» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia II AVVENTO A del 9 Dicembre 2007

Le letture di questa messa¸ nonostante le piccole modifiche non sempre felici come sempre succede della nuova traduzione¸ hanno una caratteristica che potrebbe meravigliare l’ascoltatore perché Giovanni Battista ha una posizione molto diversa dall’autore della prima lettura ed anche dall’autore del salmo responsoriale perché¸ un po’ come succedeva anche domenica scorsa¸ la prima lettura è una visione profetica che noi chiameremmo utopica perché spera che venga un germoglio di Iesse cioè un re della dinastia di Davide sul quale ci sarà lo Spirito del Signore¸ spirito di sapienza¸ intelligenza¸ consiglio¸ fortezza¸ timore del Signore il quale instaurerà sulla terra la giustizia “Non giudicherà secondo le apparenze¸ non prenderà decisioni per sentito dire¸ giudicherà con giustizia i poveri” e la conseguenza di questa azione di rinnovamento del mondo è descritta con l’immagine famosa degli animali i quali cambiano¸ perdono ogni comportamento aggressivo ed anche tra gli animali si instaura una concordia ed una pace del tutto prive di realismo ma che rappresentano il sogno di una vita beata su questa terra: il lupo con l’agnello¸ l’orsa con la mucca e cosí via. E non ci sarà più paura di niente: i bambini piccoli potranno mettere senza pericolo le mani nel covo dei serpenti velenosi. E allora ci sarà questa salvezza prodotta dalla venuta del messia o¸ in ogni caso di un re che Dio manda. E le caratteristiche di questa visione del Libro di Isaia sono due: una l’ho già detta ed è quella della positivitภdel dono della sicurezza¸ della pace¸ della beatitudine; l’altra caratteristica è quella che tutto dipende da colui che viene. E questa seconda caratteristica è tipica della cultura antica e¸ in particolare della cultura dell’antico vicino oriente. Il Salvatore è sempre il re¸ il sovrano. Il popolo gode i benefici o soffre per le usurpazioni del re ma non è protagonista¸ non è attore¸ recepisce ma il re fa tutto. E’ lui che giudica¸ lui che fa giustizia¸ lui che rinnova il mondo. E anche nel salmo “Vieni¸ o Signore¸ re di giustizia e di pace. Dio dà al re il tuo giudizio¸ dagli la tua giustizia. Regga con giustizia. Il suo regno duri in eterno. In lui saranno benedette tutte le nazioni della terra. Libererà il misero”. Fa tutto il re. Tra l’altro la vecchia traduzione era “In lui saranno benedette” la nuova dice “In lui siano benedette”. Sono piccole varianti ma non cambiano la sostanza. E’ tutta opera del re. Questo secondo aspetto¸ che come dicevo mi pare caratteristico della cultura antica e in particolare della cultura dell’antico oriente¸ che è una cultura dove il re e l’imperatore è Dio stesso che governa la terra¸ è molto difficile da capire dall’uomo di oggi¸ il quale¸ almeno nel nostro occidente¸ vive in regimi democratici e si rende conto che l’eventuale benessere dell’umanità non è più possibile pensare che ce lo mandi un singolo imperatore. Queste vecchie illusioni che basta il re a cambiare il mondo¸ direi che l’ultimo che si è illuso di questo è stato Napoleone¸ con tutti i disastri che ha combinato; dopo si è pensato che governi di maggioranza potessero cambiare il mondo¸ con l’impero¸ con la politica e l’ultima illusione è stata probabilmente il leninismo. C’è ancora qualcuno che pensa che si debba affidarsi all’uomo forte però pian piano si diffonde l’idea che occorre una cooperazione di molti¸ anzi di tutti perché sono molte distribuite¸ molto parcellizzate le responsabilità. Un governo unitario che possa trasformare i problemi che angustiano la nostra società non è più realisticamente pensabile. Secondo me questa è una delle ragioni per cui oggi molte persone ritengono che la religione cristiana¸ come tante religioni¸ non abbia più niente da dire all’uomo di oggi¸ niente di importante. Sono tante le ragioni ma secondo me una è anche questa: voi cristiani vi aspettate tutto da un dono di Dio ma le cose non stanno cosí di fatto¸ può venire qualcosa di meglio dal futuro ma dipende dallo studio degli scienziati¸ dalla cooperazione dei tecnici¸ dalla buona volontà di tutti nel risparmiare l’energia¸ da una diffusa cooperazione per cui certe necessità siano veramente condivise da tutti e tutti partecipino con i loro sforzi personali e collettivi ad ottenere tutto questo. La domanda che vi pongo è questa: secondo voi Gesù nel suo modo autentico¸ vero di ragionare¸ che vedremo la volta prossima perché avrete notato che Gesù è assente nella letture di oggi¸ tranne un piccolo cenno nella seconda lettura della Lettera ai Romani¸ ma la figura di Gesù oggi non è dominante¸ oggi c’è il vecchio profeta ed il Battista: la prossima domenica avremo il giudizio di Gesù sul Battista