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Omelia XXII DOM. T.O. C del 2 Settembre 2007

La prima lettura è stata scelta perché contiene due brevi proverbi¸ o anche tre se volete¸ che possono servire come didascalia al vangelo: “Quanto più sei grande tanto più umíliati cosí troverai grazia davanti al Signore perché dagli umili è glorificato”. E questa è la didascalia alla prima parabola del vangelo. L’ultimo: “L’acqua spegne un fuoco acceso l’elemosina espia i peccati” sarebbe la didascalia alla seconda parte del vangelo. E il proverbietto di mezzo: “Una mente saggia medita le parabole” sarebbe un invito a riflettere con attenzione sui due piccoli testi del vangelo che Luca chiama parabole. Quindi la funzione della prima lettura questa volta è di tipo chiaramente didascalico. Il vangelo probabilmente deluderà alcuni ascoltatori ed anche i commentatori sono un po’ a disagio di fronte a questi testi perché sembrano delle regole di buon gusto¸ a far tanto¸ oppure¸ addirittura¸ dei piccoli suggerimenti per fare bella figura quindi suggerimenti di tipo sapienziale ma interessati: “Se vuoi evitare la brutta figura che ti tolgano il posto…” è un piccolo trucco per evitare¸ appunto una figura meschina. Il secondo è più serio: “Se tu dai gratuitamente da mangiare a dei poveri il Signore ti ricompenserà; se viceversa inviti quelli che già ti danno il contraccambio¸ l’hai già avuto”. E’ lo stesso discorso che Luca riprenderà nel famoso episodio del ricco Epulone: “Hai già avuto tutti i beni su questa terra¸ cosa pretendi di averne anche nell’aldilà!”. E sono temi che sono più volte presenti nel vangelo di Luca questi¸ anche quello dell’ultimo posto. Tra qualche domenica troveremo il fariseo ed il pubblicano e¸ al tempio¸ il fariseo viene rimproverato perché va davanti e il pubblicano viene esaltato perché¸ con umiltภsta in fondo e chiede di essere perdonato perché non se lo merita. Quindi negli altri vangeli non ci sono questi tipi di discorsi¸ evidentemente sono discorsi che a Luca interessavano e li ha più di una volta inseriti nel suo vangelo. Nella forma con cui li abbiamo letti questa mattina sembrano¸ ripeto¸ delle regole di buone educazione o di buon gusto e sembrano un po’ poco. Non c’è bisogno di Gesù per insegnare queste cose¸ ecco. Allora si potrebbe fare una prima considerazione che¸ direi¸ è un pochino di superficie. Se fosse vero che anche Gesù si è interessato all’etichetta¸ al bon ton¸ alla buona educazione: non correre davanti¸ non correre vicino all’onorevole¸ sta in coda¸ almeno fa finta di essere umile cosí eviti la brutta figura…. Se anche Gesù si fosse limitato a dire questo forse¸ dico forse perché non ne sono sicuro¸ potrebbe darsi che questa parole letta da noi oggi potesse ricordarci che nonostante tutte le critiche che sono state fatte dalla fine dell’800 in poi¸ la buona educazione¸ la cortesia¸ la gentilezza borghese¸ la cura per il decoro sono dei valori¸ piccoli valori¸ per caritภsono però quelle piccole cose che rendono più gradevole la convivenza. Ridurre Gesù ad una persona che si ferma a ragionare su queste cose¸ probabilmente è scorretto¸ però il fatto che il vangelo riporti delle parole che sono a questo livello: “Comportati bene! Non fare il maleducato!” in un mondo come il nostro¸ nel quale tutti schiamazzano¸ gridano¸ corrono¸ in un mondo in cui la moda direi che non cura più il decoro ma l’ostentazione¸ in cui la volgarità mi pare che sia molto diffusa¸ può darsi che fosse altrettanto diffusa anche in passato¸ ricordare che perfino Gesù ha fatto notare che un pochino più di riguardo¸ di attenzione¸ ripeto¸ di cura per il buon gusto¸ per evitare lo schiamazzo¸ per non deturpare i muri con delle scritte¸ per non rovinare tutte le macchinette distributrici