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Omelia CRISTO RE C del 25 Novembre 2007

Probabilmente¸ come ho detto tutti gli anni¸ per gustare il significato di questa domenica conclusiva dell’anno liturgico¸ è meglio mettere tra parentesi la parola “re” e tutte le connotazioni che questa parola può assumere perché se nel mondo antico poteva avere delle connotazioni di mitiche speranze¸ oggi il mito della regalità a me personalmente non ispira più delle facili riflessioni¸ non so che altre parole si potrebbero usare. Purtroppo sono parole forse più brutte di quella di “re”¸ del tipo¸ che so… primato¸ preminenza¸ centralità. Forse la centralità di Cristo. I teologi¸ infatti¸ parlano di cristocentrismo cioè Cristo bisogna che noi lo consideriamo come il perno¸ il sostegno¸ il senso ultimo e profondo di tutto quello che esiste. Questo è il concetto di Cristo Re. Perché se la parola denota fasto¸ potere è la parola che dice molto meno che non la non bella terminologia¸ peraltro¸ però¸ fortunatamente astratta o geometrica¸ di cristocentrismo. La prima lettura non c’entra nulla. La seconda lettura è molto importante perché¸ come vi sarete accorti ascoltandola¸ è il famoso inno iniziale della Lettera ai Colossesi e coniuga insieme due ambiti¸ due livelli nei quali Cristo sarebbe il perno ed il centro: la condizione degli uomini nella storia¸ descritta nella forma simbolica di partecipare alla sorte dei santi nella luce¸ liberati dal potere delle tenebre¸ trasferiti nel regno¸ qui c’è la parola che però¸ in fondo¸ significa nell’ambito¸ nel dominio¸ del Figlio suo per il quale abbiamo redenzione¸ remissione dei peccati. E questa è la centralità di Cristo nella vita umana e sarebbe interessante analizzare con calma le singole immagini: la sorte dei santi¸ la luce¸ la liberazione dalle tenebre¸ la redenzione¸ la remissione dei peccati. Sono tutte parole che meriterebbero di avere una voce in una specie di dizionario mentale¸ come ci sono quelli scritti e¸ ognuna delle quali¸ essere approfondita ed arricchita di immagini ed applicazioni. La stessa attenzione alla situazione nostra o delle persone ritorna alla fine del brano quando¸ pur dicendo che ha il primato su tutte le cose per pacificare col sangue della croce le cose del cielo e quelle della terra¸ anche qui però si parla del cosmo¸ ma sotto sotto ci si rende conto che è a beneficio nostro che tutto questo accade. La parte centrale¸ invece¸ della lettera insiste quasi esclusivamente sulla funzione cosmica di Gesù Cristo e¸ notate bene¸ l’hanno notato anche i commentatori e non sanno bene come interpretare il fatto¸ non del Verbo eterno¸ di quella che chiamiamo la seconda persona della Trinitภnon del Logos¸ ma di Gesù Cristo. Dicevo la centralità di Gesù Cristo nella vicenda di tutto l’Universo: “Per mezzo di lui sono state create tutte le cose: quelle di cielo¸ quelle di terra¸ visibili ed invisibili”¸ tutte le cose create per mezzo di lui¸ lui è prima di tutte le cose¸ tutte sussistono in lui. Certo¸ lo scrittore antico aveva dell’Universo una concezione forse ancora più limitata di quella di Dante: la terra al centro ed alcuni lampadari che le girano intorno. Ha ancora senso dire che Gesù Cristo ha creato tutte le cose e cioè i cento miliardi di galassie¸ ognuna di miliardi…? Ecco perché la parte centrale della lettera è quella più difficile da attualizzare ed infatti tutti voi sperimentate questo fenomeno¸ ed immagino che lo capiscano soprattutto i vostri figli o i vostri nipoti a seconda dell’età degli ascoltatori¸ cioè che chi va a scuola e studia un pochino di astrofisica¸ come oggi giustamente si insegna¸ nonché tutte le teorie dell’evoluzione¸ viene a casa ed ha del mondo una complessità ed una sensazione della sua vastità non misurabile se non con quei famosi numeri con l’esponente altissimo. E se poi a catechismo sentono dire che Gesù è il Signore di tutto queste cose¸ prima si domandano perché a scuola non è stato loro detto¸ e non lo si doveva dire perché queste sono materie laiche¸ ma poi nella sua mente immagina: “Cosa c’entra Gesù Cristo con le altre galassie?”