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Omelia NATALE DEL SIGNORE del 25 Dicembtre 2006

Omelia 25 dicembre Probabilmente non avete trovato le letture sul foglietto perché essendo previsti per Natale tre diversi formulari di messa¸ ho scelto letture dai vari testi perché mi interessava che fosse presente il tema sul quale vorrei riflettere insieme con voi e cioè il tema della luce. Ecco perché come prima lettura abbiamo letto Isaia “Vide una grande luce¸ su coloro che abitavano in terra tenebrosa¸ una luce rifulse”. E poi come Vangelo ho letto quello della messa del giorno¸ il prologo di Giovanni¸ saltando alcuni versetti¸ perché anche qui c’è il tema “In lui era la vita¸ la vita era la luce degli uomini”. Questo tema della luce può aiutarci a capire alcune cose¸ è una delle tante possibilità per parlare di Gesù Cristo ed¸ in particolare¸ del Natale. In primo luogo voi tutti sapete che la festa di Natale è una festa non antichissima¸ della quale abbiamo testimonianza soltanto a partire dalla prima metà del quarto secolo¸ 330 circa d.C. quindi è una festa che è stata costituita dopo la pace costantiniana e che prima non esisteva¸ durante il periodo che ha preceduto l’imperatore Costantino. E¸ con ogni probabilitภla cosa non è cortissima al 100% però già gli studiosi cattolici nell’ottocento avevano avanzato questa ipotesi che poi è diventata comune¸ è stata fissata al 25 dicembre perché il 25 dicembre era a Roma la festa della nascita del sole invitto¸ che era identificato con Mitra e faceva parte della religione di Mitra e l’imperatore Adriano aveva istituito questa festa il 25 dicembre¸ la festa del sole. Ed il 25 dicembre¸ secondo i loro calcoli astronomici¸ era il giorno in cui le giornate incominciavano ad allungarsi ed il sole ricominciava ad innalzarsi ed a crescere nel cielo dopo il solstizio d’inverno. E’ quasi certo anche se non vi è una prova esplicita di questo¸ che la nascita di Cristo¸ quando l’impero divenne ufficialmente cristiano¸ sostituí la festa della nascita del sole perché il vero sole è Gesù¸ la vera luce è il Cristo che nasce. Da qui anche tutta quella mistica dell’oriente verso cui devono essere rivolte le chiese perché dall’oriente il Signore verrà anche alla fine. Sono dei simboli¸ validi come tutti i simboli e semplicemente simboli che quindi sono di libera utilizzazione e trasformazione. Ma la cosa interessante¸ a livello di pensiero¸ è che questo tema della luce¸ Cristo – luce¸ ha poi pervaso un po’ tutte le celebrazioni liturgiche e la cultura cristiana antica in genere che era già presente nella celebrazione della Pasqua¸ in maniera¸ però direi¸ più modesta¸ più umile. Voi tutti sapete che nella notte di Pasqua si benedice il cero pasquale¸ che è immagine di Cristo che risorge ed in tutte le nostre chiese il cero pasquale si conserva poi per tutto l’anno: lo adoperiamo e lo accendiamo per i battesimi¸ lo accendiamo sempre nei funerali perché rappresenta la luce di Cristo che vince la morte. Ma il cero¸ che è luce artificiale creata dall’uomo¸ è simbolo certo di luce ma direi di una modesta luce¸ che dà una piccola illuminazione nella notte¸ come si cerca di fare la notte di Pasqua quando¸ per quelli che vengono alla veglia pasquale¸ la luce delle candele e la luce del cero dovrebbero bastare per illuminare la notte e rischiarare le tenebre. E il simbolo è evidente: la luce di Cristo rischiara l’errore¸ illumina le menti¸ dà un pochino di luce alle difficoltà della vita e¸ soprattutto¸ alle difficoltà del pensiero nell’interpretare la vita. E la vittoria di Cristo sull’errore¸ sul peccato¸ sulle tenebre nella