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Omelia V PASQUA C del 6 Maggio 2007

Delle tre letture la più interessante è la seconda perché il Libro dell’Apocalisse che abbiamo letto come seconda lettura in tutte queste domeniche di Pasqua è sempre affascinante anche se molto complicato da capire¸ ammesso poi che ci sia qualcosa da capire. E allora anche questa domenica¸ un po’ come abbiamo fatto domenica scorsa¸ ci occuperemo più della seconda lettura e in parte della prima che non del Vangelo. Questa visione della Gerusalemme celeste¸ del cielo nuovo e della terra nuova è praticamente la conclusione del Libro dell’Apocalisse e si legge ancora domenica prossima un’altra parte di questo capitolo 21 nella quale si descrive la nuova Gerusalemme che scende dal cielo¸ che è una città quadrata¸ cinta da un muro con dodici porte e tutta costellata di pietre preziose. Quindi la lettura di domenica prossima sarà il seguito immediato della lettura di questa domenica. La domanda interessante da farsi è questa: cosa significa questa visione che è certamente inventata dall’autore dell’Apocalisse¸ questo è ovvio¸ non ha senso supporre che queste visioni provengano da Dio che le ha comunicate… E’ una forma letteraria che era diffusa nel giudaismo di quel tempo che anche questo cristiano di nome Giovanni¸ che probabilmente non ha nulla a che fare con l’apostolo Giovanni¸ ha voluto adottare e adattare per scrivere un libro cristiano. Siccome circolavano una quantità di Apocalisse giudaiche¸ probabilmente ha voluto scriverne anche lui una che esprimesse il modo con cui i cristiani si immaginano la conclusione della forza salvifica di Dio presente nella storia¸ perché questo è lo scopo di tutte le apocalissi¸ sia quelle ebraiche sia questa cristiana: cercare di immaginare come alla fine Dio trionferภo meglio ancora come i doni di salvezza¸ la sua premura per la salvezza degli uomini giungerà a compimento. Ed è per questo che anche in questa Apocalisse¸ come in genere nelle Apocalissi¸ la parte finale rappresenta la fine del combattimento e della lotta e c’è una visione di appagamento e di pace. La cosa è più evidente nell’Apocalisse cristiana che utilizziamo noi che non in altre Apocalissi giudaiche¸ ma sostanzialmente la struttura di questi libri è sempre questa: grandi crisi¸ grandi conflitti¸ catastrofi a non finire necessarie perché Dio possa giungere a realizzare il suo piano di salvezza perché la loro idea è che per eliminare il male che si è inserito nella vita degli uomini anche Dio non ha altri mezzi se non la lotta¸ la guerra¸ la catastrofe¸ la distruzione. Direi che oggettivamente parlando questo è il limite di tutta la letteratura apocalittica¸ compresa l’Apocalisse cristiana che va sotto il nome di Giovanni. Non si accorgono questi autori che l’incapacità di immaginare che Dio possa avere altre vie che non sono la guerra per risolvere i problemi è segno di una arretratezza mentale che per l’epoca era insuperabile. Può darsi che vi suoni quasi come una bestemmia questa ma oserei dire che se questi autori avessero capito un po’ meglio l’insegnamento di Gesù¸ se avessero compreso la novità del Vangelo avrebbero anche capito che in realtà Dio in Gesù Cristo ci ha rivelato una via nuova e diversa per vincere il male che è quella dell’indulgenza¸ del perdono¸ dell’amore¸ della pazienza¸ del sacrificio¸ della tolleranza¸ in caso estremo¸ del martirio. Il martirio c’è in questi libri apocalittici¸ ma non basta. Loro insistono nel dire che ci sono angeli con le trombe che annunciano catastrofi¸ che bisogna far cadere le stelle dal cielo¸ oscurare il sole e la luna¸ che devono venire tormenti¸ malattie¸ carestia¸ fame¸ pestilenza¸ guerra