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Omelia II QUARESIMA A del 17 Febbraio 2008

Per quello che riguarda la liturgia di questa domenica sono tentato di dire due cose completamente differenti e forse non riuscirò a dire nessuna delle due. La prima è di tipo più orientativo per la vita della Quaresima¸ è una riflessione di tipo spirituale. La seconda vorrebbe essere¸ ma non so neanche se farò in tempo ad incominciarla¸ una piccola riflessione a partire dal modo di presentare le cose della seconda lettura¸ che apparentemente è molto liscio ma in realtà potrebbe sottintendere una pista di riflessione assai importante. Per quello che riguarda il valore spirituale di questa celebrazione nella seconda domenica di Quaresima è ovvio che questa domenica va considerata come il parallelo della prima. Nella prima domenica c’è Gesù che viene tentato¸ nella seconda domenica c’è Gesù che appare nella pienezza di gloria della sua divinità. E le due cose vengono messe all’inizio di questo tempo nel quale il cristiano è invitato ad esaminare sé stesso ed a decidere come comportarsi nella vita perchè questo¸ in fondo¸ è la Quaresima. Domenica scorsa avete già riflettuto sulla tentazione e mi limito quindi a fare un brevissimo riassunto di quello che probabilmente avete percepito dalla lettura evangelica della tentazione. La tentazione è la presentazione di Gesù che dallo Spirito Santo è stato portato nel deserto dove¸ secondo la tradizione ebraica¸ che era anche la sua tradizione¸ si poteva incontrare Dio perché il popolo ebraico¸ nel Sinai durante la sua peregrinazione nel deserto¸ aveva ricevuto da Dio la legge e¸ quindi¸ aveva avuto un’esperienza della presenza di Dio. Nel deserto¸ però¸ si viene anche tentati perché l’antico Israele nel deserto aveva avuto le sue più gravi tentazioni. Ognuna di queste tentazioni¸ che sono quelle raccontate in parte nel Libro dell’Esodo e soprattutto nel Libro dei Numeri¸ alla base di tutte le diverse tentazioni¸ quella della fame¸ della sete¸ stanno queste due realtà: da un lato il bisogno di sopravvivere¸ fame e sete ritornano continuamente come motivi che spingono gli ebrei a non avere fiducia in Dio¸ questo è il secondo elemento. Si parte dal bisogno della sopravvivenza e si è tentati di non fidarsi di Dio perché non sembra sufficientemente pronto ad esaudire i bisogno vitali della vita umana. Questa è la storia di Israele nel deserto interpretata al di là del racconto folcloristico dei fatti¸ interpretata nel suo nocciolo umano¸ profondo. Dio ti ha tratto fuori dall’Egitto perché ha detto che ti portava dove saresti stato bene e poi¸ durante la strada¸ ti accorgi che hai fame e non hai da mangiare¸ hai sete e non hai da bere¸ hai bisogno di ordine nell’accampamento e non c’è nessuno che è capace di tenere l’ordine e allora ti domandi dov’è Dio e perché non fa nulla per noi. E siccome il bisogno è urgente Israele perde la fiducia in Dio. Questa è la prova del deserto. Si potrebbe dire che Gesù nei quaranta giorni ha vissuto la stessa esperienza e questo è molto importante anche¸ se volete¸ per la biografia di Gesù. Nessuno potrà mai dimostrare la storicità degli eventi della tentazione di Gesù però indubbiamente è probabile che faccia parte della storia della sua interiore personalitภalmeno cosí pensa il credente¸ aver voluto rivivere nella sua stessa persona. Se è Figlio di Dio lui vuol capire cosa succede all’uomo¸ del quale si è rivestito¸ quando ha fame e quando non c’è nessuna possibilità di trovare da mangiare perché siamo nel deserto. Allora Gesù¸ nella sua tentazione¸ che poi gli evangelisti Matteo e Luca¸ raccontano in maniera molto raffinata ed un tantino erudita¸ quindi includendo anche degli elementi che sono un tantino collaterali¸ però vive la stessa esperienza dell’Israele antico. E’ andato nel deserto per trovare Dio ma nel deserto ha capito quanto Dio ti appare lontano ed inerte quando tu hai bisogno. Allora subisce la tentazione di Israele. Forse non si deve porre fiducia in Dio¸ bisogna trovare un altro punto d’appoggio. E’ la tentazione dell’abbandono di Dio per trovare una via più efficace¸ più produttiva. Nella cultura biblica degli evangeli questa via più efficace¸ più produttiva è impersonata dalle proposte di Satana. Ma questa è una drammatizzazione che risale alla cultura del tempo. Direi che non è superficiale dire che oggi l’alternativa potrebbe essere il progresso della medicina¸ della scienza¸ la ristrutturazione della vita politica¸ un miglior governo dell’economia. Sono questi che risolvono i bisogni. Il problema è che mentre l’uomo va alla ricerca di queste soluzioni pratiche¸ che sono doverose e che sono quelle che veramente possono risolvere i problemi¸ è tentato di dimenticarsi di Dio. Voglio dire¸ l’urgenza del bisogno gli ha dato l’impressione che Dio non sia affidabile ed allora pensa che l’esercizio della sua capacità per risolvere i problemi debba essere in alternativa: o Dio o noi. E la tentazione consiste nel fatto di immaginare che la fiducia in Dio sia con alternativa¸ che come tale rende se non impossibili¸ svaluta il valore delle iniziative umane e¸ al contrario¸ quando ci si appoggia sulle iniziative umane si ha l’impressione che sia inutile rivolgersi a Dio. I discorsi che nei vangeli vengono messi in bocca a Satana svolgono effettivamente il tema secondo questo schema: o tu dici a Dio di far diventare pani le pietre oppure lo dici a me¸ Satana¸ e io ti do tutti i regni della terra”. L’inganno della tentazione è proprio il porre la questione in questa maniera alternativa per cui l’una opzione esclude l’altra. E’ una tentazione molto sottile questa¸ è la tentazione del contrapporre: o Dio o noi uomini¸ o la fede o la concretezza reale della ricerca. O l’opzione di tipo politico¸ sociale¸ scientifico¸ tecnico oppure la irrazionale fede in Dio. E’ il N.T. che presenta la tentazione in questa maniera¸ direi¸ radicalmente estremizzata e cosí presenta la tentazione di Gesù e fa in modo che Gesù¸ ad ogni proposta di Satana¸ cerchi¸ riuscendoci ma si ha l’impressione che anche lui faccia fatica a riuscirci¸ cerca di reintrodurre Dio come interlocutore sempre necessario e principale che non esclude l’iniziativa umana ma l’accompagna e la sostiene. “Non di solo pane ma di ogni parole che esce dalla bocca di Dio”. “Non tenterai il Signore Dio tuo”. Dio non lo si tratta cosí¸ come alternativa¸ “Adorerai lui solo” e nello stesso tempo si potrebbe tradurre “A lui darai l’adorazione¸ alla tua intelligenza e alle tue opere darai la progettazione e la programmazione di iniziative”. Il tentativo di Gesù nel rispondere a Satana è di scavalcare la contrapposizione che gli viene fatta (O lui o noi¸ o la fede o la ragione¸ o la fiducia cieca oppure l’impegno totalmente dedicato alla terra) e di conciliare insieme le due cose. Ovviamente nel conciliare le due cose Gesù riconosce che a Dio bisogna¸ in ogni caso¸ riservare una riverenza superiore ma al di là di questa piccola sfumatura del riverire¸ quello che la Bibbia chiamava “temere Dio”¸ c’è questa idea: Gesù supera la tentazione della contrapposizione¸ dell’alternativa. La cosa a me interessa perché io ho l’impressione che anche oggi nella nostra cultura spontanea¸ senza che nessuno ce lo imponga¸ non si capisce perché¸ quando si confrontano tra di loro fede e ragione si confrontano come due realtà antitetiche. E’ spontaneo fare questo¸ non si capisce perché¸ per carità gli studiosi potrebbero trovare delle ragioni storiche¸ cioè dal modo in cui si sono impostati i problemi dal tempo del N.T. in poi¸ le cose vano cosí. Probabilmente non vanno cosí in altre religioni¸ che io non conosco quindi non posso parlarne¸ ma ho l’impressione che in India non vadano cosí perché l’India rimane induista ma sta diventando uno dei principali paesi che applicano le tecnologie più avanzate. Il cristianesimo è nato in una maniera¸ non dico deforme¸ ma in una maniera infettata fin dall’inizio ed ha continuato a vivere in questo “O l’uno o l’altro”. Il nostro piccolo¸ dolce papa ci mette tutti i suoi sette sentimenti per cercare di far capire che bisogna