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Omelia VI DOM. T.O. C del 11 Febbraio 2007

Ho letto la forma delle Beatitudini nel Vangelo di Luca perché capita soltanto ogni 3 anni di leggerla e molti fedeli non si sono mai accorti che c’è una forma delle Beatitudini nel Vangelo di Luca che è notevolmente diversa rispetto a quella più nota del Vangelo di Matteo e questa diversità di impostazione dei due Vangeli è fonte di riflessioni che hanno la loro importanza e che tutti devono conoscere. Quindi non volevo perdere l’occasione di far notare questa interessante differenza che¸ come sapete¸ c’è anche nel Padre Nostro che in Luca è diverso da quello di Matteo e queste diversità sono preziose perché contengono delle antiche differenti interpretazioni di parole che nella loro sostanza risalgono a Gesù ma che nessun evangelista ha riportato in maniera perfettamente coincidente con il modo di parlare di Gesù perché altrimenti sarebbero uguali le due redazioni. E l’inserimento di queste varianti è molto interessante per tanti motivi: perché ci fa capire che i primi cristiani non accettavano la memoria ed il ricordo di Cristo in maniera passiva ed ignorante ma riflettevano e¸ se era necessario¸ avevano il coraggio di modificare la formulazione perché risultasse chiaro quello che a loro giudizio era il messaggio. E questo fatto¸ cioè che nella prima comunità cristiana si intervenisse modificando parole che venivano ricordate come in maniera simile dette dal Signore¸ sta a dimostrare che la nostra fede non deriva direttamente e soltanto dalla persona storica di Gesù Cristo¸ la cui identità ed il cui modo di parlare e di presentarsi non è più ricostruibile in nessun modo con precisione¸ ma la nostra fede deriva da quel complesso fenomeno che è la vita della Chiesa primitiva dalla quale noi riceviamo alla fine il testo del N.T.¸ nel quale si sono sedimentati e mescolati insieme le parole che Gesù ha detto¸ i ricordi di quello che Lui ha fatto¸ tutte e due¸ parole e ricordi¸ filtrati dalla memoria di coloro che li hanno visti¸ raccontati¸ riferiti¸ raccontati di nuovo e questo miscuglio¸ se volete¸ questo insieme dell’origine nella persona di Gesù e della ricezione da parte dei primi testimoni e delle modifiche introdotte da parte di testimoni successivi¸ tutto questo lungo lavorio che mette insieme un’origine divina¸ come dice la nostra fede¸ ed una quantità di contributi umani di credenti¸ questo è la parola di Dio che ci rivela la sua volontà per la nostra vita¸ non una specie di ricostruzione di un ipotetico e primitivo messaggio di Gesù purificato da eventuali interventi dei primi testimoni ma il frutto di questa storia che è durata una trentina¸ una quarantina d’anni¸ dove si sono mescolati insieme degli in-put¸ si direbbe oggi¸ che sono stati forniti dall’originalità irripetibile della persona di Gesù i quali¸ però¸ sono stati rielaborati da persone credenti che li hanno interpretati in maniera giustamente differente¸ non contraddittoria¸ perché c’è una omogeneità di fondo¸ all’interno però di una ricchezza e di una varietà di formulazione. E tutto questo complesso¸ di cui i testi del N.T. sono il distillato¸ costituiscono per sempre il fondamento della nostra fede. Quindi¸ anche soltanto per poter illustrare questa concezione globale delle cose¸ che ci suggerisce quale deve essere il metodo con cui il cristiano di oggi cerca di ri-contattare¸ cerca di rientrare in contatto¸ con le sue origini¸ con l’evento fondante che ha fatto esistere la fede della Chiesa¸ anche¸ dicevo¸ soltanto questa osservazione introduttiva di metodo giustificava la scelta della lettura di questo Vangelo perché soltanto chi tocca con mano e chi confronta le evidenze delle differenze tra Vangelo e Vangelo può capire e comprendere