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Omelia XIII DOM. T.O. C del 1 Luglio 2007

Il brano che abbiamo letto dà inizio alla parte centrale del vangelo di Luca che sviluppa il tema del viaggio. Dura per dieci capitoli e mentre in Matteo e Marco il passaggio dalla Galilea a Gerusalemme è sbrigato in testi molto brevi¸ uno o due capitoli¸ Luca ha allargato questa sessione del viaggio ed ha introdotto in questa parte molti brani che sono suoi propri¸ cioè che non ci sono né in Matteo né in Marco. Quindi è una sezione caratteristica per capire la mentalità di Luca. Le prime frasi che abbiamo letto¸ che sono la presentazione solenne di questa decisione di Gesù di avviarsi verso Gerusalemme¸ le ho già in parte commentate altri anni quindi¸ questa volta le tralasciamo per fermarci soprattutto sulla seconda parte del vangelo cioè gli incontri con le tre persone: la prima che vorrebbe seguire ma viene scoraggiata da Gesù¸ la seconda e la terza che vengono invitate da Gesù a seguirlo. Sono tre piccoli episodi che vanno collegati con il vangelo che leggeremo domenica prossima perché in questa prima parte della sezione uno degli intenti di Luca è quello di presentare la fisionomia che dovranno avere i predicatori cristiani secondo il mandato che Gesù ha loro affidato. Ed infatti domenica prossima ci sarà l’invio dei settantadue discepoli in missione. Poi¸ andando avanti nei vangeli che sentirete durante l’estate¸ saranno frequenti altri tipi di incontri di Gesù con persone che sono caratteristici di Luca. Qualcosa di simile c’è anche in Giovanni con la samaritana¸ per esempio¸ con Nicodemo¸ non sono invece caratteristici in Matteo e Marco. Sono molto interessanti e¸ direi¸ interessano molto la sensibilità moderna nell’interpretare le cose. Incontra Marta e Maria¸ incontra lo scriba e parlano dell’amore di Dio. Si tratta di incontri con persone che non sono il solito malato che chiede di essere guarito ma persone le quali rappresentano diversi tipi di figure e di problematiche della vita normale¸ della vita umana¸ familiare e religiosa delle persone sane e sono dei testi¸ non voglio perdere tempo per introdurre quello di cui poi non poso parlare¸ ma sono testi che sono di grande interesse perché sono un tentativo di presentare Gesù come una specie di filosofo¸ la parola si può usare¸ che aiuta le persone ad interpretare la vita. Ed anche i casi che sono presenti nel vangelo di oggi sono di questo genere. Bisogna subito precisare che per capire il senso profondo di questi dibattiti tra Gesù e queste persone non bisogna dimenticare che sono inseriti nella cultura di quel tempo¸ quando certe cose venivano considerate intoccabili ed importantissime mentre¸ poniamo¸ per noi oggi non lo sono più. Per fare un’eventuale possibile applicazione alla nostra situazione bisogna fare una accurata proporzione tra il giudizio che Gesù pronuncia su situazioni di allora e l’ipotetico giudizio che noi possiamo immaginare pronuncerebbe sulle situazioni di adesso. Perché già nel brano che abbiamo letto direi che il disinteresse per i doveri familiari che Gesù manifesta in queste risposte è molto più scandaloso delle proposta dei Dico perché dire a uno “Non andare a seppellire tuo padre¸ lascia che i morti seppelliscano i morti” è scandaloso per noi oggi ma lo era anche nell’antichità questa volta. Non bisogna dimenticare che il Libro di Tobia che è un libro che gli ebrei non accolgono nella loro Bibbia ma noi sí¸ il Libro di Tobia racconta che il vecchio Tobia rischiava la vita per seppellire gli ebrei uccisi che talvolta trovava per le strade perché¸ la cosa è storicamente inverosimile¸ il Libro di Tobia è leggendario¸ perché là dove lui viveva era proibito dare sepoltura agli ebrei. Quindi Tobia è una esaltazione del sacrificio che una persona fa anche a rischio