» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia PENTECOSTE C del 27 Maggio 2007

Il dono dello Spirito Santo può essere pensato in varie forme e il N.T.¸ che continuamente ne parla perché dappertutto si parla dello Spirito Santo¸ lo presenta sotto varie forme e come origine di varie e diverse situazioni di salvezza. Di solito si insiste molto¸ specialmente negli ultimi anni dal Vaticano II in poi¸ si insiste molto sui doni che lo Spirito Santo dona alla Chiesa nel suo complesso. Ed anche la prima lettura di oggi insiste su questo aspetto¸ cosí come le seconde letture di altre celebrazioni della Pentecoste previste in altri anni liturgici¸ mentre la sequenza¸ che è un’aggiunta alla seconda lettura non biblica ma che esprima la fede dell’alto medioevo¸ cosí come la seconda lettura della messa di oggi¸ insistono invece sugli aspetti individuali¸ personali del dono dello Spirito che non vanno trascurati cosí come non vanno trascurati quelli che riguardano la struttura complessiva della Chiesa. Sono due aspetti che sono entrambi necessari e che si completano a vicenda. Bisogna fare attenzione perché a seconda delle epoche e degli ambienti ci può essere la tentazione di sottolineare soltanto un aspetto trascurando eccessivamente l’altro e siccome si dice che nella seconda metà dell’ ‘800 e nella prima metà del ‘900 il cristianesimo aveva peccato di eccessivo intimismo¸ interiorizzazione¸ allora c’è stata una reazione¸ che ebbe poi il suo massimo impulso dal Concilio Vaticano II¸ a ricuperare gli aspetti collettivi¸ comunitari¸ pubblici¸ perfino “politici” del dono di salvezza portato nel mondo da Gesù Cristo. L’importante è che le due cose stiano insieme e che una venga eccessivamente sottolineata a scapito dell’altra. Il dono delle lingue¸ per esempio¸ che è presentato nella lettura degli Atti degli Apostoli¸ riguarda un aspetto importantissimo della vita della Chiesa che è la missione¸ perché fuori di metafora¸ dice che lo Spirito Santo è capace di abilitare i predicatori a parlare in maniera da farsi capire e¸ nello stesso tempo¸ sostiene gli ascoltatori perché comprendano quello che i predicatori dicono. Anche se apparentemente la questione¸ cosí com’è presentata nella stesura degli Atti sembra una questione di traduzione da una lingua all’altra¸ in realtà da sempre si è osservato che non è questo il problema principale perché la difficoltà delle lingue sconosciute è sempre stata superata con una facilità quasi incredibile. Il problema non è quello del tradurre in un’altra lingua¸ il problema è quello di parlare facendo capire l’importanza di quello che si dice¸ è la capacità di parlare di Gesù Cristo in maniera convincente perché l’ascoltatore ne comprenda l’importanza e la grandezza e l’aiuto dello Spirito in chi ascolta serve non per tradurre¸ ma serve per porsi in sintonia con la proclamazione di Cristo che viene fatta dal predicatore. Chiaro che questo dono dell’avere una possibilità di comunicazione efficace del messaggio evangelico è un dono di cui la Chiesa¸ nel suo insieme¸ ha assoluto bisogno¸ ne hanno bisogno¸ per esempio¸ anche i catechisti¸ ne ho bisogno io che predico perché devo predicare le cose in maniera di suscitare il vostro interesse e in maniera di farvi capire che anche per voi Cristo è importante e necessario. Quindi io per primo ho bisogno di questo dono dello Spirito e voi avete bisogno del dono corrispondente di capire l’intenzione del predicatore¸ di superare eventuali difetti nel corso della predicazione o dell’esposizione e di cogliere quello che è importante per la vostra salvezza e di capire che è importante. E questo è certamente un dono di cui facciamo esperienza tutti i giorni. Fanno esperienza di questo i genitori che vogliono inculcare qualche pensiero e qualche idea cristiana nei loro figli o i nonni a cui qualche volta viene delegato questo compito. Fanno esperienza di questo i catechisti¸ fanno esperienza di questo quei pochi padrini che si occupano veramente dell’educazione religiosa dei loro figliocci. Come facciamo a dire al nostro bambino queste cose? Che cosa devo dirgli per fargli capire che andare a messa è una cosa utile? Come devo parlare per far capire che Gesù è importante per la sua vita? Sono tutte cose che secondo la nostra fede vengono sostenute dal dono dello Spirito e questo è ciò che si ricava dalla prima lettura. Altre letture¸ che si leggono in altri anni¸ insistono su un’altra serie di realtà positive che deriverebbero dallo Spirito: i famosi carismi di cui una volta non si parlava neppure ma di cui invece adesso frequentemente si parla. Anche i carismi¸ capite che hanno una validitภsoprattutto ecclesiale per gli altri¸ per la comunità. C’è il carisma della predicazione¸ dell’insegnamento che rientrano poi in cose molto simili a quelle di cui ho appena parlato. Il N.T. parla di un carisma delle guarigioni ¸ per esempio¸ del quale molti movimenti cristiani cercano di poter recuperare il valore e l’efficacia. E non sono cose schiocche queste perché nel N.T. si sottolinea il fatto che¸ grazie alla bontà di Cristo¸ i credenti possono ricevere il dono di fare del bene anche alla