» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia XVIII DOM. T.O. C del 5 Agosto 2007

Questo brano ricorre soltanto nel Vangelo di Luca e gli studiosi si domandano se sia veramente un discorso fatto da Gesù o se sia l’attribuzione a Gesù di un insegnamento su questo tema della vanitภdell’accumulo delle ricchezze che era cosí comune nella tradizione sapienziale dell’antico Israele che Luca ritenne opportuno di mettere anche nella tradizione delle parole di Gesù un discorso di questo genere. Ed è un argomento di cui si occupano gli studiosi però vero che per riuscire a capire dove vogliono arrivare questi tipi di discorsi che sono abbastanza ovvi perché è naturale¸ anche noi siamo capaci di renderci conto¸ ci capita tante volte di dover constatare che una povera persona è andata in pensione¸ ha preso la sua bella liquidazione¸ ha fatto ridipingere l’appartamento dove stava¸ ha cambiato qualche vecchio mobile¸ era tutto contento perché diceva: “Adesso ho un po’ di anni per star bene¸ andrò in giro in bicicletta!”¸ la mattina dopo l’hanno trovato morto a letto. Per dire che saremmo stati capaci anche noi di scrivere una parabola come questa¸ anzi qualcuno¸ un po’ superstizioso¸ quando gli capita di andare in pensione ed avere il suo gruzzoletto messo via¸ non rinnova più di tanto e non sta a fare troppi progetti sul futuro perché non si sa mai. E quindi sono cose di sapienza popolare che non hanno nessuna particolare genialità. Per questo¸ dicevo¸ qualche studioso si domanda se non sia l’inserimento nella raccolta dei detti del Signore di luoghi comuni riguardanti questo argomento: non illudetevi¸ la ricchezza non vi assicura la salute¸ muoiono anche i ricchi. E magari proprio nel momento in cui stavi pensando di aver davanti a te degli anni buoni e sereni ti capita addosso la disgrazia. Sono cose cosí ovvie che¸ ripeto¸ uno si aspetterebbe dal Vangelo di trovare qualche cosa che vada oltre questo semplice tipo di insegnamento. Allora¸ dicevo¸ per recuperare l’importanza di questo tipo di discorso non bisogna dimenticare che erano inseriti in una tradizione che anche nell’A.T. già parlava di questo tema. C’è¸ per esempio¸ un piccolo indizio linguistico che ci fa capire che forse Luca¸ delicatamente¸ vuole suggerire un pensiero che va un po’ oltre quelli che ho detto fino adesso. “Anima mia¸ hai a disposizione molti beni per molti anni¸ anima mia riposati¸ mangia¸ bevi”. Dire “mangia¸ bevi” dell’anima mia in greco svela subito una volgarità ed una contraddizione. In ebraico no perché la parola che i greci traducevano con “anima” indicava la gola¸ il luogo del respiro e della deglutizione. Allora in una lingua aramaica si poteva benissimo dire: “Pancia mia fatti capanna” Quando Luca lo scrive in greco il lettore greco si rende conto della contraddizione¸ dice: “Questo signore è un uomo volgare. Ha accumulato beni e dice alla sua spiritualità <Mangia¸ bevi!>. Allora la stoltezza sta non tanto nella mancata previsione della possibilità di una morte inaspettata ma la stoltezza sta nell’aver coltivato beni soltanto materiali ignorando il fatto che l’uomo in verità deve crescere nella sua interioritภnel suo modo di pensare¸ nella conoscenza per cui quando si ha sicurezza di vita per il futuro non si deve pensare soltanto al mangiare ed al bere¸ non si deve dire a sé stessi: “Mangia¸ bevi e fa festa”¸ bisognerebbe anche dire: “Leggi¸ studia¸ ascolta musica¸ ragiona¸ informati¸ prova ad imparare una nuova lingua” che è esattamente quello che noi consigliamo agli anziani perché continuino a vivere in maniera dignitosa ed umana. “Cura soprattutto la tua mente finché puoi!”. E questo allora capite che è un primo insegnamento un pochino più elaborato che non quello che appariva a prima vista che Luca potrebbe aver trasmesso al suo lettore di lingua greca accostando e facendo vedere la frizione tra il termine “anima” ed il “mangia¸ bevi¸ fa festa” che non ha molto a che fare con l’anima come la pensavano i greci cioè con l’intelligenza¸ la sapienza¸ la creatività della mente. Un ebreo che avesse letto questo testo ricordando che parole simili si trovavano nei suoi libri sapienziali nella tradizione ebraica¸ avrebbe subito visto che sotto le righe c’è un altro pensiero nascosto: la dimenticanza di Dio¸ perché come nella prima lettura¸ dove si dice che tutto svanisce: “Vanità delle vanità” significa questo¸ tutto va in fumo e la prima lettura non intende dire che quello che va in fumo e svanisce sono le cose ma l’attività umana che si è dimenticata di Dio. “Hai lavorato per tutta la vita¸ hai accumulato ma poi tutto svanisce”. E la tradizione sapienziale dell’A.T. aggiungeva¸ cosa che nel testo…¸ nel testo del Qoelet c’è ma non è entrato nella lettura liturgica¸ nel testo del Vangelo c’è ma secondo me è sottinteso “Hai dimenticato che la vita è dono di Dio e che Dio soltanto non svanisce”. E questo è ciò che all’interno delle letture di oggi è sottolineato dalla seconda lettura dove addirittura si dice che “Voi battezzati siete” ovviamente in un