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Omelia III PASQUA A del 6 Aprile 2008

Tutti considerano questo brano uno dei meglio riusciti di tutta la letteratura del N.T. ed¸ in particolare¸ lo considerano un testo di capitale importanza per comprendere la natura del sacramento dell’Eucaristia¸ cosa che sarebbe molto interessante approfondire¸ ma siccome non riuscirei a farlo in meno di un’ora¸ rinuncio a parlare di questo tema e prendo in considerazione¸ invece¸ un altro aspetto ricavabile dal testo¸ più secondario ma che forse riesco ad esporre in un quarto d’ora com’è consentito dall’orario. Il testo di Luca¸ come sapete¸ continuerebbe dicendo che¸ mentre sono tutti riuniti nella sala¸ dove ci sono i dodici con i due di Emmaus¸ improvvisamente appare Gesù. Il brano non viene letto nella liturgia di oggi¸ non viene letto neanche domenica prossima¸ serve l’anno venturo¸ ma il testo di Luca continua dicendo che adesso c’è una ulteriore apparizione del Signore e¸ anche in questo caso¸ il Signore appare e poi scompare rapidamente. Però nella fase intermedia¸ mentre sosta con i discepoli¸ si fa dare del pesce arrostito e lo mangia davanti a loro¸ mentre nel nostro testo¸ sembrava che avesse spezzato il pane¸ lo avesse messo sulla tavola perché gli altri due se ne servissero¸ ma non l’abbia mangiato e sia immediatamente scomparso. Invece¸ nel seguito c’è quella famosa frase¸ che è molto problematica anche per i credenti¸ di Gesù che mangia un pezzo di pesce arrostito. Qualche commentatore¸ forse semplificando troppo le cose¸ dice che l’incontro con i due discepoli ad Emmaus vuole sottolineare la spiritualizzazione del Cristo che¸ vivendo ormai in Dio¸ non ha più corpo o¸ se volete¸ ha ancora qualcosa che può apparire come se fosse un corpo ma è una realtà del tutto divinizzata. Nella parte successiva¸ quella del pesce arrostito¸ Luca cercherebbe invece di affermare che¸ nonostante tutto Gesù Cristo ha ancora una sua fisicitภalmeno simile a quella che aveva avuto nella sua vita terrena. Quindi l’intero episodio sarebbe un tentativo di affermare una cosa ed il suo contrario o¸ se volete¸ di presentare in maniera completa gli aspetti contraddittori (quando non si vuole dire contraddittori si dice una parola priva di senso “dialettici”) cioè i due aspetti che Gesù è nello stesso tempo: non di questo mondo e di questo mondo. Non è più corpo ma lo è ancora¸ è spirito ma non è soltanto spirito e sarebbe quindi un ingenuo tentativo¸ mettendo in scena le due posizioni dialettiche¸ di presentare la complessità della situazione in cui Cristo va pensato da coloro che credono. E’ molto probabile questa sia effettivamente l’intenzione di Luca perché l’esagerazione del pesce arrostito serve per compensare una visione direi eccessivamente spiritualistica che è quella contenuta nel racconto d Emmaus dove davvero Gesù¸ anche se la parola non viene usata¸ assomiglia ad un fantasma cioè ad una immaginazione visionaria¸ assomiglia a qualcuno che viene visto in una specie di¸ sia pur lucida¸ allucinazione¸ che non è parola negativa¸ allucinazione può essere usata anche in senso positivo per dire¸ un po’ come accade quando si sogna¸ che si ha l’impressione che quella persona sia veramente vicino a noi e la possiamo identificare¸ ci può parlare¸ bisogna stare attenti a non dare significati esclusivamente negativi a parole che possono anche avere un significato positivo. Detto tutto questo volevo far vedere come questa intenzione lucana di aiutare il lettore a trovare un modo per pensare la natura del Risorto sia presente anche in un altro tipo di particolari che sono sparsi nel racconto e¸ per introdurre questa ulteriore riflessione vi ricordo quello che Luca¸ sempre nel Libro degli Atti¸ mette in bocca ai discepoli nel giorno di Pentecoste¸ prima del brano che è stato letto come prima lettura. I discepoli¸ quando Gesù appare per l’ultima volta¸ gli domandano: “E’ questo il tempo in cui restaurerai il regno di Israele?” e Gesù risponderebbe: “Non sta a voi conoscere i tempi ed i momenti¸ intanto voi ricevete lo Spirito Santo e ne sarete testimoni fino ai confini della terra”. Questa frase ci fa capire che uno dei problemi che Luca deve risolvere è quello di giustificare il fatto che Gesù non ha adempiuto le speranze degli ebrei che il Messia restaurasse il regno di Israele. Restaurare il regno di Israele voleva dire ridare indipendenza politica al popolo di Israele nella sua terra. Questo si aspettavano molti ebrei al tempo di Gesù e probabilmente questo si aspettavano anche molti dei suoi discepoli. Dal modo come Luca fa parlare i due di Emmaus sembra che loro avessero proprio questa idea. Infatti¸ se avete fatto attenzione¸ loro dicono che fu profeta potente in opere e in parole davanti a Dio e a tutto il popolo. Insieme alle parole c’erano le opere e si aspettavano l’opera conclusiva: la cacciata dei romani¸ l’indipendenza del popolo. “Purtroppo i sommi sacerdoti l’hanno crocifisso¸ ma noi speravamo che fosse lui a liberare Israele!”