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Omelia Assunzione di Maria del 15 agosto 2008

Vorrei continuare il discorso che ho fatto domenica scorsa perché le cose che ho detto domenica scorsa erano anche in previsione di quello che avrei detto oggi e che dovrò riprendere domenica 24 perché ritornerà la figura di Pietro. E domenica scorsa¸ forse con un linguaggio poco adatto ad un’omelia e che può avere disturbato qualche ascoltatore¸ ho detto che Matteo¸ raccontando l’episodio di Pietro che cammina sulle acque¸ gli faceva fare la figura dello stupido¸ la parola sarà volgare però la sostanza è questa. Pietro viene¸ in un certo senso¸ dall’evangelista trattato con sarcasmo¸ non dico deriso¸ però indubbiamente fa una brutta figura. La brutta figura è molteplice nell’episodio di domenica di Pietro nel senso che all’inizio dubita che Gesù sia veramente Gesù: “Se sei tu…”¸ quindi si mostra non del tutto capace di riconoscere nella persona che vede Gesù¸ non è un conoscitore di Gesù¸ “Se sei tu…” e poi¸ per avere la prova¸ e questa è la cosa meno simpatica: “Comanda che io venga da te sulle acque”. Indubbiamente è una domanda che suppone non solo incertezza e dubbio ma è una sfida¸ suppone presunzione. E allora io interpretavo il seguito dell’aneddoto dicendo che Gesù finge di accontentarlo per fargli capire che finirà per annegare e costringere Pietro all’umiliante richiesta: “Signore¸ salvami!” che è come dire: “Sono stato sciocco a chiederti di venire con te sulle acque¸ non ha senso che un uomo chieda di camminare sulle acque”. Ed è chiaro che l’evangelista lascia capire che Pietro¸ come poi verrà confermato da tutto quello che segue¸ soprattutto dal famoso rinnegamento durante il processo¸ è colui il quale deve continuamente pentirsi perché non ne indovina una. Tant’è vero che secondo il quarto vangelo¸ nell’ultima apparizione¸ Gesù per tre volte lo costringe a dire: “Mi ami tu?” “Signore¸ sai che io ti amo”. E’ la figura all’interno del vangelo della conversione faticosa a comprendere la grandezza di Cristo¸ Pietro è la persona nella quale il conflitto tra la sua latente incredulità e¸ direi¸ anche la sua autostima¸ e la necessità di sottomettersi ad un piano di Cristo¸ anche se non lo capisce fino in fondo¸ cioè la capacità di ubbidire¸ Pietro non sa cosa sia l’umiltภil Pietro del racconto evangelico¸ io non so storicamente come sono le cose¸ io parlo del personaggio come risulta dalla descrizione che ne fanno i testi perché io dipendo dalla parola scritta che ci è stata consegnata. Tutti dipendiamo dal profilo dei personaggi che è stato consegnato dagli scrittori ai loro testi. Maria è esattamente il contrario ed è questo che mi interessava di far vedere. Maria è quella che non pone mai domande¸ o meglio¸ secondo il racconto di Luca nell’Annunciazione¸ pone in maniera molo delicata una domanda – obiezione: “Non conosco uomo”¸ e viene data dall’angelo una risposta complicata che nessuna donna del suo tempo avrebbe potuto capire: “Lo Spirito Santo scenderà su di te…. La potenza dell’Altissimo...”