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Omelia II PASQUA C del 15 Aprile 2007

TRASCRIZIONE NON INTEGRALE La vicenda di Tommaso ci può aiutare a riflettere sulla natura della fede. I testi ci suggeriscono di riflettere sull’immagine della vista e su quella dell’ascolto - Beati quelli che pur non avendo visto crederanno -. Questa insistenza¸ che c’è anche nella lettera di Pietro¸ sull’inutilità del vedere allo scopo di credere ci fa capire che la fede non può essere paragonata al vedere. Anche se poi c’è una apparente contraddizione nella seconda lettura¸ dove questo Giovanni che scrive l’Apocalisse¸ rapito in estasi¸ ode una voce e ha una visione - Quello che vedi scrivilo. Come mi voltai per vedere¸ vidi. Appena lo vidi caddi-. C’è una visione nell’Apocalisse¸ c’è una beatitudine per chi non vede nel Vangelo. Il vedere non serve alla fede perché la fede non è un tipo di conoscenza come quella che si può paragonare alla conoscenza che deriva dal controllo visivo. - Ho visto con i miei occhi¸ ho toccato con mano-¸ come per Tommaso¸ per noi indica il massimo della verifica¸ e questo dà una sicurezza assolutamente umana. La fede non è mai questo. Quando Gesù dice - Beati quelli che credono senza aver visto - è come se dicesse - Beati quelli che credono perché hanno capito che credere non è identico a aver dimostrato- altrimenti non è più credere¸ è semplicemente una conoscenza. La fede non è una forma di conoscenza. La fede può dare origine a un sapere¸ ma non a una conoscenza nel senso rigoroso del termine¸ che possa portare a una certezza inconfutabile. La fede può dare origine a qualcosa che comprende anche la dimensione del sapere¸ ma comprende anche molti altri aspetti che sono più di tipo emozionale-sentimentale. Come quando uno legge una poesia di quelle che fanno pensare non è che venga a conoscere qualcosa; la poesia gli dà la possibilità di entrare in un processo intellettuale di fantasia¸ immaginazione¸ supposizione¸ che gli apre l’intelligenza a possibilità di pensiero. La fede assomiglia anche a quello che accade quando si ascolta certa musica e la mente si apre a delle prospettive¸ a immaginazioni¸ ipotesi¸ speranze. La fede assomiglia in un certo senso di più all’ascolto che non al vedere. Nella letteratura ebraica si insiste molto di più sull’udire che sul vedere¸ perché - Dio nessuno l’ha mai visto -. -Gesù ce l’ha raccontato-¸ quindi abbiamo ascoltato. Ma è un ascolto che assomiglia all’ascolto di un racconto¸ come quello ad esempio delle vacanze¸ in cui chi ascolta immagina e confronta con la sua esperienza¸ oppure all’ascolto di rumori in un bosco di notte¸ dove chi ascolta immagina cosa può essere e cerca di interpretare. La fede assomiglia di più a questo tipo di esperienze che non sono traducibili né in concetti precisi¸ né tanto meno in formule¸ ma che sono tra le cose più stimolanti che possiamo sperimentare. Quella dell’Apocalisse è una forma di vedere di questo tipo¸ - Ero in estasi¸ e ho visto -. E finita l’estasi uno deve dire -Ho sognato-¸ ma quella esperienza lo ha arricchito nella mente e gli ha aperto delle prospettive. Un di più non concettualizzabile¸ se non in parte¸ ma che è un ricostituente per la mente. La fede è questo di più¸ cosí affascinante e attraente che uno osa sperare che sia vero¸ o che sia vicino al vero¸ e non intende farne a meno perché gli serve nella sua vita. Questa esperienza assomiglia a quella che spesso fanno gli scienziati quando intuiscono una teoria che sembra cosí intelligente¸ cosí furba¸ cosí capace di spiegare un’infinità di cose in più¸ che la credono prima di poterla dimostrare¸ sperando di riuscire a dimostrarla. La fede è la forza di sperare che quello che in Cristo ci è stato messo davanti¸ spesso incomprensibile¸ spesso apparentemente assurdo¸ è di una tale forza e di un tale interesse che non posso farne a meno. Non posso fare a meno di desiderare a tutti i costi che corrisponda in qualche modo al vero. Voglio vivere all’ombra di quella luce che c’è in Cristo¸ come gli Atti dicono che portavano i malati e l’ombra di Pietro li guariva. Questa è la fede¸ che non è solo volontaristica¸ anche se la volontà ha tantissima parte nel prendere questa decisione di fede¸ ma è un continuo rincorrersi della ragione che vorrebbe vedere¸ ma sa che non può¸ della volontà che non vuol perdere anche se non si può ancora vedere; ed è una vitalità intellettuale. Questo è essere uomini di fede¸ e questo è probabilmente quello che ha capito Tommaso.