perché il male è invincibile. Il loro scopo è questo e la loro debolezza e il loro difetto è quello¸ ripeto¸ di descrivere l’agire di Dio come un agire che si serve di mezzi violenti¸ mezzi forti: la lotta. La liturgia selezione e cerca di prendere i brani più morbidi ma chi di voi ha per caso sfogliato o leggiucchiato l’Apocalisse sa bene che l’Apocalisse vuol dare questa impressione di una tremenda lotta e¸ per di più¸ non finisce mai¸ continua a ripetersi¸ flagello dopo flagello¸ perché il male continua a risorgere e il demonio viene incatenato¸ ma per mille anni¸ poi viene slegato e si ricomincia. Dal punto di vista scenografico¸ la regia di questi libri¸ nella sua primitiva ingenuità vuole proprio fare capire questo: non illudetevi che sia facile liberarsi dalla cattiveria¸ dall’ingiustizia¸ dalla violenza¸ dal tradimento¸ dal male; ritorna sempre¸ rinasce sempre¸ è come le epidemie nell’antichitภcome la peste che ogni quaranta¸ cinquanta¸ sessant’anni ritorna ed è invincibile e finisce il contagio ma poi riprende da un’altra parte. La loro idea è quella del mondo antico¸ direi che è un’idea sostanzialmente non cristiana questa ed è curioso che all’interno del canone del N.T. ci sia un testo che accoglie molti elementi non cristiani insieme ad elementi cristiani. E’ un miscuglio che ha questo scopo fondamentale: far capire che il male è una cosa seria¸ questo è l’aspetto positivo¸ che non ci si deve illudere di averlo eliminato né nella propria vita personale tanto meno nella società. Al di là di questo ci sarebbero altre osservazioni da fare¸ alcune positive altre criticabili ma lo scopo primario¸ parlando in maniera molto grossolana e abbreviata¸ lo scopo di questi testi è questo. E direi che questa lezione¸ anche se espressa con uno stile¸ con delle narrazioni¸ con delle esagerazioni che per l’ uomo contemporaneo¸ e direi per un cristiano¸ sono fastidiose¸ per non dire intollerabili¸ questa insistenza sulle necessità dello sterminio per eliminare il male¸ ripeto¸ la lezione che non bisogna illudersi che sia facile raggiungere giustizia¸ pace¸ onestà questa è una lezione buona¸ è una lezione giusta¸ poteva anche essere data con altri mezzi. L’apocalisse la dà con il suo stile. Il problema che rimane aperto è questo: queste finali paradisiache¸ queste finali di dolcezza come la lettura che abbiamo fatto oggi che cosa significano? Vogliono dire che già su questa terra¸ grazie alla fede dei credenti¸ allo Spirito Santo¸ all’aiuto di Cristo ci sarà finalmente una vittoria del bene? Oppure tutto va spostato nell’aldilà ed in paradiso? Questa è la domanda! Quando io leggo qui “Vidi un nuovo cielo e una nuova terra perchè il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più” nella mentalità degli apocalittici il male è l’acqua del caos primitivo che copriva tutta la terra e impediva la vita e¸ infatti¸ Dio creatore ha separato le acque dalla terra secca e allora il mare è diventato il simbolo del male¸ l’abisso tenebroso e non c’è più. L’autore cosa vuol dirci? Di avere fiducia che questa scomparsa del male ci sarà alla fine del mondo o vuole dirci che questa scomparsa del male potrà avvenire già adesso? La città santa¸ la nuova Gerusalemme lui la vede scendere dal cielo. La tradizione catechistica cristiana¸ compreso il catechismo della Chiesa cattolica¸ interpreta questi passi dicendo che sono figure ed immagine della vita eterna dopo la morte¸ quello che noi volgarmente chiamiamo il paradiso. E’ secolare¸ è tradizionale questa interpretazione¸ però il testo dice: “Vidi la città santa¸ la nuova Gerusalemme” che è la città della pace “scendere dal cielo”¸ non salire. Allora cieli nuovi e terra nuova sono il mondo rinnovato