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Omelia VI PASQUA A del 27 Aprile 2008

Quelli che hanno seguito sul foglietto avranno trovato paraclito invece di consolatore e cosí saranno in grado di apprezzare la modernità e la chiarezza della nuova traduzione che ha usato una parola greca¸ che nessun italiano può capire cosa vuol dire¸ e questo si chiama attenzione pastorale al popolo di Dio. Punto di ironia. E adesso spiego il vangelo. Il brano di vangelo che abbiamo letto segue immediatamente quello di domenica scorsa quindi anche oggi dobbiamo leggere questo testo ricordando che l’evangelista lo immagina pronunciato da Gesù che è uscito dalla cena¸ sta andando nell’Orto degli Ulivi dove verrà arrestato¸ meno di ventiquattro ore prima della sua morte. E¸ come ho detto domenica scorsa¸ per capire l’intenzione dell’evangelista quando compone questo discorso non bisogna dimenticare l’ora¸ il momento in cui lo colloca: fra poche ore i discepoli vedranno Gesù morto sulla croce. Dopo un giorno e mezzo avranno delle apparizioni del Risorto. Secondo Giovanni un’apparizione¸ vi ricordate¸ la sera di Pasqua¸ un’altra una settimana dopo¸ molto brevi. E¸ in un capitolo aggiunto al vangelo¸ si parlerà di un’altra apparizione¸ sul lago di Galilea¸ parecchio tempo dopo. Probabilmente¸ l’autore del vangelo¸ che è il discepolo che Gesù amava¸ cosí dice il testo¸ del quale non conosciamo il nome e che non è certamente Giovanni ma un altro ignoto personaggio che l’evangelista non vuole nominare qualificandolo come il discepolo che Gesù amava¸ probabilmente questo discepolo si ricorda che gli apostoli rimasero molto perplessi quando videro le apparizioni del risorto e¸ direi¸ rimasero probabilmente delusi ma non perché non credevano che Gesù era stato innalzato alla gloria di Dio¸ anzi¸ probabilmente¸ di questo furono convinti fin dall’inizio. La frase di Tommaso “Mio Signore¸ Mio Dio”¸ secondo l’evangelista pronunciata nella seconda apparizione¸ dice chiaramente che Tommaso ha capito che ormai Gesù vive in Dio. E’ Dio. Perfino il suo corpo è divinizzato¸ non ha senso cercare di mettere il dito nelle piaghe delle mani e del costato perché ormai è un corpo glorificato¸ non è di questa terra. E’ probabile che¸ secondo l’evangelista¸ i discepoli siano rimasti storditi proprio per questo fatto: “Non sarà più possibile avere Gesù accanto a noi come prima”. L’impressione di molti commentatori è che l’autore del quarto vangelo presenta un gruppo di discepoli che¸ nel breve tempo nel quale vissero con Gesù in Palestina¸ ne subirono a tal punto il fascino e furono cosí contenti di questa loro convivenza con Gesù che avrebbero voluto che potesse durare a lungo¸ non per sempre perché si sa che gli uomini muoiono¸ ma si aspettavano certamente che questo breve periodo di convivenza con Gesù durasse di più. Cosa se ne fanno di Gesù risorto che vive in Dio e non può più stare con loro? La loro gioia¸ la loro beatitudine consisteva nel fatto che¸ vi ricordate il vangelo dice che avevano abbandonato perfino le loro famiglie per seguire Gesù¸ quindi vuol dire che Gesù¸ per alcuni di loro¸ era più importante della casa¸ della famiglia¸ della moglie¸ dei figli¸ dei genitori. Per i più giovani¸ ammesso che non fossero sposati¸ era più importante che mettere su famiglia stare con Gesù. Anche domenica scorsa¸ vi ricordate¸ lo interrogavano quando non capivano. La volta scorsa c’era una domanda di Filippo¸ una di Tommaso¸ subito dopo le righe che abbiamo letto ci sarà una domanda di Giuda: “Perché dici che ti manifesterai a noi e non al mondo?”