» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia II DOM. T.O. C del 14 Gennaio 2007

Nella domenica che segue l’Epifania ed il battesimo di Gesù¸ come già vi ho detto¸ ci sarebbe una lettura che completa il cosiddetto ciclo delle manifestazioni del Signore. C’è un’antica tradizione¸ che è ancora presente in qualche testo della liturgia delle ore¸ quelle che recitiamo noi preti ed anche qualche laico adesso¸ che mette insieme le tre cose: il Battesimo¸ l’Epifania e le nozze di Cana in un accostamento che al giorno d’oggi sembra semplicemente confuso e assurdo ma che¸ soprattutto in oriente e nell’antichitภveniva considerata un’intuizione poetica del mistero cioè nel giorno dell’Epifania si adoperava come canto introduttivo alla lettura dei salmi¸ un testo che diceva “Oggi è una giornata ornata da tre prodigi¸ Gesù unisce a sé la Chiesa come sposa perché lava le sue colpe nel Giordano. Vengono i Magi ad assistere alle nozze regali ed i convitati si rallegrano per l’acqua mutata in vino”. E’ un pasticcio¸ come vedete¸ mettono insieme le tre cose perché interpretavano le nozze di Cana come il simbolo dello sposalizio di Cristo con l’umanità salvata che è la Chiesa. I Magi vengono alle nozze regali e tutti si godono dell’acqua mutata in vino e piaceva molto nell’antichità questa visione di tipo magico – misterico. Sono tre momenti distanti nel tempo ma la loro essenza fondamentale è questa unione intima di Cristo con gli uomini (le nozze)¸ perché i peccati vengono lavati nell’acqua del Giordano (battesimo)¸ tutti i popoli vengono a queste nozze regali nelle quali l’uomo e Dio si congiungono in unità ed i convitati si rallegrano dell’acqua diventata vino. Sono cose graziose queste. Certo¸ il nostro modo di ragionare oggi per concetti chiari e distinti non ci permette più di apprezzare molto questi collegamenti che rimangono però ancora nel calendario liturgico¸ il quale ha molti aspetti tra l’antico e l’arcaico che ad alcuni piacciono molto ed entusiasmano questi appassionati delle antiche riflessioni monastiche ed ad altre persone¸ tra le quali ci sono anch’io¸ lasciano un po’ di perplessità perché¸ ripeto¸ assomigliano di più a dei pasticci che a delle verità teologiche. Detto questo¸ che non c’entra poi nulla con quello che si dovrebbe dire in una giornata come oggi¸ ma lo dico per spiegare perché io¸ invece¸ assieme con voi desidererei riflettere sui questo aneddoto delle nozze di Cana in maniera più modesta e meno simbolica¸ per quanto è chiaro che si tratta di un testo simbolico¸ ma sarei attratto da un simbolismo di tipo diverso¸ un pochino più realistico¸ pur essendo simbolico. E’ chiaro che la traduzione qui parla di miracolo ma il testo di Giovanni dice “Questo fu il primo segno che Gesù compí e vista la sua gloria in questo segno i discepoli credettero in lui”. Ora poniamoci la domanda: che segno è? Dar da bere dell’acqua diventata vino perché il vino della casa è terminato¸ che segno è questo? Che cosa significa? Se Gesù ha compiuto questo gesto cosa aveva in mente¸ cosa voleva far capire? Perché se è un segno c’è qualcosa da comprendere. Se anche il vino non fosse stato prodotto da Gesù e gli sposi avessero fatto la brutta figura di aver finito il vino prima del tempo¸ sarebbe stata una tragedia? Forse per il senso d’onore delle grandi famiglie nella zona del Mediterraneo certo¸ sí la brutta figura è un’umiliazione. “Non hanno più vino¸ che pitocchi!” E Gesù interviene per sanare questa situazione. E’ venuto al mondo per questo? Capite che la cosa rischia di cadere nel banale¸ nell’anedottico di superficie¸ però¸ e questo è il punto¸ nello schema del Vangelo di Giovanni direi che questo primo segno va proprio interpretato