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Omelia PASQUA-RISUR. DEL SIGNORE del 23 Marzo 2008

L’evento della risurrezione rappresenta l’origine del cristianesimo e vorrei riassumere in tre aspetti le caratteristiche principali della novità che ha portato questo evento e la fede nella verità di questo evento della risurrezione. Riassumo e semplifico molto le cose ma penso che sostanzialmente quello che dico sia fondato e giusto. Il primo aspetto è molto chiaro a quelli che¸ per esempio¸ non penso voi¸ ma a quelli che ieri sera sono venuti a partecipare alla veglia pasquale cioè quelli che hanno potuto confrontare la Pasqua cristiana¸ che chiamiamo Pasqua di risurrezione¸ per distinguerla dalla Pasqua ebraica. Allora¸ dicevo¸ quelli che hanno potuto toccare con mano nella celebrazione di ieri il passaggio che è avvenuto dalla Pasqua ebraica alla Pasqua cristiana. Ci sono molte differenze evidenti¸ ma una mi pare più evidente delle altre. La Pasqua ebraica era la festa di un popolo il quale celebrava le vittorie che Dio aveva compiuto per la sua salvezza contro altri popoli¸ in particolare l’Egitto¸ quindi la Pasqua ebraica era¸ per natura sua¸ io parlo sempre degli ebrei di allora¸ nessuno si offenda¸ quelli di adesso sono diversi¸ la Pasqua ebraica era una festa nazionale¸ etnica¸ se non volete nazionale. La casa di Israele¸ il popolo di Israele è salvato da Dio. “Il Signore è il nostro Dio” dice Israele. Anche gli israeliti nella loro Pasqua pensano che questo posso avere delle indirette conseguenze per tutto il mondo ma non è questo l’oggetto della loro fede e della loro celebrazione¸ è la nostra Pasqua¸ la Pasqua degli ebrei¸ Dio per noi¸ Dio ci ha salvati. La Pasqua cristiana diventa quasi subito universalistica¸ cioè Cristo non è il salvatore degli ebrei¸ anche se forse storicamente ha limitato la sua azione al mondo ebraico¸ ma la risurrezione ne cambia la prospettiva. Probabilmente Gesù aveva detto¸ prima della morte¸ che era stato mandato solo per le pecore perdute della casa di Israele ma nella risurrezione i credenti scoprono che in realtà quello che sta accadendo a Gesù Cristo riguarda ogni uomo¸ prescindendo completamente dal suo passato¸ sia o non sia ebreo. E questa è una svolta di capitale importanza. Non per nulla la prima lettura che abbiamo letto è presa dal discorso che Pietro avrebbe pronunciato in casa di Cornelio¸ centurione romano¸ simpatizzante del mondo ebraico ma che è il primo non ebreo che secondo il racconto degli Atti viene battezzato e diventa cristiano. Quindi si è scelto un testo nel quale Pietro¸ sull’esperienza di quello che hanno capito della risurrezione di Cristo¸ parifica ebrei e non ebrei. E la differenza scompare. Tant’è vero che Paolo potrà scrivere che in Cristo non c’è più né giudeo né greco¸ che è la prima soppressione di differenza¸ poi continua “Né schiavo né libero¸ né uomo né donna¸ tutti sono uguali”. Può anche darsi che poi il cristianesimo non sia riuscito a difendere in ogni ambiente e in ogni circostanza l’uguaglianza di tutti¸ magari neanche di fronte a Dio¸ però il primo effetto della fede pasquale è questo: Dio è per tutti perché colui che Dio ha accolto nella sua vita¸ questo significa risorgere¸ è stato accolto nella vita di Dio perché è stato un uomo fedele a Dio¸ un uomo ebreo¸ ma quello che conta è che era un uomo. Ed è la sua vita umana che è stata accolta in Dio per non scomparire mai più¸ che di nuovo è un modo per dire in che cosa consiste la risurrezione. Questo superamento della differenza è fondamentale per la vita cristiana. Poi c’è un secondo aspetto¸ che è molto vicino al precedente: la salvezza di Cristo viene concepita come una rivalorizzazione¸ come un potenziamento di tutto ciò che è umano. Il cristianesimo nasce sí con delle componenti religiose¸ ma in realtà la risurrezione di Cristo mostra che Dio apprezza¸ salva¸ protegge tutto quello che ha creato nell’uomo escludendo solo quella che secondo la fede è l’unica realtà che può danneggiare l’uomo: il peccato. Qui bisognerebbe aprire un discorso che non è possibile fare in questa sede. Cosa s’intende quando si dice peccato? Che è qualcosa di più della