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Omelia I QUARESIMA C del 25 Febbraio 2007

Dovremmo ricavare da queste letture qualche suggerimento per prendere sul serio la Quaresima di quest’anno. La maggioranza di noi¸ se pensa a tutte le Quaresime che ha passato nella vita¸ deve prendere atto che non sono servite a niente: sono passate tutte senza produrre nessun risultato di una certa stabilità. Ognuno di noi è quello che è sempre stato. E’ probabile che sia più efficace la paura del colesterolo per cambiare la nostra dieta¸ non certamente lo spirito quaresimale. Tentiamo¸ ispirandoci alle letture¸ di vedere se troviamo in questi vecchi testi qualche suggerimento utile. La prima lettura ci porta in un mondo lontano¸ perché si parla di una norma del Deuteronomio secondo la quale il contadino¸ dopo avere fatto i primi raccolti¸ porta al santuario i primi frutti della terra¸ li presenta al sacerdote in una cesta¸ la depone davanti all’altare e dice una formula di fede. Secondo gli studiosi è una delle formule più antiche¸ ricorda gli avvenimenti dell’Esodo e trasforma questo ricordo in una celebrazione rituale dell’offerta delle primizie. E’ un mondo antico: si parla della liberazione dall’Egitto¸ degli egiziani che maltrattavano gli ebrei - Allora gridammo al Signore. Il Signore ascoltò la nostra voce¸ vide la nostra umiliazione¸ la nostra miseria¸ la nostra oppressione. Ci fece uscire dall’Egitto con mano potente. Ed ora¸ ecco¸ io oggi presento le primizie. Perché Dio ci condusse in questo luogo e ci diede questo paese dove scorre latte e miele. E allora io¸ Signore¸ ti presento le primizie del suolo che Tu mi hai dato -. Io penso che da questa formula di fede¸ adattandola alla nostra vita¸ innanzitutto ognuno di noi possa individualmente dire ( e questo vale soprattutto per quelli che non sono più giovani o addirittura sono già anziani) al Signore - In fondo la vita mi è andata bene -. Qui si parla di povera gente che in Egitto era oppressa¸ ha gridato al Signore¸ è stata liberata. Ho l’impressione che ogni persona anziana¸ o anche che sta diventando anziana¸ ripensando al suo passato e¸ come si dice nel nostro dialetto¸ voltandosi indietro e vedendo quante vittime la vita ha prodotto tra i nostri parenti¸ conoscenti¸ debba dire che¸ nonostante qualche guaio¸ qualche problema¸ magari qualche disgrazia¸ però alla fine la nostra vita è stata una vita di latte e miele¸ se non altro perché siamo arrivati a questo punto e ci siamo ancora. Può sembrare una banalità questo discorso¸ ma è una lezione che ci dice che la prima cosa da fare in Quaresima è essere riconoscenti¸ perché finora ce l’abbiamo fatta. Difficile dire che è stato merito nostro soltanto. Il laico che non crede dice che è la fortuna¸ la combinazione¸ il credente trasforma in preghiera di ringraziamento tutto questo. E mi sembra che potremmo anche allargare questo discorso alla vita sociale e collettiva del nostro paese¸ di tutti i paesi d’Europa¸ di buona parte di paesi di altre zone del mondo. Molti anni fa siamo usciti da una guerra¸ e la nostra generazione ha goduto poi cinquant’anni di pace¸ di tranquillitภdi benessere. Oggi si adopera la parola povertà per definire situazioni che 60-70 anni fa erano considerate ricchezza¸ nei nostri paesi s’intende. La povertà esiste ancora in altre zone della terra¸ nel sud del pianeta. Non so se la Quaresima non potrebbe essere un tempo nel quale qualche volta¸ più volte¸ dire grazie al Signore¸ perché in fondo in Italia scorre latte e miele. Lamentarsi perché ci manca ancora qualcosina in più¸ la quarta automobile¸ il trentaduesimo telefonino¸ tutto questo è vergognoso. Stiamo fin troppo bene. Se dovessimo portare le primizie all’altare del Signore potremmo portare valanghe di elettrodomestici da rottamare¸ di automobili da rottamare¸ potremmo portare una quantità di ricchezze che abbiamo sprecato. Essere in Quaresima e ricordare che la Quaresima comincia con il ricordo di questo popolo oppresso che ringraziava il Signore perché aveva trovato un pezzo di terra e un po’ di pane da mangiare¸ senza aguzzini che lo opprimevano. Tutto questo è successo anche noi¸ nei nostri paesi del mondo occidentale: sono finite le 18 ore di lavoro¸ sono finite le fatiche dell’inizio dell’epoca