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Omelia III DOM. T.O. A del 27 Gennaio 2008

Domenica scorsa ho cercato di dire qualcosa per aiutare l’interpretazione dello stile e del modo di scrivere del quarto vangelo¸ in parte vorrei fare qualcosa di simile oggi riguardo al vangelo di Matteo che incominciamo a leggere questa domenica. Lo leggeremo anche domenica prossima poi incomincia la quaresima e tutto cambia e fino a dopo Pentecoste Matteo non si legge più¸ se ne riprende la lettura questa estate. Ma intanto può essere utile ugualmente cercare di immedesimarsi nel modo di presentare le cose di Matteo¸ nelle stesso tempo¸ questo tentativo di metterci a fianco di Matteo che scrive può anche aiutarci a ricostruire in maniera rapida¸ per quanto sia possibile in un’omelia¸ alcune caratteristiche della realtà storica riguardante Gesù. Cosí accontentiamo anche quel desiderio di documentazione sulla figura storica di Gesù¸ che è diventato caratteristico di questi mesi. Spesso¸ per capire Matteo¸ bisogna immaginare che l’autore di questo vangelo¸ che tradizionalmente si identifica con Matteo ma nessuno studioso oggi lo identifica più con l’apostolo Matteo¸ quindi è un anonimo scrittore¸ ma continuiamo per comodità a chiamarlo Matteo¸ gli studiosi ritengono che questo vangelo è stato scritto da questo anonimo scrittore tra il 70 e l’80¸ probabilmente quando Gerusalemme era già stata distrutta. Probabilmente è scritto in Siria¸ cioè a nord della Palestina e in comunità cristiane che naturalmente¸ dato il confine vicino e dato quello che è capitato con la conquista romana della Palestina e con la distruzione di tutto¸ sono in contatto con degli ebrei che soffrono perché hanno perso tutto e stanno cercando di ricostruire una loro fede e il nostro evangelista¸ probabilmente¸ si rammarica che pochi di loro si accostino a Gesù Cristo e cercano di ricostruire la loro fede tenendo conto di Gesù Cristo. E’ chiaro che il trauma che hanno subito¸ con la sconfitta da parte dei romani e la rasa al suolo della città e del tempio¸ rende difficile questo. Evidentemente quello che a loro è capitato li rende più propensi a rimanere attaccati alle antiche tradizioni dei padri. Voi mi direte che tutto questo non c’entra niente con il brano che abbiamo letto¸ ed in parte è vero¸ però spiega¸ per esempio¸ perché Matteo parla del trasferimento di Gesù da Nazareth a Cafarnao¸ in Galilea¸ evitando di andare in Giudea. Lo spiega¸ questo fatto¸ che è un fatto contingente¸ poteva accadere poteva non accadere. Perché Gesù si sia trasferito da Nazareth a Cafarnao nessuno lo sa¸ è probabile che sia una notizia storica¸ anche se non si vede perché abbia abbandonato Nazareth. Forse perché Nazareth era un paesino piccolo¸ isolato nella campagna¸ mai nominato nell’A.T. mentre sul lago c’erano delle località con popolazione maggiore. Gesù non è mai andato nella grandi cittภsi è fermato in paesi di mezza misura¸ ma tutto questo è casuale. Forse aveva dei parenti a Cafarnao. Matteo¸ che scrive pensando che quello che è accaduto in Gesù a prima vista è un fatto contingente¸ ha cambiato casa¸ ha trovato un appartamento libero a Cafarnao ed è andato lí¸ non c’è niente di divino in tutto questo¸ lui si rende conto che¸ invece¸ tutto quello che accade nella vita di Gesù ha un senso più profondo perché contiene al suo interno delle illuminazioni divine. Allora gli viene in mente un passo del Libro di Isaia¸ che è quello che avete sentito come prima lettura¸ che non ha assolutamente niente a che fare con la vita di Gesù¸ che non è una profezia¸ parla di quello che è accaduto sette secoli prima¸ quando le regioni settentrionali della Palestina¸ che erano continuamente sotto le minacce o dei siriani o degli assiri e venivano spessissimo invase da truppe militari¸ parla della fine di una di queste incursioni nemiche. Le terre di Zabulon e di Neftali hanno visto l’oppressore andarsene¸ sono scomparsi coloro che li calpestavano¸ la sbarra che gravava sulle loro spalle¸ il bastone degli aguzzini ed allora fanno festa¸ come si rallegra dopo la mietitura¸ come si esulta quando si divide la preda¸ non quando il nemico ti porta via tutto. E’ un passo di Isaia che è venuto in mente a Matteo¸ che lo ricordava a memoria¸ cosí come tanti toscani sanno a memoria alcuni frammenti di Divina Commedia. Questo