in questo senso. La madre dice: “Non hanno più vino” e qui c’è un significato allusivo – simbolico che si può estendere a molte situazioni della vita di allora e della vita di adesso. Non hanno più vino¸ sono rimasti senza quello che occorre¸ non sono più autosufficienti¸ non bastano a sé stessi. E’ la denuncia del bisogno ed infatti molti commentatori ritengono che sia questa la parola da usare per dare un nome che sia per noi facilmente comprensibile¸ al valore di questo gesto simbolico compiuto da Gesù. Gesù viene avvertito che c’è una mancanza¸ c’è un bisogno a cui le persone¸ al momento¸ non sono in grado di supplire come capita moltissime volte nella vita. Come uno che resta senza benzina dove non ci sono distributori¸ non passa nessuno per fare autostop e andarla a prendere al distributore vicino ed uno è in panne¸ non sa cosa fare¸ è un bisogno da niente¸ è un bisogno più grave di quello di rimanere senza vino ad un banchetto¸ è il senso della precarietà della vita¸ il senso del non essere stati in grado di prevedere tutto o¸ se anche lo si è fatto¸ di essere stati colti di sorpresa da un’improvvisa carenza che non abbiamo la forza di supplire. Quando Gesù¸prendendo l’acqua delle purificazioni la trasforma in vino facendo un figurone¸ anche se lui rimane nascosto tra le quinte e soltanto i discepoli sanno che è stato lui ad ottenere questo¸ tuttavia che cosa fa? Mette la sua potenza a servizio di persone che si erano trovate in uno stato di bisogno a cui non sapevano supplire o rispondere. Questa è la manifestazione di quel che è Gesù che si ricava da questo testo. Gesù è colui il quale di fronte ad una umanità che molte volte viene colta di sorpresa da bisogni imprevisti o da situazioni di impotenza di fronte alle quali non ha mezzi per fare nulla Gesù può supplire¸ Gesù si fa servitore dell’umanità bisognosa. Questo è il modo¸ il modo è caratteristico dello stile di Giovanni¸ ma probabilmente questo è il segno che traspare sotto questo aneddoto¸ in fondo scherzoso perché si tratta di una situazione che rasenta l’umoristico “Sono rimasti senza vino¸ peggio per loro”. E’ un segno leggero¸ capite? Chiamarlo miracolo direi che è fin troppo¸ è più un gioco di prestigio¸ se ci pensate. Ma è interessante che in Giovanni la cosa incomincia cosí e poi¸ se voi percorrete il Vangelo di Giovanni vedete che¸ a poco a poco¸ questa risposta di Gesù al bisogno di fronte a cui l’uomo è impotente diventa sempre più seria. Nel capitolo 4¸ per esempio¸ vi ricordate¸ c’è la samaritana che va a prendere l’acqua al pozzo tutti i giorni. L’acqua è meno preziosa del vino a prima vista però¸ per la sopravvivenza¸ si può fare a meno del vino¸ ma non si può fare a meno dell’acqua e l’acqua lei deve andare tutti i giorni al pozzo ad attingerla ed è una vita che fa cosí. E capite che lí la situazione di bisogno¸ di dipendenza¸ di fatica è molto superiore ed è curioso - adesso io non voglio commentare quel passo che capita ogni tanto nella prima domenica di quaresima¸ ma ve lo ricordate bene - Gesù partecipa alla situazione della donna già per il fatto di essere seduto¸ stanco¸ dice il testo¸ vicino al pozzo di Giacobbe e dice alla donna che lui le darà un’acqua che zampilla per la vita eterna. Allora vedete che Giovanni struttura il Vangelo per dire “Sembrava uno scherzo occasionale quello di Cana ma Gesù¸ in realtภè colui che conosce i bisogni e risponde al bisogno”. Poco dopo c’è il paralitico alla piscina¸ dopo andate a casa¸ sfogliate Giovanni e li trovate questi testi¸ anche lí c’è qualcosa di curioso: ci sarebbe una piscina dove chi entra per primo nell’acqua viene guarito dalla sua malattia¸ poverino il paralitico¸ quelli intorno cercano anche di