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Omelia III DOM. T.O. C del 21 Gennaio 2007

Questa domenica cade nella Settimana per l’unità dei cristiani ed a questo scopo dedichiamo le preghiere che recitiamo durante questa messa. Le letture¸ la seconda potrebbe anche adattarsi a questa tematica dell’unitภma la prima lettura ed il Vangelo hanno invece un altro tema come centro¸ che è quello della lettura della parola di Dio cioè la Bibbia¸ la prima lettura e celeberrima. Il testo liturgico l’ha tagliuzzata per abbreviarla ma la sostanza del fatto è presente e l’avete sentita. E¸ secondo me¸ in questa prima lettura sono presenti due aspetti¸ tra le tante altre cose che si possono dire. Uno è ancora valido anche oggi¸ da tutti verrebbe condiviso¸ l’altro potrebbe essere fonte di perplessità e discussione. L’aspetto positivo che tutti sono disposti a condividere molto volentieri è dominante¸ lo devo ammettere che è quello finale della gioia perché dice il testo che il popolo¸ avendo ascoltato le parole della legge che è poi la Torah del Pentateuco¸ probabilmente non tutto il complesso di leggi che oggi si leggono nel Pentateuco¸ perché sarebbe stato probabilmente impossibile leggerle tutte¸ sia pure impiegando una giornata intera quindi doveva essere una forma ridotta di questa legislazione¸ ma questo è un problema che non cambia il senso del brano. Allora¸ dicevo¸ ascoltando queste parole¸ è chiaro che la gente riconosceva che non le aveva messe in pratica perché nessuno è in grado di mettere in pratica tutto quello che c’è scritto in qualunque legislazione religiosa perché la perfezione richiesta dalle norme di matrice religiosa è praticamente irraggiungibile da tutti¸ allora il popolo piange ma intervengono Esdra e Neemia¸ il sacerdote ed il principe laico¸ e dopo torneremo su questo argomento¸ e proibiscono di piangere perché dicono che “La gioia del Signora è la vostra forza”¸ frase che è diventata molto comune¸ viene spesso utilizzata nella predicazione ed è una interessante interpretazione del valore delle parole religiose dei libri sacri che vale per l’ebraismo¸ vale per il cristianesimo ma¸ per quanto mi pare di capire¸ vale per i libri di tutte le religioni. Cioè quello che c’è scritto in questi testi che spesso è oscuro¸ difficilmente comprensibile e molte volte è una parola severa¸ rigorosa¸ piena di esigenze che l’uomo non riesce a praticare. Ora tutti i contenuti di tutti i libri¸ di tutte le religioni¸ specialmente quelle della nostra¸ hanno invece un’altra funzione¸ un altro scopo che è quello di incoraggiare¸ quello di stimolare al bene per cui il criterio che si deduce da un racconto come quello che abbiamo letto è che il pentimento che può essere suscitato dall’ascolto della parola di Dio o della Bibbia è doveroso¸ è necessario ma deve essere rapido e risolutivo perché la religione non si fonda sui sensi di colpa¸ sui rimorsi¸ sugli scavi interiori per andare a scoprire tutta la cattiveria che c’è in noi e che ci rimane. Ma la parola di Dio¸ come quella di tutte le religioni¸ è terapeutica¸ è una cura¸ è un ricostituente¸ risana. E la stessa cosa che c’è implicita nella prima lettura è esplicita nel modo in cui Luca presenta il primo intervento di Gesù a Nazareth in un testo che non c’è negli altri Vangeli¸ è caratteristico del solo Luca¸ che va a cercare nel rotolo del profeta Isaia la parola dove si annuncia materialmente il ritorno dall’esilio¸ ma già gli ebrei lo interpretavano in senso metaforico¸ spirituale per cui i ciechi non sono quelli fisicamente ciechi ma sono le persone che non capiscono¸ che non vedono¸ che hanno la mente ottenebrata¸ che non capiscono cosa devono fare. Lo stesso vale per i prigionieri¸ per i poveri perché la frase conclusiva è quella