. Gesù spesso rispondeva in maniera sgarbata a queste domande ma loro stavano bene con Gesù. Ripeto¸ le apparizioni del Risorto devono averli delusi perché loro avevano capito da quelle apparizioni che ormai Gesù non era più in questo mondo e non sarebbe mai più tornato in questo mondo come prima. Quello che a loro mancava era la presenza fisica di Gesù¸ il suo corpo¸ la sua carne¸ la sua umanità. Non dimenticate che certamente quella che va sotto il nome di Prima Lettera di Giovanni è scritta dall’autore del vangelo¸ è certamente lo stesso autore¸ e vi ricordate che la Prima Lettera incomincia dicendo: “Quello che noi abbiamo udito e visto¸ quello che noi abbiamo toccato del verbo della vita¸ perché il verbo si è manifestato¸ lo comunichiamo a voi perché siate in comunione con noi e la nostra gioia sia piena”. Cosí incomincia la Lettera ed è interessante che si dica “Visto¸ udito¸ toccato.”Il Gesù risorto non si può più vedere¸ non si può più udirlo¸ tanto meno si può toccarlo. Che cosa ne è di questa persona che è diventata Dio¸ è diventata evanescente come lo Spirito e non c’è più? La delusione è questa. Loro hanno bisogno di avere un Gesù in carne ed ossa che stia con loro. Vi ricordate che l’evangelista racconta anche un episodio che non c’è nei vangeli sinottici: la Maddalena vuole trovare il corpo di Gesù: “Ditemi dove l’hanno posto ed io vado a prenderlo.” Gesù le appare e lei lo vuole toccare ma Gesù le dice: “Non trattenermi!” si traduce adesso. E’ il vecchio: “Noli me tangere”¸ non mi toccare¸ “Perché devo salire dal Padre mio”. E’ probabile che la Maddalena fosse innamorata di Gesù¸ probabilmente non ricambiata. Le donne confondono spesso l’ammirazione con l’innamoramento e l’evangelista ricorda la delusione di questa donna: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno messo”. Il quarto vangelo non è¸ come lo si fa passare di solito¸ il vangelo spirituale¸ è il vangelo più corporeo e carnale che ci sia perché come dice nel prologo: “Il verbo si è fatto carne ed ha abitato fra noi e noi abbiamo visto la sua gloria.” Adesso invece è invisibile¸ abita in Dio¸ se anche ha una carne è diventata una carne evanescente e trasparente¸ non la si tocca più. L’evangelista tiene conto di questo smarrimento dei discepoli e ricorda che Gesù¸ mentre stava avviandosi verso la crocifissione ha detto loro: “Non turbatevi¸ vi manderò un altro consolatore perché rimanga con voi per sempre: lo Spirito di verità.”. L’altro consolatore¸ paraclito significa di per sé avvocato¸ è la parola greca per indicare il difensore¸ adesso hanno rimesso paraclito ritenendo che sia bene che i fedeli imparino questa parola greca; si può anche tradurre protettore¸ si può tradurre alleato¸ si può tradurre amico¸ è colui il quale sta con te e quando hai bisogno ti dà una mano. Adesso Gesù in carne ed ossa non può più esercitare questo ministero¸ allora l’evangelista vuole assicurare i suoi lettori¸ i vecchi discepoli che devono sforzarsi di credere che¸ anche se invisibile¸ intoccabile¸ impalpabile c’è tuttavia ancora il Signore presente accanto a loro¸ solo che è diventato Spirito¸ non lo si vede. Ma bisogna sforzarsi di credere che c’è veramente. Quando il testo dice¸ anche qui hanno cambiato nella traduzione: “Non vi lascerò orfani¸ verrò a voi”¸ il vecchio testo diceva “Ritornerò”¸ si può discutere. Probabilmente è più esatta la traduzione “Verrò”. Gesù viene sottoforma di Spirito. E’ lo stesso Gesù che viene nel paraclito e l’evangelista