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Omelia XVII DOM. T.O. A del 27 Luglio 2008

La finale del discorso in parabole è altrettanto complessa¸ nella sua apparente semplicitภcome tutto il discorso in parabole. Noi¸ quando leggiamo questi brani di vangelo nella messa¸ li spezzettiamo e ne leggiamo un pezzettino ogni domenica dopo di che cerchiamo di ricavare dal testo tagliato¸ che è stato fissato per la domenica¸ il messaggio della predica. Ho dato un’occhiata ai sussidi che vengono preparati per i preti che devono fare le prediche e quasi tutti sottolineano l’importanza in queste due parabolette iniziali¸ quella del tesoro e quella della perla¸ al tema della gioia. “Va¸ pieno di gioia¸ vende tutti i suoi avere e compra quel campo”. Addirittura sembrerebbe che in greco insinui l’idea che la gioia lo spinge ad andare a comperare quel campo ed allora suggeriscono di fare la predica sulla gioia con cui si deve accogliere il vangelo perché è la gioia che garantisce l’accoglienza del regno ed il procedere nella via della salvezza dimenticando che nella spiegazione della parabola del seminatore c’era scritto: “Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l’uomo che ascolta la Parola e subito l’accoglie con gioia”¸ ecco che c’era già la gioia¸ ma non ha radici in sé ed è incostante e appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola ne resta scandalizzato. E il testo di due pagine prima faceva capire che la gioia non serve a niente¸ la gioia serve per precipitosamente comperare la perla e il tesoro¸ ovvero per una conversione rapida ma poi viene una piccola difficoltà e la gioia scompare¸ non regge e l’uomo resta scandalizzato. Questo lo dico perché¸ come sempre¸ io desidero che voi vi facciate un vostro metodo personale per leggere e rileggere il vangelo¸ o tutto il N.T. o addirittura tutta la Bibbia¸ ma limitatevi ai vangeli e poi al N.T. Sono testi nei quali bisogna continuamente circolare avanti e indietro confrontando e accorgendosi di queste … contraddizioni è parola forse offensiva ¸ di queste diverse componenti che si bilanciano l’una con l’altra. Probabilmente Matteo ha voluto¸ per incoraggiare i suoi lettori¸ che alla fine della parabola ci fosse questo invito all’entusiasmo però non ha dimenticato¸ lo dimentichiamo noi che leggiamo in maniera disattenta¸ non ha dimenticato che nella parabola iniziale¸ quella più lunga¸ quella meglio strutturata¸ quella forse più completa¸ aveva specificato che la gioia serve per incominciare ma che poi occorre ben altro per andare avanti. Occorre la costanza¸ la fermezza. Anche perché¸ a pensarci bene¸ le due parabolette forse tra le righe già contengono anch’esse un qualche sospetto sulla capacità della gioia di fondare una posizione sicura nella vita perché qualcuno ha giustamente osservato che il mercante che commercia in perle se vende tutto per comprare la perla preziosa¸ come fa poi a campare? Certo può avere il conto in banca perché ha già guadagnato abbastanza ma il mondo nel quale Gesù pronuncia le sue parole è il mondo delle bancarelle del mercato di campagna¸ dove il mercante di perle vende le perline piccole¸ allora non c’erano ancora quelle artificiali¸ capisco¸ alle donne del paese che lo pagano con un po’ di frumento¸ un po’ di farina¸ forse qualche moneta¸ e quando ha comprato la bella perla¸ cosa fa? Sta lí a guardarla? Chissà se queste parabole Gesù le la dette per incoraggiare o per mettere in guardia dagli entusiasmi precipitosi? E questo è un pensiero iniziale che lascio alla vostra riflessione¸ che mi interessava dirvi sia perché¸ come ho ripetuto desidero che apprendiate questo metodo di circolazione meditativa nei testi del vangelo¸ perché è a questo che servono e se adoperati in questo modo sono utili perché ci fanno capire la complessità delle cose e sostengono la nostra fede¸ interpretate in questo modo perché ci preparano ad affrontare le sorprese¸ gli imprevisti: “Mi sembrava tutto bello all’inizio e poi mi sono un po’ spoetizzato”. Capita anche a chi ha trovato tesori e perle. E’ un luogo comune che uno sperava di diventare felice perché aveva vinto al totocalcio e poi si è accorto che la felicità della vita viene soprattutto da altre cose e non dai soldi. E’ solo¸ ripeto¸ un piccolo consiglio di superficie che però¸ soprattutto per quelli di voi che vogliono servirsi della sacra Scrittura¸ della cosiddetta Parola di Dio per meditare sui valori della vita e¸ soprattutto¸ per quelli¸ genitori o insegnanti¸ che vogliono parlare di queste cose agli altri questo metodo di attenzione a tutti i particolari nel contesto¸ oltre che nel singolo piccolo testo che si legge¸ è una cosa interessante. Poi c’è un’altra osservazione¸ differente da questa¸ che volevo fare. Voi sul foglietto avevate il salmo responsoriale con il suo ritornello completamente cambiati¸ è stato letto invece quello della traduzione precedente¸ e a me va bene perché pensavo di riflettere proprio su questa formulazione del ritornello. “La tua legge¸ Signore¸ è la mia gioia” che sul foglietto è diventato¸ invece¸ “Quanto amo la tua legge¸ Signore”. A parte che poi nella traduzione del salmo ci sono molti altri notevoli cambiamenti¸ che sarebbe interessante spiegare ma allora faremmo una lezione di Bibbia¸ quello su cui volevo riflettere è questo: l’A.T. con il suo salmo¸ con la lettura di Salomone mette come soggetto della gioia la legge¸ Gesù¸ nelle sua parabole¸ mette come soggetto della gioia il tesoro e la perla che sono immagini del regno di Dio¸ e allora qui la mia domanda è questa: è la stessa cosa? Che relazione c’è e che cosa cambia se si passa dalla parola legge all’immagine Regno di Dio? Cosa vuol dire Regno di Dio? E che differenza c’è tra Regno di Dio e legge? Il salmo¸ poi¸ avrebbe continuato dicendo “Ho deciso di osservare le tue parole”¸ il vecchio testo diceva “Bene per me è la legge della tua bocca¸ più di mille pezzi d’oro e d’argento”¸ per questo è stato scelto il salmo¸ “Amo i tuoi comandi più dell’oro¸ dell’oro più fino¸ considero retti tutti i tuoi precetti e odio ogni falso sentiero”¸ qui era “Ogni via di menzogna”. Comandi¸ precetti. Nella tradizione ebraica era¸ ed è ancora cosí¸ il grande oggetto dell’amore religioso è la legge. Gli ebrei quando ne parlano tendono ad usare altre parole: ammaestramento¸ via¸ istruzione perché anche per loro la parola “legge” è dura e dicono che¸ ed è anche vero dal punto di vista etimologico¸ che il loro termine ebraico “torah” significa soprattutto guida¸ formazione¸ istruzione¸ esempio¸ ammaestramento¸ il training¸ diremmo oggi noi¸ l’allenamento alla vita. Tuttavia rimane vero che nella tradizione ebraica è la legge l’oggetto dell’amore religioso¸ è la direttiva¸ l’orientamento¸ la norma¸ il costume. Mangiamo pane azzimo¸ facciamo riposo il sabato. Il Regno di Dio che cos’è? Come sapete il grande teorizzatore della differenza è san Paolo il quale ha fatto della tesi che la legge viene soppressa in Gesù Cristo il punto focale della sua predicazione. La normativa rimane ma non va più vissuta come un imperativo¸ un obbligo¸ una legge perché le cose sono cambiate. Dio prende possesso della nostra vita¸ ci dona il suo Signore e l’equivalente di quello che la legge comanda nasce spontaneamente nei nostri cuori rinnovati dalla fede¸ dalla caritภdalla meditazione della parola per cui secondo la visione paolina il cristiano compie le opere prescritte dalla legge ma non perché sta scritto¸ non perché sono comandate ma perchè le sente come il suo tesoro¸ come il frutto della sua libertà. Per questo dice san Paolo che noi siamo liberi¸ liberi nello Spirito”Liberati dallo Spirito che ci rende capaci di fare il bene di nostra iniziativa¸ di strutturare la vita secondo Dio¸ per amore suo¸ grazie allo Spirito che abita in noi”. Capite che questo è più profondo della gioia¸ è questo convincimento interiore. La descrizione paolina del cristiano¸ che è colui nel quale abita lo Spirito di Cristo a tal punto che non si distinguono più lo Spirito di Dio ed il mio Spirito¸ sono fusi insieme e il cristiano compie le opere gradite a Dio spontaneamente¸ gli vengono naturali¸ allora non è più una legge. Chissà se nella finale del discorso¸ quando Matteo ha scritto “Uno scriba diventato discepolo” che significa un ebreo diventato cristiano¸ “trae dal suo tesoro cose antiche e cose nuove”. Le cose nuove potrebbero essere questa consapevolezza della trasformazione interiore operata dallo Spirito¸ le cose antiche potrebbero essere la memoria rispettosa dei contenuti della legge che non sono più legge perché l’oggetto della gioia è diventato l’amore di Dio. E qualcuno dice che Matteo ha scritto buona parte del suo vangelo proprio per cercare di fare accettare agli ebrei la polemica paolina contro la legge che rischiava di creare una frattura insanabile fra i due mondi: quello degli ebrei di una volta e quello degli ebrei di adesso che volevano rimanere ebrei ma¸ nello stesso tempo¸ seguire Gesù Cristo. E allora continuamente nel suo vangelo cerca di usare i due livelli del discorso: quello secondo cui la legge è la mia gioia e quelli nuovi secondo i quali l’amore di Dio è la mia gioia¸ la sicurezza nella misericordia di Dio che perdona i miei peccati è la mia gioia. Però¸ nello stesso tempo¸ come ha fatto nella parabola della zizzania e della rete continua a parlare del castigo per chi disubbidisce mentre da un lato il castigo non avrebbe più ragione d’essere perché se veramente lo Spirito abita in me allora si tratta di una fedeltà dettata dall’amore alla quale Dio stesso risponde ricuperando il bene e non mandando nella Geenna del fuoco. E allora vediamo che attraverso questi testi si possono vedere l’incrociarsi di sensibilità religiose tra loro assai diverse. La domanda finale è la solita: voi come vedete le cose in questo campo? Ritenete che l’elemento essenziale della religione cristiana siano comandamenti da osservare come si osserverebbe una legge qualsiasi¸ una legge buona ma una legge? Cioè perché sono cose imposte¸ se anche non le capisco le devo osservare lo stesso perché sono un obbligo¸ come la cintura di sicurezza¸ i fari accesi¸ la revisione della caldaia? Oppure sono cose che faccio perché la mia libertà le ritiene il mio tesoro¸ la mia gioia¸ la mia sicurezza¸ perché l’amore di Dio me le suggerisce? E capite che sono due modi molto diversi di vivere la religione.