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Omelia XXIX DOM. T.O. C del 21 Ottobre 2007

E’ difficile spiegare le letture di questa messa¸ soprattutto il vangelo e la prima¸ perché si fa presto a pretendere dai preti che traggano delle belle omelie da testi cosí sconcertanti come la prima lettura ed il vangelo di oggi. Qualche volta sarebbe bene che provaste anche voi cosí potreste essere più indulgenti con i poveri predicatori che devono ricavare qualche cosa di accettabile da certi testi come il vangelo di oggi. Dirò qualcosa su questi testi cercando di scherzare di meno ma poi vorrei passare ad un pensiero di ordine più generale. Tutti i commentatori riconoscono che il brano lucano di oggi è difficilissimo da trattare ma se siete venuti a messa durante questo anno avete visto che Luca ne ha parecchi di testi scritti in una maniera che li rende difficili da gestire. Direi che i commentatori poi se la cavano perché per fortuna in questo testo¸ specialmente nella parte finale¸ ci sono delle forti difficoltà di traduzione che le traduzioni ufficiali coprono completamente inventando la traduzione¸ praticamente. Perché la sezione dove si dice: “E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui e li farà loro aspettare”. Va bene¸ è traducibile correttamente nella prima parte¸ la frase tradotta “E li farà a lungo aspettare” è una traduzione del tutto congetturale perché nessun linguista riesce a capire che cosa vogliano dire le parole che sono lí interposte da Luca. Ci sono tante possibilità di tradurle¸ che non ho possibilità di spiegarvi adesso¸ ma questa traduzione è del tutto ipotetica¸ non è neanche tra le più correttamente fondate. Dopo la frase continua dicendo: “Vi dico che farà loro giustizia prontamente”¸ e qui non c’è più il punto di domanda quindi il discorso in fondo è chiaro¸ poi segue l’ultima frase di cui non si vede bene il nesso con le precedenti: “Il Figlio dell’uomo¸ quando verrภtroverà fede sulla terra?”. Quello che disturba il lettore non è tanto il paragone del giudice ingiusto perché questo sarebbe un modo caratteristico del mondo semitico di allora di usare il principio del “A maggior ragione”¸ oppure “Figuratevi! Al contrario”. Vale a dire che il testo vorrebbe dire: Pensate che c’era un giudice disonesto che¸ alla fine¸ ha dovuto cedere alle insistenze di una vedova perché era scocciato dalla sua petulanza. Non penserete che Dio sia come questo giudice! Dio¸ se voi lo chiamate¸ al contrario di questo giudice risponde subito”. Quindi l’argomento per contrasto pare che fosse in uso tra i rabbini del tempo di Gesù¸ non si chiamavano ancora rabbini¸ ma fra i maestri religiosi¸ i quali provocavano l’attenzione con queste parabole e poi facevano catechismo presentando un esempio opposto all’immagine di Dio che volevano trasmettere. Quindi la parabola¸ pur essendo sgradevole per noi perché paragonare la preghiera alla necessità di insistere nei confronti di un ingiusto insensibile come il giudice¸ quando ci viene invece detto da altre parti¸ che Dio è Padre misericordioso¸ tutto questo noi lo consideriamo… non so che aggettivo usare¸ lo consideriamo inadatto. Cioè noi non faremmo catechismo in questo modo e ci meraviglia che Gesù si adattasse cosí al modo di parlare dei suoi contemporanei da fare dei discorsi cosí complessi e cosí difficili¸ secondo noi¸ da capire. Perché sembrerebbe dare di Dio l’immagine di uno al quale bisogna rompere le scatole per ottenere qualcosa perché non gliene frega niente di noi. Questo è il concetto ed invece bisogna dire: “No¸ voleva dire che Dio è l’opposto di tutto questo!”