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Omelia XXXII DOM. T.O.C del 11 Novembre 2007

Il vangelo e la prima lettura ci danno la possibilità di riflettere sulla nozione della risurrezione dai morti che è una nozione che ha bisogno di essere ripensata e chiarita. Sembra che storicamente¸ all’interno del popolo ebraico¸ l’ipotesi della risurrezione dell’uomo sia nata in un contesto molto vicino alla atmosfera che avete trovato nella prima lettura che è¸ come avete sentito¸ un testo truculento¸ drammatico¸ esagerato. Sette ragazzini che muoiono martiri per non mangiare la carne di maiale¸ tutte cose che ci sembrano veramente un momentino forzate¸ ma pazienza¸ questo è il testo¸ non è questo il problema. Pare che l’idea che risorgeremo sia nata proprio per rivendicare il diritto di queste persone massacrate¸ perseguitate¸ ingiustamente rovinate nella loro vita di ricevere ancora da Dio un po’ di consolazione¸ la restituzione di quegli anni di vita che a loro spettavano. Quindi è nata in uno schema di pensiero¸ direi¸ di tipo rivendicativa¸ non dico vendicativa ma rivendicativa cioè riconoscimento di un diritto che è stato ingiustamente sottratto da potenze nemiche¸ crudeli e persecutrici. E allora si dice: “Dio non dimenticherà queste persone¸ ridarà a loro la possibilità di un po’ di vita come spetta a tutti i viventi”. E cosí hanno pensato la risurrezione¸ come un risarcimento. Giustamente hanno notato i commentatori che questa idea della risurrezione come risarcimento¸ che trapela evidentemente dalla prima lettura: questi ragazzi dicono: “Tu mi porti via anzitempo le membra ma io le riavrò e tu¸ invece¸ che crudelmente mi perseguiti o non risorgerai o se risorgerai sarà per il castigo”. Non c’è niente di male in tutto questo¸ solo che è uno sfogo della persona perseguitata. L’idea di risurrezione pare che nasca cosí e pare che mantenga¸ nella continuità degli anni¸ questa caratteristica. Ed infatti è stato osservato dai conoscitori del mondo palestinese di quel tempo che l’idea della risurrezione di tutto l’uomo¸ compreso il suo corpo e questo è il punto¸ per riavere una vita che dia le soddisfazioni elementari che una persona ritiene siano l’essenza stessa del vivere umano¸ che è corporeo¸ questa idea rimane diffusa soprattutto nelle classi più povere o¸ se volete¸ nelle classi che non hanno potere¸ compresi i farisei che erano delle persone che godevano stima e prestigio¸ anche a livello della gente¸ ma non avevano potere. E’ diverso avere prestigio dall’avere potere. I sadducei¸ che erano la classe ricca¸ la classe nobile¸ la classe dirigente¸ la classe sacerdotale che possedeva¸ invece¸ il potere perché insieme con i romani governava il paese¸ e loro ricevevano molte deleghe per l’amministrazione del territorio¸ non avevano bisogno di pensare alla risurrezione dei morti perché onestamente¸ erano persone in fondo umilmente oneste¸ ringraziavano Dio della vita che avevano¸ benessere¸ soldi tranquillitภqualche malattia come tutti. “Ma cosa devo pretendere di rivendicare che ho già avuto tutto nel presente?”. E’ lo stesso ragionamento che abbiamo trovato nell’episodio del ricco epulone: “Tu hai avuto tutto in questa vita¸ basta. Lazzaro¸ poverino¸ non ha avuto niente¸ adesso lui è consolato”. Ecco perchè i sadducei e le classi alte non credono alla risurrezione¸ soprattutto alla risurrezione che comprende anche la corporeitภed erano invece attratti dall’idea ellenistica dell’immortalità dell’anima. E’ aristocratica come idea: l’intelligenza rimane in eterno¸ quello che conta nell’uomo è la mente¸ la mente non muore¸ è inalterabile¸ è nobile. E cosí quando Gesù viveva in Palestina erano presenti queste due correnti: una speranza in una risurrezione terrena¸ che rimane¸ per esempio¸ anche nella famosa finale dell’Apocalisse¸ la Gerusalemme celeste scende sulla terra¸ quindi è un’idea di qualcosa di perfetto¸ di pieno di sicurezza di vita e di gioia che scende però sulla terra. E’ curioso¸ non è che si sale in cielo¸ si scende sulla terra. Insieme a questa concezione che è quella più caratteristica della cultura diffusa al tempo di Gesù ne nasce un’altra che è quella di Gesù¸ e che secondo me è espressa nella maniera migliore nella redazione lucana di questo dialogo con i sadducei i quali mettono in ridicolo la credenza della risurrezione con la barzelletta della donna che ha ammazzato i sette mariti e si aspetterebbero che