della sua vita¸ addirittura¸ per adempiere questo sacro dovere di seppellire i morti¸ che non sono neanche suoi parenti. Ora scrivere una frase “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti” in mano a denigratori del cristianesimo¸ potrebbe essere una frese che serve a presentare Gesù come una persona insensibile. E lo stesso vale per la terza: “Lascia che vada a salutare i miei di casa” e Gesù giudica male questa richiesta¸ non proibisce però dice: “Chi mette mano all’aratro e si volta indietro…”¸ come dire: “Lasciali perdere¸ dovevi salutarli prima¸ tu vieni e lasciali nel loro mondo”. Questo vuol dire rompere le famiglie¸ vuol dire spezzare l’unità familiare¸ vuol dire non considerare più la famiglia come il luogo principale mediante il quale tu ti inserisci nella vita e nella società. Ora voi capite che tutto questo potrebbe sconcertare un cristiano che oggi sente queste parole nel vangelo e che magari è reduce dal family day. Ma direi che qui tutti sono in grado di compiere una riflessione abbastanza semplice. Il mondo mediterraneo in cui vive Gesù¸ e in particolare il mondo della Giudea e della Samaria è un mondo in cui la famiglia rappresenta assolutamente tutto: il lavoro si fa in famiglia¸ i matrimoni li decidono i genitori¸ nel villaggio sono i capi famiglia¸ gli anziani che tutto comandano. I bambini forse vanno in sinagoga per imparare a leggere e scrivere ma non siamo sicuri che ci fossero scuole nei villaggi. Allora¸ se la famiglia è tutto¸ se la famiglia è il mondo intero attorno a te¸ il pio giudeo ha paura dei pagani¸ vive chiuso nel suo ambiente¸ costruisce una siepe intorno a sé. Gesù pensa a dei predicatori che andranno invece dai pagani¸ deve preparare la possibilità che Paolo possa arrivare fino ad Atene¸ Corinto¸ Roma in nome di Cristo. Bisogna spezzare questo vincolo. Ed allora voi capite che come criterio generale¸ sia per il brano odierno sia per quelli che ascolterete nelle prossime domeniche¸ bisogna sempre tener conto di volta in volta del confronto tra la società di allora e la società di adesso. Nel nostro mondo dove tutto si fa fuori casa¸ dove in famiglia ormai si compiono pochissime cose perchè la scuola ti sequestra il bambino dall’età dell’asilo¸ ti sequestra… lo prende sotto la sua cura e idee¸ nozioni¸ cose da leggere¸ cose da imparare vengono dalla scuola. E poi ci sono tutti i club¸ le associazioni¸ la libertà di movimento. La famiglia non trasmette quasi più nulla e se anche trasmette¸ trasmette in un mondo che subito mette a confronto quello che in famiglia è stato trasmesso con altre proposte ed ipotesi. Allora è chiaro che in un contesto come questo alcuni cristiani possono dire: “Cerchiamo di evitare che altre leggi rendano ancora più fragile l’istituto della famiglia”. E possiamo supporre che anche Gesù oggi ci avrebbe forse detto di rinunciare di andare a salutare quelli del centro sportivo¸ non quelli della famiglia. Avrebbe detto: “Non c’è bisogno che tu vada a salutare quelli della discoteca¸ non c’è neanche bisogno che tu vada a salutare i tuoi compagni di scuola.” Tutte queste realtà non c’erano a quel tempo¸ ora¸ nel mondo multivariegato odierno è chiaro che si può dire: “La famiglia che viene già smembrata e sottovalutata dall’insieme della vita sociale merita dei puntelli. Questo per dire¸ sempre a livello se volete di metodo generale¸ come occorre che voi impariate a riflettere su queste frasi evangeliche adattandole alla nostra situazione. Detto questo provo a farlo io. Perché Gesù mette in guardia dal seguirlo il primo ed il terzo¸ quelli che dicono “Ti seguirò”? Perché chiama un secondo ma questo fa una obiezione? Perché l’evangelista presenta la possibilità di incontrare contrasti nell’ipotesi della sequela con Gesù perché in fondo unificando i tre episodi si tratta di questo. La