chiesa”. Qualcuno pensa¸ ricorda e dice: “Il tempio di Gerusalemme è fondato sulla roccia” ed infatti oggi è chiamato “la moschea della roccia”. Pietro restituisce la centralità del tempio gerosolimitano si segnala quindi la fine della centralità di Gerusalemme e¸ al suo posto¸ si pone la centralità della persona di Pietro. Allora¸ alla base di tutto c’è questa intuizione simbolica. Il tempio di Gerusalemme verrà distrutto pur essendo fondato sulla roccia¸ viene distrutto dai romani nel 70. Le porte degli inferi¸ che sono il simbolo della morte¸ non del male¸ non prevarranno contro Pietro il quale è vero che muore ma la morte non lo sopprime¸ non lo elimina. Ecco perché l’antica teologia dice: qui è implicita l’idea che deve avere dei successori. Come si può accettare per vera¸ parlo da credente evidentemente perché il vangelo non imbroglia¸ come si può dire che le potenze della morte non sopraffanno Pietro dal momento che Pietro muore martire? Solo perché rimane il suo esempio? E poi¸ ricordando quello che ho detto nelle domeniche precedenti¸ esempio di che cosa? La figura da stupido con la barca¸ quello che sentirete domenica prossima¸ che appena sentite queste parole nelle quali a Pietro si dice: “Non la carne e il sangue cioè la tua povera umanità ma il Padre ti ha rivelato questo¸ beato te!”. La settimana prossima Gesù gli dirà: “Via da me Satana¸ tu mi sei di scandalo perché non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini!” perché Pietro non ha capito che Gesù doveva morire in croce. E quando Gesù ha accennato alla morte in croce Pietro gli ha detto: “Dio te ne scampi¸ non ti accadrà mai!” e Gesù gli risponde il contrario di quello che dice oggi: “Tu non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini¸ mi sei di scandalo¸ vattene¸ Satana!” che non è un complimento specie per chi¸ come allora¸ crede nella potenza di Satana. E’ questa la roccia? E’ una figura contraddittoria Pietro. Vedete come le cose si complicano? Io non arrivo a nessuna soluzione¸ volevo soltanto farvi vedere la ricchezza di allusioni che si può trovare in questi testi. Gesù vuol forse dire che la sua comunitภla sua Chiesa si fonda sulla continua contraddizione e sul continuo superamento da parte di Dio del tradimento umano? Alla fin fine Pietro¸ non dimentichiamo il rinnegamento di Gesù nel corso della Passione¸ di Pietro si racconta questa continua alternanza: capisce poi non capisce più nulla¸ promette ma non mantiene ma Gesù lo sceglie come primo. E la morte non annulla questa roccia su cui si fonda la Chiesa. Allora la roccia su cui si fonda la Chiesa è la forza divina che la converte¸ il continuo ricupero della persona che ora comprende perché Dio glielo suggerisce e un minuto dopo rinnega questa comprensione perché ragiona come uomo. Allora voi capite che viene fuori una figura di Chiesa che è molto realistica¸ per nulla trionfalista che è la comunità di coloro che Dio continua a richiamare sulla retta via e che continuamente cerca di scappar via perdendosi. Allora capite che cambia molto rispetto a quell’idea pontificale che popolarmente la gente ha del papa e che dopo il Vaticano Primo è stata segnata con il marchio quanto mai discutibile dell’infallibilità nell’insegnare. Bisognerebbe avere tempo di pensare anche a questo. C’è una infallibilità ma è l’infallibilità che Dio ogni tanto dona a chi è propenso a sbagliare. L’infallibilità poi è della Chiesa non è del papa¸ questo lo dice anche il Vaticano Primo il quale dice solo che in casi eccezionali anche il papa da solo può parlare in nome di tutta la Chiesa e non sbagliarsi. Sono tutte cose molto interessanti secondo me¸ soprattutto per chi vuole capire la strutturazione che poi la Chiesa si è data nella storia. Cosa rappresentino le chiavi lo dovrebbe chiarire bene la prima lettura che parla di una sostituzione in Gerusalemme del governatore della città e usa l’immagine