trasgressione¸ dell’inosservanza del comandamento? E’ peccato tutto ciò che danneggia o mette in pericolo il progetto divino sull’uomo. Allora la salvezza cristiana appare come una salvezza onnicomprensiva¸ che tende a riguardare tutte le esperienze e tutte le modalità di vivere di ogni uomo. E non è quindi una salvezza universale soltanto¸ ma una salvezza complessiva¸ totalizzante. L’uomo viene salvato in tutte le realtà della sua esistenza proprio perché viene liberato dal peccato. La prima lettura ha un’espressione che¸ secondo me¸ questa volta era resa meglio nella traduzione precedente che non nella nuova¸ anche se la parola della traduzione precedente era vecchia. “Chiunque crede in Lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome”. Adesso c’è il perdono dei peccati. La parola greca è la solita parola “afesis”che si traduce perdono ma in realtà significa il cacciar via¸ l’eliminazione. Eliminare è più che perdonare¸ perdonare non risolve più di tanto le questioni¸ perché la deficienza rimane¸ semplicemente non viene condannata. Questo è il perdono. Il perdono non toglie la malizia¸ la cattiveria¸ l’ignoranza¸ l’errore¸ la debolezza. La parola greca indica l’allontanamento¸ la guarigione. Allora la salvezza cristiana non è soltanto ne principalmente perdono¸ è ricreazione¸ rivitalizzazione¸ promozione¸ usate le parole che volete. E’ vita aggiunta¸ fate la metafora e anche noi in un certo senso¸ non quando moriamo ma nel battesimo risorgiamo. E allora è una visione diversa della salvezza¸ non è l’accoglienza misericordiosa¸ indulgente del peccatore¸ che rimane tale ma non lo castigo¸ ma è la possibilità che venga ricreato e che diventi un uomo nuovo. Per questo io sono convinto¸ e alle volte mi è scappato detto nelle prediche¸ che anche tutti i progressi compiuti dalla scienza sono frutto della risurrezione di Cristo¸ non importa se lo scienziato non lo sa¸ non ci crede o è ateo¸ perché nel piano di Dio la risurrezione di Cristo è un punto decisivo nel cammino dell’evoluzione. Questo è il modo con cui io interpreto¸ forse sbagliando¸ il mistero della risurrezione. E anche quanto accade nella Chiesa è sempre un potenziamento delle possibilità umane di bene che passa attraverso i sacramenti. E poi c’è una terza cosa che potrebbe essere la più pericolosa¸ le prime due sono facilmente interpretabili come delle cose molto belle e¸ direi¸ molto pulite la cui direzione è chiara: tutto e tutti¸ tutto l’uomo e tutti gli uomini. Il terzo aspetto¸ invece¸ contiene in sé un germe pericoloso. “E’ apparso non a tutti ma a noi testimoni preordinati¸ quelli che hanno mangiato e bevuto con lui”. Questo annuncio della novità operata da Dio in Cristo è fatto ad alcuni che ne diventano i detentori¸ gli annunciatori¸ i responsabili. Questa caratteristica c’era anche nell’ebraismo¸ c’è in quasi tutte le religioni. Però il paradosso è che una salvezza universale e totalizzante è affidata ad un piccolo gruppo di discepoli¸ con il pericolo che rischino di diventare i padroni delle coscienze. E questo è l’elemento pericoloso. Questo spiega perché le Chiese¸ in genere¸ forse più di altre la cattolica¸ molte volte sono cadute nella trappola dell’ imporre¸ del comandare. Perché sono i detentori dell’annuncio e allora forse si illudono di essere i detentori dell’unica verità in tutti i campi e sono tentati di usare la forza per imporla. Adesso meno di una volta¸ però anche questo è un fatto interessante che incontreremo ancora in altri episodi e ne parleremo più ampiamente in altri casi. Ma mentre i primi due elementi della Pasqua sono facilmente condivisibili e rallegrano ognuno che li ascolta¸ il terzo pone la domanda “perché?”. Perchè questo dono di Dio non è stato divulgato a tutti? Forse perché non era possibile? Perché Dio ha istituito questa mediazione degli alcuni che devono annunziare e di conseguenza anche organizzare? Sotto ci potrebbe essere un progetto da mettere¸ tra molte virgolette¸ con l’aggettivo politico. C’è un progetto organizzativo che discende da Dio della comunità umana. E questo è un tema molto interessante ma di cui adesso posso dire solo il titolo¸ ne parleremo altre volte.