salute del corpo. E il fatto che tutta questa dimensione sia andata quasi completamente perduta è preoccupante. Per questo alcuni movimenti cercano di rincorrere questa possibilità e di ricatturarla. Ed infine c’è un terzo elemento che è quello su cui dovremmo fermarci oggi perchè ci è suggerito soprattutto dalle seconda lettura e dalla sequenza che abbiamo letto insieme e cioè l’aspetto del conforto personale¸ della consolazione che lo Spirito Santo dona a ciascun credente. E mentre i due aspetti di cui parlavo prima¸ la missione ed i carismi¸ servono soprattutto per aiutare gli altri¸ servono soprattutto per aiutare la Chiesa¸ nel suo insieme¸ a crescere e svilupparsi¸ questo altro aspetto serve a ciascuno per aiutare la sua persona a star bene¸ nel senso più pieno del termine. La sequenza¸ se volete¸ è un tantino sentimentale e retorica però è molto significativa. “Consolatore perfetto¸ ospite dolce dell’anima¸ dolcissimo refrigerio. Nella fatica riposo”¸ direi che invece che “Nella calura riparo”¸ guardando il latino “In aestu temperies” equivale piuttosto a “Nell’agitazione tranquillità” che è molto di più del riparo dalla calura¸ è la quiete nella tempesta e la tempesta non è quella atmosferica¸ è quella che molte volte si scatena l’ “aestus” nel fervore interiore¸ può essere la passione¸ la rabbia¸ l’indignazione. “Nel pianto conforto¸ luce beatissima invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli. Lava ciò che è sordido¸ bagna ciò che è arido¸ sana ciò che sanguina¸ piega ciò che è rigido”. Si è sempre riconosciuto che è molto commovente questa sequenza perché¸ pur essendo molto antica¸ sembra conoscere tutte le fatiche e le difficoltà psicologiche che noi incontriamo e mi pare che sia interessante e utile non dimenticare questo aspetto dello Spirito Santo del quale avremmo bisogno tutti i giorni. Mentre quell’aiuto alla missione¸ al colloquio¸ allo stesso carisma è un aiuto che ci occorre ogni tanto¸ quando abbiamo bisogno di aiutare gli altri¸ ma di sorreggere la nostra interiorità abbiamo bisogno tutti i giorni. Allora mi pare che sia importante non dimenticare che¸ secondo la nostra fede¸ quello Spirito che sci è stato donato nella Cresima serve prima di tutto a noi¸ per il nostro equilibrio¸ per la nostra salute mentale¸ per la nostra quiete interiore¸ per la padronanza di noi stessi. E’ un elemento che talvolta viene a tal punto dimenticato che alcune persone che hanno bisogno di questo¸ se non hanno fiducia sufficiente in psicologia e psichiatria cercano in prestito da altre religioni¸ che pure hanno delle cose molto sagge da comunicare¸ delle strategie per aiutare sé stessi a star meglio di dentro. Non dimentichiamo che non solo l’induismo ha una sapienza di questo genere o il buddismo¸ ma anche il cristianesimo. E il cristianesimo¸ in particolare¸ ha due elementi¸ due immagini che sono quelle che san Paolo usa nella seconda lettura per dirci in poche parole che cosa può dare tranquillità e sicurezza alla nostra interiorità. La prima cosa è il dominio dello Spirito sulla carne. La carne¸ come sapete¸ non è il sesso¸ la carne per la Bibbia è la fragilità umana e tutte quelle parole che usavamo prima: la rigiditภil fervore sono segno della instabilità della nostra interiorità umana. E lo Spirito è quello che dà vita e forza. Addirittura Paolo dice che lo Spirito annulla la nostra carne: “Il vostro corpo è morto¸ non vi disturba più”. Questo non si riferisce alla morte finale ma alla trasformazione che avviene nel Battesimo. Lo Spirito è vita: “A causa della giustificazione perché vi rende giusti”. E Cristo dà questa vitalità ai nostri corpi tramite lo Spirito¸ la vittoria di una vitalità autentica contro le false vitalità che vengono suggerite dalla debolezza della carne. Ed è un pensiero su cui bisognerebbe avere più tempo per riflettere ma ve lo lascio formulato cosí perché voi stessi ci riflettiate. E il secondo pensiero che è il meno facile oggi da accogliere è quello della dipendenza da Dio. Noi oggi molte volte ci illudiamo¸ soprattutto i giovani¸ che lo star bene¸ star bene di dentro¸ dipenda dall’assoluta autonomia¸ da non aver nessuno a cui rendere conto¸ niente a cui ubbidire¸ nulla a cui sottometterci. C’è del vero in questo ma san Paolo ci dice che in realtà la vera guarigione non sta nel liberarci da ogni vincolo ma nel trovare la giusta dipendenza¸ quella che ti protegge¸ che ti illumina¸ che non ti inganna che ti dà la vita¸ ti dice le cose vere che è quella della paternità di Dio. Non il timore¸ questo no¸ ma la figliolanza¸ quella che in nome dello Spirito ci permette di dire “AbbภPadre”. Vedete¸ la sequenza che abbiamo letto¸ quel conforto¸ quel sostegno secondo il pensiero di Paolo si serve di queste due linee di forza: la vittoria della debolezza della nostra umanità mortale e limitata che¸ essendo debole spesso pretende inutilmente più del dovuto¸ e l’altra linea¸ quella dell’affidamento filiale¸ devoto¸ fiducioso a Dio che merita di essere una guida nella nostra vita non l’indipendenza e basta. Ecco¸ pensiamo se lo Spirito non può aiutare anche noi¸ nelle giornate che verranno¸ in questo modo.