. Ad un certo punto è come se Maria dicesse: “Ho capito¸ sia fatta la volontà del Signore” ed è quella rinuncia all’indagine¸ quella che rinuncia alla richiesta “Se non mi spieghi non ci sto”. Maria è la figura dell’ubbidiente umiltà la quale intuisce dove Dio è presente e capisce che quando è presente Dio lo si onora¸ lo si ringrazia¸ se ne riconosce la grandezza e ci si mette a disposizione: “L’anima mia magnifica il Signore. Ha fatto in me grandi cose¸ fa sempre grandi cose¸ sono l’umile serva”. Al Pietro personaggio evangelico non viene mai in mente di dire cose di questo genere¸ allora è interessante… Lo stesso ragionamento lo si potrebbe fare per tanti altri personaggi del vangelo: Tommaso che incarna la figura del dubbio. Non è semplice questo lavoro però è un lavoro interessante. Indubbiamente se c’è un influsso di Spirito Santo nella stesura di questi testi che¸ intendiamoci¸ sono opera di autori umani¸ tuttavia l’aver lasciato entrare nei testi questa specie di caratteristica della fisionomia di ciascuno è un mezzo con il quale Dio ci fa capire le cose. La rivelazione divina sta anche in questo. La cosa che dovremo spiegare il 24 è come mai Pietro¸ presentato con tutti questi limiti¸ viene scelto da Gesù come il custode ed il governatore della sua comunità: “A te darò le chiavi del Regno dei Cieli”. Il lettore dice: “Perché a lui che sembra cosí poco preparato al compito?” Può darsi che di questo riusciamo a capire qualche cosa il 24. A Maria non viene dato nessun incarico perchè alle donne¸ a quei tempi¸ non si sarebbe dato nessun incarico¸ ma la tradizione cristiana¸ questo direi che non è chiaro all’interno della Bibbia¸ ma diventa subito chiaro già dal secondo secolo¸ a Maria¸ grazie alla sua umiltภviene data la gloria. La partecipazione immediata alla gloria del suo Figlio¸ quella che noi chiamiamo l’Assunzione. Maria è presentata come colei che scavalca la morte senza neanche accorgersene ed è subito portata al di là della morte¸ nel vivere di Dio che non conosce il morire. La finale del quarto vangelo fa capire che Pietro¸ invece¸ per convertirsi veramente¸ dovrà accettare il martirio: “Quando eri giovane andavi dove volevi” ecco il superbo¸ l’autonomo¸ “Quando sari vecchio un altro di legherà e ti condurrà dove tu non vuoi”. Direi che Pietro ha bisogno assoluto del martirio inteso come offesa alla persona per imparare l’umiltà. Rasenta la tragedia¸ direi che c’è qualcosa di shakespeariano in questo modo… I testi del N.T. non sono capaci¸ come invece lo erano Shakespeare¸ Pirandello e altri autori di mettere in scena le cose e di farle rivivere allo spettatore. Sono capaci soltanto di mettere il titolo¸ di dare l’idea della possibile stesura che altri dovranno fare. Il martirio di Pietro presentato come “Se non ti costringo alla rinuncia totale fino alla morte¸ tu non diventi mio discepolo.” Maria è il contrario¸ Maria riceve tutto gratis. Perché? Perché è la figura dell’umiltภdella disponibilitภè la figura della soggezione che nella cultura di allora si trovava perfettamente adeguata all’immagine della femminilità. “Sono la serva del Signore”. E già i primi autori se ne sono resi conto. Io ho detto “Sto confrontando Maria con Pietro”. Loro dicevano “Più che con Pietro¸ Maria è il contrario di Eva”¸ la donna che ha indotto Adamo¸ un po’ imbranato¸ a dire: “Ma cosa stai ad osservare il comando? Proviamolo¸ assaggiamolo questo frutto”. E’ la figura della rincorsa alla autonomia¸ all’autogestione di sé: “La vita è mia¸ la gestisco io”¸ Maria è l’opposto. E’ chiaro che sono personaggi questi quindi sono simboli¸ ripeto¸ un fondamento storico c’è sempre dietro alle cose ma spesso non siamo più in grado di ricostruirlo. Non è detto che Pietro fosse la macchietta che io ho descritto prima. Era una figura storica adatta a diventare quel personaggio come lo sono gli Enrico e gli altri di Shakespeare¸ Pirandello che diventano personaggi e che pur essendo simili alla figura storica che è realmente esistita sono diventati dei prototipi per la riflessione umana per identificare le caratteristiche¸ i pericoli¸ gli errori che ogni uomo può incontrare nella sua vita. Maria che accede immediatamente¸ direi senza… certo ha sofferto la croce perché le è morto il Figlio ma anche lí non ha aperto bocca¸ ma che è stata secondo la tradizione¸ se volete secondo la leggenda¸ è stata perfino esonerata dal trauma della morte¸ risponde alla domanda: “Chi entrerà nel regno di Dio? Chi giungerà veramente alla gloria? Quale è l’umanità che risponde veramente ad un progetto divino? E’ quello di chi dice: “La mia vita glorifica il Signore”¸ l’anima mia sapete che altrove si dice “La mia vita”¸ “Io esisto a gloria di Dio”. Ecco perché qualche teologo¸ e questo è il punto dove devo arrivare e poi finisco¸ qualche teologo contemporaneo dice che tra i tanti modelli che si possono pensare come quello che il cristianesimo vuole che l’uomo sia¸ c’è un modello petrino ma tendono a dire che il modello petrino è un modello molto parziale. Ripeto¸ riesce difficile capire perché a Pietro viene data la responsabilità di gestire la Chiesa e dicono che in verità il principio più utile è il principio mariano. Cioè se io voglio educare una persona e dire: “Cerca di diventare discepolo di Cristo” non gli dico “Fa’ come Pietro”¸ ma gli dico: “Fa’ come Maria”. Ecco perché Pietro è gestore della Chiesa ma non è figura della Chiesa. Maria è figura della Chiesa¸ Maria è il simbolo riassuntivo. L’identikit Chiesa si fa pensando a Maria non pensando a Pietro. Pietro è necessario¸ occorre. Ecco perché non solo nella pietà popolare ma nella teologia Maria è stata perfino esageratamente mitizzata¸ divinizzata¸ esaltata ma c’è sotto un fondamento serio e andando a pescare le frasi che qua e là vengono attribuite a Maria nei testi si trovano delle parole che possono davvero sintetizzare anche il nostro ideale di discepolato. Già mi pare domenica avevo citato “Conservare tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. A quante persone che oggi sono giustamente inquietate dal dubbio che viene messo loro sulla credibilità dei misteri cristiani in nome di una correttezza logica e scientifica (i lettori di Odifreddi per intenderci)¸ io dico loro: “Si¸ hai ragione¸ non posso dimostrare niente¸ si può anche dimostrare che sono tutte idiozie¸ tu però fa’ una cosa: non decidere¸ conserva queste cose e meditale nel tuo cuore¸ rimestale nel tuo cuore. Segui una figura mariana ma non nel senso banalotto e criticabilissimo di certe devozioni (la mamma… lascia perdere)¸ la donna che sa di non poter capire tutto ma che ragiona¸ pensa¸ riflette e tace. E’ una immagine¸ anche perché noi abbiamo bisogno di questo¸ certo che si possono trovare immagini anche più recenti: “A me piace san Giovanni Bosco” “A me piace papa Wojtyła” ma i personaggi del N.T. hanno un privilegio¸ un primato su tutti quelli che sono venuti dopo. Ecco perché una certa imitazione di Maria¸ voi sapete che parlo rarissimamente di Maria¸ però oggi hi ritenuto di doverne parlare su questa base teologicamente fondata perché ritengo che anche oggi per molte persone¸ se uno accetta di essere come Maria e dice: “Ma non posso capire tutto” però certe cose che hanno avuto importanza e che l’hanno ancora io non le butto via¸ le tengo in serbo. Conservare che non è il conservatorismo banale¸ esteriore¸ è il tenere in mente dicendo: “Dio è talmente che non l’ha capito nessuno¸ neanche Pietro. Non è detto che non ci sia solo perché non si riesce a portare delle prove”. Ecco¸ questa attitudine di attesa della scoperta¸ questo modo mariano di vivere le cose potrebbe diventare molto moderno.