è un dato di fatto ben noto e che tramite Benigni adesso viene rivalorizzato¸ sanno a memoria quei brani che sono più orecchiabili¸ che li hanno impressionati di più¸ che si citavano nelle case¸ li recitano. E cosí fa Matteo. Ma perché lo fa? Qual è la vera ragione? Per dire che quello che è accaduto a Gesù¸ che sembra una cosa contingente ed irrilevante¸ in realtà è un inaspettato adempimento non di una profezia ma di un tema¸ di un motivo¸ di una prospettiva che Isaia aveva descritto cosí bene in quelle parole che tutti¸ infatti¸ ricordavano: “Terra di Zabulon¸ terra di Neftali¸ Galilea delle genti…”. Cosí lui scrive il vangelo andando a cercare nella sua memoria¸ nella tradizione quelle corrispondenze che possono far capire a tutti i suoi lettori che la vita di Gesù sembra una vita come quella di tanti altri¸ e lo è¸ ma in questa vita che sembra una vita comune a tanti in realtà c’è una presenza di Dio¸ il regno di Dio si avvicina nella persona di Gesù¸ si avvicina¸ non è tutto qui¸ lo si intravede. Ecco¸ in questo modo l’evangelista¸ senza pedanterie¸ però comunica al lettore lo spirito con cui ricordare o leggere gli avvenimenti che riguardano Gesù e sintetizza brevemente la sua predicazione con una frase sulla quale dovremo ritornare anche in altre occasioni: “Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino “. Lui preferisce sempre dire “Regno dei cieli” e non dire “Regno di Dio” perché sa che agli ebrei dà fastidio nominare il nome di Dio e allora usa per delicatezza l’espressione “Dei cieli”. Il contingente diventa significativo in confronto con una antica profezia. E’ curioso ed interessante questo legame: “Ma guarda¸ si è avverata quella parola! Ma guarda¸ ritorna quella medesima cosa che era detta là! Allora forse c’è qualcosa di costante¸ qualcosa di stabile in queste prospettive.” Anche nel suo libretto su Gesù il Papa sfrutta spesso questo modo di ragionare che non è la banalità dell’adempimento di predizioni¸ questa è una sciocchezza¸ ma è il compimento di prospettive¸ il ritorno di motivi¸ la ripresa di elementi di giudizio e di speranza. Non è la meccanica constatazione di una coincidenza fortuita¸ è un fatto culturale. Assomiglia molto a quello che fa Benigni che dice che nella Divina Commedia si trovano valori permanenti di cui possiamo ritrovare tracce nel nostro modo di comportarci. Non è offensivo dire che molti primi cristiani hanno fatto una cosa di questo genere e poi riferisce¸ adesso cambio prospettiva¸ riferisce che Gesù¸ andato a Cafarnao un giorno improvvisamente vide due fratelli che rassettavano le reti e disse loro: “Seguitemi¸ vi farò pescatori di uomini” che è una cosa sorprendente che viene buttata qui come una specie di notizia¸ senza nessun commento o spiegazione. E questo sembra contrario a quello che ho detto prima. Gli storici dicono che al tempo di Gesù i maestri¸ i rabbini¸ gli uomini spirituali non hanno mai ordinato a nessuno di seguirli come discepoli¸ accettavano discepoli che liberamente venivano e chiedevano di farsi guidare da loro. La parola discepolo voleva dire che una persona cerca una guida spirituale nella sua vita¸ va dal santone e gli dice: “Posso seguirti?” ed il santone dice “Sí”. In Gesù c’è il contrario: ci sono due persone alle quali non importa nulla di niente¸ che non hanno nessun problema spirituale perché fanno i pescatori¸ probabilmente sono anche non dico ricchi ma benestanti perché la pesca era allora un equivalente di quella che oggi si direbbe di industria. Il pesce veniva pescato¸ raccolto in magazzini¸ salato¸ seccato¸ esportato¸ era uno dei prodotti capitali dell’economia della Galilea¸ non del sud dove non c’è possibilità di pescare nel mar Morto¸ quindi era una florida azienda e Gesù dice loro: “Seguitemi”. Questo è impressionante¸ tenete sempre d’occhio l’ebreo che non vuol seguire¸ l’ebreo che dice: “Ma chi è Gesù perché lo segua?”