queste riflessioni che ci aiutano a comprendere come si fonda¸ in che maniera la nostra fede dipende dalle origini attestate nel N.T. Certo¸ l’ho detto in breve¸ non ho detto tutto¸ però mi pare che questo¸ sapevate già lo capisco¸ però bisogna averlo ben chiaro in mente questa caratteristica propria delle origini cristiane¸ che è diversa da come altre religioni pensano le loro origini storiche. Ognuna ha il suo modo di concepirla. Devo dire che la nostra non è molto dissimile da quella dell’Islam¸ è completamente diversa da quella dei Mormoni i quali immaginano un libro caduto dal cielo¸ dettato dagli angeli¸ scritto in lettere d’oro che contiene una parola che non è filtrata da nessuno¸ arriverebbe direttamente dall’arcangelo Gabriele. Noi abbiamo una concezione molto più articolata e differente. Detto questo¸ le Beatitudini di Luca sono tre più una¸ invece di otto o sette più una come in Matteo¸ ci sono quattro “guai”¸ tre più uno che in Matteo non ci sono. Luca dice soltanto “poveri” e non dice “poveri in spirito”¸ dice soltanto che hanno fame e non dice “fame e sete della giustizia”¸ non usa l’aggettivo “afflitto” ma dice “piange”¸ non usa il verbo fine “saranno consolati” ma dice “rideranno” e quindi ha un modo di parlare stranamente rude¸ stranamente¸ e direi¸ volutamente concreto¸ fisico¸ Proprio lui che è lo scrittore greco che conosce meglio la lingua greca del redattore del vangelo di Matteo e che molte volte ama invece delle piccole raffinatezze linguistiche e qui¸ invece¸ usa queste parole forti. Cosí come è molto forte nel presentare la quarta Beatitudine¸ quella che¸ secondo¸ lui vale più di tutte le altre¸ vale a dire “Quando gli uomini vi insulteranno¸ vi metteranno al bando¸ considereranno il vostro nome come scellerato a causa del Figlio dell’uomo¸ rallegratevi” e insiste più di Matteo. Anche Matteo ha a conclusione questa Beatitudine che riguarda l’ostilità verso i discepoli ed i predicatori¸ ma Luca insiste molto di più in questo perché è consapevole¸ forse più di Matteo¸ che essere cristiani è sempre fonte di conflitti¸ è sempre fonte di calunnie nei confronti dei credenti¸ è sempre fonte di sofferenze. Non si diventa cristiani perché cosí si sta meglio nella vita¸ si diventa cristiani e si acquista per questo la grazia di una pace interiore¸ di una serenitภdi una coscienza tranquilla¸ non perché è una coscienza retta e senza peccato ma perché è una coscienza perdonata¸ perché quello che ci dà la pace è la sicurezza del perdono non l’integrità morale che si illudono di avere i non credenti. Però vive in una situazione che è continuamente conflittuale perché la parola di Cristo¸ il modo di fare di Gesù Cristo crea sempre ostilità e contraddizione. Quindi questo è sempre interessante e si collega¸ se volete¸ alla festa di sant’Agata perché è vero che nei secoli dell’impero romano¸ quando la Chiesa nasceva¸ la scelta della verginitภdella castitภper delle giovani donne soprattutto¸ era talmente non capita e talmente disprezzata dai funzionari dell’impero e dalla gente normale da creare una irritazione nevrotica contro questo tipo di concepire la vita che forzava queste fanciulle ad avere rapporti sessuali con personaggi che rappresentavano il potere a quel tempo e quando queste ragazzine resistevano era talmente indignata la reazione di sorpresa da parte di queste persone abituate a considerare le donne sempre disponibili ai piaceri degli uomini che finivano per ammazzarle¸ come spesso succede agli stupratori che non sono riusciti a stuprare. Per cui questo atteggiamento nevrotico e veramente delinquenziale di alcuni funzionari dell’impero romano¸ il quale meritava per altre cose molto rispetto ma aveva al suo interno¸ come tutte le societภuna frangia di delinquenti che hanno il potere¸ e direi¸ più che delinquenti forse di persone insensibili e rozze nella loro mente¸ ed allora ci sono i martiri. E tutto questo¸ pure nel cambiamento delle situazioni¸ in maniera anche completamente diversa di come avveniva allora¸ ancora può ripetersi perché c’è questa possibilità di una reazione non motivata¸ di una reazione istintiva e rozza nei confronti di certi modi raffinati¸ di certi modi profondi¸ interiorizzati di vivere il cristianesimo. E questo se si vuol sottolineare soprattutto l’importanza della quarta Beatitudine¸ unita alle prime tre¸ che¸ come dicevo¸ in Luca è molto più sviluppata di quanto non sia in Matteo. Matteo¸ d’altra parte¸ a differenza di Luca¸ spiritualizza le prime tre Beatitudini¸ che in Luca¸ come ricordate¸ sono otto perché¸ come ho accennato¸ parla di poveri in spirito¸ quindi di persone che sono interiormente distaccate dai beni terreni ma che non necessariamente sono economicamente povere mentre la parola di Luca parla di persone che¸ direi¸ non soltanto sono economicamente povere¸ ma sono incapaci di risollevarsi dalla loro miseria¸ quindi più che di povertภin Luca si parla di miseria perché “ptokoi” che poi in italiano è diventata “i pitocchi”¸ indica coloro che non hanno potere di rialzarsi¸ quelli che in un vecchio salmo dell’A.T.¸ anticipando le Beatitudini¸ sono i poveri che Dio solleva dalla polvere o meglio¸ come dice il latino con una parola che tutti capiscono anche se non sta bene tradurla in italiano “e stercore erigit pauperem” e Gesù mette in atto quella parola del salmo. Con la venuta Gesù dice che Dio solleva – e stercore – la vita dei poveri. E lo stesso vale per quelli che piangono i quali alla fine potranno sorridere. E’ vero¸ in greco quel rideranno forse è un pochino volgaroccio¸ il greco permette di tradurre sorrideranno e in questo modo di scrivere si rivela la tipica tenerezza lucana la quale vuole presentare Gesù¸ che come avete sentito era attorniato dalla folla che voleva toccarlo perché usciva da Lui una forza e guariva tutti e Luca intende probabilmente dire che questa forza che guarisce continua anche all’interno della comunità cristiana¸ continua nella coscienza di coloro che credono perché ogni tanto Dio in Cristo solleva il povero e stercore¸ dà qualche momento di sorriso a quelli che piangono¸ permette¸ qualche volta¸ di saziarsi a coloro che hanno fame e¸ ripeto¸ la fame di Luca è la fame di pane e non la fame soltanto di giustizia come dice Matteo. E sarebbe interessare vedere come di volta in volta nella storia sono state valorizzate le formule matteane delle Beatitudini per giustificare l’inerzia dei cristiani nei confronti dei bisognosi che di fatto avrebbero bisogno di aiuti materiali e come raramente sono state invece utilizzate le Beatitudini di Luca le quali impongono l’obbligo di far ridere quelli che piangono¸ di dar da mangiare a quelli che hanno fame e di sollevare i poveri dalla loro miseria. Tutto questo esige non soltanto generositภma esige anche molta prudenza¸ molto acume¸ molta onestà intellettuale per individuare quali sono i veri poveri¸ quali sono quelli che veramente piangono perché c’è un sacco di gente che finge di essere povera o sfrutta la povertภc’è un sacco di gente che finge di essere sofferente¸ che avanza sofferenze¸ che nel nostro bel dialetto di una volta si dicono “i guai grass” e quanti soldi noi spendiamo e quante energie buttiamo via per risolvere presunte sofferenze¸ per aiutare finti poveri perché non abbiamo la forza d’animo ed il coraggio di individuare dove sta veramente la miseria alla quale ci si deve dedicare. Ed allora la lettura di questo Vangelo¸ che vi consiglierei di continuare a casa vostra confrontando parola per parola con il testo di Matteo¸ può essere causa di tante interessanti riflessioni.