certo senso “morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio”. Quindi la seconda lettura sviluppa ciò che nel Vangelo rimane sottinteso ma che era già intuito dalla vecchia tradizione ebraica. “se vuoi avere un ancoraggio sicuro per il tuo futuro¸ quale esso sia¸ non credere che consista nei granai¸ non credere che siano i soldi che ti danno l’ancoraggio sicuro. Se ci può essere un ancoraggio sicuro per un futuro questo è Dio”. Può anche darsi che Dio non ci sia ma in ogni caso è certo che non saranno frumento¸ orzo¸ denaro e conti in banca che ti assicurano un futuro. Il credente san Paolo scrive: “Pensate alle cose di lassù non a quelle della terra” e le cose di lassù non sono delle cose evanescenti perché come dice il Qoelet quello che in realtà è evanescente sono le fatiche di quaggiù “Perché voi è come se foste già morti e la vostra vita è nascosta in Dio e quando si manifesterà Cristo¸ vostra vita¸ allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria”. E questo è il secondo livello di interpretazione che si può dare al testo evangelico. Il primo ci portava a dire: “Pensa soprattutto alla crescita della tua intelligenza”. E il secondo pensiero ci dice: “Più che al granaio ed alla custodia dei beni materiali domandati se non potrebbe essere Dio una garanzia di futuro per te”. E poi c’è un terzo pensiero che pure era già presente nella tradizione dell’A.T. e che è quello che appare più chiaramente alla fine del discorso: comunque vada i beni che sono stati tuoi e che tu hai difeso accanitamente¸ in un modo o in un altro vanno a finire ad altri¸ non c’è niente che rimane perpetuamente tuo se non¸ eventualmente¸ la tua interioritภla tua anima e la relazione con Dio. Ma di tutto il resto¸ puoi star certo¸ come diceva già la prima lettura¸ che dovrà poi lasciare i suoi beni ad un altro che non vi ha per nulla faticato e l’assurdo delle grosse eredità è proprio questo che se le gode un altro che non ha faticato a procurarsele il che è sarcastico. Ma questo pensiero ha una sua profondità che il cristianesimo primitivo ha sviluppato in un modo tutto suo¸ che poi è stato fallimentare¸ però ha centrato questo problema: tutto quello che hai quando muori finisce ad altri¸ non sarebbe più intelligente incominciare a condividerlo con altri mentre sei ancora in vita? Cosí¸ se non altro¸ puoi avere la soddisfazione di veder che altri insieme con te godono di quei beni che tu presto o tardi perderai in maniera definitiva. Allora nel cristianesimo primitivo nasce quell’idea della condivisione¸ che è più evoluta di quella che era già presente nell’ebraismo dell’elemosina¸ perché l’elemosina è semplicemente il dar via qualcosa¸ il condividere¸ cioè il mettere in comune della primitiva comunità cristiana¸ significa il distaccarsi dai beni per renderne partecipi altri cercando di creare una comunità di scambio di beni. Questa è un’idea molto interessante perché voi capite che anche le società moderne¸ le società contemporanee si rendono conto di questo e direi che ci sono molte dottrine economiche moderne¸ io non sono affatto esperto in questo ma mi pare di intravedere questo concetto¸ le quali cercano di incominciare a far capire che il vero godimento della ricchezza si ha quando essa è partecipata¸ condivisa¸ investita e distribuita per l’arricchimento ed il miglioramento della vita di tutti¸ che il deposito inerte¸ il vecchio concetto dell’avaro¸ del Paperone che nuota tra le sua monete è diventato semplicemente ridicolo. Se tu non ti rendi conto che già adesso quello che hai è di altri¸ che se lo prenderanno a suo tempo e se non superi la ristretta idea che gli altri devono essere soltanto i tuoi diretti discendenti¸ se tu non cominci già in vita a far circolare le cose sei uno sciocco¸ non sei un peccatore¸ non sei un disonesto¸ sei uno sciocco perché tieni lí inerti e morti dei beni che fatti circolare potrebbero produrre vita e producono vita perché sono di altri. Tu sei soltanto un amministratore e non un proprietario. Non costruire denaro¸ fa circolare. Il mondo antico non aveva capacitภnon aveva possibilità neanche tecniche di far circolare più di tanto perché trasporti¸ commerci¸ navigazione erano difficilissimi. C’erano¸ funzionavano ma in maniera minima. Noi abbiamo¸ e questo è il vantaggio positivo della cosiddetta globalizzazione¸ un cristiano non può essere contro¸ può criticare molti aspetti¸ ma deve rendersi conto che la globalizzazione ha una sua modernità evangelica perché la circolazione dei beni¸ la comproprietà universale¸ lo scambio generalizzato il che produce¸ lo so anch’io¸ una quantità di problemi¸ anche di perdite¸ ma risponde a queste esigenze. “Stolto! Cosa le tieni a fare le cose per te? Non c’è niente di veramente tuo¸ l’unica cosa tua è la tua anima la quale però non si nutre mangiando e bevendo¸ non si nutre dal granaio¸ al massimo si nutre dalla parola¸ vale a dire libro¸ cultura. Oppure si nutre e viene mantenuta in vita da colui che vive in maniera diversa da ciò che perisce e va in fumo cioè Dio”.