Gesù dica: “Ma si¸ sono credenze popolari sciocche¸ non hanno consistenza”. Gesù risponde¸ invece¸ in una maniera molto più seria cioè prende sul serio quello che era un tentativo di scherzare e risponde con una maniera che purifica¸ pulisce il concetto di risurrezione. Secondo me è proprio un concetto che per essere mantenuto va ripulito. Ripulito da cosa? Dalla proiezione nello stato dei risorti delle aspirazioni terrene alla felicità ed al benessere. La proiezione da fare è questa: Gesù dice che nella risurrezione dei morti non c’è più niente di quello che si sperimenta come felicità su questa terra¸ niente di quello che si sperimenta su questa terra. Non solo non ci si sposa ma sono uguali agli angeli che non hanno corpo. Va notato che Gesù non adotta¸ e questo è storicamente quanto mai appropriato¸ lui è palestinese¸ non gli interessa nulla delle concezioni greche che qualche dotto sadduceo veniva a conoscere perché frequentavano i pagani residenti¸ non parla di immortalità dell’anima¸ se ne guarda bene¸ non entra nella sua mente. La sua immagine è quella degli angeli i quali però corrispondono¸ nella concezione ebraica delle cose¸ a quella che per i greci è l’anima immortale. E’ come se dicesse che dell’uomo Dio non lascerà che vada perduta quella che ai suoi occhi è la vera natura dell’uomo. I greci la chiamano anima¸ Gesù non dà nessun nome a questa cosa. E’ l’identità nostra agli occhi di Dio che noi non conosciamo¸ nessuno di noi sa che cosa siamo veramente perché non siamo né quello che ci dice il biologo e il nostro cervello non è soltanto quello che il biologo cerca di dire appunto un sistema di lavorio elettromagnetico¸ anche se è vero che è tutto questo che fa funzionare il cervello. Tuttavia noi tutti sospettiamo che ci sia qualcosa di più. Che cos’è questo qualcosa di più che ci può definire? Si può anche paragonarlo all’anima come la pensavano i greci¸ che è una pura astrazione inventata dai filosofi¸ si può paragonarla alla fantasia: angelo di Dio¸ che era quella della cultura ebraica. Ripulire i concetti vuol dire semplicemente riconoscere che Dio solo sa che cos’è veramente l’uomo. Cercano di studiarlo gli evoluzionisti per vedere che cosa veramente ha prodotto quel salto dallo scimpanzè¸ che è quello che ci assomiglia di più¸ ma che non ha quell’autocoscienza che abbiamo noi. Hanno ragione di provare a studiare¸ cercare di capirlo. Noi teologi abbiamo l’impressione che forse non arriveranno mai a risultati convincenti e completi perché noi crediamo che soltanto Dio conosce che cos’è quel quid che ci rende fra gli altri nostri fratelli animali cosí diversi da loro e cosí capaci di progettazione alla quale loro non sono in grado di arrivare. Questo quid indescrivibile che¸ ripeto¸ i greci chiamavano anima¸ Gesù chiama angeli di Dio è la relazione con Dio¸ è quello che Dio pensa di noi. Questo “X” Dio lo protegge¸ tranne in coloro che satanicamente lo denigrano e lo stuprano cioè i peccatori più tremendi¸ ma tutti gli altri che meritano soltanto un piccolo rimprovero e poi molta indulgenza e che Dio considera ancora “Come li ho voluti io: imperfetti¸ deboli¸ pieni di mancanze ma non nemici”. Questi Dio li conserva e li rende figli della risurrezione¸ non più figli della natura¸ figli della loro madre¸ figli del padre¸ “Figli della risurrezione” dice Gesù¸ anzi figli di Dio cioè roba sua¸ invenzione sua. E’ un cambiamento¸ una trasformazione¸ una cosa inimmaginabile. Bisogna pulire il concetto di risurrezione da ogni tentazione di immaginare¸ descrivere¸ concettualizzare. E’ pura speranza basata su una fede fondamentale che è questa: se Dio ci ha fatti venir fuori da un universo cosí complesso e ci ha fatto fare quel salto per cui nessun animale ci raggiungerà mai è perché noi verremo raggiunti da Dio nell’intimità del nostro essere che sfugge perfino alla scienza la possibilità di definire che cos’è. Che sfugga alla filosofia è ovvio perché la filosofia¸ in fondo è fatta di chiacchiere¸ qualcuno si scandalizza che possa sfuggire alla scienza. La scienza ci arriverà molto vicino ma sfuggirà. Perché? Perché è il segnale che è qualcosa che soltanto Dio conosce. Questo resterà per sempre e io¸ personalmente¸ voi potete anche dirmi che sono uno sciocco¸ non siete obbligati ad imitare il mio modo di pensare anzi¸ guardatevi bene dal farlo¸ io personalmente credo alla risurrezione nel quadro che ho cercato di esporvi.