ed allora quello ci aiuterà a capire come ragionava Gesù. E Gesù non ragionava in nessun modo come il Battista¸ del quale dopo dirò qualcosa¸ però la domanda che subito si pone è questa: secondo voi Gesù è più vicino a quell’antica concezione messianica dell’imperatore che fa tutto o è più vicino alla nostra sensibilità moderna che è la convinzione diffusa tra la gente e la cooperazione di tutti quella che può portare benefici al mondo. Se è vera questa seconda ipotesi allora la vecchia concezione di Dio non serve più ma la novità che Gesù ha portato potrebbe servire ancora¸ anzi potrebbe essere la molla che aiuta le persone in questa cooperazione. Io sono convinto che è cosí¸ solo che Gesù bisognerà interpretarlo non alla luce di schemi interpretativi arcaici che lo precedono¸ quelli appunto dell’imperatore. Ecco perché a me la festa di Cristo re¸ come vi ho fatto capire non mi piaceva per nulla. La festa non è di Cristo re¸ eventualmente è di Cristo insegnante¸ maestro¸ suggeritore¸ guida¸ compagno¸ fratello¸ ispiratore non re. Gesù è colui il quale suscita la responsabilità dei singoli e oggi non ci sono altre prospettive realistiche per il miglioramento del mondo se non l’approfondimento della responsabilità di ciascuno. Certo¸ a cominciare dai governanti¸ che però scegliamo noi e qualche volta li scegliamo in maniera non del tutto responsabile. Ecco questo per dire: cosa aspettiamo noi nell’avvento? Il dono di cui parla Isaia che è splendido anche se utopico. Ma lo aspettiamo da chi? Lo dobbiamo aspettare da noi stessi¸ trasformati dall’esempio e dalla grazia di Gesù Cristo che ci aiuta a diventare più uomini¸ più intelligenti¸ più oggettivi¸ più capaci di valutare la vera situazione nella quale dobbiamo intervenire. E questo vale sia per la prima lettura come per il vangelo. Nel vangelo per di più appare la figura del Battista come probabilmente storicamente è stata¸ una figura che però ha molto poco a che fare con quello che sarà Gesù. I commentatori prendono atto che storicamente¸ quando il Battista dice che dopo di lui sarebbe venuto un altro al quale non era degno di portare i sandali non pensava affatto a Gesù che non conosceva¸ chissà a chi pensava! Ad una figura di nuovo di un uomo più forte di lui e lo descriveva in tono cosí minaccioso¸ cosí punitivo da creare un contrasto con la figura di Gesù che sarà quello che vedremo nel vangelo di domenica prossima. Perché l’idea di Giovanni è talmente cupa e talmente punitiva che daremo ragione a Gesù quando domenica prossima ci dirà: “Sí¸ Giovanni Battista è il più grande tra i nati di donna ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”. Il più ingenuo dei discepoli è più intelligente di Giovanni Battista. Il Battista è una voce del passato da rigettare. Perfino la parola “Spirito Santo” in Giovanni Battista è talmente unita all’immagine del fuoco da essere qualcosa di terribile e di distruttivo. Ma ripensate a quello che avete sentito: arrivano farisei e sadducei¸ buona gente con un po’ di pregiudizi ma buona gente: “Razza di vipere chi vi ha insegnato di pensare…” Se è soltanto retorica¸ passi ma poi lui annuncia che quello più forte di lui… A parte che per tre volte ci è detto: “Taglia l’albero¸ se non produce frutti lo brucia¸ gettato nel fuoco. Io battezzo con acqua¸ quello che viene battezza in Spirito Santo e fuoco e ha in mano la pala” è scomparso il ventilabro nelle novità della traduzione “Perché distingue il grano dalla pula e la pula la brucia con fuoco inestinguibile”. Quello che viene è l’uomo che brucia¸ l’uomo del fuoco¸ l’uomo che incendia. Se c’è uno che non ha fatto niente di tutto questo è Gesù. Allora qui c’è un’altra serie di pensieri che posso soltanto accennare¸ Anche noi molte volte vorremmo che ci fosse un’azione di pulizia o di polizia: “Basta¸ non se ne può più”. Questo è l’atteggiamento di Giovanni Battista¸ le speranze per il futuro¸ anche quelle di cui parla il papa nell’enciclica¸ sono le speranze che nascono dalla mitezza di Gesù. Come diceva bene l’orazione iniziale: che sappiamo attuare in ogni rapporto umano la giustizia¸ la mitezza e la pace non il fuoco. Anche a me molte volte viene voglia di stramaledire quelli che fanno del male ingiustamente¸ anch’io mi sfogo dicendo: “Crepino tutti una buona volta!” ma poi ci rido sopra perché capisco che questo è uno sfogo¸ è l’adrenalina non il cervello che ragiona cosí. Quando torno ad essere una che ragiona col cervello ascolto Gesù il quale mi dice: “Io sono andato sulla croce per non fare violenza a nessuno¸ non pretendo da voi tanto¸ ma pretendo che sappiate essere non come il Battista ma come Gesù” e vedete quindi che oggi le lezioni forse vanno prese un po’ al contrario di quello che potevano sembrare a prima vista.