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Omelia XVI Domenica Tempo Ordinario del 20 luglio 2008

La parabola della zizzania con la sua spiegazione si trova soltanto nel vangelo di Matteo quindi fa parte del suo materiale proprio e probabilmente risponde a esigenze della comunità di Matteo; per questo i commentatori avanzano dubbi se Gesù abbia effettivamente detto questa parabola ed ancor più se abbia dato la spiegazione che viene data perché la comunità cristiana e poi gli evangelisti¸ molte volte¸ si sono ritenuti in diritto di aggiungere¸ modificare¸ esplicitare quello che a loro parere Gesù aveva detto. La fede cristiana non deriva soltanto dalla storia effettiva della persona singola di Gesù ma da tutto l’insieme dell’epoca apostolica. Gesù ed i discepoli sono all’origine della fede cristiana insieme¸ Gesù evidentemente è il nucleo fondamentale ma la fede cattolica e protestante primariamente dicono che la presenza dello Spirito Santo nei primi tempi della Chiesa si è servita non solo di Gesù ma anche dei suoi primi discepoli per costituire un patrimonio di testi e di storia¸ di racconti¸ di detti sui quali si fonda la fede che deve durare fino alla fine del mondo. Quindi non c’è nessuno scandalo nel dire che un determinato testo anche se narrativamente viene messo in bocca a Gesù è in realtà opera della comunità credente delle origini perché¸ ripeto¸ all’origine di tutto sta la Chiesa delle origini¸ con Gesù al suo centro ma non il solo¸ singolo¸ isolato Gesù. Questa è la visione¸ immagino¸ di tutte le Chiese. C’è un’altra osservazione generale che si può fare: anche in questa seconda parte del discorso in parabole¸ l’ultimo pezzettino lo leggiamo domenica prossima ed è molto breve¸ anche in questa seconda parte¸ come nella prima¸ prima della spiegazione della parabola della zizzania c’è una osservazione generale sul perché Gesù parla in parabole. Vi ricordate che domenica scorsa era molto più lungo questo intervallo sul perché delle parabole. Il testo era oscuro ma alla fine sembrava di capire che la ragione per cui Gesù parla in parabole era la difficoltà degli ascoltatori di capire “Perché chiudono gli occhi¸ hanno orecchie ma non sentono¸ hanno occhi ma non vedono”¸ come diceva il profeta Isaia. Quindi nel caso del seminatore la spiegazione del perché Gesù parla in maniera parabolica era la difficoltà di ascoltare da parte della gente. Tant’è vero che¸ poi¸ la spiegazione della parabola parlava dei terreni che non sono adatti a ricevere il seme mentre uno solo è il terreno buono che è adatto. Quindi il discorso era molto coerente: Gesù parla in parabole perché ci sono difficoltà dalla parte degli ascoltatori. Anche allora¸ però¸ ci si rendeva conto che il parlare in parabole non risolve la situazione perché quando si spiegavano i diversi tipi di terreno tre erano terreni che non accettavano¸ improduttivi e soltanto uno era il terreno ricettivo. E’ curioso tutto questo perché evidentemente vuol dire che non c’è nulla di automatico. La presenza della parola di Dio in Gesù si mette in contatto con la libertà dell’uomo e la libertà dell’uomo ha molte capacità di reagire la maggioranza delle quali sono di rifiuto perché se si presentano tre terreni negativi ed uno solo positivo¸ come dicevo domenica scorsa¸ sarebbe inesatto dire tre quarti¸ un quarto però è certo che se uno scrittore presenta tre momenti negativi ed uno solo positivo vuol dire che il momento positivo è minoritario. E questa potrebbe essere una spiegazione che vale anche oggi in un mondo nel quale anche a causa dell’aumento della popolazione la proporzione dei cristiani è continuamente in diminuzione. Ormai siamo diventati un sesto mentre quando ero ragazzo io eravamo ancora più della metภquindi è peggio del buco dell’ozono e del clima¸ se andiamo avanti cosí nel 2050 i cristiani saranno un decimo e nel 2100 saranno un ventesimo¸ un trentesimo¸ un millesimo¸ chissà come va a finire. Questa è una cosa interessante a cui di solito non si bada. Si potrebbe dire che le parabole di oggi¸ soprattutto quelle piccoline¸ quella del seme di senapa e quella del lievito¸ sembrerebbero avere lo scopo di rispondere al pessimismo della parabola del seminatore dicendo che anche una cosa minima può produrre frutti molto grandi. Il seme di senapa veniva considerato il più piccolo dei semi e pare che fosse proprio un granellino microscopico. Una volta seminato¸ se attecchisce¸ produce un arbusto che assomiglia ad un albero¸ tant’è vero che è perfino possibile che alcuni uccelli ci facciano il nido¸ pare che potesse arrivare a tre metri di altezza. E questa è una cosa sorprendente perché normalmente gli arbusti non arrivano a tanto¸ ed ha sottolineato questo contrasto: Non spaventatevi se restate in pochi perché alle volte succede¸ e lo sperimentate voi nella vostra vita di agricoltori¸ che una cosa minima produce un effetto considerevole. La stessa cosa vale per l’immagine del lievito. A cosa corrisponda alla parola greca che è tradotta “Tre misure di farina” non è sicurissimo¸ la parola però che viene usata corrisponderebbe ad un termine ebraico secondo il quale le tre misure sarebbero tra i venti ed i venticinque chilogrammi di farina. Si vede che Gesù non se ne intendeva molto di come si fanno le cose