celebrazione pasquale è espressa appunto con questo segno che è segno di superamento e di vittoria della tenebra assoluta ma direi espresso con molta umiltภcon moderazione. Quando per Natale invece si paragone Cristo al sole¸ allora capite che il segno diventa esagerato¸ potente perché c’è una bella differenza tra la notte illuminata dal cero e dalle candele e l’immagine del sole che rischiara tutto il cielo e tutto l’universo. E questo passaggio¸ vedete¸ secondo me¸ ma non ho fondamento per dire questo¸ questo passaggio dalla modesta immagine di una piccola luce¸ come dicono i salmi dell’A.T. “Luce ai miei passi è la tua parola”¸ e l’immagine è quella di un uomo che cammina nel buio con la sua fiaccola in mano e che vede per i pochi metri che deve percorrere¸ poi va avanti e vede per altri pochi metri ma tutto intorno rimane ancora buio. Allora in questa immagine¸ notate che le immagini sono importanti perché sono quelle che ci fanno sentire spontaneamente¸ con immediatezza il senso delle cose¸ se l’immagine è questa¸ allora essere salvati da Cristo significa avere una piccola lampadina portatile¸ una piccola torcia per cui ci facciamo luce gradualmente¸ a poco a poco¸ passo dopo passo. Quando¸ avendo Costantino proclamato la liceità della religione cristiana in tutto l’impero¸ quando si ha l’impressione che adesso tutto il mondo ci ascolta¸ allora l’immagine della lampada diventa quella del sole. Ed i cristiani si rendono conto che questa idea di Cristo che è la luce dell’universo¸ la luce che brilla ovunque¸ la si trovava nel prologo di Giovanni¸ ecco perché l’ho letto come Vangelo: “In lui era la vita¸ la vita era la luce degli uomini¸ la luce splende nelle tenebre”. Non c’è la parola sole ma è chiaro che qui la luce di cui si parla è quella del racconto della Genesi¸ quando tutto il mondo è nel caos ed il primo giorno¸ prima ancora di creare gli astri¸ Dio dice: “Sia la luce e la luce fu”. Poi al quarto giorno si creerà il sole¸ ed allora riflettendo¸ come usavano gli antichi su questo testo della Genesi¸ si diceva: “Che cos’è questa luce che precede quella del sole¸ delle stelle¸ degli astri?”. E’ la luce intellettuale del verbo di Dio¸ è la luce della conoscenza e della verità. Questa luce appare in Gesù Cristo¸ lui è la luce del mondo non semplicemente la fiaccola¸ la lampada¸ il cero ma la grande¸ totale illuminazione perché in lui soltanto c’è tutta la verità. E questo¸ capite¸ questa esaltazione¸ questo ingrandimento dell’immagine¸ questa assolutizzazione è stata la forza del cristianesimo da Costantino in poi. Direi¸ usando parole che magari un prete non dovrebbe usare¸ è diventato il fondamento di quell’imperialismo della cultura cristiana¸ non mi interessa tanto la politica¸ quella pretesa che la fede spiega tutto¸ la fede è la luce che illumina ogni tipo di ricerca umana¸ illumina la poesia¸ l’arte. Quanto è scarsa l’arte non religiosa prima del Rinascimento¸ quando si scopre invece il mondo romano e si cerca luce anche da lí. Ma è rarissimo¸ prima dell’Umanesimo e del Rinascimento¸ che l’arte rappresenti qualcosa che non abbia a che fare con la storia della salvezza come c’è nella Bibbia. Quando compaiono i primi nudi maschili e femminili che rappresentano però Adamo ed Eva¸ pensate a Cranach¸ è la prima grande svolta. Si raffigurano l’uomo e la donna nudi¸ sono Adamo ed Eva e dopo tutto cambia. Ma l’attenzione della cultura classica antica cristiana è proprio questa l’unica luce è Gesù Cristo¸ tutto si capisce alla sua illuminazione. Ecco¸ come sempre io vi dico le cose nelle prediche perché voi ci pensiate per vostro conto. Oggi non