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Omelia I AVVENTO A del 2 Dicembre 2007

Come abbiamo visto anche domenica scorsa il discorso sulla fine pronunciato da Gesù secondo i vangeli sinottici si legge anche¸ in piccola parte¸ oltre che nella penultima domenica dell’anno¸ lo si legge anche nella prima domenica di avvento. Già avevo detto due domeniche fa che questi discorsi che si trovano nel vangelo di Marco¸ Matteo e Luca¸ ma sono completamente assenti nel vangelo di Giovanni¸ sono tra i testi¸ avevo detto¸ più scandalosi¸ posso dire problematici che è parola più cortese¸ di tutto l’insieme del N.T. Io avrei piacere che voi¸ andando a casa¸ prendeste il vangelo di Matteo¸ che certamente avete¸ e leggeste tutto il capitolo 24 del quale noi nella liturgia leggiamo soltanto gli ultimi versetti¸ da 37 a 44¸ quindi il resto del capitolo non si è letto nella messa. Avrei piacere che lo leggeste tutto per rendervi conto di come questo discorso messo in bocca a Gesù da Matteo¸ che assomiglia - ci sono molte diversità - però assomiglia a quello di Marco al capitolo 13¸ più complicato Luca perché lo suddivide in varie parti del vangelo¸ per rendervi conto¸ ripeto¸ di come quanto questo discorso sia cupo¸ pessimista¸ pieno di… non oserei chiamarle profezie perché non vorrei che le intendeste come predizioni¸ prospettive¸ di inganno: “Molti verranno dicendo: Sono io. Non credete!”¸ catastrofi: “Il sole che si oscura¸ la lune¸ le stelle”¸ tragedie: “Popolo contro popolo insorgeranno¸ terremoti¸ carestie” e non c’è praticamente quasi niente di positivo¸ quasi nulla di consolatorio. Io¸ nel capitolo 24 di Matteo¸ che mi sono riletto stamattina¸ ho trovato soltanto due momenti nei quali non si parla di catastrofi. Non è che siano momenti particolarmente positivi¸ ad un certo punto dice¸ interrompendo la serie degli annunci di paura¸ “Il vangelo verrà predicato a tutti i popoli”¸ che è una buona notizia però con una piccola clausola che forse il lettore moderno non interpreta nello stesso modo in cui l’avrebbe interpretato un lettore antico della Bibbia: “A testimonianza per loro”¸ che di solito nella Bibbia indica un atto di accusa: che il vangelo è predicato a tutti i popoli perché si accorgono di non averlo obbedito e di meritare la punizione. “A testimonianza per loro”. E poi c’è un altro piccolo punto dove si dice che ad un certo punto¸ quando finalmente nella nube si vedrà venire il Figlio dell’Uomo¸ tutti i popoli si batteranno il petto che è il segno del pentimento. In fondo la crisi provocata dalla predicazione del vangelo ed il pentimento sono gli unici aspetti consolatori¸ positivi. Voi vi rendete conto di come è scioccante per una persona del nostro tempo leggere che Gesù ha parlato cosí della conclusione della storia della vita del mondo. Noi invece abbiamo l’impressione¸ come del resto fa la Chiesa nel suo modo di parlare¸ che si debba anche dire¸ come diceva il Concilio Vaticano II in molti testi¸ abbiamo diritto di sperare che la scienza riesca a migliorare le nostre condizioni di vita¸ che si possa guarire qualche malattia in più. E del resto prendiamo atto che la vita si è allungata¸ che certe malattie che sono state un incubo nei decenni passati¸ come le malattie infettive¸ sono quasi del tutto scomparse¸ anche se ne è nata una nuova¸ che peraltro oggi si cura¸ l’A.I.D.S.