vuol far capire che è cambiato tutto rispetto a quei mesi o a quei due anni nei quali il Gesù terreno fu insieme con i discepoli. E’ cambiato tutto ma in un certo senso tutto è rimasto anzi si è potenziato e arricchito. Adesso Gesù in maniera invisibile¸ come paraclito¸ come nuovo e diverso paraclito è ancora presente insieme con i suoi discepoli e li sostiene¸ li guida alla veritภcontinua ad indirizzarli nella vita. “Se osserverete i miei comandamenti…” traducete consigli invece di comandamenti e tutto diventa più umano. Ad una condizione: che loro ci credano. Ed allora nasce quello che per noi è il problema più interessante¸ che accenno solamente¸ cioè la domanda: riusciamo noi a credere che lo Spirito di Cristo¸ che è un modo di essere di Dio¸ analogo al modo di essere di Dio che ci fu nella carne di Cristo¸ solo che è incorporeo¸ siamo noi capaci di credere che lo Spirito Santo dentro di noi ricostruisce una presenza di Cristo nostro maestro¸ nostro consolatore¸ nostro conforto¸ nostra guida¸ tutte le parole che volete¸ nostro tutto. E’ credibile tutto questo? Ci crediamo o sono diventate parole vuote? La speranza che è in noi non è un nostro sentimento¸ è Gesù che crea speranza dentro di noi. Accorgersi che Gesù è ancora presente anche se non lo si vede e che questa presenza invisibile che si chiama Spirito paraclito è equivalente alla sua presenza terrena in Palestina con i suoi discepoli¸ anzi è di potenza superiore¸ questa è la fede cristiana che l’evangelista vuole comunicare non nel tempio¸ non nei riti ma dentro nelle coscienze. Luca¸ che è molto più superficiale del quarto evangelista¸ nel Libro degli Atti dice che la presenza dello Spirito si manifestava con fenomeni esteriori tra i quali il più chiassoso era quel misterioso miracolo del parlare in lingue e ci sono anche oggi persone che cercano di risuscitare questa specie di parlare in lingue perché sono persone di poche fede che vogliono avere la prova concreta che dentro di noi c’è un’energia divina. Le persone che credono veramente non hanno bisogno di questo¸ credono e basta ed¸ eventualmente¸ si sforzano di ascoltare i comandamenti o i suggerimenti che lo Spirito dà. Gli appelli alla sinceritภalla bontภalla caritภalla fede¸ quella trasformazione graduale del nostro essere interiore che è operata dallo Spirito. Il cristianesimo è per natura sua una religione della mente¸ del cuore¸ dello Spirito. Il cristianesimo è mistico¸ non è assistenza sociale come si crede oggi. Il cristianesimo è interioritภè silenzio¸ è meditazione¸ è eremitico¸ è comunitario. Sí¸ perché ci si trova insieme ma si tace¸ si prega¸ si ascolta¸ si medita e questo non per pochi ma per tutti. Il quarto vangelo vuol dire questo: “Gesù Cristo è ancora più veramente in voi di quanto non fosse con noi in Palestina in una maniera silenziosa”. E’ interessante che tutte le volte che si dice questo¸ sia qui che altrove¸ c’è sempre il contrasto con il mondo. “Il mondo non lo può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché dimora presso di voi e sarà in voi.” Ci vuole orecchio¸ ci vuole occhio penetrante all’interno per vedere lo Spirito. Se uno vive in maniera esteriore non può fare niente. “Il mondo non mi vedrà più.” Anche noi se aspettiamo di vedere fenomeni esterni non vedremo mai niente¸ è nell’interiorità che si vedono queste cose. Ecco¸ tutto questo serve per un nostro profondo esame di coscienza. Fino a che punto noi crediamo nello Spirito Santo che è Gesù stesso invisibilmente presente dentro nella nostra mente.