è più cosí. E come può affermare un cristiano ancora¸ come dice il prologo di Giovanni¸ che Cristo è la vera luce¸ l’unica luce¸ la luce in assoluto. E’ molto curioso il fatto che quando si incominciò a dire che la vera luce è quella della ragione si parlò di illuminismo e la metafora della luce rimase e venne trasferita alla ricerca razionale¸ alla scienza e si parla di secolo dei lumi e si dice Illuminismo. E molti¸ giustamente¸ ritengono che anche oggi nella cultura laica sta procedendo la spinta illuministica. Chi è che ci salva? Quello che la nostra ragione scopre¸ non quello che viene dal Cristo luce del mondo. E qui nasce il contrasto che è esploso in maniera violenta agli inizi del movimento illuminista ma che oggi rimane e serpeggia ed è presente in maniera quieta¸ non violenta. Non si fa più come nella rivoluzione francese che si abolisce la settimana e si fanno le decadi¸ si aboliscono le feste e si cambia il nome dei mesi e si fa il tempio alla dea ragione¸ tutte cose che sono cadute nel ridicolo. Oggi è più seria la cosa perché si comunica fin ai bambini “Il tuo ragionamento. Quello che pensi tu non quello che ti dicono i tuoi genitori!”. Ecco perché in casa poi si ribellano e non ti ascoltano. “Non quello che leggi sui libri¸ tu!”. Ed ogni soggetto¸ ogni singolo diventa luce a sé stesso. Il contrasto¸ vedete¸ la fatica di sopravvivere del cristianesimo dipende in gran parte da questo capovolgimento delle cose¸ da questa rivoluzione. Forse un tempo si era esagerato nell’arrivare a dire “Cristo la luce¸ tutto il resto ombra” e questo era troppo perché rimane una luce di Dio che è presente in tutta la creazione. Il Concilio Vaticano II l’ha detto chiaramente: in tutte le religioni c’è un pochino di luce¸ in tutte le culture c’è della luce. La luce di Cristo dovrebbe non tanto dominare¸ ma essere¸ anche se la metafora può sembrare sciocca¸ luce delle luci¸ una specie di filtro che analizza luci autentiche da luci ingannevoli¸ sapienza più che conoscenza cioè capacità di valutare¸ di prevedere gli effetti negativi che possono venire¸ di tener conto di tutte le circostanze¸ degli effetti collaterali di quello che si scopre¸ che si inventa¸ che si insegna. L’esempio che facevo prima molto banale della maestra che diceva al bambino: “Fai tu!” crea un effetto collaterale¸ la disubbidienza in famiglia¸ il non tenere in conto quello che dicono i genitori: “Sei vecchio!” e lo dicono già a genitori quarantenni. E fa ridere tutto questo¸ è l’equivoco di una attribuzione di luce come se fosse un grande faro ad un ragazzino che al massimo ha un fiammifero. Noi¸ come cristiani¸ dobbiamo ridimensionare questa immagine di Cristo-luce non per spegnere la sua luce ed accendere le altre ma per trovare la fibra ottica giusta che la porti dentro a risanare e modificare tutte le luci che abbagliano invece di illuminare¸ che sembrano durature ma poi si spengono¸ che sembrano luce ma invece sono calore che brucia¸ incendia¸ distrugge e rovina. E adesso anch’io mi metto a fare le metafore come usava fare la Bibbia¸ però domandatevelo questo. Il Signore è la luce della mia vita¸ della mia famiglia¸ quella che intendo comunicare ai miei figli¸ ai miei nipoti. Cosa vuol dire tutto questo? Come faccio a metterla accanto ed a comporla con la luce che viene dai poeti¸ dagli scrittori¸ dai giornalisti¸ dall’opinione pubblica¸ dalla pubblicitภdalla televisione? Tutti hanno luci. In che senso Cristo è la luce vera che illumina ogni uomo e che le tenebre non riescono ad accogliere? Ed ognuno deve cercare di rispondere pensando a sé stesso¸ prima di tutto¸ a questa domanda.