chiamata non è automatica¸ la risposta neppure. Uno vuole seguire e Gesù lo mette in guardia¸ un altro viene chiamato e lui fa un’obiezione. Questo è il punto forse fondamentale di tutto il discorso. Il cristianesimo non è un qualcosa a cui si possa aderire con superficialità e faciloneria. Non ci si può lasciar attrarre dalla prima impressione¸ dall’entusiasmo perché mette in gioco realtà molto profonde. Mette in gioco la tua libertà personale¸ ti strappa dalle sicurezze consuete alle quali sei abituato¸ ti costringe ad uscir fuori dal tuo orizzonte che a quel tempo era l’orizzonte della famiglia e che oggi potrebbe essere un altro tipo di orizzonte. Oggi certamente l’orizzonte sarebbe larghissimo ma anche da questo il cristianesimo ti strappa fuori. Allora la parola che forse si può usare¸ non dico che sia la più giusta¸ è la parola distanza. Gesù avverte i suoi discepoli che seguirlo significa creare delle distanze rispetto al mondo che ti circonda¸ a quello che ti ha allevato¸ a quello dal quale sei attratto e nel quale sei abitualmente inserito. Ti obbliga a distanziarti. Altri preferiscono la parola differenza perché questa terminologia viene usata da molti predicatori¸ scrittori cristiani al giorno d’oggi proprio per dire come si qualifica l’appartenenza a Cristo nella società contemporanea. Uno delle prime cose da dire con chiarezza è questa: l’appartenenza a Cristo inserisce nella tua vita una distanziazione¸ brutta parola¸ una differenziazione. Ti costringe ad uscir fuori dalla direzione comune nella quale in genere si cammina. Chiediti se sei pronto a costruirti una tua personalità che non sia in conflitto. “Nessun fuoco dal cielo” ha detto Gesù ai due è in …¸ una volta si usava molto¸ in dialettica è una specie di stanziamento critico¸ è un modo di allontanarsi dalle realtà in cui eri immerso per guardarle da un punto di vista un momentino più lontano¸ prospettico¸ in cui puoi vedere anche i loro pericoli ed i loro difetti. Ripeto¸ al tempo di Gesù forse la cosa più utile era allontanarsi dalla chiusura dell’ambiente familiare¸ oggi ci sono molti altri ambienti nei quali alle volte si precipita¸ ci si addormenta per inerzia dentro e sarebbe invece meglio uscirne e dare un’occhiata da un orizzonte diverso e più ampio. Come si dice tante volte¸ i bambini che stanno tutto il giorno davanti alla televisione¸ prova qualche volta ad allontanarli¸ falli guardare fuori dalla finestra. Ma non c’è solo la televisione¸ c’è la piscina¸ la danza¸ il ballo¸ tutte queste strutturazioni che per il tuo bene¸ si intende¸ ti incapsulano in un ordine pre-costituito. Quindi paradossalmente¸ quello di Gesù è un recupero della libertà. Sembrerà superficiale ma non è lontano dal socratico “Conosci te stesso”¸ occupati di te stesso¸ costruisciti da solo¸ o meglio insieme con altri ma non intruppato dentro in una specie di flusso obbligatorio. Come quello dei poveri pendolari che devono tutti prendere il medesimo metrò¸ uscire alla medesima scala¸ fare la medesima strada. Ecco il di stanziamento. San Paolo queste cose le dice in un’altra sua maniera¸ con una sua terminologia altrettanto complicata¸ quando continua ad insistere sulla contrapposizione carne – spirito. E ne parlava anche la seconda lettura: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi” e secondo Paolo quello che più di tutto non ci rende liberi è quella che lui chiama “la carne” che molte traduzioni compresa quella della Conferenza Episcopale Italiana spesso traducono “modo umano di pensare” perché carne sta per “strutture di questo mondo.” La carne come ho detto mille volte non è il corpo. Ecco questo è il tema fondamentale di questa prima domenica e poi vi accorgere se andrete a messa che per un mese o due troveremo spesso altre indicazioni di Luca che vanno tutte in questa direzione.