perché una donna che impasta venticinque chili di farina … E’ impossibile! Non ha senso però spesso Gesù usava immagini volutamente paradossali. Un pochino di lievito serve a gonfiare¸ a fermentare una enorme quantità di farina. Quindi¸ come vedete¸ queste parabole hanno in comune il conforto¸ la consolazione: “Non spaventatevi se tutto è piccolo o se rimpicciolisce col passar del tempo invece di crescere. Può anche darsi che ad un certo punto dal piccolo nasca l’inaspettatamente grande”. E’ difficile determinare quale situazione di crisi avesse presente Matteo quando¸ a differenza di altri evangelisti¸ ha sottolineato con maggiore insistenza questa dimensione della crescita inaspettata¸ però è un dato certo. All’interno di questo discorso in parabole bisogna fissare questo principio: può darsi che le cose non vadano in maniera lineare ma che ci siano dei momenti in cui tutto sembra rimpicciolirsi¸ non spaventatevi perché anche dal piccolo può venire il grande. L’azione di Dio funziona in questo modo. Ma¸ tra le righe¸ c’è anche sotto un’altra idea¸ un altro concetto che spiega quell’intermezzo che dicevo prima. L’uomo antico non sa perché questo piccolo seme produce una grande pianta¸ a parte che non lo sa neanche l’uomo contemporaneo¸ dice solo che c’è un codice genetico nel seme per cui funzionando salta fuori la grande pianta¸ ma perché ci sia questa capacità genetica di generare la grande pianta nessuno lo sa¸ si sa che c’è e si può perfino influire su di essa facendo gli OGM ma per quale ragione ci sia in una pianta e non ci sia in un’altra lo scienziato ne prende atto ma non sa dire per quale casualità questo avvenga. Allora il mistero era ancora più grande¸ ma tutto il mistero della crescita degli alberi per loro era un prodigio inspiegabile. Il piccolo seme che dà origine ad una pianta viva che produce frutti era una cosa spettacolare¸ incredibile per loro. Più in piccolo anche la questione del lievito e nessuno sa il perché. Questo lo dico perché Marco¸ nel suo vangelo¸ a differenza di Matteo e di Luca¸ ha una parabola che sviluppa proprio questo tema. La si legge quando capita il vangelo di Marco: “Il seme nel terreno cresce e nessuno sa come” e lo dice in greco con una parola che usiamo anche in italiano “automate”¸ cresce da sé¸ da qui il nostro termine “automatico” e nessuno sa come¸ e mi pare di poter dire che anche oggi non si sappia come e perché un seme produce una cosa grande¸ un altro una cosa piccola¸ ma non è questo il problema. Questa parabola spiega quello che si dice qui: “Parlava in parabole perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: aprirò la mia bocca in parabole¸ proclamerò cose nascoste”. Notate bene che non c’è scritto “Spiegherò cose nascoste” ¸ neanche “Rivelerò” nel senso di smascherare¸ ma “Vi dirò cose misteriose¸ che da sempre lo sono¸ fin dalla fondazione del mondo”. Allora il discorso si fa coerente¸ capite? Cioè Matteo vuol dire: “Gesù ha parlato in parabole non solo¸ come diceva prima¸ perché gli ascoltatori non sono in grado di capire¸ ma perché le cose che ha da dirci non sono per noi comprensibili¸ sono cose divine che rimarranno per sempre nascoste. Lui le afferma ma non le spiega forse perché nessuno può arrivare a capire gli ultimi perché”. E allora voi vedete che il discorso si fa più profondo¸ come se Matteo dicesse ai suoi lettori: “Voi dovete avere il coraggio di rendervi conto che come non sapete in agricoltura il perché delle cose¸ eppure le fate perché seminate¸ piantate¸ raccogliete¸ cosí sappiate che anche il Regno di Dio è qualcosa a cui partecipate¸ in cui siete attivi¸ ma non ne capite le regole¸ segrete di funzionamento”. Se voi ci pensate questo è il senso cristiano della vita. Io vivo¸ intervengo¸ cerco di curare¸ guarire¸ risanare¸ migliorare¸ progetto¸ faccio¸ costruisco¸ ma che cosa veramente faccia funzionare le cose¸ dove stia il cuore e l’anima di tutto non lo so di preciso. E’ come quando semino. La scienza oggi mi descrive più cose di allora¸ ma rimane sempre un residuo di mistero. Questo residuo di mistero non deve spaventarmi¸ non devo sentirmi umiliato¸ devo riconoscere che è la presenza di una divina sapienza che è più sicura di me¸ che sa più di me quello che va fatto e quindi sentirmi confortato ed incoraggiato. Questo è poi il senso¸ non della spiegazione che è troppo puntigliosa nel parlar di diavolo e altre cose ma della parabola della zizzania. “Lasciate fare¸ non strappate niente e non intervenite¸ molte volte c’è una sapienza superiore che guida le cose. Non pasticciate troppo con la creazione¸ con la natura. Avete diritto di intervenire ma ricordatevi che non siete gli ultimi padroni. Aspettate il tempo del grano che non è il vostro tempo¸ è il tempo di Dio.” Andrebbe ampliato questo discorso sull’attesa¸ la riserva¸ la prudenza. Uno dei pericoli¸ però¸ della nostra abilità tecnologica contemporanea è quella di dimenticarci di questo¸ è quella di fare subito progetti: “Va bene¸ costruiamo. Va bene¸ demoliamo. Va bene¸ facciamo¸ interveniamo¸ modifichiamo.” Calma! Sei sicuro di sapere veramente tutto? Non devono essere solo i Verdi¸ gli ecologisti a dire questo ma¸ sia pure con un diverso linguaggio¸ e diverse motivazioni¸ devono esserlo anche i cristiani¸ tutti i cristiani.