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Omelia CORPUS DOMINI C del 10 Giugno 2007

Prendo spunto per la riflessione di oggi dal modo in cui nel suo libretto il Papa ha collegato tre momenti nei quali¸ nella narrazione evangelica¸ compare il simbolo del pane: la tentazione¸ la moltiplicazione dei pani e l’Ultima Cena. A me pare che sia un’idea intelligente¸ che si usa anche nelle scuole quando si studiano i temi biblici¸ cioè si cerca di vedere che senso può avere il ricorrere più volte nella Bibbia di un medesimo simbolo o di una medesima considerazione¸ perché si pensa che la divina rivelazione passi anche attraverso questa catena di immagini¸ di contenuti¸ di sviluppi di una medesima idea centrale. E allora¸ seguendo questo metodo¸ che è un metodo che si usa tranquillamente nelle scuole di esegesi biblica e di teologia¸ fa notare come¸ se si leggono attentamente questi tre momenti¸ si scopre che c’è un collegamento fra di loro dal quale si può ricavare una conclusione. Non è un caso che la prima tentazione sia “Dí che queste pietre diventino pane” e non è un caso che Gesù rifiuti questa proposta perché viene da Satana¸ perché è in fondo una proposta di tipo egoistico: “Hai fame¸ hai digiunato per tanti giorni¸ siamo in una zona deserta¸ sei il potente Figlio di Dio procurati da mangiare con il tuo miracolo. Per te è roba da ridere fare i miracoli”¸ suggerirebbe Satana a Gesù. E questo sarcasmo satanico viene rifiutato da Gesù il quale però enuncia un principio fondamentale: “Non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. E siccome nell’A.T. questa frase era già stata usata nel Dueteronomio per spiegare il significato della manna¸ il pane che viene dal cielo¸ che esce dalla bocca di Dio ma non è il vero pane che Dio dà perché il vero pane è la parola che esce dalla bocca di Dio¸ allora la risposta di Gesù è molto più profonda che non la frase messa in bocca a Satana. Gesù rifiuta di farsi dei pani perché è capace di vivere con quello che Dio gli fornisce e gli dona. Quindi nel rifiuto di Gesù c’è la affermazione che si trova anche in un vecchio salmo dell’A.T.: “Se Dio non costruisce la casa invano lavorano i costruttori” che è un tema caratteristico di tutta la spiritualità dell’A.T. Dove non c’è un accompagnamento divino¸ quello che l’uomo crede di edificare crolla. Si incomincia con il caso tipico della torre di Babele che crolla perché è nata da una semplice iniziativa umana di coalizione e si continua con una quantità di episodi che nell’A.T. sempre ribadiscono questa concezione fondamentale: se Dio non costruisce la casa nulla viene costruito. Il pane deve venire da Dio¸ non può venire da una utilitaristica soluzione che prescinde da Dio. Poi¸ dice sempre il Papa a metà più o meno della narrazione della vita di Cristo¸ ci racconta invece la moltiplicazione dei pani. Questa volta Gesù mette in pratica di sua iniziativa quello che Satana gli aveva suggerito però lo fa per la gente e non per sé. E capite che qui c’è di nuovo una idea importante: se si hanno dei poteri¸ dei mezzi¸ delle possibilità di soluzione dei problemi si tengono in serbo per quando potranno servire a molti. La potenza miracolistica di Gesù non viene mai usata per salvare sé stesso. Il Papa pure ricorda che la gente sotto la croce diceva: “Se è Figlio di Dio salvi sé stesso”¸ ma Gesù non salva sé stesso perché è il Figlio di Dio e perché sa che Dio si occupa della totalitภnon del privilegiato che¸ per fortuna¸ può salvarsi e gli altri periscano. Allora è curioso che la potenza non venga usata per sé ma viene usata quando serve ad altri. Il numero dei cinquemila uomini è chiaramente leggendario ma è significativo. Devono essere tanti quelli che godono del beneficio perché si possa dire che un dono di Dio è stato utilizzato. Potenzialmente dovrebbero essere tutti. Ecco perché da qui si ricava subito un altro pensiero. Anche gli uomini che hanno delle facoltภdei poteri¸ dei mezzi di sussistenza li devono mettere a disposizione di tutti. Il mondo occidentale europeo e nord americano possiede