¸ di cui ieri si faceva la giornata¸ e noi ci domandiamo: “Ma perché Gesù non ha anche detto ai suoi discepoli: gli uomini compiranno molte cose cattive ma faranno anche delle belle scoperte¸ verrà un giorno in cui sarà facile avere luce per camminare nella notte. Se fosse stato un profeta avrebbe pur potuto dirci¸ in maniera per carità molto generica: “Verranno giorni in cui si potrà andare velocemente da un paese all’altro per creare amicizia e fraternitภin cui gli uomini potranno parlarsi e sentire la loro voce a distanza o addirittura vedersi l’un l’altro”. Io non pretendevo che lui parlasse di telefonia satellitare¸ di televisione ma mi sarebbe piaciuto che nel suo discorso ci fosse anche una parola sul mondo che diventerà più facilmente abitabile e vivibile. Questa parola non c’è. C’è qualche volta nell’A.T. il quale¸ ovviamente¸ non può parlare neanche lui di telefonia¸ di televisioni¸ però nelle categorie fantasiose del suo tempo dice¸ come nella prima lettura¸ che verrà un giorno in cui il monte Sion si alzerà al di sopra dei colli e sarà punto di attrazione di luce e tutti andranno a Gerusalemme. E anche nel salmo abbiamo tutti recitato: “Andremo con gioia incontro al Signore” con gioia¸ non con timore perché¸ come dice il vangelo “Quando lui verrà” anche questo con un modo antico di parlare “Due saranno: uno sarà preso¸ l’altro lasciato”¸ quasi con un fatalismo a casaccio. Come mai? Poniamoci la domanda. E’ una domanda a cui¸ io come sempre¸ non so dare risposte perché io sono convinto che la Bibbia è parola di Dio perché vuole farci pensare¸ vuole suscitare in noi delle domande perché diventiamo più riflessivi¸ più profondi nel valutare le cose. Secondo voi hanno più ragione quei testi dell’A.T. che poeticamente presentano un futuro di progresso¸ di benedizione¸ che sembrano trovare conferma nelle buone conquiste che la scienza sta facendo ma che la stessa convivenza internazionale ha fatto in questi ultimi sessanta anni¸ io continuo a ripeterlo¸ non c’è mai stata un ripudio della guerra e delle violenza inutile¸ anche se ce ne sono ancora¸ lo so di piccole guerre e di piccole violenze¸ piccole nel senso che sono numericamente inferiori rispetto ai sette miliardi di popolazione¸ ci sono ancora lo so¸ però si è creata una coscienza che queste cose devono scomparire e tutti sperano che presto o tardi scompariranno. Ha più ragione¸ dicevo¸ l’A.T. nel darci questa visione utopica o ha più ragione Gesù coi piedi per terra¸ con molto realismo a dire: “Guardate piuttosto il male che c’è ancora¸ guardate piuttosto il male che può sopravvenire in maniera incontrollabile¸ non illudetevi”. Io dovrei dire¸ con il mio dovere di prete¸ che ha più ragione Gesù. Mi dispiace dover incominciare un periodo liturgico dicendo: “La gioia può essere anche un male¸ il rallegrarsi superficialmente può essere un pericolo… Se il ladro sapesse…” Chi non pensa alla possibilità di un furto non mette una qualche serratura di sicurezza; è anche vero che chi la mette troppo evidente finisce per attirare il ladro¸ ma queste sarebbero battute. E’ interessante però riconoscere che rispetto a motivi presenti nella religione ebraica¸ e anche in altri testi del N.T.¸ per caritภche ci aiutano a dire: “Rallegratevi perché verranno tempi migliori perché l’amore di Dio e il suo regno¸ che piano piano si impianta¸ porterà del bene. E altri testi¸ stranamente più chiaramente provenienti da Gesù che si trovano nei vangeli sinottici¸ dicono: “Non illudetevi troppo¸ non dimenticate mai che ci sono mali che possono sopravvenire all’improvviso”. Tutte e due le parole vanno ascoltate. Forse noi ci meravigliamo un po’ che Gesù nell’ultimo suo discorso¸ come lo presentato i sinottici¸ abbia presentato le cose in questo modo. Come vi dicevo¸ Giovanni ha completamente cambiato la prospettiva e come ultimo discorso mette un discorso dove ci sono¸ i famosi capitoli dal 14 al 16 del vangelo di Giovanni¸ dove ci sono sí alcuni cenni che parlano di persecuzioni¸ di difficoltภdi qualche sofferenza ma c’è soprattutto una visione direi quasi idillica della comunione tra Dio e i credenti e dell’unità di tutti¸ che è tutta un’altra musica rispetto a quella di questi vangeli sinottici. Tutto questo ci serve per dire: “Incominciamo un periodo liturgico che ci invita a dire come dobbiamo porci di fronte a ciò che accadrà perché l’Avvento è questo. Ciò che accadrà è una venuta del Signore miticamente intesa¸ ciò che accadrà e soprattutto il futuro¸ in genere. Alcuni testi ci dicono: “Fortunati voi che vedrete quello che ci sarà tra qualche anno”¸ Gesù frena l’entusiasmo e ci dice: “Attenti¸ però¸ ci sono ancora insidie!”