per questi stupidi vandalismi¸ vestirsi correttamente aiuta a vivere in una maniera più gradevole¸ evita stress inutili a coloro che non possono sopportare l’inciviltà. Ma è chiaro che è molto difficile che Gesù ragionasse come io ho cercato di ragionare adesso. Tuttavia non è escluso che questa applicazione possa essere fatta e penso che parecchi preti sparsi nelle chiese faranno questa osservazione: “Gesù è tanto bravo che ci insegna anche ad essere persone educate.” Ma probabilmente l’intento di Gesù è un altro e Luca l’ha sottolineato dicendo che queste sono parabole: “Disse loro la parabola”. Se sono parabole vuol dire che vanno trasposte su un altro piano¸ vuol dire che quello di cui effettivamente Gesù intende parlare non è la scelta dei posti a tavola¸ quello è soltanto un esempio¸ è la parabola. Cosí come anche forse invitare a mensa¸ i ciechi e gli zoppi non è quello il punto¸ quello è soltanto un esempio¸ bisogna andare oltre. E se si cerca di andare oltre allora vengono fuori due possibili interpretazioni di questi testi. La prima è cristologica. Gesù dicendo: “Quando sei invitato non andare davanti¸ mettiti in fondo” potrebbe ricordare che lui per primo si è messo all’ultimo posto. Il Figlio di Dio¸ il Messia¸ il Salvatore di Israele non è venuto con potenza suonando le trombe per essere riverito ma è venuto¸ come dice san Paolo nel famoso inno della Lettera ai Filippesi: “Spogliando sé stesso¸ umiliandosi e facendosi obbediente fino alla morte”. E quindi chi ascolta con attenzione questo consiglio¸ soprattutto se si tiene conto che il banchetto di nozze aveva per gli ebrei il significato simbolico della finale beatitudine nella casa di Dio¸ allora Gesù potrebbe dire: “Scegliete l’ultimo posto perché l’inviato di Dio ha scelto per primo l’ultimo posto. E la stessa cosa si potrebbe dire per la seconda paraboletta. Gesù ha curato i malati¸ i ciechi¸ gli zoppi¸ i sordi. Ha vissuto e parlato con la gente di ceto medio – basso¸ non ha mai cercato di farsi ricevere da Erode¸ di andare a visitare il procuratore romano¸ di avere contatti con i maggiorenti. Non si è mai nemmeno curato di andare a trovare il sommo sacerdote. Lui che veniva a parlare di Dio ha contattato la parte più umile della popolazione. Perché abbia fatto cosí è difficile saperlo con precisione però è chiaro che il suo modo di presentarsi¸ soprattutto per i cristiani che adesso lo riconoscono come figlio di Dio¸ è un esempio di vita impressionante. Se il Figlio di Dio che è venuto per migliorare la vita nel mondo e per riconciliare tutti con Dio ha scelto questa strada dell’umiltà dell’ultimo posto¸ del nascondimento¸ come dicono i vecchi “Canti del servo”¸ non ha alzato la voce nelle piazze¸ non ha parlato al megafono¸ non si è messo in mostra¸ si è accontentato di vivere in un angolo nascosto della terra di allora ed ha lasciato poi che le sue parole si diffondessero mediante i suoi discepoli che avrebbero predicato¸ povera gente anche loro. In fondo questo testo potrebbe voler dire che la via del nascondimento¸ dell’umiltภdel non emergere è stata la via di Dio¸ a maggior ragione deve esserlo per tutti gli uomini che vogliono essere discepoli di Gesù Cristo. Allora capite che andiamo oltre la buona educazione ed il buon gusto¸ incominciano ad arrivare ad una regola generale di vita che si potrebbe esprimere con le parole “Colui che manda avanti la vita del mondo e la fa migliorare è colui che si mette all’ultimo posto¸ dove lavora con fatica¸ opera con sincerità e onestà perché la salvezza viene dagli umili”. E’ un concetto questo che potrebbe essere da molti contestato però è un concetto che mi pare che la diffusa cultura contemporanea sia disposta ad accettare volentieri anche perché tutti hanno alle spalle il ricordo