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Omelia III QUARESIMA A del 24 Febbraio 2008

Cerchiamo di ricavare qualcosa che possa aiutarci a capire questo lungo episodio del dialogo di Gesù con la Samaritana. Probabilmente la maniera più utile è quella di incominciare dalla finale¸ quella che sembra non c’entri con il racconto¸ cioè la faccenda delle messe che già biondeggiano¸ chi semina e chi miete. Questa parte si riferisce probabilmente al dato di fatto¸ che già conoscete che è riferito anche dagli Atti degli Apostoli¸ che¸ agli inizi della predicazione¸ molti samaritani credettero alla predicazione¸ neanche alla predicazione degli apostoli perché in realtà quelli che andarono a predicare in Samaria dovevano essere dei cristiani entusiasti che di loro iniziativa provarono a parlare di Gesù ai samaritani. E¸ inaspettatamente¸ molti samaritani credettero. Questo creò alcune preoccupazioni nel gruppo dei dodici e dei dirigenti della primitiva comunità perché¸ pur essendo diventati discepoli di Cristo¸ rimanevano degli ebrei che avevano sempre avuto sfiducia nella popolazione che abitava la zona centrale delle colline della Palestina che veniva chiamata Samaritana perché la città capitale era stata Samaria. Venivano considerati degli ebrei spuri¸ della specie di inaffidabili rinnegati non per colpa loro ma perché la deportazione degli Assiri aveva creato in quella zona una popolazione mista e si erano mescolate anche le idee religiose per cui loro non si fidavano della correttezza della religione samaritana. Essendo dei diversi molto vicini¸ come spesso capita quando i diversi sono prossimi¸ venivano praticamente odiati più che non i pagani lontani. Interessante la cosa perché all’interno della comunità cristiana primitiva dovette nascere una disputa: ma questi samaritani possiamo accoglierli come se niente fosse? Oppure sono persone che ci porteranno delle idee a causa della loro vecchia concezione religiosa? Allora bisogna autenticare questa conversione dei samaritani ed il quarto vangelo¸ cosí come Luca¸ si preoccupano di questo. Luca¸ per esempio come sapete¸ ama mettere dei samaritani come modelli di futuri discepoli migliori degli ebrei. Basta pensare al racconto del buon samaritano che¸ a differenza del sacerdote e del levita¸ si ferma a soccorrere il poverino che era stato maltrattato dai briganti. Diventano dei modelli. Anche il quarto vangelo è in questa linea. Ed è interessante¸ dal punto di vista storico andrebbero ricostruite con pazienza queste situazioni molto realistiche della vita della Chiesa primitiva che ci renderebbero capaci di scandalizzarci di meno di questioni analoghe che sono capitate nel corso della storia e che possono capitare ancora anche al nostro tempo. Queste parole messe in bocca a Gesù “Mancano quattro mesi alla mietitura ma già biondeggiano le messi...” sono un modo enigmatico¸ come piaceva agli ebrei ed in particolare a Gesù¸ di dire: “Vedrete che qui la raccolta si fa in anticipo¸ i samaritani crederanno prima di tanti altri. Quando succederà non dite che è merito vostro che siete andati a predicare perché Gesù è stato lí prima. E’ per questo che la Samaria è pronta a credere¸ non voi avete faticato. Gesù ha faticato¸ Gesù stanco al pozzo che parla con la Samaritana..” Qualche commentatore pensa anche che dietro a queste parole “Quel che non avete lavorato altri hanno lavorato¸ voi siete subentrati nel lavoro”¸ in una delle tre ricorrenzae io mi sono permesso di mettere affaticato lasciando alle altre due lavoro¸ è un mio abuso perché il verbo lavorare¸ lo sanno tutti¸ sia in greco che in latino significa affaticarsi e qualcuno pensa che ci sia un’allusione molto velata alla passione di Cristo. E’ il patire di Cristo che ha reso i samaritani cosí pronti a convertirsi prima di tanti altri. Allora il quarto vangelo approfitta di questo per dire: “Ma come ha fatto Gesù a convertire i samaritani” ed anche direi “Cosa c’era nei samaritani che li ha rendeva più pronti di altri¸ compresi gli ebrei¸ alla conversione?”. Se ci badate c’è una convergenza con Luca: il sacerdote ed il levita passano¸ devono andare al tempio e lasciano lí il povero ferito. Il samaritano passa e se ne occupa. I samaritani vengono presentati come persone capaci di accorgersi del prossimo. Non hanno l’attrattiva di andare al tempio a fare le cerimonie. Anche il lebbroso samaritano¸ gli altri corrono a Gerusalemme¸ e fanno bene perché gliel’ha detto Gesù¸ lui torna indietro: “Un momento¸ prima di Gerusalemme vado a ringraziare¸ poi vedremo.” Sono liberi dalla soggezione alla sacralità dei luoghi¸ alle istituzioni sacralizzanti. Con terminologia impropria sono più laici degli ebrei. Lo capisco¸ è un po’ anacronistico usare questa immagine ma secondo me potrebbe essere¸ un po’ forzata se volete¸ ma potrebbe rispecchiare l’impostazione del quarto evangelista. Sono quelli che non hanno più il tempio perché gli ebrei glielo hanno distrutto e si trovano qualche volta sulle rovine del loro tempio¸ sul monte Garizin¸ fanno i loro riti e cerimonie