finale “Un anno di grazia del Signore”. Ed allora il concetto che emerge dalla prima lettura e dal Vangelo è questo: che la funzione delle letture dei libri santi è di guarire¸ è di risanare¸ è di far dimenticare il rimorso del passato¸ è di scavalcare il senso di insufficienza¸ di impotenza¸ di stanchezza che molte volte prende le persone più riflessive¸ quando si domandano se veramente hanno adempiuto nella vita a tutti i loro doveri¸ se hanno fatto le scelte giuste. La parola di Dio è una spinta in avanti ed anche nel salmo avete sentito che il tema è sempre questo “La legge del Signore è perfetta¸ rinfranca l’anima” non deprime¸ rinfranca “gli ordini del Signore sono giusti¸ fanno gioire il cuore. I comandi del Signore sono limpidi¸ danno luce agli occhi”. La tematica¸ anche del salmo¸ è questa: la parola è una parola di giustizia¸ è una parola che denuncia e svela il peccato ma¸ come quella del medico che fa la diagnosi¸ è quella che dà il nome alla malattia dopo di che si occupa della terapia¸ che non è necessariamente la scomparsa della malattia ma una vitale convivenza con la malattia¸ la capacità di resistere¸ di procedere¸ di andare avanti. Qualche volta anche nella nostra religione si è insinuato¸ non certamente adesso¸ in decenni passati¸ si è insinuata nella pietà religiosa una eccessiva sottolineatura dell’aspetto penitenziale¸ dell’aspetto mortificante e molti pensano che il cristianesimo sia ancora cosí mentre non lo è mai stato¸ non lo è come non lo è l’ebraismo¸ è una spinta in avanti. E’¸ come dice la finale del Vangelo¸ che leggeremo domenica prossima¸ che tutti si meravigliano delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca. La prossima volta¸ continuando l’episodio cominciato oggi¸ “Tutti gli rendevano grazia ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano “Ma non è il figlio di Giuseppe?”. Poi la cosa a Nazareth va a finir male ma questo non impedisce che questo insieme di testi ci parli del valore risanante della parola di Dio. E¸ secondo me¸ questo è un caso di cui ha bisogno di essere convinta ogni persona che voglia essere sinceramente religiosa. Guai se la religione è vissuta come un peso¸ come un continuo giudizio deprimente. Il giudizio c’è ma lo scopo di tutto questo è sollevare lo Spirito. E questo è l’elemento comune alla prima lettura ed al Vangelo che tutti condividono e nel quale immagino che nessuno possa fare obiezioni. La prima lettura¸ però¸ molto meno il Vangelo¸ ma certamente la prima lettura¸ contiene un’altra prospettiva che non va ignorata ed è la prospettiva pubblica¸ direi l’atmosfera politica di questa lettura perché la lettura viene fatta da un gruppo di esiliati che sono tornati a Gerusalemme¸ in Giudea¸ che hanno ricevuto il permesso dal re di Persia di vivere secondo gli statuti della loro religione e che danno inizio a quello che noi oggi chiameremmo la costituzione del loro piccolo stato che rimane una provincia all’interno dell’impero persiano ma in una specie di costituzione di tipo¸ che oggi chiameremmo federale¸ nel senso che i giudei¸ per quello che riguarda la politica interna¸ come la chiameremmo noi oggi cioè l’ordinamento della vita civile¸ sono del tutto autonomi ed il governo persiano accetta come loro codice di leggi la Torah¸ il Pentateuco¸ le leggi che risalgono tradizionalmente a Mosè. Quindi quello che avviene nell’episodio che abbiamo letto non è una semplice cerimonia religiosa¸ non è una specie di liturgia penitenziale per i soli credenti come la potremmo fare noi oggi¸ è una assemblea popolare che dà inizio ad una compagine statale¸ o se volete civile¸ sono ordinamenti sociali quelli che vengono qui stabiliti¸ tant’è vero che poi il libro di Neemia parlerà di come ci si deve comportare in certe