. E questo senso dell’incommensurabilità che i ragazzi acquisiscono a scuola¸ ma anche noi adulti¸ intendiamoci¸ ma loro forse ne restano più impressionati¸ finisce per essere in tensione nella loro mente con queste idee bibliche che Cristo è il padrone di tutto e genitori¸ nonni¸ catechisti e preti non sanno cosa rispondere¸ neanch’io. Però questo ci pone un problema che è uno dei più seri nella nostra evangelizzazione attuale. Il Vescovo continua ad insistere nel dire che è la famiglia che deve trasmettere ai bambini il fondamento della tradizione cristiana. Io penso che ogni famiglia¸ anche quella di genitori più preparati e di maggiore buona volontภsi trovi un pochino in difficoltà a comunicare ai bambini quella centralità di Cristo per quello che riguarda la vastità dell’Universo. E’ una delle cose di cui i teologi dovrebbero occuparsi forse con maggiore impegno di quanto non abbiano fatto finora. Come aggiornare questo discorso che quando la Lettera ai Colossesi veniva scritta poteva ancora essere capito perché il cielo era quello che vediamo sopra di noi¸ che loro immaginavano ad una distanza molto elevata ma pur sempre percorribile dagli angeli che andavano su e giù. E le cose del cielo che andavano riconciliate con quelle della terra erano questi misteriosi e mitici: troni¸ dominazioni¸ principati e potestà che erano una specie… al massimo qualcosa di simile a quella che oggi si chiamerebbe astrologia l’influsso dei pianeti sulla nostra vita¸ ma pianeti che¸ a loro volta erano pensati come a servizio della terra che stava in centro. Tutto si è capovolto e questo¸ potevo anche fare a meno di dirvelo perché non ho soluzioni al problema¸ era soltanto un conforto per tutti quei genitori e nonni che dicono: “Ma cosa dico io a mio figlio¸ o al mio nipotino¸ a questo proposito?”. E non è certamente questa la sede in cui posso rispondere. L’altro aspetto¸ invece¸ e vengo al buon ladrone¸ questo è ancora più facile da trasmettere anche se¸ anche questo¸ nella situazione attuale è meno lucido di quanto potesse apparire all’inizio e cioè vedere Gesù Cristo come il punto di convergenza nel quale le nostre domande vengono poste in maniera corretta e possono trovare un indirizzo di risposta¸ cioè Gesù Cristo come colui che ci aiuta nei nostri problemi quotidiani che non sono quelli dell’interpretazione del cosmo se non per alcuni ricercatori di grandi istituti scientifici. I nostri problemi sono l’innamoramento¸ la fedeltภla famiglia¸ il nascere dei figli¸ il come comportarsi di fronte alle nuove prospettive in tutti gli aspetti delle terapie delle nostre insufficienze fisiche¸ il lavoro¸ i soldi¸ cosa farne delle ricchezze¸ la casa¸ il viaggio¸ il divertimento¸ lo sport¸ le vacanze¸ il tifo¸ la curva. Questi sono i nostri problemi e¸ anche qui è vero che il mondo è talmente diventato complesso e pieno di offerte¸ di iniziative¸ di interpretazioni psicologiche¸ sociologiche che¸ anche qui¸ vedere Cristo come luce nelle tenebre non è cosí semplice¸ forse non lo è mai stato. Ma come crescere bene¸ come comportarsi in maniera buona e¸ nello stesso tempo anche protettiva per la nostra vita nella complessità delle relazioni sociali come oggi si presentano. Ecco¸ questo è il punto