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Omelia V DOM. T.O. C del 4 Febbraio 2007

In questa domenica¸ quasi per combinazione¸ le tre letture possono essere unificate da un aspetto che è comune a tutte e tre. Resta fuori soltanto il salmo ma prima¸ seconda e terza lettura hanno in comune alcune cose che secondo me hanno una certa attualità. In tutte e tre si tratta di persone le quali sono diventate predicatori: Isaia profeta¸ Paolo a Corinto e Pietro¸ sono diventate predicatori perché qualcosa li ha convinti che Dio li mandava e che Dio comunicava loro la possibilità di convincere a loro volta e dava loro la certezza che avevano avuto un contatto nel quale una verità superiore alla loro possibilità di capire era stata loro comunicata. È l’esperienza della rivelazione che viene percepita attraverso dei segni¸ convince e convince a tal punto da fare in modo che le persone si sentano non solo autorizzate ma addirittura obbligate ad andare a predicare ed annunciarlo agli altri. È il fenomeno¸ o se volete¸ il mistero della rivelazione divina e della chiamata alla comunicazione agli altri di questa rivelazione. Il problema che ha angustiato da sempre molte persone ma che in questo momento¸ in questi giorni¸ in questi mesi (è anche pubblicizzato¸ sta diventando¸ almeno in Italia¸ un problema che può essere dibattuto alla televisione¸ sui giornali¸ in eventuali dibattici pubblici) è proprio la presenza di molte persone che cercano di demolire questo fondamento della predicazione religiosa dicendo che non c’è niente di storico in questi fatti¸ che sono allucinazioni¸ che sono delle pie illusioni le quali danno origine non tanto a delle benefiche esperienze interiori di fede¸ di amore¸ ma danno origine ad istituzioni oppressive tra le quali primeggia la Chiesa cattolica. Stanno uscendo libri in Italia¸ uno è noto a tutti perché la pubblicità che ne ha fatto la televisione lo ha fatto conoscere a tutti e so che alcuni di voi lo hanno comprato¸ l’hanno letto e sono rimasti perplessi¸ è quello di Augias - Pesce¸ dove la storicitภio non l’ho letto¸ può darsi che lo legga¸ non sono particolarmente attratto¸ mi hanno detto quelli che l’hanno letto che non è che demolisce proprio tutto però mette dei punti interrogati su molte cose¸ ha una soluzione di compromesso a metà strada¸ ambigua. Ne sono anche usciti altri e ne usciranno ancora¸ questo lo so per conoscenza precisa¸ che saranno ancora più feroci¸ radicali e drastici nel demolire il tutto. In Internet c’è pieno di siti i quali dimostrano che quello che dice la Bibbia sono tutte sciocchezze¸ dannose sciocchezze prive di fondamento. Io non navigo¸ però mi hanno detto che ci sono questi siti¸ ne ho conoscenza¸ ce n’è uno che è anche gestito da un cremonese che non vive in Italia da molti anni¸ mio compagno di scuola¸ che quando ero bambino mi dicevano che era più bravo di me¸ ed era vero¸ e che dovevo imitarlo. Per fortuna ho disobbedito. Anche lui ha il sito nel quale cerca di demolire questa attendibilità delle fonti bibliche. Finita l’introduzione vengo al dunque. È certo che se uno legge Isaia con lo spirito di un cronista cancella tutto quello che c’è scritto. “Io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato”. È frase priva di senso¸ cosa vuol dire vidi il Signore? Il Dio invisibile lo vede seduto su un trono alto. Questa è pura fantasia¸ volendo si potrebbe perfino dire che rasenta la bestemmia perché è irriverente¸ coi serafini con le ali. Sono figure copiate dalla mitologia babilonese¸ sono serpenti alati. Se la Bibbia è questo è pari come valore a tutti gli altri testi fantastici di antiche religioni che si studiano per curiositภper conoscere le civiltà antiche ma che non hanno nessuna forza veritativa¸ al massimo sono sinceri ma non veri perché un pazzo che racconta le sue allucinazioni è sincero¸ ma quello che dice non ha niente a che fare con la verità. Poi arriva il cherubino con la fiamma presa dall’altare¸ tocca le labbra. Fa ridere! Posso scriverli anch’io questi libri nei quali si demolisce tutto con sarcasmo¸ con ironia. Non è difficile¸ potete farlo anche voi. Il cristiano come reagisce di fronte a queste critiche che possono venire non soltanto dai libri o dai siti in Internet¸ ma dai vostri nipoti¸ per le persone che hanno un’età vicina alla mia¸ dai vostri figli per le persone più giovani. Perché ci sono nonne le quali riferiscono che¸ con riguardo si intende¸ ma i nipoti cercano di far capire che “Tu nonna puoi continuare a crederci¸ ma è ridicolo quello in cui tu credi”. Il racconto del Vangelo è meno tragico di quello di Isaia¸ perché in fondo è più modesto¸ è più normale¸ è situato in un contesto di vita normale. Di straordinario c’è solo la pesca inaspettata. Quindi volendo¸ questo che è di livello meno fantasioso¸ potrebbe passare; c’è il problema che assomiglia ad un racconto simile che c’è in fondo al Vangelo di Giovanni e che là viene presentato come un fatto che sarebbe avvenuto dopo la risurrezione mentre qui è prima. Allora capite che lo storico furbo dice: “Vedete che non c’è niente di sicuro: Luca lo racconta come avvenuto all’inizio¸ Giovanni lo racconta come avvenuto dopo la morte¸ per opera di Gesù Risorto nel mare di Tiberiade con i 153 grossi pesci”. E a questo punto arrivano i matematici a spiegare che il numero 153 è uno di quei numeri con i quali si può giocare¸ c’è di mezzo il 17¸ ha tante caratteristiche¸ è un numero magico. Quindi¸ sotto sotto¸ è tutta una montatura. E capite che il povero cristiano rimane un pochino sconcertato e dice: “E allora come la mettiamo se è cosí?”