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Omelia IV PASQUA C del 29/04/07

Siccome in tutti gli anni in questa domenica il vangelo parla di Gesù pastore che chiama le sue pecore¸ la domenica è stata dedicata alle preghiere per le vocazioni¸ ma la brevità del vangelo questa domenica consente di dare una occhiata alle altre due letture¸ la prima e la seconda¸ che spesso trascuriamo e che in particolare abbiamo sempre ignorato in queste domeniche di Pasqua. E allora approfittiamo della brevità del vangelo di oggi¸ e cosí sarà anche domenica prossima o domenica l’altra¸ e diamo una occhiata alla prima e seconda lettura perché anche queste hanno il loro interesse¸ anzi in particolare la lettura del Libro degli Atti. Voi non so se ricordate quelle che abbiamo letto la seconda e la terza domenica di Pasqua cioè domenica scorsa e domenica l’altra ancora¸ ma tra gli elementi che si possono ricavare da questa piccola sequenza di letture¸ quelli poi che andassero a messa nei giorni feriali¸ durante tutto il tempo di Pasqua come prima lettura possono seguire l’intero racconto del Libro degli Atti che è molto interessante¸ dicevo che uno dei temi che emerge dall’insieme di queste letture è la progressiva ostilità degli ebrei nei confronti dei predicatori cristiani che è un tema dominante nel Libro degli Atti ed è un tema che deve farci pensare. La lettura della seconda domenica di Pasqua era la presentazione idilliaca della primitivissima comunità di Gerusalemme nella quale i credenti in Cristo frequentano ancora il tempio insieme con gli altri ebrei e¸ diceva il testo¸ che andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze ponendoli su lettucci perché quando Pietro passava anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Quindi c’era un’atmosfera di mutua comprensione¸ di compartecipazione. I primi cristiani continuavano a vivere da ebrei e gli ebrei erano contenti della loro presenza e riconoscevano¸ come dice Luca¸ l’autorevolezza dei predicatori addirittura sperando che l’ombra di Pietro potesse fare del bene a delle persone bisognose. Sempre il Libro degli Atti¸ in quei primi capitoli¸ spiega che anche alcuni della classe sacerdotale si erano convertiti ed erano diventati discepoli di Gesù. Poi¸ a poco a poco¸ incominciano le ostilità e nella terza domenica di Pasqua noi avevamo letto che il Sinedrio convoca gli apostoli¸ i predicatori: “Vi avevamo espressamente ordinato di non insegnare più nel nome di costui e voi avete invece riempito Gerusalemme della vostra dottrina”¸ Paolo risponde che bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini allora li fecero fustigare e ordinarono di non continuare a parlare nel nome di Gesù¸ ma li rimisero in libertà. Quindi c’è una sentenza equilibrata¸ una frustata¸ si proibisce di parlare però li si lascia liberi. E questo segnala l’ostilitภnei confronti dei predicatori cristiani¸ del Sinedrio. A poco a poco accade però un altro fenomeno cioè che l’ostilità si diffonde anche tra la gente e cosí si capovolge la situazione. Mentre agli inizi c’era una pacifica convivenza e gli ebrei addirittura presentavano i loro bisognosi all’ombra di Pietro¸ ad un certo punto¸ anche per colpa delle cose che i predicatori cristiani dicono certamente¸ si arriva al livello dell’odio e il Libro degli Atti racconta la lapidazione di Stefano¸ quella che noi celebriamo il 26 dicembre¸ il primo martire cristiano. La lapidazione di Stefano è praticamente un linciaggio. Il Libro degli Atti non parla di nessuna autorità che abbia deciso la lapidazione¸ sono gli ascoltatori che spontaneamente decidono di ucciderlo con le pietre¸ come prescriveva la legge di Mosè. E’ interessante¸ secondo me¸ vedere che la Chiesa delle origini piano piano conosce le difficoltภi contrasti¸ le opposizioni. In un certo senso cresce e si rafforza grazie a queste opposizioni¸ ma la cosa più interessante¸ che