. La seconda parte del vangelo¸ invece¸ crea una difficoltà di altro genere. In sé le parole che Gesù dice promettendo che Dio ascolterà con prontezza quelli che lo invocano sono parole positive. Onestamente devo dire che sono immensamente più belle dal punto di vista poetico – letterario quelle del salmo perché i salmi sono spesso dei piccoli capolavori letterari¸ dopo lo rileggete per vostro conto. Tuttavia l’assicurazione che Dio protegge¸ ascolta¸ custodisce¸ è attento alla preghiera¸ è una cosa bella¸ giusta¸ è gradevole da sentire. Quello che qui disturba è il contrasto con la nostra esperienza perchè c’è una quantità di persone le quali potrebbero dire: “Sarภma io ho pregato a lungo¸ ho pregato con costanza¸ ho pregato in tutti i modi ma non ho ottenuto niente. Dov’è il prontamente?” E’ il prontamente il punto che fa problema. Il resto¸ se non ci fosse questo avverbio¸ che purtroppo c’è¸ andrebbe anche. Se il far giustizia viene rimandato… E’ quel prontamente! Possibile che gli ebrei non pregassero nei campi di concentramento? E dove è stato il prontamente di Dio? Se non arrivavano americani e russi… ti saluto! Non sono arrivati prontamente neanche loro¸ ma¸ se Dio vuole non sono Dio! Dio dov’era? Questa è la grande domanda che finisce per far diventare atei molti ebrei. E’ il prontamente lo scandalo. E io non so risolverlo¸ non posso¸ non ho niente da dire¸ devo chinare il capo e dire: “Chissà cosa voleva comunicarmi Gesù quando disse questa parola. Certo potrei trovare degli accomodamenti¸ dire¸ per esempio¸ che il vero personaggio a cui Gesù vorrebbe che si facesse attenzione nella parabola non è il giudice né Dio ma la vedova¸ per cui Gesù vuole dirci attraverso il discorso che¸ devo di nuovo dare la colpa a Luca di non essere stato capace di trascriverlo per bene¸ vuol dire: “Non ponetevi domande su quello che fa Dio¸ pensate a voi stessi. Voi pregate con insistenza¸ continuate a chiedere¸ siete come di fronte ad un giudice che per sue ragioni non vi ascolta” però devo eliminare il prontamente “Voi continuate perché quello che conta è tener ferma la fede fino alla fine. Guai se il Figlio dell’Uomo venendo non trovasse la fede!”. Però capite che è una forzatura del testo. Per arrivare ad una spiegazione neanche del tutto soddisfacente devo forzare il testo. Altri dicono che bisognerebbe riflettere sul significato della parola “Fare giustizia”. Cosa vuol dire fare giustizia? Non necessariamente esaudire il tuo desiderio. In ogni caso il problema più generale che io voglio affrontare è questo. Il discorso è enigmatico¸ il discorso è oscuro. Non è una catechesi¸ non è un’istruzione come forse ci aspetteremmo di trovare¸ che ci illumina¸ è un discorso che ci lascia perplessi¸ che ci turba¸ che ci irrita. E la prima lettura¸ d’accordo che è vecchia è antica però la parola con cui definire quello che viene raccontato¸ la parola più benevola è superstizione. Quando sta cosí vincono¸ quando butta giù le braccia perdono… Siamo tra il ridicolo ed il magico. La riflessione generale che voglio fare è questa. Come mai la Bibbia è piena di tanti testi che ci disturbano¸ che ci irritano? E’ giusto¸ come abbiamo fatto e come facciamo in genere noi preti¸ ammorbidire tutto e cercare di svicolare trasformando tutto in un discorso edificante e slittando sulla reazione negativa che la Bibbia ci suscita? Io vengo talvolta rimproverato¸ mi fa qualche osservazione anche don Giosuè ogni tanto¸ perché nelle mie prediche mi permetto di dire che Gesù ha detto una stupidaggine¸ non uso questa parola però chi ascolta capisce. Tutto questo rasenta la bestemmia però¸ allora¸ mi pongo la domanda che cos’è la Bibbia? E in che senso la Bibbia viene chiamata “parola di Dio”? Io sono del parere che la Bibbia sia un discorso che Dio ha voluto che esistesse¸ attraverso il quale lui dialoga con noi ma io ritengo che Dio¸ in molti passi della Scrittura¸ intenda sbalordirci¸ irritarci¸ contraddire il nostro buon senso¸ indurci a riflettere e a pensare¸ suggerirci di protestare contro quello che ha detto. Cioè la Bibbia è un insieme di linguaggi complessi di un Dio che parla ad uomini adulti e discute e litiga con loro. Se la Bibbia è questo allora tutto mi va bene