degli ultimi folli imperatori divinizzati che volevano cambiare il mondo. In Germania c’è n’è stato uno orrendo. In Italia c’è stata una copia più umoristica di quell’uno ma pur sempre¸ anche quella¸ credeva di essere il Padre eterno. Anche in Russia ce ne sono stati due o tre. Quello che c’è stato in Cina¸ forse¸ era più vicino al popolo di tutti quelli che ho nominato finora ma anche lui era illuso di essere il potente che trasforma il mondo. E tutti l’hanno rovinato. Allora voi capite che la parola evangelica “Mettiti all’ultimo posto anche se ti chiami Adolfo¸ se ti chiami Benito¸ se ti chiami Mao perché non siete voi che salvate il mondo” può darsi che anche questa sia un’applicazione che vi sembra infondata però io penso proprio come sarà anche per altri brani del vangelo che quando Gesù dice cosí sottintende la frase “Guardate me che sono il più grande ma sembro il più piccolo e vivo come se fossi il più piccolo”. Perché Gesù cosí è vissuto. Ed infine la terza e ultima applicazione che si può cercare sul piano religioso è che attraverso questa lezione di umiltà Gesù fa veramente capire la grandezza inarrivabile di Dio perché se tutto questo¸ cioè il valore dell’umiltภè già facilmente comprensibile a livello di esperienza umana perché il prepotente¸ il vanitoso¸ il superbo provoca solo danni¸ a maggior ragione è valida nei confronti di Dio. Chi sei tu nei confronti di Dio? E qui c’è una sfumatura interessante che viene suggerita dalla seconda lettura che è un tantino anti A.T. ma che è fine: “Voi non vi siete accostati ad un luogo tangibile¸ ad un fuoco ardente¸ oscuritภtenebra¸ tempesta¸ squillo di tromba¸ suono di parole¸ cioè voi non avete visto Dio come colui che ti spaventa¸ con l’uragano¸ il terremoto¸ il vulcano¸ con le forze scatenate della natura. Vi siete accostati al monte Sion¸ alla città del Dio vivente¸ alla Gerusalemme celeste. Voi Dio lo scoprite non nel terrore per la natura ma nell’ordine della città e questo richiama la prima considerazione dove buon gusto¸ senso del decoro¸ moderazione rendono la vita “urbana”¸ come si dice nella nostra lingua¸ dove urbanità significava buona educazione¸ comportamento non rozzo e zotico. “Siete andati in una città celeste¸ a miriadi di angeli¸ all’adunanza festosa¸ all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli¸ al Dio giudice di tutti¸ agli spiriti dei giusti portati alla perfezione”. Allora vedete che in qui nella Lettera agli Ebrei appare un concetto di maestà di Dio¸ di scoperta della sua grandezza inarrivabile che si basa non sul terrore dei fenomeni naturali ma sull’apprezzamento della dignità personale. La miriade di angeli¸ i giusti¸ l’assemblea festosa dei santi è l’immagine di un mondo di uomini perfetti¸ di uomini ammirevoli e Dio è al di sopra di tutti questi. Allora con le due parabolette Gesù insegnerebbe: “Non metterti troppo in mostra¸ non sei ancora il santo da ammirare e riconosci che di fronte a Dio anche le tue doti migliori¸ la tua bellezza straordinaria sono niente. In Cristo Dio questo non ce lo dice col terrore del monte fumante¸ del terremoto e della tempesta ma ce lo dice con la signorilità e la grazia sua e dei suoi santi di fronte ai quali il cristiano normale si sente non ancora arrivato¸ non dico alla perfezione¸ ma neppure ad un minimo accettabile. E¸ a conclusione di questa sottolineatura della grandezza di Dio che è ciò che probabilmente Gesù vuole insegnare¸ vi raccomanderei di pensare a quelle parole che diciamo tutte le domeniche¸ senza mai fermarci a renderci conto di quanto siano impegnative: “Tu solo il Santo¸ tu solo il Signore¸ Tu solo l’Altissimo”. Non si possono dire queste parole con sincerità e poi sentirsi qualcuno o qualcosa nei confronti di Dio. “Tu solo¸ io non sono niente”.