» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia XX DOM. T.O. C del 19 Agosto 2007

L’ultima parte del brano di vangelo¸ quella sulla previsione del tempo¸ è probabilmente l’introduzione di quello che segue e non andrebbe quindi collegata con i versetti che precedono¸ che sono dei versetti stranamente interessanti a parte la banalità della nuora contro suocera¸ ma l’inizio di questi versetti è intrigante. Tra l’altro quasi tutti i commentatori sono del parere che queste parole risalgono a Gesù perché la Chiesa primitiva non avrebbe mai inventato delle frasi inspiegabili di cui non sa dare spiegazione¸ altrimenti la spiegazione ci sarebbe¸ come capita molte volte in fondo alle parabole. Per di più gli esperti riconoscono che ci sono dei semitismi nel greco di queste frasi non visibili più nella traduzione¸ che è fra l’altro approssimativa perché il testo è molto complesso¸ che potrebbero risalire al modo di parlare di Gesù. Quindi sono dei versetti preziosi dal punto di vista storico visto che oggi c’è¸ come ho ripetuto tante altre volte¸ un particolare interesse per la ricostruzione del cosiddetto Gesù storico. Sarebbe bello avere maggior tempo per riflettere su questi testi. C’è tra l’altro anche una relazione con le parole che all’inizio del Vangelo sono messe in bocca al Battista e non è escluso che questi versetti siano serviti all’evangelista (il versetto sul fuoco e anche quello sul battesimo in questa forma ci sono soltanto nel vangelo di Luca¸ non esistono altrove) potrebbero essere serviti all’evangelista per riprendere le parole che aveva messo in bocca al Battista e cercare di mettere in luce le somiglianze e le differenze che c’erano nella predicazione di Gesù rispetto alla prospettiva di Giovanni Battista e anche questo è molto interessante¸ soprattutto dal punto di vista storico perché ricostruire il reale rapporto tra Gesù e il Battista è un altro dei temi di interesse per lo storico. Noi normalmente quando parliamo di queste cose a livello di catechismo e di predicazione semplifichiamo un pochino troppo. Ci sono molte ricchezze che scavando si troverebbero nei testi. Vi ricordate che il Battista aveva detto che dopo di lui sarebbe venuto uno più grande di lui che avrebbe battezzato con Spirito Santo e fuoco. Ora è indubbio che quando sulla bocca di Gesù si mettono le parole “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra” il riferimento alle parole del Battista è ovvio¸ è innegabile. Ma che cosa rappresenta questo fuoco? Di che cosa è immagine il fuoco? Ed è uguale l’idea che si faceva il Battista di un Battesimo con Spirito e fuoco? A parte che è quasi incomprensibile l’espressione “battezzare”¸ che significa immergere¸ con “Spirito” che al massimo è vento¸ e “fuoco”. Noi siamo cosí abituati¸ anche noi preti si intende a ripetere queste frasi¸ che non ci fermiamo mai un attimo a chiederci se hanno un minimo di senso. Portare il fuoco sulla terra cosa può significare? Come sempre¸ io non ve lo so dire¸ pongo la domanda e poi mi ritiro in buon ordine. Il fuoco nell’A.T. può avere due simbologie fondamentali: la terribile presenza di Dio¸ pensate al fuoco del roveto con Mosè¸ al monte Sinai fumante quando Dio appare oppure¸ addirittura¸ può significare il fuoco del giudizio. Direi che raramente il fuoco ha un’accezione di tipo salvifico positivo. E’ ovvio¸ lo stesso fuoco che purifica¸ quello della fornace¸ quello da cui si ricava l’oro raffinato è un fuoco potente¸ che fa paura. Soltanto il fabbro esperto si accosta al fuoco della fornace con cautela. Allora che cosa vorrà dire quando Gesù dice che ha portato il fuoco sulla terra? Io non posso dare delle risposte che in maniera superficiale chiudano l’argomento dicendo: “Significa questo”. Secondo me non sarebbe neanche onesto e non sarebbe rispettoso della ricchezza dell’immagine che il Battista e Gesù hanno usato. Io mi devo accontentare di dire che quando si usa questa immagine del fuoco si vuol dire che coloro i quali sono degli autentici fondatori di religione¸ degli autentici e veri predicatori che possono vantarsi di essere ispirati da Dio¸ quando vengono sulla terra creano delle crisi¸ inseriscono ulteriori difficoltà nella vita perché fanno pensare a prospettive che all’uomo di buon senso possono non venire in mente. Mettono in forse la tranquillità e la stasi in cui spesso vive la societภturbano¸ con fine positivo ovviamente. Ecco¸ questa secondo me è una prima idea che lascio alla vostra meditazione. Le religioni servono per acquietare o servono per smuovere ciò che è troppo quieto? Fino a che punto le religioni tutte¸ e poi a noi interesserebbe soprattutto la nostra¸ hanno un