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Omelia SS. TRINITA' C del 3 Giugno 2007

La celebrazione della Trinità di Dio è una festa importante¸ giusta¸ ma nello stesso tempo ci fa anche riflettere su alcune¸ non so come chiamarle perché non vorrei offendere nessuno¸ su alcune distorsioni¸ su alcune imprecisioni¸ su alcuni equivoci che sono stati creati da alcune parole che sono state scelte per esprimere questa realtà di Dio a cominciare dalla parola stessa Trinitภintroducendo altri due termini che sono diventati tradizionali nel medioevo: sostanza e persona¸ che sono termini di origine filosofica frutto del tentativo di precisare il meglio possibile questo modo di pensare Dio ma che col passare del tempo¸ può anche darsi che nell’epoca in cui sono stati introdotti fossero benefici questi vocaboli che noi troviamo ancora nel prefazio. Fate attenzione alla lettura del prefazio di oggi perché ci sono alcune frasi positive¸ illuminanti¸ accompagnate da aggiunte dove sono presenti questi termini “Non nell’unità di una sola persona ma nella trinità di una sola sostanza” che vorrebbero precisare ma che onestamente bisognerebbe riconoscere che¸ ripeto¸ con il passare del tempo¸ può anche darsi che in origine fossero opportune queste parole¸ finiscono per rovinare tutto¸ per complicare inutilmente le cose e per dare del mistero un’impressione sbagliata. La colpa non è di nessuno¸ potrebbe essere anche semplicemente colpa dell’evoluzione della cultura e della lingua. Allora io vorrei che con maggiore semplicità ci domandassimo “Ma come è nata e perché è stata inserita in Dio questa “complicazione” che poi ha avuto bisogno di questa terminologia? Perché c’è stato questo fenomeno per cui non si può pensare Dio se non in questa complessa maniera? Per rispondere a queste domande io partirei da una espressione che abbiamo già trovato la domenica dopo Pasqua¸ sulla quale siamo tornati diverse volte nelle omelie del tempo pasquale¸ la famosa frase di Gesù a Tommaso: “Beato Tommaso perché hai visto¸ beati quelli che non avendo visto crederanno”¸ che¸ dicevo¸ già la seconda domenica di Pasqua trova un suo parallelo nella Prima Lettera di Pietro dove pure ci si complimenta con i cristiani¸ cui la lettera era rivolta¸ perché pur non avendo visto Gesù credono in lui. La prima ragione per cui si è incominciato a dire “Lo Spirito Santo¸ quella misteriosa presenza di Dio che è all’interno delle vostre menti e delle vostre coscienze¸ vi spinge a credere in Gesù pur non avendo visto¸ sappiate che è una potenza veramente divina¸ non è un inganno¸ non è un’illusione¸ non è una deduzione della vostra mente. Quando voi credete senza avere la prova perché non avete visto¸ quando credete per una specie di intuizione confusa¸ di spinta interiore che vi fa credere sappiate che questa è opera di uno Spirito positivo che agisce dentro di voi¸ che non sbaglia¸ che è lo Spirito di Dio”. Ed allora si è incominciato a dire con chiarezza quello che Giovanni nel suo Vangelo dice più volte: “Verrà un momento in cui lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera”¸ quello che abbiamo letto adesso “Perché non parlerà da sé ma dirà tutto ciò che avrà udito. Mi glorificherà perché prenderà del mio e ve l’annunzierà”. Si incomincia ad usare il nome Dio per lo Spirito per dire che bisogna essere assolutamente certi e non dubitare che è Dio stesso che suscita in noi la fede nell’umanità di Cristo come operatore della nostra salvezza; e subito collegato con questo viene l’altro logico pensiero: lo Spirito mi dice di credere¸ lo Spirito mi suggerisce di credere che l’uomo crocifisso¸ quel santo ammirabile profeta non è come Giovanni Battista¸ uno dei molti sapienti ma il definitivo¸ ultimo¸ decisivo¸ supremo. E’ la voce stessa di Dio che parla in un uomo e la sua morte ha un valore infinitamente superiore a quella di qualunque altro martire precedente o successivo¸ cosí come la sua vita. Chiude le attese¸ risponde a tutte le esigenze¸ è il punto di arrivo. Per questo pur non avendolo visto crediamo in lui¸ perché Dio mi suggerisce che l’umanità di Cristo è equivalente alla perfezione di Dio¸ all’ultimo e definitivo messaggio di Dio. E per questo¸ in maniera più sintetica e più breve si è incominciato a dire “Perché lo Spirito è Dio e Dio è lo Spirito perché in Gesù è