. Allora gli si presenta la storia di queste quattro persone¸ pescatori¸ che forse non osservavano tute le norme schizzinose di purità ma erano invidiati perché era gente che stava bene¸ probabilmente Pietro aveva due case perché Giovanni dice che abitava a Betsaida e Gesù lo incontra a Cafarmao¸ che sono sulle sponde opposte del lago. Gli altri due¸ Giovanni e Giacomo¸ non sappiamo molto di loro ma era gente¸ comunque¸ della quale ci si fida perché è gente realista¸ coi piedi per terra¸ non sono due fanatici ma quattro uomini sposati¸ probabilmente. Di Pietro lo sappiamo perché aveva la suocera. Coi piedi per terra¸ gente che lavora¸ che guadagna e lo seguono. Questo è l’uso del racconto scioccante¸ capite¸ perché implicitamente uno che ascolta e si immedesima nella situazione si pone questa domanda: ma come mai? Qui c’è qualcosa di nuovo¸ non è cosí che succedono le cose di norma nel nostro mondo religioso! Ed allora il lettore dice: “Qui devo pensarci¸ sono dei fanatici¸ sono degli ingenui¸ sono dei superficiali questi che lo hanno seguito oppure in Gesù c’è una attrattiva che merita di essere presa in considerazione? Io¸ se mi chiamasse¸ lo seguirei?”. Allora capite che uno è spinto ad andare avanti nel vangelo e dire: “Bisogna guardarci dentro con più attenzione in questo personaggio.” Io ve lo ripeto: imparate a leggere i vangeli cosí¸ provate a farlo da soli. Io sono più pratico¸ d’accordo¸ è il mio mestiere¸ ma se vi mettete con buona volontà ci riuscite anche voi a scavare dentro le righe. “Vi farò pescatori di uomini”. Gli studiosi hanno cercato in tutta la letteratura antica. Quando si adopera l’immagine del pescare¸ che spesso è accompagnata da quella del cacciare¸ che qui non c’è¸ l’immagine è usata in senso negativo: pescare vuol dire cogliere in fallo¸ far prigioniero. In Geremia c’è una frase¸ e qui bisogna conoscere la Bibbia per capire queste cose¸ dove il profeta dice che Dio manderà dei pescatori che raduneranno gli israeliti da ogni parte¸ ma questi pescatori in Geremia sono dei nemici¸ probabilmente i babilonesi¸ che li andranno a pescare dappertutto per portarli in prigione in esilio ed anche in Geremia l’immagine è negativa. Il lettore ebreo che legge tra sé dice: “Che maniera di parlare¸ dice a questi pescatori che diventeranno catturatori di uomini come quelli che nei film vanno a catturare il delinquente perché riscattano la taglia. Ma Gesù intende dire il contrario. Quando uno andrà avanti a leggere il Vangelo¸ ma anche solo nella finale “Curando ogni sorta di malattia e di infermità nel popolo” capisce che Gesù ha usato l’immagine dei pescatori di uomini in senso ironico per dire il contrario: “Venite¸ invece di pesci catturerete uomini!”. Chissà se hanno capito i quattro¸ però è curioso che Matteo racconti che hanno subito seguito Gesù piantando tutto affascinati dalla prospettiva. Pensavano di diventare¸ appunto¸ dei poliziotti che catturano? O hanno intuito che Gesù capovolgeva il senso della frase tradizionale del detto di Geremia per dire: “Vi farò diventare persone che fanno del bene agli uomini”. E’ stato osservato che l’immagine del pescatore è la più cruda perché è come quella del cacciatore: uccide per mangiare e mangia subito. Il pastore¸ l’allevatore anche loro ammazzano gli animali ma dopo averli nutriti per un po’¸ dopo averli fatti godere qualche anno di vita. Il pescatore pesca¸ fa morire tirandoli fuori dall’acqua¸ dopo un paio d’ore muoiono¸ per mangiare. E’ la forma di utilizzo gastronomico dell’animale¸ direi¸ più crudele che ci sia¸ è fatta solo per uccidere e magiare e Gesù la fa diventare¸ capovolgendo le cose una metafora: “Pescherete uomini per salvarli dalla morte e dar loro la vita eterna”. Questo lo si capisce in fondo al vangelo¸ non adesso¸ ma se uno ha il coraggio di andare avanti a leggere e vede come va a finire la storia di Gesù alla fine dice: “Che furbo che è stato. Con quell’immagine del pescatore di uomini sembrava che dicesse il contrario: “Ti faccio catturare prigionieri da mandare in galera” e invece era il liberatore. “Vi rendo capaci di ammazzare la gente invece dei pesci” ed invece era quello che viene a dare la vita.”. C’è perfino dell’umorismo nel modo di fare di Gesù¸ molto sottile¸ se volete. E questo è certamente storico. Io penso che nessuno avrebbe inventato questa frase “Pescatori di uomini” cosí assurda¸ cosí priva di senso. Noi ci siamo abituati¸ intendiamoci¸ il papa ha l’anello del pescatore¸ ma abbiamo duemila anni di ammaestramento evangelico. E cosí scopriamo un altro tratto interessante di Gesù¸ un Gesù il quale alle volte sconcerta le persone con battute inaspettate che rivelano una libertà di spirito ed una sapienza superiore al comune. E¸ andando avanti¸ scopriremo tante altre cose.