forse andrebbe meglio studiata¸ anche da parte degli storici e degli esegeti¸ è che pian piano questa Chiesa¸ vivendo queste esperienze di conflitto costruisce la sua identità. Perché capita cosí a tutti nella vita¸ la reazione che gli altri hanno nei confronti tuoi mette in difficoltà la tua personalità e tu cresci e ti costituisci in risposta a queste reazioni. La psicologia da quattro soldi¸ che è quella che conosco io¸ dice chiaramente che il bambino che è accolto nell’amore della famiglia cresce pieno di fiducia negli altri perché è nato in un ambiente dove ha trovato attorno a sé calore e protezione. Poi¸ è quando esce dalla famiglia che cambia perché allora vede compagni aggressivi¸ magari sperimenta il bullismo e allora reagisce e diventa diverso¸ diventa anche lui più aggressivo¸ cerca di precedere l’altro nell’aggressione. Quando arriva a casa i genitori non lo riconoscono più. Ma questo è un esempio banale¸ anche le comunità nascono in questo modo e crescono in questo modo. Ed è interessante che la Chiesa cristiana sia nata reagendo a questa conflittualità dalla quale ha ricavato attitudini valide¸ buone¸ positive. Forse ha anche ricavato qualche amarezza¸ qualche recriminazione che nello scorrere del tempo può averle danneggiato la fisionomia e questo trapela perfino dalla maniera di scrivere di Luca perché¸ se voi fate attenzione¸ io vi raccomando sempre¸ se si ama la scrittura bisogna fare attenzione anche ai particolari¸ nell’episodio di oggi che avviene fuori dalla Palestina¸ in una città che adesso si troverebbe sulla costa meridionale della Turchia¸ si va a predicare dagli ebrei¸ molti credono¸ dice il testo¸ molti giudei e proseliti seguirono Paolo e Barnaba. Ma¸ ad un certo punto¸ un sabato¸ cosa forse esagerata¸ il testo dice che tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio. E’ verosimile che questi due forestieri venuti a predicare in una cittadina di provincia attirano e tutti vanno a sentire. “Quando videro quella moltitudine i giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo” ma poi c’è la parola dura di Luca “Bestemmiando”. Come se Luca dicesse¸ forse han bestemmiato sul serio ma voi capite che per uno di matrice ebraica¸ accusare gli ebrei di bestemmiare... Gesù è stato condannato a morte con la scusa della bestemmia. Vedete che ad un certo punto la rottura è completa¸ tant’è vero che i predicatori dicono: “Poiché voi rifiutate la Parola andiamo dai pagani e con voi ebrei la faccenda è chiusa”. E anche questo è curioso perché avendo sperimentato in quattro¸ cinque¸ sei località che con gli ebrei non c’è niente da fare¸ si fissa il principio¸ si generalizza: con gli ebrei stop. E il Libro degli Atti termina proprio con la scena di Paolo il quale si fa giudicare dal tribunale dell’imperatore perché non si fida del giudizio del Sinedrio¸ quindi siamo arrivati a questo punto di dissociazione dalla patria di origine. E aspetta due anni e insiste per essere condotto a Roma ed essere processato dai pagani di Roma perché dai suoi connazionali e correligionari non si fida più. E allora chiama gli ebrei di Roma e spiega: “Come aveva predetto il profeta Isaia voi chiudete le orecchie e chiudete gli occhi alla verità. Vi saluto e con voi è chiuso”. Noi non ci pensiamo mai ma la nostra Chiesa è nata cosí. Questo spiega tante cose sui difficili rapporti con l’ebraismo nei secoli successivi ma spiega soprattutto un’altra caratteristica che è continuamente presente nella spiritualità della Chiesa¸ soprattutto cattolica¸ cioè l’impressione di avere intorno a sé degli avversari¸ ma gli avversari molte volte ci sono veramente¸ ma l’impressione che si ha il dovere di denunciare le calunnie¸ le manovre degli avversari contro la verità evangelica. Voi capite che io voglio alludere alla questione Bagnasco¸ voglio alludere alla pertinacia degli ecclesiastici italiani¸ che io so bene che disturba anche