aiutarlo ma arriva sempre per secondo o terzo e non guarisce mai. Anche lí si rasenta l’umorismo¸ e Gesù guarisce il paralitico. Al capitolo 9 c’è il cieco dalla nascita e Gesù guarisce il cieco. Allora Gesù è quello che sistema una gaffe nell’organizzazione di un pranzo di nozze¸ è colui che dà finalmente riposo ad una donna dicendole: “Ti aiuto io a prendere l’acqua¸ cioè ti do una mano perchè tu possa andare avanti a vivere”. “Io ti do una mano perché tu guarisca”dice al paralitico. “Io faccio in modo che tu finalmente ci veda” dice al cieco. Poi vi ricordate che al capitolo 11 c’è Lazzaro e a Lazzaro viene data la vita in toto. Lo si presenta morto a Gesù che lo chiama fuori dal sepolcro: “Vieni fuori Lazzaro”. Bisogna apprezzare questa genialità compositiva¸ narrativa del Vangelo di Giovanni perché questo è quello che lui manifesta e tutto questo prepara quella risposta all’ultima impotenza dell’uomo che è la morte. Per questo Gesù dice che quando viene la sua ora “Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me” perché quelli che hanno capito¸ quelli che vedono sulla croce e lo vedono morire dicono “Se moriamo con lui forse anche questo può essere superato” che è quello che Giovanni¸ in maniera sarcastica¸ mette in bocca a Filippo il quale¸ quando si tratta di andare da Lazzaro¸ dice: “Va bene¸ andiamo e moriamo insieme con lui” perché i giudei stanno tentando di metterlo a morte e quello che è detto per battuta sarcastica “Andiamo e moriremo insieme con lui”¸ diventa nel Vangelo una parola vera perché morire insieme con lui vuol dire forse¸ ma capite che è già molto il forse in questa situazione¸ poter risorgere con lui. Il forse l’ho aggiunto io perché so che molti oggi fanno fatica a credere con superficialità credulona alla possibilità della risurrezione. Allora con quel forse io penso di aiutare qualcuno che non ce la fa a credere del tutto¸ ad ammetterlo¸ almeno come ipotetica speranza. Allora voi vedete che il Gesù della nozze di Cana è¸ nella presentazione giovannea¸ colui che ha incominciato quasi per ridere ma alla fine si presenta all’umanità come colui che dice: “In molte cose voi uomini sapete arrangiarvi da soli a risolverle e arrangiatevi da soli¸ quando però c’è qualcuno o qualcosa¸ può essere un problema di un singolo¸ può essere un problema di tutti¸ di fronte ai quali voi soffrite per la vostra impossibilitภche non sapete fare niente¸ anzi qualche volta non vi rendete neanche conto della mancanza che avete¸ allora Gesù non assicura¸ non garantisce¸ non firma cambiali però il Gesù di Giovanni dice: “Potrei fare qualche cosa¸ chiedetemelo”. E allora si capisce l’atteggiamento di Maria a cui Gesù prima dà un rifiuto “Cosa te ne frega a te” questa è la traduzione esatta del “Che c’è fra me e te o donna?” e la madre¸ la quale capisce che questo è un modo di dire del figlio poco educato¸ dice ai servi “Fate quello che vi dirà perché io lo conosco¸ lui fa il burbero ma poi mi accontenta” e anche questo è un modo¸ capite¸ grazioso¸ un po’ ingenuo¸ se volete¸ di presentare le cose che però è significativo dal punto di vista religioso. E allora¸ secondo me¸ l’Epifania che oggi ci viene data di Gesù da Giovanni¸ ognuno di voi la può ricostruire come gli piace di più ma è sostanzialmente questa: una persona che si accorge di quanto noi alle volte diventiamo vittima del bisogno e siamo impotenti e ci spaventiamo e perdiamo ancor di più le forze perché il bisogno è al di sopra delle nostre capacità. Allora quando non c’è più speranza in nessun altro: né nei soldi¸ negli amici¸ nei medici¸ nella scienza¸ allora c’è ancora una strada aperta¸ colui che per fare un piacere a due sposi distratti ha trasformato l’acqua in vino.