il 90 % di tutte le disponibilità che possono servire per lo sviluppo del mondo. Alcune le possiede nei suoi stessi territori altre le possiede indirettamente perché le porta via¸ come il petrolio ed altri beni¸ a popolazioni che non le sanno utilizzare¸ e questo è vero. Ora¸ ho detto il 90 %¸ forse non è esatto¸ ma è chiaro che il mondo occidentale gestisce la stragrande maggioranza delle disponibilità per il benessere del mondo ma non se ne serve tenendo come primo punto di riferimento la totalitภse ne serve prima di tutto per il suo proprio privato sviluppo¸ sviluppo nazionale¸ sviluppo dell’occidente¸ sviluppo dell’emisfero settentrionale. I rimasugli vengono investiti nel terzo mondo con la speranza che buona parte del guadagno ritorni¸ e tutto questo non è divino. Non è divino perché è disumano e tutte queste cose¸ lo so che possono sembrare considerazioni retoriche¸ da politico di sinistra¸ tanto io sono di destra¸ quindi… si possono ricavare sotto le righe¸ dal confronto tra la tentazione e la moltiplicazione dei pani. Se ci sono cinquemila persone¸ cioè se ci sono quasi tutti¸ allora Dio è disposto a darti una mano e ti fornisce da mangiare. Il concetto teologico che si ricava¸ che può sembrare una utopia o una semplice pia riflessione priva di fondamento è¸ però¸ questo: soltanto la carità e l’amore universale per tutti gli uomini possono garantire una protezione divina all’occidente ricco e tecnologico. Se questa destinazione universale non viene coltivata potrebbe anche darsi che Dio travolga l’occidente ricco e tecnologico perché non ha più diritto di esistere¸ perché ha tenuto per sé quello che andava partecipato a tutti. L’ultimo momento in cui ricompare il pane è l’Ultima Cena la quale conclude questo discorso perché Gesù che è la verità e la caritภche escono da Dio¸ prende un pezzo di pane e dice: “Questo sono io”. E già in una passata domenica quest’anno abbiamo osservato come¸ a seconda di dove si mette il soggetto ed il predicato¸ la frase cambia senso ma tutte e due le posizioni del soggetto sono giuste. “Questo pane sono io” allora è un pane prezioso¸ trascendente¸ superiore¸ da adorare. Poi si gira la frase “Io sono questo pane” cioè “Io non sono niente¸ io sono un boccone che voi potete mangiare”. Il pane diventa tutto perché Gesù Cristo diventa niente. E allora voi capite perché il segno del pane¸ molto più significativo di quello del vino¸ e l’antica tradizione conservata e custodita nella Chiesa Cattolica di¸ forse è sbagliata la parola mia¸ di mettere da parte il vino¸ simbolo più complicato che poi non può essere dato a tutti¸ non si può dar da bere il vino ai bambini¸ neanche il pane però il pane si incomincia a darlo presto¸ il pane è di tutti¸ il pane è tutto¸ il vino è un di più. Tutti i riformatori che dal ‘400 in poi hanno disturbato la vita delle Chiese chiedendo la comunioni sotto le due specie fanno ridere perché nella Scrittura il tema del pane è totalmente prevalente su quello del vino¸ proprio per queste ragioni che dicevo¸ che rappresenta il sostegno della vita¸ senza vino si può vivere¸ senza pane e senza acqua non si vive. Il Battesimo e l’Eucaristia¸ acqua e pane¸ Cristo che è il pane. Il Papa conclude anche¸ ma questo potete trovarlo sul suo libro¸ se avete voglia di leggerlo¸ si legge volentieri come lo sa chi ha già provato a sfogliarlo¸ conclude con quella che è diventata un po’ l’idea fissa del suo pontificato¸ quella che dicevo prima citando il salmo. Se voi dimenticate Dio di vita non ne producete più. Se voi dimenticate Dio la vita finirà per spegnersi perché è Dio che la sostiene. Se voi dimenticate Dio non avrete più pane. Se voi ubbidite a Satana che vi dice: “Fai da solo! Industriati!” e si dimentica di suggerirti di invocare Dio¸ allora presto o tardi non avrai più pane. Allora questa vicenda simbolica del pane dell’Eucaristia serve per ricordarci che se non ci nutriamo del comandamento che esce dalla bocca di Dio¸ dell’esempio di vita che esce dalla bocca di Dio¸ che è la persona di Gesù Cristo¸ noi rischiamo la nostra rovina.