presente il pensiero di Dio¸ il logos di Giovanni e Dio e Gesù in qualche modo si identificano perché c’è Dio stesso in Gesù e colui che è presente nello Spirito ed in Gesù è l’unico¸ vero¸ grande¸ immenso¸ misterioso¸ inconoscibile Dio. Quello che non bisognava fare¸ chiedo scusa se parlo in maniera cosí superba¸ e che anche gli studiosi di storia del pensiero cristiano si domandano perché mai è accaduto¸ era l’aggiunta dei numeri. Bisognava fare in modo di non contare le persone¸ di non dire uno¸ due¸ tre e di non usare la parola Triade o Trinità ma limitarsi a dire¸ come fa la Scrittura “Il Padre è presente nel Figlio. Lo Spirito mi fa capire che devo fidarmi del Figlio come di Dio stesso. La voce interiore che mi dice <Gesù è tutto> è la voce stessa di Dio perché Dio è lo Spirito che mi parla in Gesù morto e risorto ed è Dio”¸ evitando di contare. Questo sarebbe stato veramente rispettoso¸ sarebbe stato semplicemente il suggerimento: “Pensate Dio con larghezza di cuore¸ con umiltภriconoscendone la ricchezza interiore perché Dio può essere dove tu non pensavi che fosse. Dio può essere il custode di una fede invisibile¸ la prova di ciò che non si può umanamente provare. Dio può essere origine di tutto¸ paternità infinita. Dio può essere concretizzato in un uomo Gesù. Dio può essere una voce che parla dappertutto¸ in tutti i cuori e porta alla fede in Cristo. Dio può essere¸ è sbagliato anche questo ma è meno peggio del numero¸ può essere multiforme. Dio è unico¸ non è uno di numero¸ è una ricchezza infinita che tre parole (ma il numero tre deve essere messo tra parentesi)¸ meglio dire “Dio è una ricchezza infinita che queste parole delineano: Padre¸ Figlio Spirito”. C’è un vecchio versetto di un concilio medioevale il quale riconosce che la “Trinitas non recedit a numero sed non capitur numero” cioè la trinità non può fare del tutto a meno del numero ma non è catturata dal numero¸ non è compresa e capita dal numero. E questo è stato purtroppo spesse volte dimenticato. E a ciò poi si sono aggiunte le parole complicate “Trinità della natura e della sostanza¸ Trinità della persona” e la parola più disastrosa è stata persona che ha dato l’impressione che ci fossero in Dio tre individui analoghi a tre di noi¸ parola terribilmente antropomorfica e indegna di Dio che già san Tommaso d’Aquino criticava dicendo che si poteva usarla per indicare¸ come già aveva insegnato Boezio “L’individuum in natura rationali” ma che non ha niente a che fare col modo con cui persona la intendiamo noi. E anche questa introduzione del termine persona che molti teologi odierni desidererebbero che venisse cambiata ma non hanno trovato nessun sinonimo adeguato. Limitiamoci a dire Dio è paternità universale¸ Dio è tutto in Cristo e Cristo è totalmente Dio e lo Spirito è colui che ci fa capire queste verità. Partiamo dal Dio in noi che ci fa credere in colui che non abbiamo visto come colui che basta per la nostra salvezza¸ che contiene tutto quello che di Dio ci è consentito conoscere. Limitiamoci ad affermare che lo Spirito che parla in noi¸ che il Divino che si è manifestato in Cristo e l’unico¸ autentico¸ supremo Dio sono intimamente congiunti¸ sono la stessa cosa¸ si fondono insieme. Quello che noi vogliamo esprimere con la Trinità è la fondatezza della fede nella sufficienza di Cristo per spiegare tutto e nella capacità dello Spirito di collegare la nostra intelligenza con l’evento Gesù Cristo. E’ questa onnicomprensivitภè questo bastare per la spiegazione di tutto¸ degli eventi biblici¸ del modo con cui nella storia¸ che dalla creazione¸ attraverso Cristo¸ giunge fino alla nostra coscienza¸ ha manifestato la sapienza¸ la potenza¸ l’amore¸ la rettitudine dell’agire di Dio. Dire Trinità e dire che quello che nella Scrittura ci è rivelato è sufficiente per capire¸ per credere¸ per essere salvi è la stessa cosa. Se poi qualcuno vuole passare il suo tempo per precisare meglio come si potrebbe immaginare questa complessità di forme con cui Dio necessariamente si rapporta al mondo lo faccia pure ma non riuscirà a concludere niente di positivo ed è bene che sia prudente nell’usar parole e che queste parole non si trasferiscano nella semplicità dei catechismi dove finiscono per diventare occultamento invece che chiarificazione di una verità che è una verità profonda e salutare.