. Liberare Israele cosa vuol dire? Ridargli l’indipendenza di nazione¸ quindi sono due persone che hanno condiviso le aspettative di tipo restaurativo – politico che probabilmente la presenza di Gesù aveva¸ se non suscitato¸ comunque aveva lasciato vivere nel corso della sua vita terrena. Tant’è vero che loro si meravigliano perché alcune donne sono andate al sepolcro e non hanno trovato il suo corpo e questo rimane un dubbio aperto. Ma quello che li preoccupa di più è che “Sono venute a dirci di aver avuto una visione di angeli i quali affermano che è vivo” ed è questo che loro non capiscono e che in parte li preoccupa. Che cosa se ne fanno degli angeli i quali dicono che è vivo? Ma se è vivo¸ allora liberi Israele. Ma loro si aspettano che Gesù ritorni in una vita umana¸ terrena¸ capace quindi di dare al popolo una libertà effettiva. Introdurre degli angeli non serve per cacciare i romani ed è questo che li preoccupa. Allora¸ quello che Luca vuol far capire attraverso l’incontro con Gesù e questi due è il tentativo di dire: “Guardate che la potenza di Gesù e la salvezza e la liberazione che lui porta nel mondo non hanno a che fare con la liberazione di Israele¸ sono un’altra cosa.”. E viene usata la parola gloria per dire questo: non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? “Entrare nella sua gloria” è un’espressione alternativa a “liberare Israele”. E’ la sua gloria¸ che non ha a che fare con la liberazione di Israele. Dopo di questo viene il riconoscimento in un contesto conviviale¸ come tante volte era avvenuto nella vita terrena di Gesù. Spezzava il pane¸ lo distribuiva ed insegnava l’amore fraterno. Qualcuno pensa che il modo di descrivere questo comportamento di Gesù che prende il pane¸ dice la benedizione¸ lo spezza¸ lo distribuisce alluda all’Ultima Cena. Allora bisognerebbe supporre che nell’Ultima Cena non c’erano soltanto i dodici ma anche altri. E tutto questo crea complicazioni per gli storici ma probabilmente siccome questo era il gesto che ogni capofamiglia faceva in ogni pasto¸ può riferirsi semplicemente all’attività di fraterna convivialità di Gesù con i suoi discepoli. Dopo di che¸ Gesù¸ senza toccare il pane personalmente¸ scompare. Non è di questo mondo¸ non è più interessato alla liberazione di Israele. E’ entrato nella sua gloria¸ è messia in un senso diverso da come lo avevano pensato prima i due di Emmaus e con loro molti altri. E’ un ragionamento semplicissimo questo ma una delle funzioni di questo racconto all’interno del vangelo di Luca è proprio questo: chiarire perché i cristiani¸ come dice Pietro sempre il giorno di Pentecoste: “Dio lo ha costituito Messia e Signore”. Ma cosa vuol dire Messia? Vuol dire tutt’altra cosa rispetto a quello che la mentalità popolare ebraica pensava del Messia. Il Messia non era principalmente un maestro di vita religiosa¸ era un perfetto osservante della legge¸ questo sí¸ e direi che¸ in cambio di questa osservanza¸ Dio gli dava il potere di trionfare sui nemici. Era un re¸ un re giusto che vede le cose nella loro realtภprende le giuste decisioni e interviene con giustizia. Era questo che voleva dire la parola Messia. Tutto questo per i primi cristiani cambia ed il cambiamento viene presentato da Luca sia nelle parole che mette in bocca a Gesù ma sia anche nella forma volutamente modesta nella quale lo presenta: un pellegrino che torna a piedi al suo villaggio da Gerusalemme perché è stato alla festa. Un pellegrino un po’ distratto perché non sa o finge di non sapere e dice: “Ma cos’è successo in questi giorni a Gerusalemme?”. “Lo sanno tutti: Gesù Nazareno .....”¸ che poi spiega le scritture¸ quindi più che un Messia è anche lui un maestro¸ un rabbino¸ un profeta. Questi piccoli particolari¸ messi insieme¸ presentano una fisionomia di Gesù che vuole andare oltre la stereotipata immagine del Messia trionfatore. E la cosa interessante¸ secondo me¸ è che qualcosa del genere ritorna¸ perché deve essere stata un’idea che continuamente veniva predicata nei primi anni¸ la si trova anche nelle ultime righe della seconda lettura: “Egli fu predestinato prima della fondazione del mondo¸ ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi”. Cioè Gesù non è il Messia¸ successore di Davide¸ il politico che vince i romani¸ è qualcosa che fa parte del progetto di Dio fin da prima della creazione del mondo. E’ celeste¸ è divino¸ non è terreno. “Voi per opera sua”¸ questa è la frase della Lettera di Pietro “Credete in Dio che l’ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria”. Lo scopo di tutto è che crediate in Dio non che aspettiate la liberazione di Israele. Quindi¸ direi¸ una sottolineatura del valore esclusivamente religioso nel senso più teologico del termine “credere in Dio che l’ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria e cosí la vostra fede¸ la vostra speranza non sono più la cacciata dei romani¸ la restaurazione di Israele¸ ma se volete perfino la pace universale¸ la cessazione delle guerre¸ ma la vostra fede e la vostra speranza sono¸ la nuova traduzione che¸ secondo me non ha migliorato in questo punto la vecchia che avete nel foglietto¸ dice “rivolte a Dio”¸ la vecchia traduzione diceva “fisse in Dio”¸ si equivalgono e confermano quello che ho appena detto. Dalla preoccupazione per la condizione socio – politica di Israele alla ricerca di Dio. Questo è quello che Luca vuol dire in questi passi: Gesù è colui che Dio ci ha preparato da sempre perché conoscessimo Dio¸ non perché vivessimo in uno stato indipendente. Allora noi¸ se vogliamo essere fedeli al messaggio di questa Scrittura che abbiamo letto in questa messa¸ dobbiamo riconcentrare la nostra speranza e la nostra fede in questa possibile relazione con Dio che Gesù è venuto ad instaurare.