in cui forse tutti noi¸ con minore difficoltภposiamo renderci conto che Cristo¸ anche se non proprio il re¸ è almeno un buon consigliere. Forse molte volte dovremo accontentarci¸ e di nuovo il discorso è rivolto ai nonni ed ai genitori¸ di dire ai più giovani che non pretendiamo che Cristo diventi il dominatore della loro vita¸ perchè oggi c’è un culto dell’autonomia¸ della libertà e della scoperta che nel mondo antico non c’era perché nel mondo antico si ascoltava la tradizione dei padri come grande indirizzo di vita ed oggi¸ invece¸ ci sono le aspettative del futuro e¸ per questo i papi si sforzano di scrivere encicliche sulla speranza¸ cioè proiettando nel domani¸ che ancora non esiste¸ l’eventuale criterio guida delle nostre aspirazioni. E qui ripeto¸ forse Gesù può essere più utile ma¸ come dicevo¸ non come il re¸ il Signore¸ il dominatore¸ forse neanche come il centro e il perno ma come una compagnia che si affianca¸ che ogni tanto ci tira le orecchie o ci suggerisce all’orecchio qualche buon pensiero. E’ poco¸ lo capisco¸ non è la divinità di Cristo¸ è la buona compagnia di uno intelligente¸ forse più di altri. Con ogni probabilitภconcludo e capisco che quello che ho detto sia distaccato in fondo dal commento puntuale alle letture¸ però io penso che il bravo ladro la pensasse più o meno cosí: non aveva una coscienza netta della superiorità assoluta di Cristo¸ vedeva in lui uno migliore di lui¸ un uomo giusto¸ ingiustamente condannato. “E’ cosí prudente e umile che non gli chiede prodigi eclatanti¸ ma vede in lui una bontภuna disponibilità umile¸ più attraente delle critiche dei soldati e delle critiche del suo collega e gli chiede umilmente: “Ricordati di me”. Io penso che forse sia noi stessi¸ sia soprattutto nel tentare di educare gli altri ad una stima per Gesù Cristo¸ provvisoriamente¸ almeno¸ dobbiamo accontentarci di questo. Non pretendere più quelle rigide confessioni di fede di secoli passati¸ quello che diciamo nel Credo. Continuiamo a dirlo¸ ma nel dirlo¸ io lo so che ci scivoliamo sopra: “Dio vero da Dio vero”. E’ vero¸ ma serve nella vita questa perentorietà di affermazioni? O è meglio che alla maniera del buon ladrone diciamo più umilmente: “Tu sei certamente almeno una cosa: più bravo di me. Io non avrei il coraggio di essere sereno come sei tu¸ di accettare queste contraddizioni inspiegabili come le accetti tu¸ non perché sei stupido e mentalmente pigro ma perché hai una forza d’animo – ecco il punto dove volevo arrivare – perché hai una forza interiore¸ una fiducia¸ una tranquillità nel tuo cuore che ti permette di essere buono anche quando tutti gli altri¸ sotto¸ ti deridono¸ ti scherniscono e ti accusano come colpevole e cattivo”. Questa forza d’animo è quella che il buon ladrone¸ nella sua richiesta¸ intuisce come il dono più grande di cui l’uomo ha bisogno. E io direi che forse bisogna mettere tra parentesi¸ non perché non sia vera ma perché è più utile¸ anche la parola paradiso. E¸ come ho detto in un’altra predica recente¸ limitarsi alle parole di Gesù: “Oggi sarai come me e io sarò con te”. Insomma¸ riscoprire il valore ineliminabile della figura di Gesù riducendone la maestosità e rendendolo semplicemente un compagno di viaggio più saggio e più buono di noi. Non è eresia¸ è semplicemente aspettare a dire le cose più solenni¸ più pompose¸ più grandi che sono vere¸ ma che la nostra formazione culturale odierna rischia di farci sembrare incredibili perché troppo pretenziose. E¸ allora¸ per non perdere Gesù Cristo facciamo finta di non vedere la sua maestà inarrivabile e lo abbassiamo. E lui non si offende perché si è incarnato per questo a ruolo di amichevole consigliere.