ed allora sono disposto ad accettare questo testo dicendo: “Io non sottoscrivo neanche una parola di quelle che Luca mi riferisce come dette da Gesù. Questo testo lo metto sulla mia scrivania¸ vado a leggere una quantità di testi in cui si parla della preghiera¸ della speranza¸ della fiducia¸ dell’agire di Dio. Alla fine cercherò di comporli insieme e di farne una sintesi ma non considero questo singolo brano una specie di catechismo positivo ma qualcosa che Dio mi vuole dire perché vuole mettermi in difficoltà di fronte alla mia faciloneria con cui tratto i problemi religiosi”. Se la Bibbia è questo¸ e secondo me è questo¸ allora tutto ha senso¸ anche la primitiva¸ superstiziosa¸ magica sostanzialmente ridicola immagine di Mosè con le pietre sotto i gomiti¸ ridicola¸ umoristica… perché posso dire: “Dio mi ricorda questi primitivi¸ rozzi modi di concepire la preghiera perché fanno parte del DNA dell’umanitภperché sono degli archetipi¸ alla maniera junghiana¸ che ci portiamo dietro da sempre¸ perché nella nostra lenta evoluzione noi siamo passati attraverso stadi diversissimi di comportamento determinati da una quantità di problemi biologici e vitali che dovevamo affrontare. Abbiamo immaginato gli dei in una moltitudine di forme che devono essere adesso attentamente filtrate e valutate. E Dio si fa carico di questa nostra storia piena di contraddizioni¸ di illusioni¸ di errori e ce la racconta nella Bibbia perché facciamo una specie di rivisitazione insieme con lui di tutte le sciocchezze che sono state dette a proposito di lui. E qualche sciocchezza l’ha messa anche in bocca a Gesù perché fraternamente ci dicesse: “Io capisco che idee storte voi avete su Dio¸ non è colpa vostra¸ sono i millenni che stanno alle vostre spalle. Pensiamoci bene¸ pensateci insieme con me”. Se la Bibbia è questo¸ e secondo me è questo¸ io sto in pace con la Bibbia e sono contento di trovare questi passi che mi mettono in difficoltà perché mi aiutano a crescere nella comprensione delle cose. Non ho tempo di dilungarmi però ho detto questo perché è scritto nella seconda lettura¸ nella Lettera a Timoteo. Vi rileggo solo la frase: “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio”. Ispirata non vuol dire dettata ma vuol dire furbescamente suggerita. E’ utile. Notate che san Paolo non dice che è parola di Dio ma che è ispirata¸ come un committente ispirava a Michelangelo cosa doveva dipingere¸ ti saluto! Il dipinto di Michelangelo ha ben poco a che fare con l’ispirazione del committente. Non dice che la Bibbia insegna ma dice che è utile per insegnare. Questo è il punto intelligente del testo. Utile per insegnare¸ convincere¸ correggere¸ formare alla giustizia perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato. La Bibbia è uno strumento¸ la Bibbia è un mezzo¸ la Bibbia è una spinta in avanti¸ la Bibbia è un enigma che fa pensare. Invece di tornare al messale di Pio V era meglio che il Papa ci dicesse di smetterla con quella conclusione balorda “Parola di Dio”. La Bibbia non è la parola di Dio¸ la parola di Dio è quella che noi nella fede¸ nella comunità con il nostro ragionamento sentiamo risuonare nel nostro cuore dopo aver letto la Bibbia. Queste cose le insegnava il cardinal Martini¸ non sono eresie che dico io. L’unica vera parola di Dio il logos eterno¸ neanche Gesù Cristo¸ che è umanitภche dice in linguaggio umano qualcosa del pensiero di Dio. Ridimensioniamo il valore della Bibbia perché soltanto se la mettiamo nel suo umile posto di utile non è l’unica parola¸ è l’indispensabile parola che deve continuamente risuonare insieme a tutte le nostre¸ come quando teniamo una musichetta accesa per capire e lavorare meglio in quello che facciamo. E’ un umile accompagnamento¸ è un umile sostegno e se la accettiamo in questo modo¸ come qualcosa che ci fa pensare allora veramente qualche parola di Dio riesce a risuonare non nelle orecchie ma nel cuore.