molti di voi¸ che non hanno tutti la sincerità di dirlo¸ ma nel loro cuore pensano che già esagerava Ruini ed adesso è venuto uno che speravano fosse meglio ma è peggio; ma la piantino¸ cosa gliene frega a loro! Forse avete ragione a pensare cosí dal momento che penso che il 40 % di voi pensa cosí¸ forse avete ragione.. Forse la Chiesa nel suo¸ tutti parlano di DNA¸ chiamiamolo DNA ha assorbito all’inizio questa sensibilità nei confronti di chi non accetta la sua predicazione: E’ un demonio¸ è un perduto¸ bisogna combatterlo¸ bisogna gridare nelle piazze che ha torto¸ bisogna resistere¸ bisogna affrontarlo duramente¸ come fa Paolo negli Atti. La cosa curiosa è però che nel proseguo del racconto che avete sentito nella prima lettura gli ebrei fanno qualcosa a quel tempo¸ si intende non adesso¸ a quel tempo fanno qualcosa che è analogo a quello che continuamente si rimprovera alla Chiesa cattolica: “I giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba e li scacciarono dal loro territorio”. Il complotto giudei – autorità: “Cacciateli via perché sono pericolosi” negli Atti è riferito più volte. Lo ha fatto molte volte anche la Chiesa cattolica chiedendo all’autorità pubblica¸ al braccio secolare di darle una mano per cacciar via i nemici della fede¸ ma secondo il Libro degli Atti l’hanno fatto anche i giudei all’inizio¸ lo fanno tutti. Poi si pentono¸ poi negano di averlo fatto¸ ma tutti intrallazzano perché chi ha potere¸ non necessariamente lo Stato ma¸ per esempio la stampa¸ la televisione combatta quello che tu consideri l’avversario che ti disturba e ti fa perdere consensi. E’ penoso vedere che la vita della società continua con questi ritmi. Anzitutto tutto questo è istituzionalizzato nel senso che l’accusarsi a vicenda¸ il farsi concorrenza¸ il vincere-perdere¸ quella che elegantemente si chiama l’alternanza¸ che esiste dappertutto¸ è questo strano modo di vivere nella società continuando a contrapporsi. La Chiesa è intrappolata anche lei in questo sistema¸ e lo è dal tempo del Libro degli Atti. Probabilmente non se ne esce perché è una struttura ineliminabile della convivenza umana: il contrapporsi¸ il cercare di scavalcarsi continuamente l’un l’altro¸ il correre avanti per essere primi in ogni occasione¸ è anche la molla che permette di progredire¸ aumentare il P.I.L.¸ di tenere in piedi il benessere della società. Non voglio fare il filosofo tanto meno il sociologo¸ devo dire¸ lo so che dispiace vedere che anche la comunità cristiana è impegolata in questo contrasto continuo. C’è anche un’altra frase che è teologicamente preoccupante nel Libro degli Atti¸ ma nel vangelo di Giovanni¸ c’è pieno di frasi di questo genere¸ “Abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna”¸ perché ci sono anche quelli che sono destinati alla dannazione eterna. Luca non parla di destinati alla dannazione però gli sfugge questa frase. Quelli che credono sono quelli che Dio ha segnato positivamente e li manda qui¸ gli altri periscano pure. “Le mie pecore ascoltano la mia voce¸ il Padre me le ha date¸ nessuno le può rapire dalla mia mano perché il Padre è più grande di me. Ho anche altre pecore che non sono di questo ovile¸ devo chiamare anche quelle¸ ma sono quelle che il Padre mi ha dato”. E l’impressione è che molti restano fuori¸ e non sono pecore ma lupi rapaci. Neanche il cristianesimo riesce ad uscir fuori da questa contrapposizione. Io finisco come sempre con una domanda: è uno scandalo? E’ una ragione sufficiente per non credere più? O è invece una situazione ineliminabile data la debolezza¸ la cattiveria che ancora ci ispira nella nostra vita e nei nostri pensieri¸ con la quale con pazienza¸ con pentimenti continui dobbiamo continuare a fare i conti¸ dobbiamo continuare a convivere cercando di metterci il più amore possibile¸ il più perdono possibile ma non illudendoci di poter mai eliminare questa conflittualità.