. Io di solito¸ lo sapete che nelle mie prediche pongo i problemi e non li risolvo e potrei anche fermarmi qui e dire: “Come rispondete voi a questa domanda¸ pensateci su nella prossima settimana.” La seconda lettura è di nuovo diversa però anche questa che è la più seria¸ la più sobria nella forma¸ però anche qui la sostanza è grave perché c’è una catena di trasmissioni “Vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto”. Quindi Paolo per primo ha creduto ed altri¸ i quali gli hanno detto¸ e qui c’è un miscuglio di constatabile e non constatabile¸ “Morí¸ fu sepolto¸ è risuscitato” tre verbi accostati dei quali l’ultimo fa a pugni con il realismo dei primi due e “apparve”. Due e due. Morire e seppellire è talmente verosimile che capita a tutti e non c’è motivo di non crederlo¸ è chiaro¸ è sicuro. “È risuscitato e apparve” e non c’è nessuna prova¸ nessuna documentazione¸ niente. Solo i nomi propri. Come si fa a credere a queste cose! Ecco¸ la domanda è questa: bisogna che ci rendiamo conto che la gente che è educata nelle scuole di oggi¸ abituata a studiare e a ritenere per vero soltanto ciò che al microscopio è risultato documentabile¸ fa fatica a credere a queste cose che vengono da creazioni letterarie¸ da racconti suggestivi. Li apprezza anche¸ ma ha l’impressione che siano come i romanzi¸ testi formativi se volete¸ che fanno pensare¸ che danno emozioni¸ ma dove sta la fondatezza su cui basare la propria fede? Purtroppo il tempo sta per passare. Posso dire una sola cosa che però avrebbe bisogno di essere sviluppata. Direi che prima di tutto bisogna ammettere¸ bisogna riconoscere che se uno di fronte a questi testi si mette nell’attitudine di spirito di verificarne l’oggettiva storicitภrovina tutto e finisce per non credere più a niente e dichiarare che tutto questo è un bluff perché questi sono testi che prendono spunto da esperienze vissute. Non sono storicizzabili queste esperienze vissute perché sono in gran parte esperienze che hanno qualcosa di esteriore¸ che potrebbe essere documentato¸ ma sono soprattutto reazioni di mente¸ amore¸ sensibilitภsentimento in un evento vissuto il quale è ricco di tante componenti ed è stato recepito¸ interiorizzato e poi trasformato¸ un racconto che cerca di dire con immagini l’indicibile cioè quello che uno prova dentro di sé. L’esperienza religiosa è sempre di questo tipo¸ ha delle piccole componenti¸ delle piccole particelle che potrebbero essere storicamente verificabili ma la sua essenza¸ la sua sostanza è qualcosa che la persona stessa¸ quando guarda dentro di sé¸ non riesce a liberarsi dalla forza di questa esperienza ma non riesce neanche a dire in che cosa veramente consiste e ha bisogno di paragoni¸ di immagini. Questo è il reale dell’esperienza religiosa. E’ successo qualcosa certamente quella mattina della pesca che Pietro ricorda e che illumina quel cambiamento di vita che da pescatore lo ha fatto diventare predicatore¸ ma quando lui cerca di dirlo anche a sé stesso¸ non ha più la possibilità di documentarlo in maniera oggettiva¸ può soltanto narrarlo in maniera poetico – allusiva. Il grande problema della fede¸ secondo me¸ è proprio questo: la fede si basa su resoconti¸ su testi che confessano un’esperienza vissuta della quale la persona attesta che ha modificato la sua vita. Ed è questa fraterna confessione che produce anche nell’altro l’interesse¸ la stima¸ l’ammirazione¸ il desiderio di condividere. La fede è questa¸ ha fondamenti ma questi fondamenti non sono oggettivabili. “Vi ho trasmesso quello che anch’io ho sentito¸ ascoltato e creduto. Cerco di raccontarvi che cosa mi è accaduto¸ l’evento¸ il fatto¸ l’emozione provata¸ cerco di trovare parole e chi ascolta rimane attratto¸ incantato”. C’è del razionale ma se uno si sforza di ridurre a razionalità tutto quello che c’è nella fede¸ alla fede non ci arriverà mai. Per adesso mi fermo qui¸ so che non è la soluzione definitiva ma il tempo è passato. Verranno volte in cui potremo aggiungere qualcosa d’altro¸ però pensateci a questo problema perché il difetto di queste opere che stanno uscendo è proprio quello di prescindere da questa complessità dell’esperienza religiosa. Sono opere sclerotizzate¸ opere da laboratorio¸ opere che pretendono che la fotografia della realtà fatta con il microscopio elettronico sia la verità delle cose. Sono libri che trattano come se fossero cellule¸ che loro considerano cancerogene¸ questi testi¸ queste testimonianze di un vissuto umano. La fede si colloca non sul versante della verifica scientifica ma sul versante della fiducia nella capacità costruttiva dello spirito umano¸ compresa la sua fantasia. Non nuoce qualcosa di inventato all’interno dell’esperienza religiosa.