industriale¸ non abbiamo più avuto guerre¸ siamo stati bene¸ l’assistenza sociale ci protegge. Per tutto questo¸ certo¸ dobbiamo ringraziare gli scienziati¸ gli uomini politici¸ gli organizzatori della vita sociale¸ ma un credente¸ al di sopra di tutto¸ ringrazia Dio. Gli ebrei non hanno ringraziato Mosè per essere usciti dall’Egitto¸ hanno ringraziato Dio¸ non hanno ringraziato Giosuè per avere conquistato la Palestina¸ hanno ringraziato Dio. Nel ringraziamento a Dio è compresa anche la riconoscenza a tutti coloro che possono aver aiutato a produrre questo benessere. Non è una penitenza questa¸ è semplicemente un dovere: essere riconoscenti a Dio perché in fondo siamo nel latte e nel miele. E questo è il primo pensiero che può orientare la nostra spiritualità in queste 4-5 settimane prima di Pasqua. E poi la Pasqua sarà il grande giorno del ringraziamento. Il secondo pensiero lo prendo dal salmo responsoriale. E’ quello da cui¸ secondo il racconto evangelico¸ il diavolo avrebbe tratto la sfida a Gesù - Ha dato ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi- e per questo dice - Buttati giù dal pinnacolo -. Il ritornello mi pare molto bello - Resta con noi¸ Signore¸ nell’ora della prova -. Cioè¸ dopo avere detto che il Signore in fondo ci ha trattato bene perché ha permesso al nostro paese¸ come ad altri paesi¸ di crescere in una gradevole situazione di vita per la maggioranza delle persone¸ per cui adesso dovremmo vergognarci di lamentarci per piccolezze che ancora ci mancano¸ uno spera che tutto questo possa continuare per anni. Quelli che hanno figli e nipoti sperano che figli e nipoti possano continuare a vivere ancora meglio di come noi viviamo. Le persone più sensibili sono un momentino turbate quando pensano ai milioni di persone che¸ in certe parti del pianeta¸ sono ancora a livello peggiore di quello degli ebrei in Egitto¸ dove i bambini muoiono di fame e di malattia. Paesi dai quali noi comperiamo le banane¸ che sono scandalosamente la frutta che costa meno¸ perché in certi supermercati con 95 centesimi si compera un chilo di banane¸ e solo in offerte speciali costano cosí poco le mele¸ e le banane vengono da chilometri e miglia marine. Bisogna pensarci in Quaresima a queste cose: noi ringraziamo il Signore perché abbiamo tutto¸ ci preoccupiamo dell’avvenire¸ preoccupiamoci anche di questa parte del mondo per la quale non è poi vero che individualmente non possiamo far nulla; si possono fare le adozioni a distanza¸ ci si può informare su associazioni serie alle quali fare un’offerta. Non è uno spreco¸ perché cercano di non imbrogliare; non tutte; bisogna selezionare. Qualcosina si può fare per gli altri. E¸ pensando a noi¸ è giusto che ci aspettiamo un futuro ancora migliore di quello che abbiamo adesso¸ tuttavia non possiamo nasconderci¸ specie ad una certa etภche¸ come è già successo in passato¸ può venire ancora qualche altra prova da superare. E le prove sono tante¸ in primo luogo ci sono le malattie¸ ma poi ci sono anche quelle altre prove che oggi diventano sempre più frequenti¸ il nipote che si droga¸ i due che non si sposano più né in chiesa né in comune. Quelle sofferenze interiori che colpiscono molte delle persone per questo cambiamento del costume sociale che mette a disagio e disturba: sono le prove. Non sappiamo come uscirne¸ cosa fare; allora la Quaresima è questa invocazione - Resta con noi¸ Signore¸ nell’ora della prova -. Qualunque essa sia. Questa volta sarà bello anche il ritornello della preghiera dei fedeli¸ che altre volte è molto generico¸ - Donaci¸ Signore¸ coraggio e fiducia -. E anche le preghiere saranno formulate bene. Io direi che invece di pensare alle penitenze¸ che poi non facciamo¸ le chiamavamo fioretti¸ e ne facevamo qualcuno¸ e non lasciano molta traccia nella vita¸ io direi che sarebbe bello che questo anno¸ dopo aver pensato sulla prima lettura e sul suo salmo¸ coltivassimo questi due sentimenti interiori: riconoscenza; e per il futuro qualche paura ce l’abbiamo tutti¸ ma io esprimo la nostra fede; voglio fare come dice la seconda lettura - Vicino a te è la parola¸ nella tua bocca e nel tuo cuore - la parola della fede; e come parola della fede io prendo quella del salmo responsoriale - Resta con me¸ Signore¸ se verrภnell’ora della prova-.