. Tutto qui¸ però secondo me è già importante avere questo equilibrio di tipo proprio psicologico – emotivo nell’affrontare l’idea di quello che potrà accadere. Io trovo¸ tra l’altro¸ molto sobria e acuta la scelta di Gesù. Lui dice soltanto: “Siate svegli¸ non siate superficiali¸ non generalizzate né in bene né in male¸ tenete gli occhi aperti¸ state attenti¸ giudicate con sapienza”. Sembra una cosa banale ma è un grande consiglio questo che san Paolo riprende alla sua maniera: “Come vi succede quando è giorno¸ non fate l’errore di molti di far finta di non vedere e quando c’è qualcosa che spaventa¸ che preoccupa o mette in ansia non andate ad ubriacarvi¸ non chiudetevi in un luogo dove non ci si pensa”¸ che è tipico della vita notturna anche oggi. Forme diverse¸ ma la vita notturna¸ proprio quella nella quale si dice: “Basta con il mondo vero¸ viviamo in un mondo virtuale prodotto dalla musica¸ dalle luci¸ da un modo intenso di fare amicizia e contatti¸ anche fisici¸ che non è quello reale del giorno ed è una fuga dalla realtà. A noi adulti¸ anziani questo non capita più pero anche questo è un paradosso. Non dobbiamo mai dimenticare che la vigilanza¸ lo stare svegli con gli occhi attenti deve essere la virtù dei giovani. I vecchi possono anche permettersi di dire: “Lasciami stare nel mio brodo¸ chiudi la finestra. Ormai io non posso più combattere¸ partecipare. Lasciami riposare un po’¸ lascia che mi goda un bicchiere di vino che mi dà un poco di quiete mentale. Non ce la faccio più. Tu che sei giovane guarda con attenzione”. Ecco perché le gozzoviglie non le fanno più i vecchi¸ i vecchi al massimo si riposano con un bicchiere di vino da meditazione o con un cognac. E a loro fa bene. Non bisogna dimenticare che il cristianesimo è un movimento giovanile¸ non per anziani. Adesso la maggioranza dei credenti partecipanti sono anziani¸ ma se Gesù aveva trentaquattro¸ trentacinque anni quando è morto era un giovane uomo. Allora non era come si direbbe adesso un ragazzo¸ perché adesso si è ragazzi fino ai quaranta¸ era un uomo nel pieno della sua maturità giovanile o giovane maturità. I suoi discepoli erano in genere più giovani di lui. Il cristianesimo è fatto per giovanotti e signorine rampanti¸ per questo lui dice: “Attenti¸ occhi aperti! Il male c’è ancora¸ può capitare da ogni parte. Siate vigili¸ prevedetelo¸ prevenitelo. Non illudetevi che non ci sia. Siate sempre come si è di giorno¸ non istupiditi dalle notti”. Ci sono ancora molti giovani nella Chiesa che queste cose le hanno capite ma è strano che la maggioranza dei giovani non segua questa prospettiva anche se è vero che di giorno lavorano molto¸ per caritภricercano¸ sono intelligenti¸ produttivi¸ fanno ma non hanno gli occhi sufficientemente aperti¸ si disinteressano di troppe cose. Scelgono magari un volontariato o una tesi da difendere con rabbia per sentirsi giustificati¸ per non pensare all’insieme. Rincorrono alcuni beni parziali non il grande bene comune universale. Hanno gli occhi socchiusi non aperti. Hanno un’attenzione finalizzata ad alcuni aspetti particolari non alla totalità. Bisogna risvegliarli questi giovani e l’Avvento sarebbe fatto più per loro che per noi vecchi.