dalla fede e dall’amore cristiano e la città di Gerusalemme è il simbolo di una società che viene su questa terra e che quindi dobbiamo avere fiducia che¸ almeno in parte¸ la si possa costruire quaggiù. Non è soltanto speranza utopica per il dopo – morte¸ è speranza che coloro i quali sanno¸ come dice la parola della prima lettura di cui ho parlato anni fa¸ sanno accettare la tribolazione nella lotta contro il male¸ potranno già su questa terra godere di qualche beneficio¸ di un po’ di conforto e di sollievo perché Dio sarà con loro¸ “Dio dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed Egli sarà il Dio con loro”. Voi vi ricordate che “Dio con noi” è Emmanuele¸ che è il nome di Gesù¸ ora il “Dio con loro” è la Chiesa¸ non è il paradiso¸ il “Dio con loro” sono quelle isole di bontภdi pazienza¸ di sacrificio¸ di onestà che si possono creare anche per impegno dei laici non credenti¸ è vero¸ ma che la Chiesa è chiamata da Dio¸ a creare isole sparse un po’ dappertutto¸ dove c’è un po’ meno male che altrove e un po’ più di bontภdi giustizia¸ di pazienza¸ di tolleranza¸ zone di riposo e di benessere autentico. Io penso che questo capitolo dell’Apocalisse voglia dire questo¸ anche perché¸ a pensarci bene¸ non c’è nulla di particolarmente paradisiaco in quello che qui viene scritto: “Asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”¸ ma le lacrime ci sono ancora¸ Dio le asciuga. “Non ci sarà più la morte¸ né lutto¸ né lamento¸ né affanno” ma tutta l’Apocalisse è esagerata e quando io leggo che si oscurerà il sole¸ la luna e cadranno le stelle io dico: “Ma è un modo esagerato di dire¸ non è la fotografia della realtà”. Allora anche qui è un modo esagerato di parlare “Non ci sarà più la morte¸ né lutto¸ né lamento¸ né affanno” vuol¸ dire forse che ci saranno meno morti ingiuste e immeritate e premature¸ che ci sarà un po’ meno lamento¸ affanno¸ dolore e sofferenza perché le cose di prima sono passate. Allora come le catastrofi vengono nell’interpretazione giustamente ridimensionate dicendo che è un gusto letterario quello della catastrofe totale per indicare semplicemente una tribolazione¸ cosí¸ quando qui vi viene descritta la scomparsa della morte¸ dell’affanno¸ del dolore invece di scomparsa io dico che si attenueranno¸ che si addolciranno le fatiche¸ i dolori¸ gli affanni¸ le sconfitte¸ le umiliazioni ed allora vedo in questo testo dell’Apocalisse la possibilità di leggere la promessa che Dio fa ai credenti che si riassume al di fuori delle immagini qui usate¸ in due semplici consigli o suggerimenti: non illudetevi che il male scompaia da solo¸ è come una epidemia¸ è come una malattia incurabile: ricompare sempre ed è una fatica frustrante cercare di opporsi al male¸ ma abbiate fiducia¸ troverete qualche isola di riposo¸ di quiete dove poter almeno rifocillarsi dopo la fatica¸ le Chiese sparse nel mondo¸ ripeto¸ anche altre zone che forse altre religioni o altre buone volontà hanno costruito e che il credente sa che segretamente sono anch’esse sostenute dallo Spirito Santo¸ che può agire senza farsi vedere¸ ma deve essere soprattutto nella nostra comunità e nelle nostre chiese che proprio la consapevolezza che non è facile eliminare il male ci educa alla pazienza¸ allo sforzo costante¸ continuo ma gentile¸ lieve¸ delicato¸ non arrabbiato perché sa che la malattia è grave ed è incurabile¸ non si può guarirla¸ si può curarla. Le lacrime non scompariranno¸ si possono asciugare. Morte ed affanno non scompariranno¸ si può cercare di renderli mano tragici ed allora ci appare una visione di salvezza che non è confinata nell’immaginario del dopo – morte ma che può già diventare regola e consiglio di vita nella vita di adesso.