carattere rivoluzionario per cui portano la divisione? La prima lettura che parla di Geremia ricorda che l’A.T. ha percepito questo. Il profeta sconvolge gli standard comuni di giudizio¸ mette in dubbio le strategie che si vogliono mettere in atto per il bene del popolo¸ tant’è vero che nel caso di Geremia si dice che predica contro il benessere della gente “Lo buttiamo nella cisterna sperando che muoia di fame e di sete”. Ecco¸ questa è la prima cosa che secondo me¸ dovendo rimanere nel generico perché non sappiamo approfondire in maniera più sicura il testo¸ questo è il primo pensiero che vi lascio. Le religioni hanno anche la funzione di consolare¸ di guarire¸ di rasserenare ma non è l’unica loro funzione. Molte volte creano inquietudine¸ inseriscono degli elementi che allargano il problema e lo rendono più complesso. E questo capita nella vita sociale e capita nella vita personale. Certa quieta compiacenza del proprio modo di vivere viene sconvolta dall’incontro con una persona seriamente religiosa che presenta argomenti nuovi¸ criteri di giudizio che erano stati trascurati. Anche Gesù ritiene di essere venuto per questa funzione¸ ed in questo assomiglia molto al Battista che inquietava le persone e le induceva a pentirsi cioè a cambiare mente. La seconda cosa che c’è nella prima parte del vangelo è altrettanto complessa ed è il tema del battesimo. Gesù deve ricevere un battesimo questa volta¸ non è lui che battezza gli altri. Questa metafora dell’immersione e del battesimo che senso ha? Anche qui non dobbiamo sovrapporre la nostra concezione o idea di battesimo che ci siamo fatti dall’uso secolare di questa parola per indicare un rito gioioso di ammissione dei bambini alla vita della Chiesa mediante un simbolico piccolo lavacro che non è neanche di purificazione¸ è di benedizione¸ di abbellimento. La parola che viene usata anche nel greco profano significa invece rischiare di morire perchè immersi in una catastrofe¸ perché sopraffatti. E’ l’essere travolti dalle acque in senso antico della parola e io penso che Gesù con questa frase pensi alla sua passione e morte. Vi è un altro tema che pure è di grande interesse e bisognerebbe chiedersi se ha ancora una sua presenza anche nel battesimo cristiano cioè la consegna ad una situazione di fatica¸ di dolore¸ di pericolo nella quale si rischia di non riuscire a sopravvivere: la religione che mette in gioco il destino della persona¸ la religione intesa come prova. E’ terribile tutto questo¸ lo capisco¸ però di nuovo la liturgia con la prima lettura di Geremia mi dice: “L’uomo religioso molte volte è costretto ad affrontare il rischio del rifiuto¸ del disprezzo¸ addirittura magari la persecuzione¸ la minaccia per la vita. E voi sapete bene che c’è una quantità di religiosi che¸ in giro per il mondo oggi¸ in questi mesi¸ in questi giorni¸ rischiano la vita non per disgrazie naturali ma per ostilità di nemici della loro predicazione. La vicenda di padre Bossi ha risvegliato un certo interesse per questa tematica della persecuzione dei missionari cristiani che è ancora in atto. Ma non è di questo solo particolare che voglio parlare ma¸ di nuovo¸ di un aspetto generale del cristianesimo. Il cristianesimo non è semplicemente e soltanto pace¸ come si continua a ripetere retoricamente¸ perché per essere fedeli ad una religione qualche volta bisogna anche opporsi a qualcuno¸ bisogna anche resistere¸ bisogna anche combattere le cose sbagliate e quindi bisogna essere in grado di affrontare il rischio. Gesù parla di sé e non dice che anche gli altri o i discepoli devono fare questo¸ ma certo che questo fa pensare e trova un suo parallelo nella frase che avete sentito nella seconda lettura della Lettera agli Ebrei: “In cambio della gioia che gli era posta innanzi si sottopose alla croce disprezzando l’ignominia” cioè non curandosi del disprezzo altrui. E¸ capite¸ questa è un’epigrafe che si può mettere sotto alla croce ma forse è un’epigrafe che si potrebbe mettere anche nell’immaginetta di ogni battesimo. “Tu sarai nella vita una persona che¸ quando fosse necessario¸ in cambio di una gioia possibile che ti è posta davanti potresti avere il dovere¸ o il desiderio¸ se sei convinto¸ di accettare la croce disprezzando l’ignominia”. Bisogna rendersi conto che diventare cristiani e farsi cristiani non significa semplicemente stare meglio¸ significa essere migliori¸ che è diverso¸ e¸ qualche volta¸ può comportare anche questa disponibilità a rinunciare alla gioia per accettare l’ignominia o¸ almeno¸ la derisione¸ lo scherno¸ la brutta figura¸ l’emarginazione¸ il ridicolo che spesso accompagna coloro che vogliono essere fedeli al messaggio di Cristo.