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Omelia S. FAMIGLIA C del 31 Dicembre 2006

Questa domenica viene intitolata la domenica della sacra famiglia¸ e a questo tema della famiglia di Gesù come modello della vita familiare cristiana sono dedicate le orazioni della messa. Le letture invece vanno per loro conto e continuano la riflessione sul mistero dell’incarnazione e del Natale. Domani capita qualcosa di simile: si celebra la maternità di Maria e nello stesso tempo il primo giorno dell’anno viene dedicato alla giornata della pace. Quindi può essere significativo oggi riflettere e pregare sulla famiglia e domani riflettere e pregare sulla famiglia umana nel suo insieme¸ riflettendo su quello che può portare alla pace in tutta la terra: famiglia e pace sono collegabili tra di loro. Tornando alle letture della messa¸ la prima¸ quella del libro di Samuele¸ è stata scelta perché sembra un’anticipazione di quello che accade a Gesù a 12 anni. Anna¸ la madre di Samuele¸ ha ricevuto il dono di avere un figlio mentre era sterile e decide che questo figlio deve essere consacrato al Signore. E Gesù dice ai suoi genitori che deve occuparsi delle cose del Padre suo¸ che è Dio. Quindi in entrambe le letture vi è il tema della consacrazione della persona a Dio. Collegato a questo tema ce ne è un altro¸ ed è quello del tempio¸ del santuario. Anna ha pregato nel santuario¸ ha ricevuto la grazia dal santuario¸ riporta il bambino nel santuario di Silo. Ancora non esisteva il tempio di Gerusalemme. I templi possono cambiare¸ ma rimane nella sacra scrittura questo pensiero fondamentale: ci deve essere un luogo che richiama la presenza di Dio là dove gli uomini vivono. Questa presenza capillare di luoghi che richiamano la presenza di Dio è stata ereditata non tanto dall’ebraismo quanto dal cristianesimo: occorre che ci sia un luogo dove si va per ricordare la presenza di Dio in mezzo a noi. Nell’ebraico della bibbia per dire che si va al santuario si dice andare a vedere il volto di Dio. E’ un’esagerazione naturalmente¸ perché¸ soprattutto nel santuario ebraico dove non ci sono statue¸ non c’è niente¸ è curioso che si dica: vedere il volto di Dio; ma è chiaro che loro vivevano l’esperienza del pellegrinaggio¸ dell’andare al santuario come un incontro personale con la divinità. Anche con Gesù capita la stessa cosa. Specialmente nel vangelo di Luca il tempio di Gerusalemme è importante¸ è il luogo dove si va per incontrare Dio; e presentando Gesù che si ferma nel tempio e parla con i maestri che nel tempio spiegano la legge¸ parlano delle cose religiose¸ dà un esempio per tutti: lui accetta questa struttura. Il cristianesimo l’ha ereditata costruendo le chiese. Quasi tutte le religioni hanno luoghi sacri nei quali si va in pellegrinaggio. Il cristianesimo non ha soltanto le grandi chiese di pellegrinaggio¸ ha anche disseminato di chiese il territorio¸ perché questo è una struttura essenziale della concezione cristiana del rapporto con Dio: Dio lo si incontra quando si va in un luogo che è destinato a questo incontro. E lí si vede il volto di Dio¸ che non sappiamo dire che cosa concretamente significhi¸ però probabilmente per le persone che hanno fede¸ che sanno pregare¸ che vanno con serietà in questo luogo¸ qualcosa succede nell’interiorità della persona che prega. La diocesi di Cremona celebra l’anniversario della consacrazione della cattedrale. L’impegno del vescovo e di coloro che hanno restaurato la cattedrale mette al centro questo tema. Bisognerebbe che questi edifici religiosi¸ come anche il nostro¸ non venissero valorizzati soltanto per le opere d’arte che contengono¸ ma che noi le riscoprissimo come luogo di culto. E’ una di quelle realtà che per secoli sono rimaste vive nella coscienza dei cristiani¸ e che per una specie di pigrizia nostra stanno scomparendo. Le nostre chiese sono aperte¸ forse in orari non intelligenti¸ quando le persone lavorano e chiuse quando le persone avrebbero tempo¸ però in chiesa non si vede mai entrare nessuno. In cattedrale a Cremona qualcuno va¸ ma qui per esempio durante la giornata la chiesa è totalmente deserta. Non si usa più la visita in chiesa¸ l’andare a vedere il volto del Signore. Bisogna recuperare questo valore simbolico e questa attrazione verso la chiesa¸ perché qui si può vedere il volto di Dio. Direi di approfittare di quest’anno della cattedrale¸ e direi che dobbiamo ringraziare il nostro parroco che si cura per mantenere nella nostra chiesa un livello alto di bellezza¸ perché il livello alto di bellezza che l’architettura cristiana ha sempre cercato nelle chiese è un richiamo alla grandiosità di Dio di fronte alla quale dobbiamo riimparare a commuoverci. Io quasi¸ come proposito per l’anno venturo¸ suggerirei questa semplice cosa: riabituiamoci ad andare in chiesa per cinque minuti ogni tanto¸ nei giorni feriali; frequentiamoli questi edifici; è l’anno del luogo in cui si può vedere il volto del Signore. Non dimentichiamoci che la seconda lettura dice - Siamo stati chiamati figli di Dio¸ e lo siamo realmente. Adesso non si vede¸ ma quando si manifesterà Dio lo vedremo cosí come egli è -. Come si fa ad essere meritevoli di questa promessa divina di vedere Dio cosí come egli è¸ quando nella nostra vita non ci curiamo mai di elevare a lui il nostro pensiero? E’ vero che si può fare anche a casa¸ però mi dovete confessare se a casa vostra succede spesso che si eleva la mente a Dio. Se la mente si eleva a cercare il volto di Dio a casa vostra state pure a casa vostra¸ ma siate sinceri; probabilmente non si eleva molto la mente¸ anche perché la vita ci rende continuamente occupati alle cose medio-alte¸ per non dire basse: la cucina¸ la pulizia¸ il vestiario¸ l’igiene¸ un po’ di ginnastica¸ tutte cose che sono a quattro metri al massimo sopra la nostra testa. Innalzare lo sguardo per cercare di vedere il volto di Dio¸ avere interessi alti nella mente¸ imparare a impostare i problemi sulla base dei valori alti¸ cercare il volto di Dio: lascerei come eredità dell’anno che finisce e come augurio per l’anno che viene questo suggerimento.