smetterla di contrapporre e bisogna cercare di tenere insieme le due cose. Perché deve essere contrapposto¸ scusatemi¸ l’impegno tecnico – scientifico con la fiducia in Dio? E lo è di fatto¸ lo è spontaneamente. Sarebbe bene che qualcuno di voi¸ qui non può farlo¸ ma interloquisse¸ magari oggi pomeriggio¸ spiegandoci perché anche lui tende ad impostare sempre le cose in questo modo. Questa era la tentazione. La trasfigurazione che cosa dice? La trasfigurazione in fondo¸ e qui forse la mia spiegazione è paradossale¸ è la storia di una tentazione¸ non di Gesù¸ ma uno potrebbe anche dire che non è che Gesù sia trasfigurato¸ è che Dio ha concesso a Pietro¸ Giacomo e Giovanni guardando lo vedono luminoso¸ trionfante¸ splendente¸ sovrumano. Qui incomincia la storia della loro tentazione: “Che bello¸ facciamo tre tende¸ stiamo qui e la facciamo finita”. Ecco l’alternativa di nuovo: non la fatica di andare a seminare¸ raccogliere¸ mettere nel granaio¸ poi marcisce¸ fare il pane¸ si ammuffisce. Non l’affrontare i problemi ma star qui beati nelle tre tende. La gloria di Cristo viene vissuta dai tre come una tentazione¸ è la tentazione della religione alienante¸ della religione come luogo di rifugio e di riposo¸ come perenne villeggiatura incosciente¸ come sfuggire alla realtà. E la tentazione qui viene direttamente superata dalla voce nella nube¸ dalla scomparsa di Mosè ed Elia e della luce e delle parole “Questo è il Figlio mio diletto” lui da solo¸ senza luce “Ascoltatelo!”. E’ l’incarnato che sta per essere crocifisso¸ perché nei vangeli come sapete la trasfigurazione viene otto giorni dopo il primo annuncio della passione¸ ed anche nell’orazione iniziale¸ come nel prefazio si ricorderà il collegamento fra i due fatti. Dio non ti esonera dalla fatica¸ Dio ti accompagna con la sua istruzione nella fatica ma tu devi essere disposto ad occuparti del mondo ed allora conferma quel che dicevo prima. La trasfigurazione dimostra che la luce di Dio non allontana e non alliena dalle problematiche concrete che bisogna affrontare. La religione non ti dice: “Vai nel deserto” cosí come ad Abramo ha detto: “Abbandona questo paese e vai in un altro ma non per fare i tuoi comodi per chiuderti in una specie di isolamento mistico perché là avrai da mettere su famiglia¸ da curare il bestiame¸ da affrontare delle altre persone e infatti la storia di Abramo è questa: incontrare gente nuova¸ avere problemi¸ risolverli. Avendo l’impressione che Dio è con te¸ non nella forma del momento della visione¸ la luce sfolgorante¸ ma nella forma dei quattro che scendono dal monte e Gesù che dice: “Non parlate di questa scena¸ magari dopo la risurrezione.” E vanno insieme verso la realtà che affrontano e Gesù dimostrerà che essendo Dio è capace di affrontarla fino ad attraversare il mistero della morte. E da questo l’uomo capisce che allora Dio è con me quando io mi occupo di questo mondo. Allora io vedrei nel binomio tentazione – trasfigurazione l’invito a risolvere questa strana contrapposizione¸ che nella nostra cultura occidentale si è creata: o Dio o il mondo¸ o la fede o la ragione¸ contrapposizione che¸ se ci pensate¸ dal punto di vista dell’analisi logica dei termini non ha fondamento¸ non ha ragione di essere. Ha ragione di essere soltanto se qualcuno esagera la fede fino al punto di contrapporla¸ esagera la ragione fino al punto di contrapporla. Io capisco che ci sono state delle buone ragioni per contrapporre ogni tanto un discorso all’altro¸ un’ipotesi all’altra ma non le due situazioni antropologiche fondamentali. Perché il credente non deve poter essere colui il quale affronta con la razionalità massima i problemi e viceversa. Perché non deve esserlo? Ecco¸ se c’è una zona in cui qualcosa si può simbolicamente chiamare Satana è proprio il momento in cui questa possibile alleanza fede – ragione viene presentata come impossibile¸ impensabile¸ assurda¸ non esiste. Questo è il satanico che ci accompagna mentre il divino che ci accompagna è la composizione dei due elementi. E l’altro discorso lo faremo chissà quando.