questioni¸ per esempio¸ la validità di certi matrimoni¸ il diritto di possesso di certi terreni per cui bisogna ritornare alle vecchie genealogie per sapere come vanno suddivise le proprietà. Insomma si tratta¸ sia pure in maniera molto diversa da come potrebbe accadere oggi¸ di un ordinamento di tipo civile del quale¸ è questo il punto che mi indice a pensare¸ del quale la legge di Dio è la base¸ il fondamento. E tutto questo oggi non può più esistere perché vige il dogma inattaccabile “lo stato è laico” sul quale se uno osasse mettere un dubbio viene qualificato cretino e non se ne parla più. Tutto questo crea problemi¸ crea problemi soprattutto perché io sono costretto¸ per essere uomo contemporaneo¸ ad accettare quello che mi dice la Scrittura quando parla del piano individuale¸ spirituale e a negarla completamente quando parla del piano sociale e politico perché non è più valido niente. Non può esistere uno stato che si ispira ad una legge religiosa. Questa è la nostra odierna concezione occidentale. Accanto a noi¸ però¸ esiste l’Islam il quale la pensa ancora esattamente come Neemia nella lettura che abbiamo fatto. Parlo dell’Islam quello esorcizzato¸ quello condannato non quello laicizzato che noi vorremmo costruire¸ ma di quello cosiddetto integralista¸ fondamentalista¸ terrorista perché un musulmano di quelli di Al Qaeda che leggesse il Libro di Neemia potrebbe dire “Ma quello è quello che facciamo noi nella moschea: leggiamo il corano e dal corano deduciamo come si vive nel nostro paese”. E la famosa Shari’a non è altro che questo. E’ Neemia. E tra l’altro¸ curiosamente¸ anche il prostrarsi del popolo assomiglia di più al modo di fare degli islamici che non al nostro “Si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore”. Ora tutte queste sono delle sfide al nostro modo di pensare. Abbiamo il diritto di buttar via completamente¸ intendiamoci io capisco¸ tutto va aggiornato¸ tutto va diluito¸ tutto va annacquato¸ ma abbiamo diritto di cancellare completamente questa tradizione che è dell’A.T. ma che la liturgia ripresenta¸ e non dà l’impressione che la ripresenti per dire che è del tutto sorpassata e superata e cioè che forse può ancora essere pensabile l’esistenza di una collettività umana la quale si regola secondo uno statuto che deriva da libri religiosi¸ come gli Amish negli Stati Uniti ai quali viene ancora concesso¸ anche se vengono disturbati continuamente¸ ma viene ancora concesso¸ data la vastità del territorio e la possibilità di poter creare un’enclave¸ ma viene ancora concesso di vivere secondo i loro statuti. In Europa questo diventa un crimine¸ sarebbe un crimine. Sono volutamente provocatorio in queste cose¸ però capite¸ con che criterio si accetta dalla Bibbia quello che fa comodo e si rifiuta come insensato quello che altre civili e nobili popolazioni¸ come certi stati islamici¸ oggi ritengono¸ sulla base di un altro testo religioso¸ del quale io non condivido le idee religiose ma condivido il rispetto che essi ne hanno¸ intendono e vogliono che venga loro concesso il diritto di organizzarsi statalmente secondo le norme religiose e nessuno li deve considerare arretrati¸ incivili¸ barbari. E’ un diritto che essi hanno e possono anche avere il diritto di escludere dal loro territorio coloro che non intendono condividere questo. Se volete noi¸ per reciprocitภli possiamo cacciar via dal nostro. Bisogna pensarci a queste cose perché con troppa faciloneria si dà l’impressione che queste strutture di pensiero che sono dell’A.T. ma sono ancora presenti in uomini a noi contemporanei che¸ in fondo¸ condividono la nostra stessa modernità. Sono davvero da buttar via? Il dogma dello stato laico è l’unica suprema verità a cui si deve aderire? O si può inserire qualche dubbio?