del mettere sulle spalle le chiavi della cittภi chiavoni delle città antiche che si portavano a tracolla. Quindi significa governare. Ecco perché l’antica tradizione mantenuta nel cattolicesimo dice che il papa ha un diritto di governo cioè dirige la vita della Chiesa perché ha le chiavi. Ma il Regno dei Cieli non è la Chiesa¸ cosa vuol dire avere le chiavi del Regno dei Cieli? Non certamente quello delle graziose barzellette su Pietro che apre e chiude la porta delle nuvole dove si beve il caffè Lavazza. Le chiavi del Regno dei Cieli sono un’altra cosa¸ probabilmente¸ quando Matteo scrive: è colui che decide chi viene ammesso nella comunità e chi viene respinto. E non per nulla il libro degli Atti degli Apostoli ricorda che il primo non ebreo è stato ammesso nella comunità da Pietro¸ il centurione Cornelio. Poi è diventato Paolo quello che attirava i non ebrei nella Chiesa ma il primo che ha litigato perché venisse ammesso il non ebreo è stato Pietro. E’ lui quindi che ha le chiavi cioè ammette o esclude¸ è lui quindi che fa capire le condizioni necessarie per diventare discepoli di Cristo. Legare e sciogliere significava pare diverse cose nel linguaggio del tempo di Gesù¸ per esempio pare che potesse significare liberare dal demonio¸ come faceva Gesù¸ l’esorcismo¸ oppure trattenere. Poteva significare come l’immagine che ho illustrato prima¸ ammettere e escludere¸ perdonare e scomunicare¸ cosa che fa anche san Paolo a Corinto: “Cacciatelo via¸ non parlategli più insieme!” Oppure¸ terza cosa¸ può significare in linea teorica proibire – permettere. Questo è proibito – legato¸ questo è sciolto – permesso. Questa terza impostazione è quella che ha dato origine alla valorizzazione antica rimasta nella Chiesa cattolica del diritto e del dovere di successore di Pietro di determinare quello che è lecito e quello che è illecito¸ quello che è bene e quello che è male. Tutto viene da questo testo. Accenno soltanto brevemente al problema della successione. I protestanti sono del parere che siccome il N.T. non parla di una successione Pietro non ha successori¸ quello che c’è scritto qui è valso per il solo Pietro durante la sua vita. Dopo di lui non c’è più un secondo Pietro e rifiutano quella lista della successione che è invece presente già nel secondo secolo. Quando si dice la vecchia preghiera eucaristica della messa¸ dopo il nome degli apostoli si continua con il nome dei vescovi di Roma: Lino¸ Cleto¸ Clemente¸ Sisto. Sono i capi della Chiesa di Roma venuti immediatamente dopo Pietro. E’ vecchissima questa cosa. I protestanti¸ quindi¸ hanno cancellato un ricordo antico dicendo che Pietro non ha successori. Gli ortodossi invece direi che accettano l’idea di successione ma contestano il fatto che queste parole rivolte a Pietro gli diano un potere di autorità che può diventare di tipo giuridico¸ ne accettano un valore di esemplarità soltanto simbolica. E’ figura della Chiesa continuamente tentata di tradire e di umanizzarsi che Dio continua a ricondurre alla fedeltà a Dio con la sua assistenza. Pietro diventa quindi la figura della fragilità della Chiesa che¸ abbandonata a sé stessa si perderebbe. E’ un simbolo non è uno che riveste un’autorità per questo loro sono disposti a venerare il vescovo di Roma ma non ad ubbidirgli¸ sono disposti a riconoscere in lui una figura simbolica: “Tu sei colui che ci ricorda che tutto nella Chiesa è come con Pietro¸ incertezza e pericolo di perdersi continuamente rimediato dalla bontà e dalla potenza di Dio. Questo è il ruolo del vescovo di Roma: ricordare questa memoria di Pietro¸ nessuna autorità di fatto¸ nessun dovere di governare¸ nessun dovere di insegnare¸ è soltanto figura simbolica. E questo vi fa capire perché la questione Pietro¸ la questione papa disturba la vita delle altre denominazioni cristiane al di fuori della cattolica. Non ho detto tutto ma penso di avervi già annoiato abbastanza.